La calabrese Mariateresa Russo presidente della Società Italiana Chimica degli Alimenti

Prestigioso incarico per la calabrese Mariateresa Russo, docente di Chimica degli Alimenti presso il Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e Prorettrice ai grandi progetti e infrastrutture di ricerca, che è stata eletta presidente della Società Italiana Chimica degli Alimenti.

Russo, che è anche coordinatore scientifico della Infrastruttura di ricerca Diaita – Mediterranean Lifestyle, è stata eletta all’unanimità – nel corso dell’Assemblea nazionale svoltasi all’Università La Sapienza di Roma – alla guida della società scientifica i cui soci sono esclusivamente professori, ricercatori, tecnologi afferenti al Settore Scientifico Disciplinare CHIM/10.

La neo presidente sarà affiancatavda un neoeletto Consiglio direttivo e da un Comitato Scientifico, entrambi composti da colleghi di elevato profilo scientifico. I temi al centro dell’interesse della ItaChemFood sono legati al cibo – oggi al centro delle sfide globali sulla sostenibilità – inteso in tutta la sua complessità.

Mariateresa Russo, nel sottolineare come intorno al cibo, all’alimentazione e ai sistemi produttivi si giochi una parte importante del futuro dell’umanità, evidenzia il ruolo strategico che, in tale contesto, assumono le scelte alimentari del consumatore. Sebbene il consumatore del nuovo millennio mostri sempre più un approccio al cibo di tipo ortoressico, quindi incentrato sull’ossessione del “mangiar sano” è, in questo, fortemente influenzato dai media e, soprattutto, dai social media – diventando, a volte, ostaggio di preoccupante disinformazione.

I social media, sono diventati il luogo in cui si plasma e si consolida una sorta di identità sociale ed individuale e si interpreta e reinterpreta il cibo ed valore del cibo, motivo per il quale, uno degli obiettivi operativi del prossimo triennio sarà quello di consolidare il ruolo della ItaChemFood quale voce autorevole a sostegno di scelte knowledge driven e della irrinunciabile dimensione etica del cibo. (rrc)

Mariele Lo Bianco, la ragazza del futuro che vince il premio “America Giovani”

di MARIACHIARA MONACO – La ragazza del futuro ha un nome: Mariele Lo Bianco. Originaria di Briatico (Vv), si è laureata in Lingue e Letterature Moderne presso l’Università della Calabria con il massimo dei voti, ed è stata insignita, lo scorso 29 gennaio presso la Camera dei Deputati, del prestigioso premio “America Giovani”, un riconoscimento della fondazione Italia-Usa al talento universitario che viene conferito ogni anno a mille, tra studenti e studentesse italiani/e, che si sono distinti/e per la loro eccellente carriera accademica, e per aver approfondito studi che sono compatibili con il Master “Leadership per le relazioni internazionali e il Made in Italy”, offerto agli studenti grazie ad una borsa di studio a copertura totale.

Ma Mariele si aspettava tutto questo? «La notizia è stata totalmente inaspettata, conoscevo la fondazione, ed ero a conoscenza del Premio e del Master, perché altri colleghi dell’Unical lo hanno ricevuto prima di me, ed è stato bellissimo sapere di poter avere la loro stessa opportunità».

Emozioni che si raccontano e che si ricordano, in uno dei giorni più belli che una persona possa vivere: «La premiazione presso la Camera dei Deputati è stata veramente molto emozionante. Eravamo lì, studenti e studentesse nella stessa fase di vita, con esperienze molto diverse ma allo stesso tempo molto simili».

Un riconoscimento, frutto di una passione che Mariele ha sempre avuto: quella per le lingue straniere. «La passione per le lingue è nata da piccolina: mi affascinava tantissimo l’idea di avere più modi di dire qualcosa, ma soprattutto mi piaceva pensare di poter parlare con persone che erano cresciute in un posto diverso dal mio. Le lezioni di inglese erano le mie preferite, e quando le mie insegnanti passavano dall’inglese all’italiano in maniera naturalissima io pensavo che volevo assolutamente riuscirci, prima o poi!».

Poi il salto in alto, l’università, i passi percorsi da un cubo all’altro seguendo lezioni, sostenendo esami, o semplicemente chiacchierando fra colleghi, senza mai dimenticare l’obbiettivo: «Ho seguito il corso di laurea di Lingue e Culture Moderne dell’Università della Calabria, scegliendo inglese e francese come prima e seconda lingua. All’Unical ho trovato dei docenti e delle docenti che con tanta passione e tanta cura mi hanno trasmesso tantissimo, non solo a livello prettamente linguistico, ma su più fronti. Nel corso della triennale e della magistrale – in Lingue e Letterature Moderne – si intrecciava un po’ in tutti i corsi una visione globale e intrinsecamente internazionale del mondo, con un forte focus sugli studi di genere, transnazionali e della migrazione. Tutto quello che ci è stato trasmesso siamo stat* chiamat* ad accoglierlo con uno sguardo aperto all’integrazione e alle diversità, uno sguardo che non teme i confini culturali, linguistici, geografici, sociali».

Dietro i riflettori che illuminano Mariele però, ci sono stati sacrifici, giornate intere di studio e di confronto con i numerosi docenti, fonte d’ispirazione dall’inizio fino alla fine: «Quando penso ai miei “maestri”, mi viene in mente la prof.ssa Margherita Ganeri, Ordinaria di Letteratura Italiana Contemporanea presso l’Università della Calabria e fondatrice del centro Italian Diasp e abbiamo poi collaborato in occasione di più progetti, come la pubblicazione del volume Calabrian Voices, e l’organizzazione dell’Italian Diaspora Studies Writing Retreat. In tutte queste esperienze, la professoressa Ganeri mi ha insegnato veramente il significato della parola “intercultura”: mi ha donato uno sguardo sul mondo affascinato, curioso, che legge la diversità come ricchezza e che attraversa i confini imparando sempre qualcosa di nuovo. È poi per me doveroso menzionare altri e altre docenti del corso di laurea: le professoresse Carla Tempestoso, Bruna Mancini, Renata Oggero, Annafrancesca Naccarato, Carla Riviello e i professori Mirko Casagranda, Danilo De Salazar, Yannick Preumont. Se la qualità dei loro corsi è innegabile, è forse ancora maggiore la sensibilità con cui hanno saputo trasmettere la sensibilità interculturale e all’integrazione che non è solo uno focus del Clia, ma un fil rouge del corso di laurea. Doveroso menzionare anche la prof.ssa Martina Di Florio, docente di Italian Studies al Trinity College di Hartford (Connecticut, Usa), e il prof. Steven J. Sacco, visiting professor al corso Clia 2020: se studiare lingue è un po’ come costruire un ponte tra l’Italia e altri posti nel mondo, insieme alla prof.ssa Ganeri loro sono stati la base del mio piccolo ponte tra Italia e Stati Uniti».

La ragazza del futuro, seppur proiettata verso nuove avventure, si guarda indietro e trova le esperienze, e i maestri che l’hanno ispirata, e che le hanno insegnato a camminare da sola, fino alla Luna. Perché Mariele, proprio come un’astronauta, ambisce a scoprire nuovi pianeti della conoscenza: «Un’altra esperienza universitaria che non dimenticherò mai è stata quella a fianco del visiting professor Alan Gravano, il quale mi ha un po’ fatta sentire su un ponte tra il mondo accademico americano e quello italiano, il ché è stato particolarmente significativo, trattandosi del corso di Cultura e Letteratura Italo-Americana».

Un bagaglio di vita vissuta tanto prezioso e importante, fatto di relazioni interpersonali, e di consapevolezze. Mariele è pronta per un nuovo salto in alto: ma qual è il suo sogno nel cassetto? «Essere felice e soddisfatta, in qualsiasi contesto, o ambito. Mi piacerebbe fare qualcosa di buono per gli altri e per il mondo, e che si colleghi in qualche modo con un futuro maggiormente sostenibile, dove i diritti sociali e civili rappresentino una fonte alla quale attingere».

Ora sta frequentando il Master online offerto dalla Fondazione Italia-Usa, un’occasione per conoscere nuovi mondi come quello del marketing e della comunicazione: «Questo percorso appena iniziato mi sta schiarendo molto le idee, perché ho la possibilità di approfondire degli ambiti che ho già trattato all’università, e allo stesso tempo mi sta facendo immergere anche in ambiti totalmente nuovi». (mm)

Addio alla storica preside d’ingegneria all’Unical, Laura Luchi

di FRANCO BARTUCCIDiciamo che da ieri l’Università della Calabria ed in particolare l’area di ingegneria è in lutto per la scomparsa della prof.ssa Laura Luchi che per un decennio, dal 1997 ne ha guidato le sorti come Preside di Facoltà, succedendo al prof. Jaques Guenot, e anticipando la presidenza del prof. Paolo Veltri avvenuta nel 2007.

Come ha scritto l’attuale direttore del dipartimento Dimeg, del quale ne faceva parte, la prof.ssa Francesca Guerriero, in una nota ufficiale dello stesso dipartimento diramata per darne comunicazione della scomparsa: «La prof.ssa Maria Laura Luchi, storica preside della Facoltà di Ingegneria è stata una personalità tra le più carismatiche e autorevoli dell’Università della Calabria». 

Dal profilo ne emerge la figura, il suo carisma, la sua personalità: «Nata ad Orvieto nel 1950, Laura Luchi a 24 anni consegue la Laurea in Ingegneria Meccanica presso l’Università di Pisa. Subito dopo la laurea lei e il suo compagno Andrea Poggialini, anch’egli Ingegnere Meccanico, accettano la proposta del prof. Pietro Caparrini e si trasferiscono a Cosenza, dove sta nascendo l’Università della Calabria. Laura e Andrea vengono infatti cooptati, fra i più brillanti neolaureati italiani, dai membri del Comitato Ordinatore che aveva il compito di allestire i corsi di studio. Fecero quindi parte del nucleo iniziale dei docenti che posero le basi della Facoltà di Ingegneria. È il 1974 e i corsi all’Unical erano stati avviati solo da due anni. Le lezioni si svolgevano dentro i capannoni sparsi fra i cantieri in cui si lavorava alacremente per costruire il Campus di Arcavacata». 

«In quell’anno Laura Luchi vince il primo concorso all’Unical come Tecnico Laureato e dopo un anno e mezzo quello di Assistente di Ruolo per il corso di Meccanica Applicata. Non passa molto tempo e a soli 27 anni diventa Professore Associato di Costruzioni di Macchine. A 40 anni è già Professore Ordinario di Disegno e Metodi dell’Ingegneria Industriale ed è a questo punto che inizia a ricoprire ruoli gestionali di responsabilità sempre maggiore. L’anno successivo viene eletta Direttore del Dipartimento di Meccanica e dopo poco tempo Presidente del Consiglio di Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica. Nel 1997 assume il ruolo di Preside della Facoltà di Ingegneria, la prima donna in Italia a ricoprire questo ruolo all’interno di una Facoltà di Ingegneria. Viene rieletta per tre mandati consecutivi e, nel frattempo, ricopre altri ruoli prestigiosi come il Delegato del Rettore per l’Orientamento Laureati, Coordinatore della Scuola di Dottorato in Ingegneria Meccanica». 

«Da Preside di Ingegneria, focalizza la sua attenzione sull’orientamento in ingresso, lavorando per sensibilizzare le scuole superiori di secondo grado del territorio rispetto alla necessità di fornire ai propri studenti una preparazione adeguata agli studi universitari di tipo tecnico-scientifico.  L’attività di ricerca è spaziata dai metodi numerici per lo studio dello stato di sollecitazione dei corpi, in particolare il Metodo degli elementi Finiti e degli elementi di contorno, con applicazioni nel campo della Meccanica della frattura. In seguito si è occupata di Modellazione geometrica, seguendo un approccio decompositivo, di Realtà virtuale e di Elaborazione dell’immagine. Ha goduto di grande stima come studiosa in ambito nazionale e internazionale, diventando tra l’altro presidente della Giunta del Collegio Nazionale dei Docenti del suo settore scientifico disciplinare (ING-IND/15)  e svolgendo un ruolo attivo nell’ambito del Collegio dei Presidi delle Facoltà di Ingegneria. Ha condiviso con il prof. Poggialini la formazione di un folto gruppo di giovani ricercatori calabresi».

«Come altri suoi colleghi, che decisero di spendere la propria esistenza in una sorta di emigrazione all’incontrario Nord-Sud presso l’Università della Calabria, ha lasciato un tratto indelebile fra quanti l’hanno conosciuta di persona, soprattutto per la sua autorevolezza e la sua umanità.  La prof.ssa Laura Luchi ha dato un’impronta fondamentale nel progettare e costruire il corso di laurea d’ Ingegneria meccanica per quello che è oggi, così come più in generale l’intero impianto dei corsi di laurea in Ingegneria dell’Unical».

Ad arricchire questo profilo è il caso di ricordare alcune cose importanti che l’hanno portata a considerarsi parte attiva ed integrante della vita e dello sviluppo dell’Università della Calabria. Mi riferisco alla competizione elettorale, svoltasi il 17 giugno 1999, per eleggere il Rettore dell’Università, in cui fu candidata insieme al prof. Giovanni Latorre, che la spuntò. Ma ricordo perfettamente la passione e l’entusiasmo che mise durante il periodo della campagna elettorale per essere scelta per la guida dell’Ateneo come Rettore.

Un altro suo impegno verso gli studenti laureati della Facoltà d’Ingegneria lo esercitò nel promuovere fin dopo la sua prima elezione a Preside la ricerca annuale sullo stato occupazionale dei laureati d’Ingegneria dell’UniCal, dalla quale uscivano dati incoraggianti sul loro stato occupazionale a breve distanza dal conseguimento della laurea. Poi e precisamente il 15 marzo del 2003 arrivò nell’edificio polifunzionale la prima edizione della manifestazione “Ingegneri d’argento”, che volle promuovere convocando una quarantina di laureati per festeggiarli a distanza di 25 anni dal conseguimento della laurea in ingegneria nell’anno accademico 1977/1978. Era un modo come costruire un ponte fra la Facoltà e i suoi ex studenti, molti dei quali già con incarichi e posizioni di prestigio, in modo da rinsaldare i legami tra l’Università ed il mondo del lavoro.

Come non ricordare, infine, tutte le iniziative e i progetti indirizzati e finalizzati a dare alla Facoltà di Ingegneria una impronta internazionale con accordi e protocolli d’intesa con altre Università estere. Emergono in questo due straordinarie iniziative, promosse in ambito universitario, come l’accordo con la Repubblica Popolare Cinese, avviato per prima in Italia nel 1978 dal rettore Pietro Bucci; nonché l’Istituzione della prima Università Italo Russa sorta in accordo con l’Università russa di Nizhny Novgorod nel 1997 per impegno del Rettore, Giuseppe Frega, con accanto la collaborazione dei professori, Davide Infante, Giovanni Latorre e Sergeiev Yaroslav.

Una figura carismatica e riservata anche dopo il suo abbandono dalle attività d’insegnamento per effetto dell’età, ma sempre attenta e sensibile alla vita ed ai percorsi di sviluppo dell’Università, dando anche il suo appoggio e sostegno alla nascita dell’Associazione internazionale “Amici dell’Università della Calabria”, istituita nel 2009 da Aldo Bonifati, padre costruttore dell’Ateneo di Arcavacata. 

Tante le testimonianze di affetto e cordoglio che diversi colleghi dell’Università le hanno manifestato attraverso lo strumento interno di comunicazione “Mercurio”. Tra di questi vi è quello del Rettore Giovanni Latorre, del Preside Paolo Veltri, del prof. Marco Turbino, Presidente della Conferenza nazionale per l’Ingegneria (Copl), dell’Università di Trento, che ha inviato agli ingegneri italiani facenti parte della organizzazione il seguente messaggio: «Con profonda tristezza vi partecipo la scomparsa della prof.ssa Laura Luchi, ordinario di Disegno e Metodi dell’Ingegneria Industriale presso l’Università della Calabria. Figura carismatica, autorevole e di profonda umanità, Laura ha fatto parte del nucleo di docenti che ha “fondato” negli anni ’70 la Facoltà di Ingegneria dell’Università della Calabria e ha promosso lo sviluppo del corso di laurea in Ingegneria Meccanica. È stata la prima donna in Italia a ricoprire il ruolo di Preside in una Facoltà di Ingegneria, svolto per tre mandati consecutivi a partire dal 1997. Esprimo alle colleghe e ai colleghi dell’Università della Calabria il profondo cordoglio della Conferenza per l’Ingegneria». (fb)   

L’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, mons. Claudio Maniago eletto vicepresidente della Cec

Prestigioso incarico per mons. Claudio Maniago, arcivescovo di Catanzaro-Squillace, che è stato eletto vicepresidente della Conferenza Episcopale Calabra, subentrando a mons. Francesco Milito, vescovo emerito di Oppido – Palmi.

L’elezione è avvenuta nel corso della sessione invernale della Cec, presieduta dall’arcivescovo di Reggio Calabria mons. Fortunato Morrone, subito dopo l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico interdiocesano calabro e del Tribunale ecclesiastico calabro d’appello.

Monsignor Maniago è componente della Presidenza della Cec insieme al segretario, il vescovo di Mileto – Nicotera – Tropea, monsignor Attilio Nostro e al presidente della Cec, l’arcivescovo Morrone.

Monsignor Maniago è nato l’8 febbraio 1959 a Firenze. Dopo la maturità classica è entrato nel Seminario maggiore frequentando lo Studio Teologico Fiorentino. Alunno dell’Almo Collegio Capranica, ha conseguito la licenza in Liturgia presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo. Il 19 aprile 1984 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale. Dal 1987 al 1994 è stato rettore del Seminario minore diocesano, direttore del Centro diocesano vocazioni, membro del Consiglio pastorale diocesano e assistente ecclesiastico del Serra Club.

Nel 1988 è divenuto cerimoniere dell’arcivescovo metropolita di Firenze e ha iniziato ad insegnare Liturgia presso la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale; nel 1991 è stato nominato direttore dell’Ufficio liturgico diocesano e membro della Commissione ordinandi. Dal 1994 è stato pro-vicario generale dell’arcidiocesi metropolitana, moderatore della Curia arcivescovile, canonico onorario della chiesa cattedrale di Firenze e nel 2001 è stato nominato vicario generale.

Il 18 luglio 2003 è stato nominato vescovo ausiliare di Firenze e consacrato l’8 settembre successivo. Nel 2008 è stato confermato vicario generale. Il 12 luglio 2014 è stato nominato vescovo di Castellaneta. Dal 2015 al 2021 è stato presidente della Commissione episcopale per la liturgia (Cel) e del Centro di azione liturgica (Cal). Dal 2016 è membro della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti.

Il 29 novembre 2021 papa Francesco lo ha nominato arcivescovo di Catanzaro – Squillace: ha iniziato il suo ministero episcopale in Calabria il 9 gennaio 2022, solennità del Battesimo del Signore.

La Conferenza episcopale calabra ha espresso all’arcivescovo di Catanzaro – Squillace i migliori auguri di buon lavoro per il nuovo ministero a servizio di tutti i calabresi: anche a monsignor Maniago è affidato il gravoso compito di favorire un cammino comune delle Chiese calabresi alla luce del rinnovamento segnato dal cammino sinodale.

Il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, ha espresso i suoi auguri a mons. Maniago.

«Abbiamo imparato a conoscere le qualità pastorali di monsignor Maniago sin dall’inizio del suo ministero presso la nostra arcidiocesi, due anni fa – ha detto Fiorita – e per questo siamo certi che egli saprà dare il suo prezioso contributo alla nostra Calabria. A lui, dunque, gli auguri più affettuosi di buon lavoro».

Il Rettore dell’Università di Catanzaro, prof. Giovanni Cuda, ha espresso le più sincere congratulazioni, Sue e dell’intera comunità accademica catanzarese, all’Arcivescovo metropolita di Catanzaro Squillace Mons. Claudio Maniago, eletto Vicepresidente della Conferenza Episcopale Calabra.

«Un incarico importante, di continuità, per Sua Eminenza che già da tempo rappresenta una guida luminosa per la nostra comunità di fedeli», e ringrazia Mons. Maniago per «la disponibilità ad un servizio così importante che certamente svolgerà con passione e dedizione nell’interesse generale della intera collettività calabrese». (rcz)

La calabrese Giusy Utano nella sede Rai di Reggio Calabria

di PINO NANOSi rafforza sempre di più la sede Rai di Reggio Calabria, anche questa una scelta strategica fortemente voluta dal direttore della testata giornalistica regionale Alessandro Casarin che ancora una volta ha scelto il meglio possibile, e che alla crescita della sede calabrese ha sempre dedicato grande attenzione e grande sensibilità.

Dal primo febbraio, quindi da giovedì prossimo, prende servizio alla sede RAI di Reggio Calabria la giornalista Giusy Utano, volto notissimo in città per via dei suoi trascorsi di cronista freelance in città, e soprattutto per via delle sue mille relazioni professionali costruite in tutti questi anni lavorando per la Rai e coprendo l’intero territorio provinciale. Con il suo arrivo salgono ora a 3 i giornalisti in servizio nella città dello Stretto, Pino Guglielmo, Mario Meliadò e lei, Giusy Utano.

Per Giusy Utano è in realtà quello di oggi un ritorno a casa, dopo aver lavorato prima nella redazione giornalistica di Campobasso, Rai Molise, e poi subito dopo nella redazione giornalistica della sede Rai di Bari, Rai Puglia, dove le era stato affidato il compito delicatissimo di seguire uno dei territori più difficili della regione, il comprensorio tra Trani Barletta e Andria e dove in questi ultimi mesi ha seguito i casi più delicati e le inchieste più scottanti di cronaca nera, terra da sempre governata e controllata dalla Sacra Corona Unita. 

La storia professionale di Giusy Utano è una di quelle storie che sembrano uscite dai vecchi manuali di giornalismo, nel senso che lei arriva a fare la giornalista della Rai dopo anni e anni di lavoro durissimo, di chilometri macinati per strada, di testimonianze e di vicende vissute con la propria macchina da presa tra le più eclatanti degli ultimi anni, una free lance senza orari e senza paura, che ha sempre portato a casa il prodotto che i vari capi redattori le chiedevano ogni giorno.

Un racconto professionale che inizia per lei nel 1999 sono gli anni in cui lei frequenta la facoltà di Giurisprudenza all’Università perché ha un sogno segreto nel cassetto, che è quello di diventare un magistrato. Ma in quegli anni parallelamente decide anche di seguire un corso per “guida subacquea esperta”, più esattamente per “guida subacquea specializzata in video riprese”, proprio per via di una insana passione che la ragazza ha nei confronti del mare e del mondo sottomarino. Ma come darle torto? per una giovane donna che come lei vive la sua infanzia e la sua giovinezza di fronte allo stretto di Messina, con questo mare ineguagliabile che visto dal lungomare di Reggio Calabria sembra ancora più bello di quanto in realtà già non lo sia.

Concluso il suo bel corso di “riprese subacquee” Giusy decide allora di mettere a frutto la sua esperienza “sottomarina”, e questa volta fuori dall’acqua, incominciando così a girare le sue prime immagini e i suoi primi filmati tra la gente e in città.

Mesi e mesi di lavoro senza un attimo di sosta, alla fine diventa così padrona della sua macchina da presa che decide di dar vita alla sua “società di produzione televisiva”, e arrivano le prime collaborazioni importanti. Prima fra tutte, la storica emittente televisiva “Reggio Tv” di Reggio Calabria, dove Giusy racconta nei fatti e grazie alle sue immagini la vita reale della sua città natale.

Poi un giorno le capita “l’incontro della vita”. È l’agosto del 2005 quando per via di una pura coincidenza gli capita di incontrare e conoscere un giornalista della Rai, Alfredo Di Giovampaolo, allora lui era in forza alla Tgr di Potenza, quindi Rai Basilicata, e che durante un’immersione subacquea con telecamera al seguito, resta colpito dalle immagini girate da Giusy sui fondali di Scilla, tanto da consigliarmi di provare a rivendere il materiale raccolto alla redazione giornalistica di Rai Calabria.

Le cose nella vita a volte accadono per caso. La giovane free lance si presenta negli studi di Viale Marconi a Cosenza e propone le immagini girate. 

«Parte così la mia stagione Rai – racconta oggi –, e grazie al rapporto di fiducia che riesco ad instaurare con la redazione tutta di Cosenza il mio excursus professionale è un crescendo di incontri, esperienze, inchieste, interviste, dossier e riprese di ogni genere sui grandi fatti di cronaca dell’intera provincia reggina. Una professione non facile, o meglio un mestiere difficile, fino a quel momento sconosciuto almeno per me, ma in realtà non mi sono mai fermata o rassegnata. Sono andata avanti dritta per la mia strada, con grande determinazione e soprattutto con una passione immensa che mi bruciava dentro».

Nel frattempo, Giusy trova anche il tempo e la voglia di concludere i suoi studi universitari, e nel 2006 si laurea in giurisprudenza. Non contenta di questo, due anni dopo si presenta all’esame di stato per l’abilitazione di avvocato e diventa anche avvocato.

In Rai intano la chiamano per coprire mille avvenimenti diversi, e questo la costringe a mollare le sue prime collaborazioni. Lascia Reggio Tv, rinuncia alle commesse di Mediaset, arrivate subito dopo, e si tuffa anima e corpo nel rapporto esclusivo con “mamma Rai”.

Prima diventa giornalista pubblicista, poi nel 2013 diventa giornalista professionista, e da qui il passo successivo è il riconoscimento da parte dell’azienda di un contratto definitivo, cosa che arriva ufficialmente il 6 marzo del 2018.

«Prima destinazione – dice Giusy – Rai Molise, data di assunzione 8 marzo 2018, dove ad accogliermi trovo Giancarlo Fiume, caporedattore del tempo e con cui sin da subito si crea un’intesa professionale importante, che sarà poi determinante nella scelta successiva, quando ad ottobre del 2021, su mia espressa richiesta per esigenze del tutto personali, vengo trasferita in Puglia, e dove chiedo di poter essere trasferita anche perché sapevo di ritrovare a Bari lo stesso Giancarlo Fiume che nel frattempo aveva lasciato Campobasso per tornare nella sua sede i origine che era appunto Bari».

Giusy Utano si fa in Puglia altri tre anni e mezzo pieni. Durissimi. Esaltanti, dice lei. Complessi sotto tutti i profili, finché il mese scorso non decide che anche per lei è arrivato il momento di una sintesi finale. Nonostante abbia sempre avuto con la sede RAI di Bari un feeling del tutto speciale, chiede al direttore di Testata Alessandro Casarin di poter tornare a casa, e questa volta a Reggio Calabria.

Immediata e velocissima la risposta del direttore della TGR, che probabilmente non vede l’ora di rafforzare la sede RAI distaccata a Reggio Calabria e dove una sola unità forse non basta a coprire un territorio così vasto e complesso come lo è la città dello Stretto.

Da giovedì prossimo quindi, primo febbraio 2024, la giornalista Giusy Utano torna a Reggio Calabria, «da dove sono partita nel lontano 2005». Corsi e ricorsi della storia. (pn)

[Courtesy Giornalistitalia]

Il sacerdoce cosentino Don Pasquale Panaro nominato membro del Capitolo della Basilica di San Pietro

Prestigioso incarico per don Pasquale Panaro, giovane sacerdote cosentino che è stato nominato da Papa Francesco componente del Capitolo della Basilica di San Pietro in Vaticano.

Don Pasquale, del clero dell’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, originario di Paola, ha compiuto gli studi di teologia nel Seminario Teologico Cosentino. È stato ordinato sacerdote il 23 giugno del 2017. Ha svolto per diversi anni il servizio di segretario particolare dell’Arcivescovo Nolè è di viceparroco della Cattedrale.

Ha conseguito anche il diploma di Organo e composizione organistica presso il Conservatorio di Cosenza; attualmente è a Roma per gli studi in teologia Biblica presso la Pontificia Facoltà Gregoriana.

«Apprendo con grande compiacimento della nomina a componente del Capitolo della Basilica di San Pietro in Vaticano, di don Pasquale Panaro, giovane sacerdote cosentino e segretario particolare dell’Arcivescovo di Cosenza-Bisignano, Mons.Giovanni Checchinato, così come lo era stato di Mons.Francescantonio Nolè», ha dichiarato il consigliere comunale Francesco Turco, delegato del sindaco Franz Caruso ai rapporti con le comunità religiose.

«A don Pasquale Panaro, che è anche vicario della cattedrale di Cosenza e organista del coro diocesano, rivolgo, a nome del sindaco Franz Caruso, le più vive congratulazioni dell’Amministrazione comunale per il nuovo, importante e delicatissimo ruolo che gli è stato conferito grazie alla nomina di Papa Francesco – ha detto Francesco Turco –. Consapevole della responsabilità che un tale incarico comporta, sono certo che don Pasquale Panaro saprà assolverlo nel migliore dei modi come è riuscito ad attendere alle funzioni di segretario particolare di Mons. Nolè e Mons. Checchinato, instaurando con l’Amministrazione comunale e con la mia figura di delegato ai rapporti con le comunità religiose, un rapporto di grande collaborazione e disponibilità, nell’interesse della città». (rcs)

Addio al senatore e già sindaco di Gerace Giuseppe Beniamino Fimognari

di ARISTIDE BAVA  – Si è spento serenamente nella sua abitazione di Locri, all’età di 92 anni,  Giuseppe Beniamino Fimognari già senatore della Repubblica, per la Democrazia Cristiana, nella VIII e IX legislatura, dal 1979 al 1987.

È stato anche sindaco di Gerace per circa 20 anni tra il 1966 e il 1932. Professionalmente Giuseppe B. Fimognari è stato medico chirurgo e primario ospedaliero di Patologia Clinica presso il nosocomio di Locri. Nel corso della sua lunga carriera politica è stato anche presidente del Comitato Pareri della Commissione Igiene e Sanità del Senato nella IX Legislatura, nonché membro supplente dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (1986-1987).

Una scomparsa, quella del sen. Fimognari, che rappresenta una grave perdita per tutta la Comunità della Locride e in particolare per chi ha avuto l’onore e il privilegio di conoscerlo, come si legge in una nota diffusa dal sindaco di Locri Giuseppe Fontana, a nome dell’intera amministrazione comunale, che ricorda che «si è sempre distinto per le proprie qualità professionali, bontà d’animo, disponibilità e fervida appartenenza alla sua città natale e pari grado alla sua amata Locri, lasciando un’impronta indelebile nella memoria storica delle due città».

Concetti ribaditi anche dal sindaco ff di Gerace, Vincenzo Galluzzo che in una nota ufficiale del Comune ricorda che Giuseppe Beniamino Fimognari è stato sempre ritenuto dai geracesi  «il Sindaco per eccellenza, colui che diede lustro impulso alla nuova Gerace, a quella città che, grazie alla sua opera ha iniziato il lungo percorso per essere riconosciuta ed apprezzata nel mondo come una delle città più belle».

«A lui riconosciamo – scrive Galluzzo – l’amore spassionato per Gerace, l’attaccamento viscerale verso i cittadini, l’opera costante, minuziosa ed incessante di amministratore attento e integerrimo».

Una città che si unirà coralmente al dolore dei suoi figli, Maria Stefania e Filippo, e dei suoi adorati nipoti.  Grandi attestati di cordoglio sono arrivati anche dai più autorevoli esponenti del Distretto Lions, associazione in cui Fimognari, socio del Lions Club di Locri, ha ricoperto incarichi importanti. Tra gli altri quelli del Governatore Lions, Pasquale Bruscino, dall’immediato Past Governatore Franco Scarpino e del primo e secondo vicegovernatore, Tommaso Di Napoli e Pino Naim.

Le sue esequie avranno luogo nell’amata Gerace domani pomeriggio, sabato, alle ore 16 presso la  Cattedrale. La salma resterà nella sua abitazione di Via primo maggio, a Locri, sino alle ore 12.30 per muoversi poi per Gerace dove sarà allestita una camera ardente nella sala del consiglio comunale, in Piazza del tocco, dalle ore 13 alle ore 15.45. 

Un giusto tributo per il politico, per l’amministratore e per il galantuomo che lascia in eredità il suo grande impegno sociale e civile alla sua Gerace e all’intera comunità della Locride. (ab)

Reggio Calabria piange la scomparsa del dottor Antonino Nicolò

Addio al luminare Antonino Nicolò. La città di Reggio Calabria piange il primario. «Il Grande ospedale metropolitano “Bianchi Melacrino Morelli” di Reggio Calabria – è scritto in una nota- esprime il più profondo cordoglio e la più sincera vicinanza ai familiari del dr. Nino Nicolò, già primario della Neonatologia di questo Ospedale».

Al dr. Nicolò, «in occasione del concerto di fine anno del 30 dicembre, il G.O.M. ha conferito una riconoscimento alla carriera con la seguente motivazione: “Ha contribuito in modo importante a porre le basi, negli anni ’70, ed a sviluppare la Neonatologia, specialità all’epoca quasi sconosciuta, allevando con grande competenza e garbo i professionisti che oggi continuano la sua opera caratterizzata dalla grande umanità cui ha sempre improntato il suo rapporto con i familiari dei piccoli pazienti, elemento essenziale nell’attività diagnostica e terapeutica”».

Continua l’ospedale: «Ieri mattina, il Collegio di Direzione del G.O.M., convocato in seduta straordinaria, al fine di rendere omaggio all’illustre Collega, ha disposto che venga allestita la camera ardente nella Aula “Spinelli” del presidio “Riuniti”, aperta ieri fino alle 20.00, e oggi dalle 9.00 alle 13.00. I funerali si terranno oggi, 4 gennaio, alle ore 15.00, alla Chiesa di San Giorgio al Corso».

«Angelo salvifico per migliaia di neonati che devono la vita alla sua professionalità ed alla sua straordinaria dedizione alla cura del prossimo. L’intera cittadinanza di Reggio Calabria piange addolorata la scomparsa del Dottor Antonino Nicolò, il medico dei bambini, storico fondatore e primario del reparto di Neonatologia agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, oggi Grande Ospedale Metropolitano, per decenni pilastro insostituibile di una delle eccellenze della sanità cittadina e regionale». Così in una nota il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà esprime sentimenti di cordoglio per la scomparsa del medico reggino.

«In pensione da qualche anno – ha continuato il sindaco – il Dottore Nicolò è stato per lungo tempo un riferimento della comunità medica e scientifica, non solo a Reggio Calabria, ma in tutta Italia. Medico illuminato, attento ricercatore, capace di unire la sua straordinaria esperienza alla capacità di innovare, utilizzando al meglio le più moderne tecnologie al servizio della medicina sui neonati. Negli ultimi decenni Nicolò è stato un vero e proprio modello per generazioni di medici che si sono avvicendati nel reparto da lui fondato, attingendo alle competenza, alla professionalità ed alla straordinaria umanità che il primario aveva acquisito nel corso della sua lunga e brillante carriera scientifica. Recentemente era stato insignito dal Gom di un riconoscimento alla carriera, che rimane un segno indelebile dell’enorme affetto che la comunità reggina ha sempre tributato nei suoi confronti».

«Alla sua famiglia e a quanti in questi decenni hanno avuto la fortuna di incontrarlo nel corso della sua attività giungano sentimenti di sincero cordoglio da parte delle Amministrazioni comunale e metropolitana. Reggio Calabria – conclude il sindaco – non dimenticherà l’esempio di un uomo che ha saputo fare del suo lavoro una vera e propria missione. Da sempre al servizio della sua comunità, angelo salvifico per migliaia di neonati che devono la loro vita alla sua professionalità ed alla sua straordinaria dedizione alla cura del prossimo».

Si unisce al cordoglio anche il consigliere comunale Massimo Ripepi. «Non avrei mai voluto scrivere queste righe di cordoglio e di commiato perché per tutti noi che l’abbiamo conosciuto e amato, il Dott. Nino Nicolò, o Ninì come lo chiamavamo, ha rappresentato un punto di riferimento stabile e sempre presente, unico e inimitabile – dice Ripepi – Non esisteva ora del giorno e della notte che, nonostante in pensione da molti anni e con importanti esiti di una grave malattia, non rispondesse al telefono per portare avanti la sua missione di clinico d’eccellenza che ha salvato migliaia di vite non solo di neonati e bambini in età pediatrica. Ciò che desidero consegnare a queste righe, non tanto di cordoglio quanto di amorevole saluto, è piuttosto l’affetto fraterno che ha legato Ninì a tutta la mia famiglia, fin dal tempo dei giochi di quartiere nella Repubblica di Sbarre con mio padre Lillo. Prendiamo tutti esempio dalla vita di Ninì, uomo, rheggino e sublime professionista, unico e inimitabile, gigante della morale e dell’etica che ha dedicato ai pazienti e al prossimo tutta la sua esistenza. Ciao Ninì che il Signore Gesù Cristo ti accolga tra le sue braccia, adesso ti potrai riposare nella gioia e nella pace. Ti vogliamo bene e ci mancherai tantissimo». (rrc)

Addio a Diego Tommasi, ex consigliere e assessore regionale

Cordoglio in Calabria per la scomparsa di Diego Tommasi, ex consigliere e assessore regionale dei Verdi. Aveva 62 anni.

Tommasi è stato da sempre impegnato nelle politiche ambientali e di tutela dei territori, in particolare della Calabria, nella sua vesti di consigliere regionale dal 2000 e successivamente, nel 2005 assessore regionale e presidente nella conferenza Stato Regioni degli assessori all’ambiente d’Italia.

Grande appassionato della pesca sportiva, ha ricoperto incarichi anche all’interno del Coni e vinto diverse manifestazioni di carattere regionale e nazionale. Lascia la moglie Ester e due figli, Silvia e Paolo. I funerali saranno celebrati domani alle ore 15 nella chiesa di San Carlo Borromeo a Rende.

«Sono addolorato per la scomparsa di Diego Tommasi, da sempre impegnato in Calabria nelle politiche ambientali e a difesa dei territori. Più volte amministratore regionale e dirigente politico, senza dubbio il suo prematuro addio lascia una grande tristezza. Anche a nome della Giunta regionale esprimo cordoglio e un profondo senso di vicinanza alla sua famiglia», ha scritto il presidente della Regione, Roberto Occhiuto.

«Ci rattrista enormemente e ci coglie di sorpresa la notizia della scomparsa dell’amico Diego Tommasi, ex assessore e consigliere regionale e figura politica di spicco della nostra regione». Lo ha detto il Sindaco di Cosenza Franz Caruso che ha espresso i sentimenti del più profondo cordoglio per la scomparsa di Tommasi.

«Uomo di grande generosità, si dedicò molto al sociale. Da assessore all’Ambiente nella giunta regionale guidata da Agazio Loiero – sottolinea Franz Caruso – Diego Tommasi si distinse per una serie di iniziative a tutela dell’ecosistema e del mare, dando impulso a molteplici attività. Anche più recentemente, da Presidente di “Alleanza ecologica per l’Italia” si era molto battuto – prosegue ancora il Sindaco Franz Caruso – per l’immediata applicazione della legge cosìddetta “Salvamare” indirizzando sollecitazioni in questa direzione ai vertici della Regione Calabria, nel convincimento che la stessa legge avesse finalmente colmato un vuoto normativo che consentiva di intraprendere una nuova fase contro l’inquinamento dai rifiuti in mare, consentendo ai pescatori che li recuperavano di portarli in apposite isole ecologiche a terra, prevedendo, inoltre, a favore dei pescatori più virtuosi delle premialità. La sua vis dichiaramente ecologista, alimentata anche nel corso della sua lunga militanza all’interno della formazione politica dei Verdi, fu messa al servizio della comunità soprattutto durante gli anni in cui fu consigliere regionale e Assessore all’ambiente della Giunta Loiero. Un contributo, quello offerto da Diego Tommasi – afferma ancora Franz Caruso – proprio degli uomini e dei politici del fare e che ha portato avanti instancabilmente e con grande impegno».

Il Sindaco Franz Caruso ha, infine, indirizzato a tutti i familiari le sue condoglianze personali e quelle di tutta l’Amministrazione comunale di Palazzo dei Bruzi. (rcs)

Addio al professor Aristide Macris, studioso della grecità

Si è spento all’età di 84 anni il professor Aristide Macris nella notte fra il 19 e il 20 dicembre. Macris è sempre stato ritenuto un amico del popolo di Bova e di tutta la grecità insieme al figlio Daniele.

Studioso di Matematica all’Università di Messina nel 1959, arrivato direttamente dalla Grecia, ha poi insegnato in diversi istituti italiani prima di approdare in Calabria.

Fu politicamente impegnato nel Psiup e nel Partito comunista, fu una voce democratica contro la dittatura dei colonnelli. Come docente Macris fu fra i primi ad affrontare il tema della tossicodipendenza nelle scuole.

Macris fu anche segretario della Cgil Scuola e dei Cobas. (rrc)