di SANTO STRATI – Se non fosse stato cancellato il progetto tra il 2002 e il 2003, il Ponte sullo Stretto oggi sarebbe da anni operativo con tutte le opere connesse: avremmo avuto un’opera colossale che, probabilmente avrebbe portato enormi benefici nell’area dello Stretto e alla Calabria intera. Dopo un anno di parole al vento, il Ponte – completamente ignorato dal Recovery Plan, torna da protagonista cogliendo l’occasione di un nuovo governo di cui è facile intravvedere una visione strategica di ampio respiro e delloa conseguente riscrittura del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza. Si riparla del Ponte perché la Regione Calabria e la Regione Sicilia presenteranno un documento congiunto al nuovo Governo chiedendo di riavviare il progetto per la realizzazione di un attraversamento stabile dello Stretto. Dimenticando bizzarre proposte di tunnel sotterranei che servivano al Governo Conte solo per attrarre attenzione, la soluzione è pronta, «un progetto immediatamente cantierabile – sostengono due illustri progettisti e docenti universitari il prof. Enzo Siviero (rettore dell’Università E-Campus e professore ordinario di Ponti) e Alberto Prestininzi (docente di Rischi geologici alla Nhazca-Sapienza University) –. perché si tratta di un’opera già appaltata con appalto internazionale dalla Società Stretto di Messina in project financing al General Contractor Eurolink che comprende le maggiori imprese italiane oltre ad una spagnola e una giapponese, con un impegno dello Stato di circa 2 mld di euro e altri 4 mld circa da parte del privato».
L’idea del documento da proporre al nuovo presidente del Consiglio è venuta nel corso di una riunione in videoconferenza organizzata da Lettera 150, l’associazione di professori universitari che sta elaborando proposte per il superamento dell’emergenza legata alla pandemia di coronavirus e per la ripartenza del Paese. Al vertice, oltre ai presidenti delle due regioni, Nino Spirlì e Nello Musumeci, hanno preso parte i rappresentanti di Lettera 150, tra cui il presidente, Giuseppe Valditara, e l’assessore calabrese alla Infrastrutture, Domenica Catalfamo.
Secondo il presidente ff della Calabria Nino Spirlì «Il Ponte sullo Stretto non è un sogno o un progetto sindacabile: è un’infrastruttura strategica della quale l’Europa non può più privarsi. L’opera è indispensabile per collegare terre che, per troppo tempo, sono sembrate periferiche e che hanno patito l’abbandono delle istituzioni; terre che, invece, sono miniere da scoprire e valorizzare. Ecco perché chiediamo una nuova attenzione al nascente Governo Draghi e all’Europa, che non può più traccheggiare né far finta che si tratti solo di un’infrastruttura interregionale».
I proff. Siviero e Prestininzi che hanno preso parte alla riunione telematica affermano che «La filosofia dell’utilizzo più appropriato dei fondi europei è quella del rilancio e dello sviluppo del Sistema Paese con auspicabile e possibile trascinamento di fondi privati.
Da questo punto di vista l’unanime dichiarazione di privilegiare lo sviluppo delle infrastrutture al Sud va vista come condizione imprescindibile per raggiungere questo obbiettivo, con priorità alle due dorsali Adriatica e Tirrenica. Esaminando attentamente i progetti, tra le poche opere effettivamente cantierabili, una è sicuramente il Ponte sullo Stretto di Messina!».
Il progetto definitivo a suo tempo – sostengono i due docenti – «aveva già ottenuto tutte le approvazioni necessarie, con un primo stralcio dei lavori completato: la “variante di Cannitello” lato Calabria. Il Contratto è stato caducato per legge dal governo Monti-Passera con messa in liquidazione della Società Stretto di Messina, producendo un inevitabile contenzioso giudiziario di oltre 800 mln di euro tutt’ora pendente».
Allo stato attuale Eurolink capeggiata da Impregilo ora WeBuild, guidata da Pietro Salini, da sempre “innamorato” del Ponte, sembra disponibile a risolvere il contenzioso in via extragiudiziale con la realizzazione del Ponte sullo Stretto a propria cura e spese, lasciando a carico dello Stato la realizzazione delle opere di collegamento comprese quelle “di compensazione”. Tra cui la metropolitana di superficie.
«In tempi brevi – afferma il prof. Siviero – si può arrivare alla cantierizzazione con previsione di completamento dell’opera contenuto in 4 anni! Quindi compatibili con quanto richiesto dall’Europa per il Recovery fund. Si può così finalmente attuare la continuità territoriale di uno dei più importanti corridoi europei. È evidente che oltre al risparmio di tempo per la percorrenza Calabria Sicilia ci saranno grandi vantaggi ambientali con il trasferimento di migliaia di mezzi/giorno dalla gomma al ferro e la riduzione dei traghetti il cui elevatissimo inquinamento è ormai acclarato».
L’opera – segnala il prof. Prestininzi – è cantierabile sin dall’immediato, ripristinando il contratto in essere con il General Contractor. Di contro se la procedura dovesse ripartire da zero con un nuovo progetto e un nuovo appalto sarebbero necessari dai 3 ai 6 anni. In buona sostanza l’impegno dello Stato non supera i 2 mld ampiamente riducibili se non azzerabili contando sulla risoluzione del contenzioso in essere. Così l’investimento totale sarebbe dell’ordine di 6 mld comprese le opere di compensazione, con la generazione di migliaia di posti di lavoro e con straordinari effetti positivi a livello economico e sociale. Mentre da tempo i soli costi dei sussidi locali sono ben superiori».
Facilmente si potrebbe dire che non fare il Ponte costa più che farlo: una considerazione che il nuovo Governo guidato da Mario Draghi non potrà ignorare, soprattutto alla luce di quanto chiesto dall’Europa: opere infrastrutturali da realizzare entro sei anni. I soldi per il Ponte non servono (li mette WeBuild) ma occorre realizzare le opere di collegamento e della cosiddetta “compensazione”. Le due regioni interessate dicono di voler il Ponte: se solo si smettesse di restare arroccati su pregiudiziali senza fondamento, avremmo uno straordinario attrattore turistico per Calabria e Sicilia. Le nuove tecniche di costruzioni (che vedono i progettisti italiani primeggiare in tutto il mondo) e l’utilizzo di nuovi materiali innovativi e più sicuri anche al rischio sismico garantiscono una realizzazione di sicura suggestione e di grandissimo impatto. Altro che Golden Gate che a San Francisco attira ogni anno milioni di visitatori: nell’incomparabile e unico scenario dello Stretto di Scilla e Cariddi il Ponte diventerebbe una delle meraviglie del mondo, orgoglio del made in Italy, volano straordinario di investimenti che porterebbero occupazione immediata e successivo indotto nel settore su cui l’area dello Stretto deve puntare in assoluto: il turismo. (s)