di FRANCO BARTUCCI – Padre Bernardo Maria Clausi, frate dell’Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola, proclamato Venerabile da San Giovanni Paolo II con proprio decreto datato 11 dicembre 1987, ha vissuto esattamente sessant’anni della sua vita, deceduto a Paola nel Santuario di San Francesco il 20 dicembre 1849, facendo una vita religiosa monastica in giro per l’Italia con missioni religiose spirituali partendo da Paola nelle città di Roma, Napoli, Torino, Palermo, ed altre invitato dai reggenti dell’epoca come Carlo Alberto di Savoia, Ferdinando II di Borbone, per non parlare della stima che hanno avuto nei suoi confronti due Papi, come Gregorio XVI e il Beato Pio IX.
Per quanto riguarda la città di Roma la sua permanenza è sempre stata nel convento e la relativa chiesa di San Francesco di Paola ai Monti, dove ha esercitato le funzioni tra il 1830 e il 1849 in diversi periodi di padre correttore del convento stesso. Era noto come “il frate dei miracoli” ed i luoghi da lui frequentati divenivano meta di visite ed incontri alla ricerca di conforto e serenità.
Oggi, grazie all’impegno dell’Ucim di Paola, in accordo con lo stesso Ordine dei Minimi, sono state organizzate due giornate di conoscenza e preghiera iniziando con un incontro proprio a San Sisto dei Valdesi, luogo di nascita del Venerabile Clausi, con il supporto della locale “Associazione Venerabile Padre Bernardo Maria Clausi”, nonché dell’Amministrazione Comunale di San Vincenzo La Costa che ha con il Comune di Paola un rapporto di gemellaggio in onore proprio del Venerabile Sansistese.
Un rapporto di gemellaggio che troverà un’ occasione di maggiore intensità di rapporti nella giornata del prossimo 10 dicembre a Paola presso il Santuario di San Francesco, con vari momenti celebrativi il cui programma è in fase di allestimento.
Intanto, l’incontro di oggi è servito per conoscere bene il Venerabile Clausi attraverso la illustrazione di una breve biografia del periodo iniziale della sua vita che va dal 1789 al 1827. Una figura di religioso ben nota nella nostra regione, in attesa di beatificazione, di grande modernità per i valori vissuti durante i suoi sessant’anni di vita trascorsi in giro per l’Italia non ancora unita, rispettato ed apprezzato da due Re regnanti, Carlo Alberto di Savoia e Ferdinando II di Borbone, nonché da Silvio Pellico ed altre figure significative di quel tempo, come Vittorio Emanuele II ch’ebbe modo di sposarlo, San Giovanni Bosco e la beata Maria Cristina di Savoia.
In questo excursus sulla vita del Venerabile Clausi vanno ricordati i rapporti avuti con due pontefici che lo hanno seguito con particolare stima: Gregorio XVI° ,che gli diede in dono un medaglione con incisa l’immagine della madonna “Mater Gratiae et Misericordiae”, nota come “La madonnina” miracolosa, nonchè il beato Pio IX°, che ne seguì con trepidazione gli ultimi anni della sua vita fino alla morte avvenuta in odore di santità nel santuario di San Francesco di Paola nella nottata del 20 dicembre 1849.
Prima di giungere a Roma nel 1830 abbastanza intensi furono gli anni della sua formazione iniziata fin da giovane nella sua San Sisto dei Valdesi, dove tra il 1813 e il 1816, sotto la guida del parroco, don Giuseppe Mazzuca, si prepara alla vita sacerdotale. Tra il 1816 e il 1817 accede agli ordini minori e quelli maggiori, ricevendo il presbiterato in Monteleone, oggi Vibo Valentia. Nel 1817 viene nominato collaboratore di don Giuseppe Mazzuca nella parrocchia di San Michele Arcangelo di San Sisto dei Valdesi ed economo interino fin dal 1821. Dal 1822 al 1827 esercita nella stessa parrocchia il suo ministero sacerdotale divenendo punto di riferimento e richiamo per il suo zelo sacerdotale, nell’intera diocesi cosentina.
La sua collaborazione con i parroci del circondario (Montalto Uffugo, San Benedetto Ullano, San Fili, Rende, Castiglione Cosentino, Cosenza) e il gran bene che produce con la parola e con l’esempio, con l’assistenza pastorale e la carità verso i poveri e i sofferenti in particolare, lo fanno apprezzare dal suo Arcivescovo, Mons. Domenico Narni Mancinelli, che lo definisce la “gemma” e la “perla” della diocesi cosentina. Nel 1827 di mala voglia l’Arcivescovo gli consente di abbracciare la vocazione religiosa dei Minimi di San Francesco di Paola, arrivando a professare i voti il 18 aprile 1828.
Nel 1830 viene trasferito al convento collegio di San Francesco di Paola ai Monti in Roma e vi giunge con la fama di “frate che fa i miracoli”, iniziando così un nuovo percorso di vita pubblica che lo porterà in giro per l’Italia e che sarà oggetto di illustrazione nella giornata del prossimo 10 dicembre con gli interventi di Padre Ottavio Laino, postulatore del processo di beatificazione; Annabella D’Atri, docente di storia della filosofia presso l’Università della Calabria; Francesco Bartucci, componente Associazione “Venerabile Padre Bernardo Maria Clausi” di San Vincenzo La Costa; Giuseppe Bruno, dirigente scolastico e consigliere regionale dell’Ucim; Caterina Malito, presidente della sezione di Paola dell’Ucim; Maria Assunta Lattuca, docente dell’Ucim e curatrice dell’iniziativa.
Ciò non ci impedisce di fare in anticipo alcuni accenni importanti della sua vita vissuta fuori dalla Calabria nella sua attività pastorale, esercitata a Roma dal 1830 al 1849, presso il convento collegio di San Francesco di Paola ai Monti, pregiandosi del rapporto di amicizia di San Vincenzo Pallotti, con il quale intratteneva un rapporto di soccorso reciproco. In tanti confluivano ai Monti per godere della sua parola espressa con semplicità ed umiltà avendo il dono della profezia e della bilocazione, non trascurando i miracoli che accadevano a seguito delle invocazioni, che lui attribuiva il merito al medaglione della “Madonnina” regalatagli da Papa Gregorio XVI.
Altre cose sono state anticipate all’inizio del servizio ed è giusto continuare su quanto emergerà nell’incontro di Paola del prossimo 10 dicembre. Attualizzandone la figura anche in questo periodo pandemico, causato dal Covid – 19 , ne esce una immagine significativa guardando alle profezie che pronunciava sui flagelli, il cui dire fanno parte delle testimonianze raccolte in occasione dell’apertura del processo ordinario, apertosi presso il Vicariato di Roma il 15 dicembre 1862, per il riconoscimento delle virtù eroiche. Eccone alcuni: «… I mali che affliggono questa povera umanità, attraverso altre più vaste rivoluzioni e guerre fratricide, si accresceranno in modo che sembreranno usciti tutti i demoni dall’inferno sulla terra, ed i buoni vivranno in un vero martirio per le persecuzioni dei cattivi. Le cose dovranno arrivare al colmo e, quando la mano dell’uomo non potrà fare più nulla e tutto sembrerà perduto, allora Iddio vi porrà la sua mano e tutto si compirà in un baleno e tale sarà la dolcezza che ognuno proverà nel cuore che gli sembrerà di gustare la dolcezza del Paradiso. Gli empi medesimi dovranno confessare di essere ciò accaduto per mano di Dio. Il flagello sarà terribile e tutto sugli empi: sarà di genere nuovo e affatto inaudito. Si uniranno il cielo e la terra e si convertiranno grandi peccatori».
Per confortare i buoni Padre Bernardo diceva: «Tale flagello sarà generale per tutto il mondo e tutto sugli empi ed al sopravvenire di questo flagello non si potrà fare altro che pregare: ed a quelli che resteranno sembrerà di essere rimasti soli per la terribilità del medesimo. Dopo questo terribile caos, seguirà una portentosa riordinazione generale. Rinascerà l’ordine, si farà giustizia a tutti e tale sarà il trionfo della Chiesa che non avrà avuto mai uno simile».
Quello che ci sta accadendo attorno con questa pandemia estesa in tutto il mondo è un evento reale che pone a tutti l’obbligo di riflettere responsabilmente su di se, sui propri comportamenti nel rapporto con gli altri, nel contesto di una comunità e di una società esposta a nuovi cambiamenti sociali, economici e politici. Il mondo e la vita sta cambiando e avremo del tempo per partecipare alla costruzione di quella strada che ci porterà in Paradiso per come ha profetizzato il nostro Venerabile Padre Bernardo Maria Clausi, con una raccomandazione speciale a quelle persone che si collocano tra coloro che son contro il vaccino o il “green pass” e che costituiscono un vero pericolo al momento per la società per come dimostrano i dati che vengono rilevati giornalmente sull’andamento della pandemia.
Un virus che può essere sconfitto abbandonando pregiudizi, paure e ignoranza culturale, acquisendo un senso della vita vissuta non in forma egoistica e conflittuale, ma nella comprensione di appartenenza ad una umanità fortemente sociale ed aperta all’amore della vita nel rispetto di ogni essere umano. (fb)