di PAOLO PALMA – Prepotenza e ignoranza. Sono queste le parole che mi vengono in mente quando penso alla proposta di legge di fusione dei Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero.
La prepotenza riguarda il metodo autoritario adottato dalla maggioranza di centro-destra alla Regione Calabria, per cui in Italia si avrebbe il primo caso di una fusione di Comuni decisa dall’alto, senza il coinvolgimento dei Sindaci e dei Consigli comunali di due delle tre città interessate (Cosenza e Castrolibero) e in assenza degli organismi democratici elettivi a Rende. Ai sindaci Franz Caruso e Orlandino Greco, e ai tanti rendesi impegnati con serietà e onestà nelle istituzioni, va perciò la nostra solidarietà per lo sfregio istituzionale subìto.
Chi si professa democratico dovrebbe scandalizzarsi per questa procedura antidemocratica, e dire “no” a prescindere dai contenuti. E invece stiamo assistendo alla genuflessione dei partiti sedicenti di sinistra o di centrosinistra, Pd in testa, al presidente Roberto Occhiuto, regista occulto dell’iniziativa, e al suo capofila, il sen. Mario Occhiuto. Prove tecniche di partito unico del potere? Cementificazioni in vista?
L’ignoranza riguarda il contenuto della proposta di fusione, fondata su uno studio di fattibilità tardivo e raffazzonato. Dalla parte del “no” c’è invece il monito della Corte dei Conti e di economisti seri circa gli effetti negativi, per le tasche dei cittadini, delle fusioni riguardanti la fascia di 100/120mila abitanti, quella di Cosenza-Rende-Castrolibero.
L’ignoranza riguarda inoltre, e soprattutto, lo stravolgimento a nord dell’area urbana che è storicamente circolare e policentrica, fondata su trenta Comuni che fanno corona al capoluogo. Quelli a sud, est e ovest verrebbero emarginatidalla fusione a tre; nascerebbe un’orribile città-spaghetto; Cosenza sarebbe destinata a diventare una periferia/dormitorio; le attività produttive si concentrerebbero sempre più a nord; Cosenza Vecchia riceverebbe la mazzata finale, al pari di Donnici, Borgo Partenope e S. Ippolito.
L’area industriale di Piano Lago sarebbe anch’essa condannata. Per non parlare dello scippo a Cosenza dell’ospedale previsto a Vaglio Lise, la porta dell’area urbana, con la debole motivazione che la facoltà di Medicina ha bisogno di un policlinicouniversitario. Ma è l’Università che dev’essere al servizio del territorio, non il contrario!
Ecco le principali motivazioni del “no”. Ma il nostro è un “no” costruttivo, un no “per”: per una Grande Cosenza fondata sull’armonia tra tutti i Comuni dell’area urbana, compresi Rende e Castrolibero, senza però dimenticare Mendicino, Carolei, Zumpano e altri delle Serre, dei Casali e del Savuto. Anch’essi sono Cosenza. (pp)
[Paolo Palma è del Comitato Cosenza No alla Fusione – Per una Città Policentrica]