di GIUSEPPE FALCOMATÀ – È stata una discussione ampia, qualificata e partecipata, che ha tenuto incollati alle sedie tanti consiglieri, ma anche operatori del settore sanitario, per tante ore. Ed è sicuramente un segnale positivo, l’esercizio della democrazia è a prescindere un fatto costruttivo, non è mai un’occasione persa. Mi sarei aspettato forse un dibattito più ambizioso, di maggiore qualità istituzionale, ma è stato un consiglio a due fasi, con una prima parte viziata forse da un eccessivo timore reverenziale ed una seconda che per una parte del consiglio è stata dominata da un atteggiamento difensivo, dettato dalla voglia di proteggere la propria parte politica. Su questi temi non dovrebbero esserci divisioni, si dovrebbe andare oltre gli steccati politici.
Ci saremmo aspettati che tutti i consiglieri fossero uniti nel riconoscere i problemi che ci sono e nella necessità di individuare delle soluzioni. Esattamente come avvenuto in passato quando in sede di Conferenza dei sindaci dell’Asp abbiamo promosso un impegno corale ben al di là di steccati politici o partitici.
Da parte della maggioranza non c’è stato un atteggiamento partigiano, non si è voluto esclusivamente puntare il dito contro qualcuno, ma si è lavorato con il piglio di voler risolvere i problemi. Certo è che se non si prende atto che molte cose vanno migliorate, sul tema della garanzia del diritto alla salute, è chiaro che non si riesce a venirne a capo. I problemi sono sotto gli occhi di tutti e lo dimostrano le uscite quotidiane di tante associazioni e comitati, a noi spetta il compito di suggerire delle soluzioni, rivolgendoci alle autorità che hanno il compito di affrontare questi problemi.
Il Consiglio di oggi (lunedì 11 novembre ndr) approva un documento equilibrato, che cristallizza l’impegno delle istituzioni, anche se non direttamente responsabili, che sono chiamate in causa al fine di favorire nella dialettica e nel dibattito pubblico un’attenzione diversa sul tema della sanità, che vada oltre un approccio ragionieristico legato esclusivamente alla logica dei tagli. Penso al tema degli ospedali, in particolare nei centri più periferici, al tema della sanità territoriale, al rischio chiusura dei poliambulatori, alla situazione del poliambulatorio di Pellaro per fare un esempio, al tema delle strutture psichiatriche, alle ambulanze che mancano e che spesso sono senza medici, alle guardie mediche che vorrebbero dimezzare sui Comuni dell’area metropolitana. Penso infine a come rendere più attrattivo il nostro territorio dal punto di vista professionale per i medici, in un momento storico in cui l’autonomia differenziata mette in discussione i diritti di base dei cittadini. Esistono regioni in Italia che stanziano fior di milioni di euro per rendere più attrattiva la partecipazione ai concorsi sanitari.