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Caldo in Calabria: Stop al lavoro nelle ore più calde fino al 31 agosto

Caldo in Calabria: Stop al lavoro nelle ore più calde fino al 31 agosto

Fino al 31 agosto è stop al lavoro nelle ore più calde. Lo stabilisce l’ordinanda del presidente della Regione, Roberto Occhiuto, adottata per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori del settore agricolo e florovivaistico, nonché dei cantieri edili e affini, vietando il lavoro tra le 12.30 e le 16.

L’ordinanza è arrivata poco dopo l’appello, da parte di Fai Cisl, Filca Cisl Calabria, al presidente di vietare le attività di lavoro nelle ore più calde.

«In un periodo segnato dall’arrivo del caldo afoso, è necessario vietare immediatamente, anche quest’anno, per gli addetti nel settore agricolo e in quello edile, che lavorano prevalentemente all’aperto, qualsiasi attività lavorativa che si svolge nelle ore più calde», dicevano i segretari Generali regionali Michele Sapia (Fai Cisl) e Christian Demasi (Filca Cisl), sottolineando come «considerate le alte temperature di questi giorni e i continui cambiamenti climatici, abbiamo chiesto di confermare tale scelta di vietare quelle attività all’aperto per come già fatto dal 2021, ma quest’anno è necessario anticipare i tempi».

«Purtroppo – hanno ricordato – la Calabria è in zona rossa per morti sul lavoro, come certificato dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre, con 268 vittime nei primi quattro mesi dell’anno, un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale di morti bianche. Ma anche infortuni e incidenti sul lavoro, in particolare nei settori dell’edilizia e agricoltura in cui è indispensabile garantire più sicurezza, maggiore prevenzione e formazione, sostenere la bilateralità e agevolare i rinnovi contrattuali».

«Serve intensificare – hanno ribadito – i controlli sul territorio, contrastare il lavoro povero e irregolare nel comparto agricolo e dell’edilizia, per cui c’è bisogno di più confronto e intensificare le sinergie per promuovere il lavoro di qualità. La salute e sicurezza sui luoghi di lavoro è per la Cisl, a tutti i livelli, una vera e propria battaglia di civiltà, per come dimostrato dalle varie proposte, iniziative sindacali e risultati raggiunti, per ultimo la patente a punti».

Soddisfazione è stata espressa da Simone Celebre, segretario generale di Fillea Cgil Calabria, auspicando e chiedendo «che tutte le aziende facciano la loro parte e che ci sia, su tutto il territorio regionale, il massimo controllo da parte degli Ispettorati Territoriali del Lavoro (ITL) sulla corretta applicazione dell’ordinanza per evitarne l’uso distorto».

«Il presidente della giunta regionale, Roberto Occhiuto, sabato scorso – ha detto –, dopo varie nostre sollecitazioni, con una propria ordinanza ha emanato le linee di indirizzo contro il rischio caldo sui posti di lavoro. L’ordinanza del presidente, fortemente sollecitata dalla Fillea Cgil Calabria, mira a tutelare i lavoratori disponendo il divieto di lavoro in condizioni di esposizione prolungata al sole, dalle ore 12.30 alle ore 16.00, con efficacia immediata e fino al 31 agosto 2024, sull’intero territorio regionale. Il divieto si applica nelle aree o zone interessate dallo svolgimento di lavoro nel settore agricolo e florovivaistico, nonché nei cantieri edili e affini, limitatamente ai soli giorni in cui la mappa del rischio indicata sul sito Workclimate riferita a: lavoratori esposti al sole con attività fisica intensa ore 12.00, segnali un livello di rischio alto».

«L’ordinanza del presidente Occhiuto, quindi, prende atto – ha proseguito – come più volte avevamo sostenuto pubblicamente, della necessità, in condizioni di esposizione prolungata al sole, di ridurre l’impatto dello stress termico ambientale sulla salute e, quindi, i rischi cui è esposto il personale evitando così conseguenze gravemente pregiudizievoli. Come Fillea Cgil Calabria, nel dirci soddisfatti dell’ordinanza emessa del presidente Occhiuto, riteniamo che questa, però, debba essere estesa anche ai lavoratori di altri settori come a esempio a quei lavoratori che svolgono attività fisica rilevante o che sono impegnati in ambienti chiusi senza una ventilazione adeguata».

«In considerazione delle sempre più frequenti estati torride e, soprattutto, dei cambiamenti climatici che determinano sempre più notevoli ricadute nella salute e nella sicurezza sul lavoro – ha proseguito – riteniamo necessario che lo stress termico non venga più considerato straordinario e che, quindi, sia  indispensabile un intervento normativo strutturale del Governo Nazionale che riconosca definitivamente per i lavoratori della filiera delle costruzioni l’accesso alla cassa integrazione ordinaria per eventi climatici, fuori dal contatore delle 52 settimane massime attualmente previste e preveda tutele automatiche per tutti i tipi di lavoratori, dipendenti e autonomi, con l’obbligo per le imprese a rimodulare orari e carichi di lavoro tramite specifici accordi con le Rsu e le Ooss con particolare attenzione alle piccole aziende». (rcz)