“RaccontArti”, il festival che porta e racconta l’artigianato della nostra terra – aperto fino al 5 gennaio 2024 nella sede dell’ex Stac in piazza Matteotti a Catanzaro – continua il proprio percorso di “narrazione” delle eccellenze calabresi, non solo attraverso le esposizioni e i laboratori ma anche attraverso la testimonianza diretta degli artigiani che si raccontano.
Uno degli obiettivi di RaccontArti – che ricordiamo è organizzata da Confartigianato Imprese Calabria, in collaborazione con il Movimento Donna Impresa e le strutture territoriali di Confartigianato, il sostegno economico di Ancos di Confartigianato Persone, e il patrocinio del Comune di Catanzaro – è proprio mettere in evidenza le realtà virtuose nascoste e troppo spesso poco valorizzate e scarsamente sostenute.
La direttrice artistica Giuliana Furrer, ha sottolineato più volte quanto sia importante «trasmettere lo spirito artigiano” ricordando che “le botteghe costituiscono ancora una risorsa utile e inespressa per la promozione culturale, turistica ed economica dei territori». E, soprattutto, fanno da volano alla riscoperta delle tradizioni, contribuendo a ricreare un’identità culturale smarrita che è, invece, alla base dell’innovazione e del progresso culturale di un territorio.
Anche quest’anno, quindi, un importante spazio del Festival è dedicato all’incontro con gli artigiani, nell’ambito del quale saranno protagonisti con la narrazione del processo produttivo, dall’idea al prodotto finito, cenni storici e, ove possibile, dimostrazione dal vivo con eventuale coinvolgimento pratico dei partecipanti. Gli incontri, a cadenza settimanale, si susseguiranno fino alla chiusura del Festival.
Protagonista dell’incontro di ieri è stato il maestro Pasquale Serra che ha raccontato la propria storia, alla conquista della Cina, alla presenza tra gli altri del segretario regionale di Confartigianato Calabria, Silvano Barbalace, e dell’assessore alla Cultura, Donatella Monteverdi.
Il pianoforte mezza coda “Serra” resterà in esposizione e a disposizione di chi volesse suonarlo per tutta la durata del festival.
Pasqualino Serra, 64 anni, è un imprenditore calabrese che ha scommesso da anni sulla sua passione giovanile: il pianoforte. Crea prodotti di nicchia, interamente fatti a mano «dalla prima vite all’ultimo tasto in avorio».
Dalla sua piccola fabbrica a Luzzi, in provincia di Cosenza, Serra è tra i pochi in Italia a realizzare pianoforti: ha una grande passione per la ricerca dei materiali che riesce a coniugare all’attenzione alla tecnologia. E pensare che da ragazzo suonava la tromba.
«Quando avevo vent’anni suonavo la tromba nelle orchestre – racconta al pubblico che lo ascolta rapito -. Poi durante una prova, ho visto un accordatore di piano e mi sono innamorato del mestiere. Ho cominciato a studiare, ho imparato la tecnica. Sono stato a lavorare in laboratori artigianali, anche all’estero, rubando i segreti di un mestiere fatto di sensibilità, orecchio musicale e manualità. Poi sono tornato in Italia molto entusiasta e con la voglia di fare e trasmettere il fascino per questo mestiere. Quindi, verso il 1989, ho deciso di imbarcarmi in questa avventura. Restaurando e costruendo pianoforti. All’inizio è andata bene, poi le difficoltà si sono fatte sentire e mi sono trovato davanti ad una realtà che era diversa da quella che pensavo, ho dovuto impacchettare i macchinari e accantonare la passione per qualche anno».
Fino a quando, c’è un incontro importante, che presto va oltre l’opportunità di rilanciare il progetto, diventando una grande amicizia. Nel 2013, Serra incontra il matematico svizzero Jacques Guenot, preside di Ingegneria all’Università della Calabria che, da pianista dilettante, lo incoraggia a riprovarci. Con la forza che solo gli amici sanno dare.
“E così ho ripreso un progetto, quello del pianoforte verticale “a cucchiaio”, che con un termine inglese ho chiamato appunto Spoon. Attraverso una bombatura laterale, con un incavo all’interno si mescola il suono della cassa armonica con quello anteriore, rendendo la timbrica più potente – racconta ancora Serra -. Ma dopo il brevetto dell’invenzione non mi sono limitato a guardare al mercato italiano. Infatti, ad un certo punto sono stato contattato da un imprenditore cinese, Lai Zhiqiang, il proprietario della Carod musical instrument: ha voluto lo Spoon, perché ha fiducia nell’esperienza italiana”. Tra il 2015 il 2018 Pasqualino vola in Cina diverse volte. Costruisce, vende, ma soprattutto forma gli operai: attualmente la Cina produce l’80 per cento dei pianoforti del mondo. Ma il tocco resta italiano, anzi calabrese.
«In Cina quasi tutti i marchi produttori di pianoforti fanno un lavoro di assemblaggio – spiega ancora Serra -. Comprano i componenti fatti da case che li fabbricano in serie, e poi si limitano a metterli insieme. Imprenditori come Lai Zhiqiang invece preferiscono avere un riferimento in Europa e non vogliono prodotti cinesi, ma italiani per impreziosire l’ immagine con il marchio della qualità italiana». E poiché nessuno dei figli di Serra lavora nel suo laboratorio, Lai rappresenta anche l’idea di non disperdere un patrimonio di tradizione, cultura, conoscenze preziosissimo, e per Pasquale Serra il sogno diventa speranza: realizzare con la Carod in Italia una produzione d’eccellenza qui in Calabria.
Un racconto profondo e affascinante, quello di Pasquale Serra, che ha coinvolto e commosso quanti hanno partecipato all’incontro, radicando la consapevolezza dell’impegno per quella che è la mission di “RaccontArti”: raccontare le arti manuali al territorio, e far conoscere il territorio attraverso le arti manuali. (rcz)