Si è concluso, a Bova, il progetto Greko: una lingua di padre in figlia, realizzato dall’Associazione Jalò tu Vua, sui cui risultati il sodalizio greco-calabro ha relazionato in una conferenza streaming.
L’iniziativa è stata realizzata grazie al partenariato con la famiglia della poetessa Francesca Tripodi da Roghudi, il Comune di Bova, col Gal Area Grecanica, la scuola di Recitazione della Calabria “Pròsopon” di Cittanova, l’Associazione “Famiglia Ventura” di Reggio, l’Associazione “Apostrofì” e la Cooperativa “Campo Aperto”, con il patrocinio del Comune di Condofuri e del Comune di Roghudi.
Il progetto è stato cofinanziato dalla Regione Calabria con l’Azione 3 del bando relativo all’annualità 2019 riguardante gli interventi per la valorizzazione del sistema dei beni culturali e per la qualificazione e il rafforzamento dell’offerta culturale in Calabria, ambito PAC Calabria 2014-20.
«La conclusione del progetto porta con se l’apertura di nuove prospettive di studio e ricerca per il futuro. I primi due obiettivi concretamente conseguiti sono la realizzazione di una piattaforma multimediale integrata alla pubblicazione di un libro con poesie inedite della compianta Francesca Tripodi. Lì si potranno trovare esercizi di grammatica con cui imparare il greko, il tutto con la possibilità di ascoltare i brani in lingua, messi in musica dal musicista Salvatore Familiari – afferma il presidente Pantaleone, Danilo Brancati –. Al centro di spettacoli teatrali sono state poi Bova, Gallicianò, Roghudi e la sua Rocca del Drako, con un canovaccio improntato sui racconti tramandati dal patriarca Carmelo Tripodi, padre della poetessa».
«Nel corso dell’anno – ha proseguito – sono stati infine digitalizzati oltre mille e duecento frammenti di poesia in lingua greka di cui fu autrice la Tripodi, tutti facenti parte dell’archivio della famiglia Trapani-Tripodi, a cui si aggiungono un altro centinaio di lettere e carte del padre, testimonianza quest’ultima importantissima per tracciare la storia del movimento di rivitalizzazione linguistica, coagulatosi negli anni Sessanta in seno al circolo “La Jonica”, e per documentare il trauma subito dalla comunità roghudese dopo l’alluvione negli anni Settanta e conseguente diaspora. Tutto ciò sarà di certo fonte inesauribile di ricerche e studio per approfondire la conoscenza e la padronanza di questa nostra amata lingua. Ringraziamo nuovamente la famiglia Trapani-Tripodi per la fiducia accordataci e la splendida occasione di crescita offertaci». (rrc)