Testimonianze, quelle riportate dai tirocinanti calabresi, che non si dovrebbero leggere ma, che purtroppo, raccontano il disagio, lo sconforto e la rabbia dei 7 mila madri e padri di famiglia che, da mesi, reclamano e cercano una soluzione a una vertenza che sembra non trovare una fine.
«Se non fosse per il sostegno economico dei miei genitori anziani – racconta una dei tirocinanti – da donna, moglie e madre di famiglia, vi posso assicurare che la mia vita da tirocinante calabrese è alquanto insulsa e insignificante, provo seriamente vergogna per questa situazione che vivo, come i miei colleghi tirocinanti calabresi, di precarietà lavorativa e i pensieri che mi passano per la testa vi posso assicurare che non sono dei migliori».
«Guardi, sono un uomo che prova vergogna quando alle piccole richieste di mio figlio, un bambino delle elementari, devo rispondere categoricamente di no. Sono uno dei circa 7.000 tirocinanti calabresi e pur di portare a casa i 500 € del tirocinio, fare i salti mortali per me è diventato d’obbligo e anche se alla mia età non sono più giovincello, presto quotidianamente e con dignità, servizio come tirocinante e vi posso assicurare che questo vivere, come i miei colleghi tirocinanti, nell’incertezza lavorativa, mi sta provocando dei seri stati d’ansia e sbalzi d’umore che sono stato costretto a rincorrere ad un trattamento farmacologico» racconta un altro tirocinante.
Una situazione, dunque, insostenibile, e che deve trovare risposte, non indifferenza da parte delle istituzioni e della Regione Calabria.
«Ma, è mai possibile, che solo indifferenza suscita questo nostro dramma e calvario di persone da anni senza prospettive lavorative? Siamo madri e padri di famiglia che reclamano da mesi risposte celeri e concrete alla nostra precaria e cronica situazione lavorativa in termini di contrattualizzazione! Sono troppi gli anni in cui siamo stati ingannati dalla false promesse di chi diceva di avere a cuore la nostra causa. Per cortesia, provate a mettervi nei nostri panni, e se vi diciamo che siamo giunti agli estremi, credeteci una volta per tutte» hanno chiesto i tirocinanti. (rrm)