Il segretario di Uil Calabria, Santo Biondo, ha chiesto alla Regione di rendere operativa la Commissione regionale sul lavoro sommerso, «a cui deve essere affiancato un organismo regionale tecnico/politico, affidato alle cure di un luminare universitario, con funzione consultiva e propositiva nei confronti del Governo e del Consiglio regionale».
Si tratterebbe di «una struttura dotata di risorse umane ed economiche utili a produrre un lavoro serio ma sempre sotto la sorveglianza degli organi ispettivi ma anche alla sorveglianza sociale» ha spiegato il segretario generale, nel suo contributo ai lavori del workshop Le attività di prevenzione e di contrasto al lavoro sommerso e al lavoro irregolare nel territorio calabrese, organizzato da Anpal a Reggio Calabria.
«La Calabria nel Paese – ha detto Santo Biondo – detiene la maglia nera nel lavoro regolare. Quasi il 22% delle lavoratrici e dei lavoratori calabresi vivono una condizione di irregolarità lavorativa. Sono 137 mila i lavoratori calabresi che svolgono il proprio lavoro in condizione di irregolarità retributiva, contributiva e assicurativa. Alla base di questo fenomeno agiscono cause di natura culturale e sociale, ma anche una legislazione nazionale poca attenta».
Per il Segretario generale della Uil Calabria, poi, «il lavoro sommerso ha un riflesso immediato sulla sicurezza in maniera diretta ed indiretta. Una lavoratrice ed un lavoratore irregolare oggi è poco sicuro, esposto ai rischi del suo mestiere, senza tutele e garanzie; un lavoratore irregolare sarà un pensionato povero».
Questo fenomeno ha riflessi diretti sulla tenuta economica del territorio.
«In Calabria – ha detto il sindacalista – il lavoro sommerso sottrae alle casse dell’erario 1 miliardo di euro e questo ammanco si riflette immediatamente sui calabresi in termini di mancati servizi di cittadinanza: con una sanità che non cura; trasporti pubblici locali inefficienti; scuole in perenne difficoltà; servizi per l’infanzia all’anno zero e politiche sociali di difficile applicazione».
La Uil Calabria ha le idee chiare su cosa serve per cambiare questa narrazione.
«Sul piano nazionale – ha spiegato Santo Biondo – è necessario irrobustire il controllo da parte dello Stato, attraverso un importante piano assunzionale di ispettori del lavoro. Poi occorre una legislazione in grado di premiare le imprese che fanno lavoro di qualità e sanzionare le imprese che della irregolarità e dell’illegalità fanno un fattore premiante».
Ma non solo.
«Ancora, serve una cultura delle legalità che parta dalla scuola, che faccia della sicurezza sui luoghi di lavoro e dell’educazione civica i punti qualificanti di una nuova stagione di rinascita culturale e sociale.Appare determinante, poi, la creazione di una cultura della legalità fiscale e in questo senso come Uil, da tempo, chiediamo l’istituzione di una giornata nazionale per l’equità e la legalità fiscale».
«Scendendo dal piano nazionale a quello locale – ha concluso il Segretario generale della Uil Calabria –, riteniamo necessario diffondere con le parti datoriali la contrattazione territoriale, di settore, di filiera. La Calabria, in questo campo, deve recuperare un pesante ritardo e, quindi, bisogna sforzarsi di creare delle dinamiche virtuose sul territorio». (rrc)