Il 5 maggio, al Museo Marca di Catanzaro e alla Chiesa del San Giovanni, sarà inaugurata la mostra Santa Maria della Strada, la Madonna dell’artista Massimo Sirelli, a cura di Stefano Morelli, in collaborazione con la Fondazione Rocco Guglielmo.
Quello di Santa Maria della Strada è un progetto a cura della Fondazione Rocco Guglielmo realizzata grazie al sostegno della Curia, del Vescovo di Catanzaro Maniago e di Don Francesco Brancaccio della Chiesa del San Giovanni, la cui cappella ospiterà la Madonna dell’artista.
La figura di Maria è considerata immagine stessa della Chiesa ed è stata per duemila anni, da quando apparve e fu “ritratta” per la prima volta dall’evangelista Luca, al centro della civiltà figurativa del mondo cristiano. Fu, come scrive il curatore Stefano Morelli “Odidrigia”, Colei che guida, o “Teotoca”, Generatrice di Dio, nelle sempre distaccate e mai distanti icone bizantine a Oriente, e quindi “Madre”, “Regina”, “Avvocata” e “Salvezza Nostra” nei suoi sviluppi europei, dove il volto di Maria lo si incontra ovunque con le sue infinite raffigurazioni in altrettante diverse declinazioni: nelle chiese, per le strade, per le piazze e nella riservatezza delle abitazioni. Consolatrice e pietosa, è forse il soggetto più riprodotto dagli artisti nella nostra storia.
L’opera di Massimo Sirelli è certamente una evoluzione dell’icona sacra, riletta attraverso il suo tempo, la sua personale sensibilità, il suo universo artistico fatto di un approccio alle arti visive sempre eclettico e curioso, senza mai dimenticare la stella polare della graffiti art.
L’icona realizzata da Sirelli, Santa Maria della Strada, è gentile e musicale, mostra il suo cuore al passante e accoglie il giovane che da lì passa per caso distratto dalla vita. Non è dissimile nella sua gioiosa costruzione iconografica dalle canoniche rappresentazioni dell’Immacolato cuore di Maria, anche se qui manca la spada a trafiggerne, appunto, il cuore, facendosi più simile forse a una rappresentazione della Conturbazione, il primo momento dell’Annunciazione, quello in cui Maria riceve il saluto dell’arcangelo. Sullo sfondo, riprendendo esempi altomedievali proprio relativi all’annuncio, troviamo, scomposta, l’Ave Maria che da litania acquista ora un ritmo urbano.
L’Opera maestra è frutto di un progetto nato nel 2017 sul palco delle Officine Limone del Teatro Stabile di Torino, in cui venne chiesto all’artista in occasione della messa in scena della “Tosca” rivista in chiave contemporanea da Mario Acampa, di realizzare dal vivo e durante la pièce un’opera rappresentativa della Madonna. Sirelli quindi, come una scenografia vivente, realizzò questo simbolo dal vivo tra i canti di amore libero ma anche passionale e tormentato fra la giovane Tosca e il suo amato Cavaradossi.
Un seme pittorico che germoglierà solo dopo quattro anni, ovvero nel 2021 anno in cui l’opera verrà completata, dopo un anno esatto dalla fine del ciclo di cure della malattia che colpisce Massimo Sirelli che si trova come scrive il curatore Morelli “[…] improvvisamente solo di fronte alla propria fragilità, e si scopre, anche lui, perso. Smarrito, egli come un uomo antico invece di disperare ha pregato invocando Dio, che ha risposto attraverso Maria che si mostra all’artista e, attraverso l’artista, a noi, in una nuova placida e intima immediatezza. Accadono così, credo, i miracoli, le apparizioni e le manifestazioni mistiche: in un umile silenzio indistinguibile dalla banalità del quotidiano”.
Il percorso espositivo seguirà un viaggio lungo due tappe. Nella Chiesa del San Giovanni sarà possibile visitare in mostra l’opera maestra Oh Lady Mary di grande dimensione 140×200 cm. Al Museo Marca, presso la sala della collezione permanente, sarà invece possibile visitare un altro dipinto su tela di “Oh Lady Mary”, di più piccolo formato 100×100, insieme ai bozzetti preparatori della stessa. (rcz)