Successo, al Liceo Falcone di Acri, per l’incontro-dibattito Giustizia Civile: un percorso dovuto, ma per quali vie?, organizzato dal Club per l’Unesco di Vibo Valentia e dall’Aps MedExperience in occasione della della Giornata mondiale della Giustizia Sociale.
Ad aprire i lavori è stata la dirigente scolastica Anna Bruno, con un pensiero di saluto e di gratitudine per le importanti sollecitazioni offerte alla comunità scolastica su un tema, quale è quello della giustizia sociale, divenuto estremamente cogente, soprattutto per via della grave crisi generale, umana, sociale, culturale, politica, determinatasi negli ultimi anni, in seguito alla pandemia da Covid19.
La scuola diretta da Anna Bruno è sempre in prima linea nel delineare percorsi didattico-educativi incentrati su una conoscenza dettagliata e approfondita delle dinamiche socio-culturali che fanno parte integrante del contesto in cui vivono gli studenti, ma rispetto ai quali gli stessi rimangono, in molteplici occasioni, totalmente estranei, quasi avulsi.
L’evento, moderato dalla Presidente del Club per l’Unesco di Vibo Valentia e di MedExperience, Maria Loscrì, ha fatto focus sul messaggio scelto dalle Nazioni Unite per le celebrazioni di quest’anno, “se vuoi la pace e lo sviluppo, lavora per la giustizia sociale”.
L’intervento iniziale, curato da Pino Campisi, Presidente regionale Acli Terra e Segretario regionale Ucid, ha catturato l’attenzione degli studenti con un richiamo forte al senso di responsabilità che investe la società intera, nessuno escluso, nel farsi parte attiva affinché tutti e ciascuno possano vivere un’esistenza dignitosa, nel riconoscimento della quale, il concetto di povertà non venga in considerazione soltanto come precarietà o assenza di mezzi di sussistenza, quanto come riconoscimento del diritto di ciascun essere umano, in quanto tale, alla realizzazione delle varie e complesse dimensioni che lo caratterizzano.
Nella cornice della programmazione europea che sta inaugurando il nuovo settennio, anche in vista della realizzazione degli obiettivi dell’Agenda 2030, i giovani hanno il diritto-dovere di “accumulare” competenze, ha sostenuto Campisi, per non rimanere indietro rispetto ad un mondo che corre sempre più velocemente.
Diletta Aurora Della Rocca, vicepresidente dell’Associazione Artemisia Gentileschi, partendo dalla radice culturale della violenza perpetrata contro le donne, di cui esiste ampia testimonianza nella letteratura e nell’arte, ha offerto interessanti spunti di riflessione sul divario di genere che persiste, anche nelle società occidentali, soprattutto a causa di una povertà emotiva, di sentimenti, accentuatasi con il dilagare della situazione di emergenza sanitaria che ha visto il determinarsi, fra l’altro, di una gravissima “pandemia della violenza”, spesso consumata fra le mura domestiche ed esercitata da presunti “affetti”, ovvero da persone che dichiaravano il proprio amore un istante prima di uccidere o ferire, in modi diversi, la propria vittima.
«La partita più importante nel contrasto alla violenza di genere – ha sottolineato la giornalista e docente Diletta Aurora Della Rocca – viene giocata tra i banchi di scuola, dove le giovani menti in formazione possono e devono essere educate all’affettività, alla sensibilità e al rispetto verso l’altro, senza alcuna forma di pregiudizio o di stereotipo».
La parte conclusiva della mattinata è stata affidata ad Antoine Liguoro, Presidente di MamAfrica, una Onlus impegnata in Togo e in altri stati dell’Africa, nel sostenere iniziative a favore di bambini orfani, spesso privi anche dei più elementari mezzi di sopravvivenza, e privati del diritto alle cure mediche, del diritto all’istruzione, del diritto ad un’esistenza dignitosa. Anticipando i numerosi interventi degli oltre duecento studenti presenti, Liguoro ha posto l’accento sulla drammatica situazione di guerra e carestia in cui vivono, ancora oggi, numerose popolazioni africane, costrette ad abbandonare la propria terra, i propri affetti, la propria famiglia, in cerca di un futuro migliore, anche correndo il rischio di affrontare il mare aperta in catorci di fortuna e finendo, troppo spesso, nelle mani di spietati carcerieri, in grado di annientare l’identità delle persone, ancor prima della loro dignità. «Globalizzazione dovrebbe significare – ha sostenuto Liguoro – uguale ed equa possibilità di avere giuste possibilità di vita, di lavoro, di esistenza, di istruzione, di cure mediche…».
Sottolineando la coincidenza della manifestazione incentrata sul tema della Giustizia Sociale con il ricorrere di una data palindroma, la Presidente Loscrì, richiamando la contemplazione degli antichi verso le sequenze di numeri o lettere leggibili indifferentemente dall’inizio verso la fine, e viceversa, ha esortato i presenti a cogliere il senso della chiamata verso il risveglio e il rinnovamento, affinché le diverse tematiche poste all’attenzione della platea, da parte dei relatori presenti, possano rappresentare autentici capisaldi nella formazione del cittadino attivo e responsabile, di oggi e di domani. (rcs)