La Fondazione Mediterranea ha condiviso, con il Comune e la Città Metropolitana di Reggio Calabria, le linee guida del progetto definitivo Piazza De Nava – Restauro e riqualificazione per l’integrazione tra il museo archeologico nazionale e il contesto urbano, proposto dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo.
Queste linee guida sono state sottoposte all’attenzione del sindaco Giuseppe Falcomatà, nel corso di una formale audizione a cui ha partecipato l’assessore alla Cultura, Rosanna Scopelliti.
«Raccordo – si legge – più integrato del Museo con l’esterno; ampliamento della piazza con la pedonalizzazione delle strade adiacenti; apertura della piazza agli spazi attigui, come il monumento Alvaro, con cui fare sistema. È in disaccordo con la realizzazione pratica delle idee sorgive del progetto che, collidendo con lo stesso titolo di “restauro e riqualificazione”, opera una distruzione di significative tracce urbanistiche, liberty e razionaliste, della ricostruzione reggina. All’uopo, c’è da segnalare che non ha senso il richiamo ad alcuni disegni originali del Piacentini che mostrano una piazza molto più grande e libera: è lo stesso Piacentini che abbandona l’idea iniziale (edificio asimmetrico con vetrate a nastro e continue circondato da spazi ben più ampi degli attuali) perché collide con la piazza già dedicata a De Nava nel 1926, nella quale nel 1936 si pone l’opera di Francesco Jerace, e con il progettato edificio dell’Ente Edilizio del 1933 curato da Camillo Autore».
«Le motivate proposte di modifica al progetto – si legge in una nota – si possono riassumere in alcuni sostanziali punti che, non stravolgendo l’impianto generale del progetto proposto dal Mibact, contemperano l’esigenza di una rivisitazione dei luoghi e l’opportunità di non perdere il finanziamento con la sentita necessità di non trasformare un luogo identitario reggino in un non-luogo alla Marc Augé senza storia né memoria».
«Mantenimento e restauro – si legge – della cintura di pilastrini e ringhiera tubolare, espressioni architettoniche tipiche del periodo della ricostruzione e del Ventennio oltre che caratteristiche della piazza fin dalla sua creazione; l’aspetto della piazza, quasi un elegante “hortus conclusus”, composta e coerente con l’impianto urbanistico cittadino (non fatto di larghe strade e ampie piazze ma di vie regolari e strette che si aprono in slarghi regolari) andrebbe assolutamente mantenuto come tipico della città; restauro della facciata del palazzo di Camillo Autore e sua riqualificazione; sostituzione dell’alberatura su via Tripepi con essenze arboree di basso fusto o arbustive, onde non precludere la vista del palazzo di Camillo Autore, piuttosto che il loro semplice abbattimento; rifacimento del pavimento della piazza, che non presenta particolare rilevanza storica ed architettonica, con i materiali e gli schemi previsti nel progetto».
«E ancora, mantenimento delle aiuole, aggiornate ai tempi come da progetto, lì dove oggi sono; mantenimento e restauro dei sedili in ferro tipici della piazza e della via Marina: come fatto con la ringhiera del lungomare, andrebbero rifatti in stile e moltiplicati; i sistemi di illuminotecnica della piazza andrebbero resi meno appariscenti e più discreti, evitando risultati ottici e d’effetto più consoni a un parco giochi che a una piazza signorile; eliminazione del lungo palo di illuminazione previsto in un angolo della piazza e sua sostituzione con una lampionatura diffusa e in linea con lo stile d’epoca».
«I fasci luminosi – continua la nota – previsti sulla facciata museale potrebbero essere generati da impianti, di fatto invisibili, posti sulla sommità degli edifici che circondano la piazza; sempre riguardo l’illuminotecnica, si dovrebbero eliminare i festoni luminosi che fanno bella mostra di loro fra le fronde del ficus dell’aiuola Alvaro: vera e imperdonabile offesa al buon gusto di una cittadinanza che non intende farsi colonizzare dal cattivo gusto e dalla pacchianeria; eliminazione dell’edicola e suo spostamento in area pedonale esterna al perimetro della piazza, non al suo interno; eliminazione della progettata fontana a zampilli prevista nell’angolo basso della piazza lato via Vollaro (zona che sarà inaccessibile nelle frequenti giornate ventose, sempre che la fontana sia funzionante – nessuna in città lo è – e non ridotta a un deposito di carte e lattine vuote di birra); inserimento, al posto della progettata fontana, di un luogo espositivo esterno del Museo, concretizzando così non a parole la sua apertura. L’esposizione potrebbe essere moltiplicata con teche in vetro corazzato in tutte le zone pedonali circostanti il museo; estensione del restauro dell’antico basolato in pietra lavica a tutte le vie di accesso alla piazza: si potrebbero utilizzare così tutti i fondi residuati dal ridimensionamento degli interventi sulla piazza».
«Mantenimento del basolato lavico sul corso, il cui selciato, come da progetto, andrebbe rialzato e portato ad altezza marciapiede; rifacimento dell’accesso al museo secondo il progetto, però addolcito con elementi architettonici di rimando al liberty o al razionalismo; verde pubblico della piazza dedicato a specie autoctone dei luoghi o facenti ormai parte del patrimonio arboreo tipico della città, piuttosto che a specie arboree importate (non ve ne è una sola nel progetto che sia di origine locale)».
«Tutte le modifiche proposte – conclude la nota – non cambiano l’impostazione di base del progetto (raccordo col museo e pedonalizzazione dell’area di intervento) e sono facilmente implementabili». (rrc)