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Addio a Walter Pedullà, l’ultimo dei grandi meridionalisti viventi

Addio a Walter Pedullà, l’ultimo dei grandi meridionalisti viventi

di PINO NANOWalter Pedullà era nato a Siderno il 10 ottobre 1930, ma diventato poi cittadino del mondo, aveva vissuto – dovunque egli fosse – di Calabria e di Locride per tutto il resto della sua vita.

Non c’era occasione ufficiale, solenne, istituzionale, formale in cui il grande letterato italiano non raccontasse della sua infanzia a Siderno, e dei mille ricordi della montagna calabrese che si era portato a Roma già da giovanissimo, ma che non aveva mai rimosso dalla sua stanza di lavoro, e soprattutto dai suoi libri e dalle sue lezioni accademiche.

Pur avendo lui girato il mondo, e avendo rappresentato nelle sedi istituzionali più prestigiose la grande diaspora della letteratura italiana, lui critico scrittore e saggista di altissimo profilo, aveva conservato gelosamente questo suo accento calabrese che faceva di lui, e più di quanto non facesse la sua storia accademica, uno degli ultimi grandi meridionalisti viventi.

Ho di lui un ricordo personale molto affascinante, di quando lui allora Presidente della Rai, era il 6 ottobre 1992, giorno dell’inaugurazione ufficiale della nuova sede regionale, venne a visitare la nuova sede Rai della Calabria, quella di Viale Marconi. Venne ricevuto in forma solenne dal suo amico più caro che era Enzo Arcuri, direttore della sede, e da Lello Malito che era stato indomito suo compagno di lotte politiche nel cuore della vecchia guardia socialista craxiana.

Ma ricordo anche che quando lui arrivò davanti ai cancelli di entrata guardando dal di fuori il nostro “palazzo di vetro” prese sottobraccio Franco Martelli, figlio della Locride quanto lui e Capo della redazione giornalistica, e gli affidò una delle sue affermazioni informali più felici di quel giorno: «Ma sembra un’astronave! – disse a Franco Martelli –. Non immaginavo di trovare questa realtà. Da qui la Calabria potrà davvero decollare! Vi assicuro – aggiunse allo stesso Emanuele Giacoia che ebbe poi il privilegio di intervistarlo per i nostri TG regionali e nazionali – che farò l’impossibile perché voi abbiate gli strumenti necessari per questo volo nello spazio». 

In realtà, me lo ricordava proprio ieri Mimmo Nunnari, altro grande protagonista della storia della Rai in Calabria, tutti noi eravamo già arrivati nella nuova sede Rai di Viale Marconi nel giugno di quello stesso anno e la cerimonia di inaugurazione era stata già fissata dallo stesso Walter Pedullà, che per quella sede si era fortemente speso in prima persona con tutto il potere che allora aveva, per la fine del mese di luglio, ma l’uccisione del giudice Paolo Borsellino a Palermo, avvenuta il 19 luglio di quello stesso anno, aveva provocato uno slittamento di qualche mese della cerimonia per via della indisponibilità dello stesso Presidente Walter Pedullà, che in quella settimana aveva invece voluto trasferirsi a Palermo per manifestare con la sua presenza fisica l’impegno forte della Rai sul fronte dell’antimafia.

Un vero testimone del nostro tempo, un poeta, un visionario, un intellettuale geniale e fuori dagli schemi, instancabile illuminista, un uomo eccezionalmente romantico, uno scrittore e un saggista profondamente legato alla sua terra di origine, ma anche agli uomini che gli stavano sempre attorno. Un leader come pochi- ricordano ancora qui a Roma a Viale Mazzini- affabile, sensibile, aperto alle innovazioni, eternamente disponibile a capire, a conoscere, a indagare, e a risolvere i mille problemi irrisolti del suo momento e del suo ruolo.

Mai in cattedra, ma con questo suo carisma che a volte debordava dalle pieghe del suo sorriso e dalle mani grandi che vivevano insieme al suo copro in continuo movimento, mani lunghe affusolate, eleganti come lo era lui, sempre e comunque. Accademia pura, un pezzo forte della storia dell’Università più antica di Roma, La Sapienza, dove il “professore di Siderno” aveva avuto modo e occasione di incontrare i più grandi letterati della terra.

«La notizia della scomparsa di Walter Pedullà – ricorda oggi l’Amministratore Delegato della Rai, Giampaolo Rossi a nome dell’intero Consiglio di Amministrazione – addolora profondamente tutti noi, nel ricordo della grande passione con la quale Walter Pedullà ha operato dal 1977 al 1992 nel Consiglio di amministrazione del Servizio Pubblico, e di cui è stato anche presidente dal 1992 al 1993. Con lui scompare un uomo di grande cultura, un “maestro” della critica del Novecento con una visione ‘alta’ del ruolo della Rai, al cui servizio ha sempre messo il proprio sapere e la propria esperienza. Ai suoi familiari la sincera vicinanza e il cordoglio di tutte le lavoratrici e i lavoratori del Servizio Pubblico». 

Storico assistente di Giacomo Debenedetti, che era stato il suo maestro, nella vita Walter Pedullà era stato dal 1962 al 1980 anche giornalista professionista. Critico letterario del quotidiano Avanti! dal 1961 al 1993 e negli ultimi anni collaborò al Messaggero, dopo aver scritto per l’Unità, Italia Oggi e Il Mattino, dopo aver fondato nel 2001 due riviste culturali: L’Illuminista e Il Caffè illustrato, da lui anche dirette.

Ma ha diretto con Nino Borsellino la “Storia generale della letteratura italiana”, in dodici volumi, che, edita nel 1999 da Rizzoli e Motta, stata nel 2004 ristampata in edizione economica e in sedici volumi dall’Espresso. Ha poi diretto anche la collana di classici italiani “Cento libri per mille anni” – due interamente curati da lui – uno su Svevo, un altro su narratori e prosatori del Novecento – e due in collaborazione con altri: uno sul saggio del Novecento e uno sulla poesia e il teatro del Novecento. Quanto basta per dare l’idea della sua versatilità, della sua immensa cultura, e soprattutto della sua modernità.

Presidente del Teatro di Roma dal 1995 al 31 ottobre 2001, autore di numerosi libri di saggistica letteraria, tra cui monografie su Savinio, Gadda, Palazzeschi, Debenedetti, ha firmato decine di raccolte di saggi centrati su temi generali del Novecento come il futurismo, la neoavanguardia, la comicità, la Controcultura, il fantastico, la questione meridionale, l’emarginazione.

Fu poi con Pagliarani, Malerba, Manganelli, Guglielmi tra i fondatori della Cooperativa Scrittori, della quale fu anche vicepresidente. Diresse la casa editrice Lerici. Ha curato per Rizzoli l’edizione delle opere di Stefano D’Arrigo in cinque volumi e opere di Svevo, Alvaro, Pizzuto, Insana, oltre a introdurre decine di volumi di saggistica e poesia. Per i Meridiani di Mondadori ha curato un’antologia delle opere di Luigi Malerba. Ha ricevuto il premio speciale di letteratura in occasione dei premi Flaiano 2021. Una star della letteratura italiana. 

A raccogliere ora la sua immensa eredità culturale professionale accademica e morale c’è suo figlio Gabriele, professore universitario anche lui, cresciuto a pane e letteratura, ma che è stato per tutta la vita uno dei fans più sfegatati di quello che a Siderno chiamavano il “genio letterario della Locride”. Quello era Walter, semplicemente “suo padre”. Addio Presidente. (pn)

 

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