IL RICORDO / Antonio Golini, insigne demografico calabrese

di GIUSEPPE DE BARTOLO

Si è spento a Roma alletà di 87 anni Antonio Golini, noto demografo di origine calabrese. Golini era nato infatti a Catanzaro nel 1937 e di queste sue origini calabresi andava molto fiero.

Si era laureato giovanissimo a Roma in Scienze statistiche ed attuariali e fresco di laurea era entrato a far parte dellentourage di Nora Federici, la più autorevole demografa del secondo dopoguerra, che era stata a sua volta allieva di Corrado Gini, il più illustre e autorevole tra gli studiosi di statistica e demografia della prima metà del Novecento, conosciuto in tutto il mondo scientifico per il suo coefficiente di Gini“ sulla distribuzione della ricchezza.

Entrato nel mondo accademico come assistente, collabora insieme al compianto Marcello Natale, altro assistente della Federici, alla terza edizione delle Lezioni di Demografia, il primo e più completo manuale di demografia del secondo dopoguerra. La Federici nella prefazione al volume li ringrazia entrambi per aver contribuito alla redazione dellopera con una accurata revisione critica del testo e con intelligenti suggerimenti”.

Quella di Golini è stata una brillante e veloce carriera accademica: giovanissimo diventa professore ordinario e successivamente, dal 1982 al 1987, Preside della Facoltà di Statistica. Ha svolto le funzioni di Presidente dellIstat per due anni ed è stato il Fondatore dellIstituto di Ricerca della Popolazione Irp, Istituto nato per promuovere i rapporti tra demografia e società, di cui è stato Presidente per molti anni. Accademico dei Lincei, Golini univa alle grandi capacità di studioso della Demografia, scienza alla quale ha apportato importanti contributi, altrettanti eccezionali doti di divulgatore dei fenomeni demografici, infatti è stato uno dei primi studiosi a denunziare allopinione pubblica le conseguenze della denatalità in Italia.

Molto noto anche a livello internazionale, ha rappresentato lItalia nella Commissione delle Nazioni Unite sulla popolazione. Antonio Golini veniva volentieri nella sua terra di origine e a questo proposito mi piace ricordare che negli anni 90, in occasione di un incontro da me promosso sul tema a lui caro dellinvecchiamento demografico, volle recarsi nella sua natia Catanzaro, utilizzando addirittura la ferrovia a scartamento ridotto che allepoca, attraverso un suggestivo territorio, collegava ancora senza interruzioni Cosenza con Catanzaro. (gdb)

[Giuseppe De Bartolo è già ordinario di Demografia all’Unical]

L’ADDIO / Nino Marazzita, il principe del Foro di Roma Capitale

di PINO NANO – Nino Marazzita era, e rimarrà per sempre credo, il vero Principe calabrese del Foro romano. Avvocato di grande tradizione, di grande spessore, di grande fascino.

Uomo intelligente, arguto, preparatissimo, e non solo in tema di diritto, che era il suo pane quotidiano, ma il suo studio era una sorta di mecca sacra, dove trovavi di tutto, grandi giornalisti, artisti famosissimi, grand commis di Stato, imprenditori magistrati e inquirenti che avevano affidato a lui le proprie disavventure professionali. 

Nino Marazzita era l’uomo che non aveva mai dubbi. Era l’avvocato che ognuno di noi sogna di poter avere nei momenti peggiori della sua vita, perché Nino riusciva sempre a trovare spazio e tempo per un sorriso e un conforto da dare a chiunque bussasse alla sua porta. Era una sorta di sacerdote confessore, a tratti psichiatra e assistente sociale, ma in questo era rimasto calabrese fino al midollo, tu arrivavi da lui e lui ti accoglieva come se tu fossi suo amico da tantissimi anni. Mai un segnale di supponenza, mai una stizza di rabbia, mai una reazione fuori dai limiti. 

Cortese, educatissimo, avvolgente e ammaliante. Quando io ho avuto il privilegio di conoscerlo per la prima volta lui era già un uomo potentissimo. Ricordo che non c’era politico di alto rango che non lo chiamasse per chiedergli un consiglio, erano gli anni di Craxi, della Milano da bere, della Roma dalle mille tentazioni, e in questo bailamme di lustrini e di potere vero, Nino Marazzita era la stella polare di quel momento. Negli anni ’80 la sua fama era travolgente, e per via delle sue infinite partecipazioni a programmi e trasmissioni televisive era diventato il legale dei vip forse più ricercato d’Italia.

Nino Marazzita aveva il senso della misura, aveva la capacità di scindere il suo lavoro dai suoi rapporti personali, e quando nel suo studio, o in Parlamento dove spesso lo si poteva incontrare, o in Cassazione dove di fatto lui viveva per lavoro, gli capitava di incontrare un palmese o un reggino, allora la sua vita si fermava.

Ti portava al bar, ti faceva una festa incredibile, rispolverava ricordi di famiglia, aneddoti di paese, la Varia, La festa di San Rocco, la piazza principale di Palmi, i bar-pasticceria che stanno di fronte al palazzo di giustizia, la Chiesa madre, i sacerdoti che l’anno animata e vissuta. Era come se in realtà la sua vita si sdoppiasse, metà a Palmi, metà a Roma, e viceversa. Era questa la vera magia della sua vita. Che aggiunta ad una eloquenza d’altri tempi, erudita e forbita, faceva di lui una sorta di Solone moderno. Che meraviglia. 

Era nato a Palmi il 2 aprile 1938 e lo studio che oggi qui a Roma, al numero 9 di Via Vincenzo Tangorra, porta il suo nome nei fatti era stato fondato negli anni ’20 a Palmi, da suo padre, l’avv. Giuseppe Marazzita, altra icona del mondo giudiziario reggino e calabrese, sindaco, consigliere provinciale, senatore della Repubblica, vice presidente dell’Istituto autonomo delle case popolari e giudice aggregato della Corte Costituzionale. Figlio d’arte, insomma, sotto tutti i profili immaginabili.

A dare la notizia della sua morte è stato suo figlio Giuseppe, avvocato come lui, sul suo profilo fb, e con questa dolcezza: «Oggi mio padre ha combattuto con la grinta di sempre l’ultima battaglia, quella che nessuno può vincere. Lascia un grande vuoto, insieme al ricordo indelebile della sua intelligenza, della sua ironia, della sua grande umanità e della sua dolcezza».

Un padre famosissimo, che era stato avvocato di parte civile nel processo per l’omicidio dello scrittore Pier Paolo Pasolini e che aveva rappresentato la famiglia di Rosaria Lopez nel processo per il massacro del Circeo. Ma era stato anche il legale di Eleonora Moro nel processo sull’omicidio di Aldo Moro. Tra i suoi assistiti – scriveva ieri l’inviato di Repubblica – «personaggi che andavano da  Jaen Paul Sartre, a Corrado Alvaro al settimanale “Il Male”, a Franco Pazienza, ex agente del Sismi, a personaggi famosi dello spettacolo, come Antonio Lubrano, Gioia Scola, Rita Dalla Chiesa, Claudio Amendola, Isabella Rossellini, o politici importanti come l’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli».

Intellettuale sofisticatissimo, giornalista e scrittore insieme, Nino Marazzita ha diretto la rivista giuridica ‘L’Eloquenza’, fondata dal prof. Giuseppe Sotgiu, di cui è stato allievo nei primi anni della professione. Ma dal 1985 al 1995 ha condotto una serie di trasmissioni radiofoniche su Radiouno, tra cui ‘Uno studio per voi’, rispondendo ai quesiti degli ascoltatori su questioni giuridiche. Ha collaborato per anni con la rivista di criminologia “Detective & Crime”, con la rivista ‘Polizia e Democrazia” e condotto per Rai Notte la rubrica televisiva ‘L’Avvocato risponde’, su Rai Due, nella quale esaminava quesiti giuridici proposti dai telespettatori. È stato, inoltre, consulente e ospite quasi fisso per “Italia: istruzioni per l’uso” su Rai Radio 1 e RaiNews, condotto da Emanuela Falcetti, mentre dal 2013 al 2019 aveva fatto parte del cast giuridico del tribunale televisivo di Canale 5 e Rete 4, ‘Forum‘ e ‘Lo Sportello di Forum’. Autore infine, insieme a Matilde Amorosi, del volume ‘L’avvocato dei diavoli: da Pietro Pacciani a Donato Bilancia: un protagonista racconta quarant’anni di crimini e misteri italiani’, edito da Rizzoli nel 2006 e in cui troverete per intero il fascino della toga che Nino Marazzita indossava in tribunale per mestiere e in televisione per svago, senza mai lasciarla neanche un solo istante della sua vita. 

Non so cosa il figlio Giuseppe e sua sorella Silvia decideranno di fare, ma lo immagino ai funerali romani avvolto per l’ultima volta nella sua vecchia toga, con questo su eterno sorriso da guascone e bohémienne d’altri tempi. (pn)

Addio a Franco Abruzzo, «un calabrese che ha dato molto prestigio alla nostra terra»

di PINO NANO – «È morto Franco Abruzzo, un calabrese che ha dato molto prestigio alla nostra terra. Giornalista giudiziario come pochi, insieme con Martinelli e Bianconi inventò questa branca della professione. Per 18 anni è stato presidente dell’Ordine della Lombardia difendendo a spada tratta i principi del nostro lavoro».

È un post di Bruno Tucci, storico inviato speciale del Corriere della Sera, che sabato pomeriggio sul mio whatsapp mi comunica la morte di Franco Abruzzo, una delle icone del giornalismo italiano, un cronista che per oltre mezzo secolo è stato per tutti noi, un mito e un esempio. 

Franco Abruzzo, per la mia generazione, era il giornalista calabrese più famoso d’Italia, ed era il cronista cosentino più caparbio, più cocciuto, più preparato e forse anche più irriverente, che lavorasse a Milano. Un numero uno, in senso assoluto, una vera e propria enciclopedia del mondo del giornalismo italiano, e soprattutto un difensore dei nostri diritti oltre ogni possibile immaginazione.

Il 3 agosto scorso aveva compiuto i suoi primi 85 anni, lucido effervescente spinoso e agguerrito come lo era quarant’anni fa.

I suoi funerali si terranno oggi, lunedì 14 aprile, alle 10 nella chiesa di San Giovanni Battista a Sesto San Giovanni, in via Umberto Fogagnolo 96. 

«Un vero grande maestro del giornalismo italiano». Detta da Bruno Tucci questa frase ha un valore doppio. Franco se ne è andato via nella giornata di sabato nella sua casa di Sesto San Giovanni, dove ormai viveva dal lontano 1967. La definizione che più amava di lui era questa: “Un giurista prestato al giornalismo”. In realtà a sua vita è quasi un romanzo. 

Era nato a Cosenza il 3 agosto 1939, e ha continuato a informarsi delle vicende della sua città natale fino all’ultimo giorno della sua vita. A 18 anni lascia Cosenza per Milano. E a Milano si laurea con 110 e lode in Scienze politiche e storiche. Giornalista professionista dal 3 febbraio 1963, inizia la professione il primo ottobre 1959 presso le redazioni calabresi dei quotidiani “Il Tempo” e il “Giornale d’Italia” per poi trasferirsi, nel 1962, a Milano, dove dal giugno 1965 al novembre 1983 lavora (come cronista giudiziario, caposervizio di cronaca giudiziaria e caposervizio al “Politico” e ai “Fatti della Vita”) a “Il Giorno“,attraversando e vivendo le stagioni di tre famosi direttori diversi, Italo Pietra, Gaetano Afeltra e Guglielmo Zucconi

Dal dicembre 1983 al marzo 2001 lavora a “Il Sole 24 Ore“, Gianni Locatelli lo vuole come capo redattore centrale, articolista e inviato. Nel luglio 1975 viene invece assunto da Eugenio Scalfari come cronista giudiziario di “la Repubblica”, incarico a cui presto però rinunciò. Nel 1978 con Walter Tobagi e Massimo Fini fonda la componente sindacale di “Stampa democratica” e tra il 1975 e il 1982 farà più volte parte del CdR de “Il Giorno”, del Consiglio e della Giunta dell’Associazione lombarda dei Giornalisti nonché del Consiglio nazionale della Fnsi. Nel novembre 2010 viene eletto consigliere dell’Associazione lombarda dei Giornalisti, e questo – ricorda Franco – a distanza di 35 anni dalla prima volta.

Franco Abruzzo è stato insomma tutto e il contrario di tutto, almeno nel mondo del giornalismo italiano. È stato consigliere dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia dal giugno 1986 al giugno 2007, e ne è stato soprattutto lo “storico” presidente, per oltre 18 anni ininterrotti, passando indenne per sette elezioni diverse, dal 15 maggio 1989 al 7 giugno 2007. Nel maggio 2010 viene eletto per l’ottava volta consigliere dell’Ordine di Milano.  

Dall’ottobre 1986 al maggio 2007 diventa direttore di “Tabloid“, mensile dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, ma dal maggio 1989 al maggio 1991 è stato anche autorevole e carismatico presidente dell’Associazione “Walter Tobagi” per la Formazione al Giornalismo, l’ente senza scopo di lucro che gestisce l’Istituto “Carlo De Martino” per la Formazione al Giornalismo, meglio noto come “Scuola di giornalismo” di Milano.

Come saggista lascia alle nuove generazioni il segno di uno straordinario lavoro professionale: Il giornalista, la legge e l’esame di Stato, edito dall’Associazione “Walter Tobagi” per la Formazione al Giornalismo, Milano 1990, pag. 640; Guida del giornalista, editore Il Sole 24 Ore Libri, Milano 1992, pag. 900; Codice dell’informazione e della comunicazione, editore il Centro di Documentazione Giornalistica. Alle spalle Franco Abruzzo oggi ci lascia anche una lunga scia di avvenimenti eventi impegni e iniziative che segnano profondamente la storia del mondo della comunicazione italiana moderna. Grazie Maestro.

Alla moglie moglie Diana e alle figlie Vittoria e Anna Maria il cordoglio di tutti noi. (pn)

L’ADDIO / Michele Traversa, se ne va un uomo buono

di PINO NANOSi svolgeranno oggi a Catanzaro, domenica 13 aprile, alle ore 16 nella Chiesa dell’Immacolata a Catanzaro, i funerali di Michele Traversa.

Aveva 77 anni e una passione indomabile per la politica. 

Michele Traversa è la storia della città di Catanzaro. È la storia della destra in Calabria. È la storia – non ho dubbi – di uno dei grandi protagonisti della storia politica regionale. 

Michele è la storia della politica di una volta, quando la politica si faceva casa per casa, quartiere per quartiere, strada per strada, sempre ed eternamente al servizio degli altri. Credo che per tutta la sua vita lui abbia sempre pensato agli altri, a risolvere i piccoli problemi della sua comunità, e a costruire la grande città metropolitana di Catanzaro, e lo ha fatto da sindaco, da parlamentare, da presidente della provincia, da semplice sindacalista agli inizi della sua carriera politica.

Michele era così legato alla sua città che una delle sue battaglie politiche più complesse lui la giocò con la Rai. Lui voleva a tutti i costi che Catanzaro avesse una sede decentrata della Rai, e si spese come non mai per realizzare questo suo sogno. Regalò alla Rai una sede al piano terra del palazzo della Provincia, ma i tempi forse non erano ancora maturi perché quella struttura decollasse come lui sperava che fosse.

Io allora ero Caporedattore della Rai in Calabria e ricordo le mille telefonate che mi faceva perché Catanzaro fosse tutti i giorni in televisione. Sembrava il sogno di un bambino, ma lui ci credeva tantissimo.

Era mio grande amico. Gli volevo bene, proprio per questa sua semplicità disarmante nei rapporti con gli altri, per questa sua immensa umanità, per questo suo modo di accoglierti e raccontarti della sua vita. La gente per strada lo fermava e lo chiamava per nome, per la città di Catanzaro lui non è mai stato né “onorevole”, né “presidente”. Era Michele e basta.

Esponente di primo piano del Movimento sociale italiano, era nato a Botricello il 26 aprile del1948, incomincia come sindacalista alla Cisnal e all’Ugl, e poi diventa sindaco di Catanzaro, presidente della Provincia, consigliere e assessore regionale, deputato. 

Quasi superbo il ricordo che ne fa oggi il sindaco della città Nicola Fiorita.

«Mi inchino, commosso, davanti alla figura di Michele Traversa che è stato un grande sindaco, ma soprattutto un Catanzarese vero, animato da un amore sconfinato per la nostra città che ha servito con entusiasmo e onore. È stato un uomo delle istituzioni che ha onorato con la sua politica del fare, da consigliere e assessore regionale, da presidente della Provincia, da deputato e poi da primo cittadino. La diversa appartenenza politica non mi ha mai impedito di coltivare con lui un bellissimo rapporto personale e di riconoscerne i grandissimi meriti, l’onestà, la trasparenza, la capacità di realizzare gli impegni assunti con gli elettori e i cittadini». 

Ha ragione il sindaco Fiorita: «Michele Trraversa ci lascia opere ormai identitarie, la sua più bella creatura, il Parco della Biodiversità Mediterranea. Ma anche il Marca, il Musmi, il circolo ippico e tantissime altre strutture pubbliche che arricchiscono la nostra Catanzaro. La città di Catanzaro gli sarà per sempre grata e mi impegno fin d’ora a individuare le forme più opportune per tenere vivo il ricordo della sua straordinaria esperienza».

Per Maurizio Gasparri, presidente dei Senatori di Forza Italia, «Michele Traversa era un uomo generoso e di cristallina onestà ha ricoperto tanti incarichi, distinguendosi per operosità e capacità di ascolto. Presidente della Provincia di Catanzaro, assessore regionale, sindaco, deputato, dirigente politico e sindacale, ha creato lavoro, ospedali, università, alberghi, parchi, classi dirigenti, amicizia». 

«Uomo del fare – lo definisce Gasparri – che ha raggiunto molti traguardi, ma avrebbe meritato ancora di più. Ne ho apprezzato l’affetto, la lealtà e il sostegno in lunghi anni di militanza e di presenza sul territorio. L’ho visto impegnato su mille fronti, ma lo ricordo in particolare, con commozione, impegnato fisicamente nella realizzazione del parco delle biodiversità di Catanzaro, città che gli deve molto. E quel parco dovrebbe essere dedicato a lui, a un uomo perbene, che ha dato tanto a tutti noi e al quale avremmo dovuto dire e dare molto di più».

Ma mentre scriviamo le agenzie continuano a battere dichiarazioni su dichiarazioni, messaggi e testimonianze di cordoglio di tutto il mondo politico al leader calabrese. Da desta a sinistra. 

Questa vuol dire che era un uomo buono, e che la sua saggezza prevaleva sempre sul gioco contrapposto delle fazioni politiche. (pn)

Mirko Onofrio è il nuovo direttore del Roccella Jazz Festival

«È con grande emozione e onore che annuncio la mia nomina a Direttore Artistico del Festival Jazz di Roccella Jonica per i prossimi tre anni». È quanto ha annunciato Mirko Onofrio, nominato dal Comune di Roccella Jonica, guidata dal sindaco Vittorio Zito, direttore artistico del Festival Internazionale del Jazz “Rumori Mediterranei” di Roccella Jonica per il triennio 2025-2027.

«Un ruolo che affronto con impegno, passione e la consapevolezza dell’importanza storica di questa manifestazione, che ogni anno regala alla nostra comunità e al pubblico un’esperienza unica, ricca di arte, musica e cultura», ha detto Onofrio, la cui nomina «rappresenta, quindi – viene spiegato in una nota dell’Amministrazione comunale di Roccella – un ponte nel segno della continuità tra la tradizione del Festival e le nuove prospettive artistiche, in un’ottica evolutiva che guarda al futuro con ambizione e che mira ad avviare una nuova stagione per il Festival, senza tradire l’identità che lo ha reso un appuntamento imperdibile per gli appassionati di jazz».

«Nelle intenzioni del suo fondatore Sisinio Zito e di chi ne ha proseguito l’opera, Rumori Mediterranei è nato con una forte intenzionalità politica, quella di far uscire un territorio marginale come la Locride dall’isolamento culturale al quale era stato a lungo condannato», ha detto il sindaco Zito, aggiungendo come «e se nonostante le enormi difficoltà incontrate nei suoi 45 anni di vita, la storia del Festival ci dice che questa sfida è stata vinta, la triste cronaca ha affidato a noi il compito di gestire un momento di particolare delicatezza».

«Al termine dello scorso anno, ci ha prematuramente ed improvvisamente lasciati il prof. Vincenzo Staiano, profondo conoscitore della cultura jazzistica internazionale – ha ricordato il primo cittadino – che ha avuto un ruolo di primo piano nella nascita della manifestazione ed ha assunto fin dall’inizio la direzione artistica delle edizioni organizzate direttamente dal nostro Ente».

«E, con la scomparsa del prof. Staiano, Roccella ha perso l’ultimo dei protagonisti di quella straordinaria epopea che ha visto nascere ed affermarsi Rumori Mediterranei. Per tali ragioni – ha proseguito il sindaco – l’Amministrazione Comunale ha dovuto pensare e strutturare forme nuove di gestione della manifestazione capaci di farla proseguire sul solco tracciato, garantendo al contempo spazi nuovi di crescita e sviluppo».

«La scelta di affidare a Mirko Onofrio la direzione artistica della manifestazione per il prossimo triennio si fonda su alcuni criteri guida che ci siamo dati. Il primo – ha spiegato – è stato quello di sondare le disponibilità di musicisti ed esperti che godevano della piena stima e fiducia del prof. Staiano, e che egli stesso avrebbe voluto valorizzare all’interno della manifestazione».

«Poi, chiedere la disponibilità a sposare la linea di fondo del Festival – ha continuato Zito – preservandone la natura costitutiva che non restituisce una semplice kermesse di ensemble o musicisti che è possibile ascoltare dovunque, ma un’oasi di creatività e sperimentazione che dia spazio ai giovani talenti del Mediterraneo».

«Infine – ha concluso Vittorio Zito – abbiamo voluto condividere una tensione etica che guarda alla direzione del Festival come un impegno appassionato e non come un mero incarico artistico. Mirko Onofrio ha tutte queste caratteristiche e per questo lo ringrazio di cuore per aver voluto accettare l’incarico. Sono certo che con il bagaglio della sua esperienza e la forza del suo entusiasmo saprà traghettare “Rumori Mediterranei” nel futuro, creando nuove connessioni tra il jazz e altri linguaggi musicali che contribuiranno a scrivere un nuovo importante capitolo nella storia della manifestazione e a mantenerne intatta l’identità».

«Il Festival Jazz di Roccella Jonica – ha ricordato Onofrio – è un appuntamento di rilevanza internazionale, che nel corso degli anni ha saputo affermarsi come uno dei principali eventi del panorama jazzistico. Sono entusiasta di poter contribuire, con nuove idee e una visione sempre più aperta alle sfide e alle innovazioni artistiche, alla crescita e al rafforzamento della tradizione di questo festival. Desidero esprimere un sentito ringraziamento all’Amministrazione Comunale di Roccella per la fiducia accordatami».

«Con il cuore pieno di entusiasmo – ha proseguito – sono pronto a lavorare insieme a tutti coloro che rendono possibile questo festival, con l’obiettivo di offrire un’edizione 2025, che si svolgerà dal 23 al 31 agosto, che possa rimanere nella memoria di tutti. Mi aspetto che questa nuova edizione rappresenti un momento di grande partecipazione, unendo il meglio della scena jazz mondiale con il calore e l’accoglienza della nostra terra».

«Vi invito, quindi – ha concluso – a non mancare a questa nuova ed emozionante edizione del Festival Jazz di Roccella Jonica, che promette di essere straordinaria, come la tradizione del nostro festival impone».

Sassofonista, flautista e clarinettista, musicista poliedrico e innovativo, Mirko Onofrio è anche un talentuoso compositore, arrangiatore e docente di musica che ha saputo distinguersi nel panorama musicale italiano e internazionale per la sua capacità di spaziare tra generi musicali diversi, pur mantenendo un forte legame con il jazz e la sperimentazione sonora.

Componente stabile della Brunori Sas dal 2009, con il cantautore calabrese ha curato numerosi progetti, come la rielaborazione dell’album “Come è profondo il mare” di Lucio Dalla per lo Sky Arte Festival di Palermo nel 2018, e ha realizzato gli arrangiamenti dell’album “L’albero delle noci”, che contiene l’omonimo brano classificatosi sul podio dell’ultima edizione del Festival di Sanremo. Proprio grazie alla sua versatilità e alla sua creatività Mirko Onofrio ha collaborato con Manuel Agnelli, Rodrigo D’Erasmo, Roberto Angelini, Giuliano Sangiorgi, Calibro 35, Dente, Serena Brancale, Colapesce, Marina Rei, Cristina Donà e Roy Paci. La sua attività di ricerca, poi, lo ha portato a pubblicare lavori di rilievo, tra cui “Molje: Leon in Jazz” e “Carla Bley: la ragazza che urlò champagne”, editi da Le Pecore Nere/Il Fonicottero.

Oltre alla carriera da musicista, Onofrio si dedica con passione all’insegnamento ed ha maturato una significativa esperienza nella direzione artistica di importanti rassegne musicali.  Nel 2007, fu proprio Mirko Onofrio a ricevere il premio come “Miglior giovane talento” al Festival Jazz “Rumori Mediterranei” di Roccella Jonica, segnando l’inizio di un percorso artistico di successo ed un legame con il Festival che non si è mai interrotto. (rrc)

 

La reggina Grazia Gioé premiata dall’Accademia Internazionale Amici della Sapienza

Prestigioso riconoscimento per la reggina Grazia Gioè, che è è stata fra le personalità insignite dall’Accademia Internazionale Amici della Sapienza, del prestigioso Premio che ogni anno, l’Accademia riconosce ai “Benemeriti dell’Arte, della Scienza, della Cultura, del Turismo e della Solidarietà” che si sono distinti nel panorama nazionale ed internazionale per la loro attività.  La cerimonia di consegna dei Premi, che si è svolta a Messina, è stata tenuta nel Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca.

Grazia Gioè, urbanista ed economista, è stata scelta per essere stata negli anni un esempio di intelligenza scientifica e pioneristica, oltre ad essere di fatto,  la prima donna calabrese ad essersi laureata in Urbanistica, ha al suo attivo una prestigiosa formazione e attività accademica, sia di ricerca che professionale di livello internazionale, svolta fra Italia e Stati Uniti, sia presso la Northeastern University di Boston che al MIT di Cambridge, da sempre considerato la migliore Università al mondo. Infine, il prestigioso riconoscimento ha inteso anche evidenziare, l’impegno che la dottoressa Gioè attraverso la sua attività di ricerca e studio, persegue per lo sviluppo dell’empowerment femminile con la diffusione delle discipline STEM, delle quali ella stessa ne è un esempio. (rrm)

L’ADDIO / Lucio Villari, grande studioso dell’età contemporanea

Cordoglio, in Calabria, per la scomparsa di Lucio Villari, uno dei maggiori studiosi italiani di storia moderna e contemporanea.

Nato il 26 agosto 1933 a Bagnara Calabra, nella provincia di Reggio Calabria, Villari è stato professore di storia contemporanea presso l’Università degli Studi Roma Tre. Ha scritto numerosi saggi sulla storia dal Settecento al Novecento, in particolare sulle idee e sulla vita sociale. Ha collaborato con Rai Storia con alcuni quotidiani, soprattutto con ‘La Repubblica’. Tra i suoi numerosi libri ‘La roulette del capitalismo’; ‘Romanticismo e tempo dell’industria’; ‘Niccolò Machiavelli’; ‘L’insonnia del Novecento’ e ‘America amara. Storie e miti a stelle e strisce’.

«La Calabria piange la scomparsa di Lucio Villari, uno dei suoi figli più illustri», ha detto il presidente della Regione, RobertoOcchiuto.

«Grande intellettuale, studioso rigoroso e profondo, Villari ha dedicato la sua vita all’insegnamento della storia contemporanea, diventando un punto di riferimento assoluto per tanti giovani e per diverse generazioni di storici», ha aggiunto, ricordando come Villari
«ha sempre conservato un forte legame con la sua terra d’origine».

«Ma la sua voce, la sua passione per la storia, sono arrivate ovunque. I suoi studi hanno attraversato l’economia, la politica e la società, segnati sempre da una forte passione per la democrazia e per l’etica, con un’attenzione mirata, negli ultimi anni, anche alla difesa di temi sociali – ha concluso –. Dalla Giunta regionale della Calabria giunga alla sua famiglia un sentimento di cordoglio e sincera vicinanza».

«Esprimo i sentimenti di cordoglio e vicinanza del Consiglio regionale alla famiglia dello storico Lucio Villari, figura illustre della Calabria che ha dedicato la sua vita all’insegnamento della storia contemporanea, diventando un prezioso punto di riferimento per tutti coloro che hanno studiato ed apprezzato i suoi testi», ha detto Filippo Mancuso, presidente del Consiglio regionale.

«Il Partito democratico della Calabria esprime profondo cordoglio per la scomparsa di Lucio Villari, storico di rara sensibilità e intellettuale di grande rilievo». È quanto affermano, in una nota, i dem calabresi, che sottolineano: «Il professore Villari ha saputo condurre una ricerca sempre attenta alle dinamiche della modernità e ha dato un contributo molto significativo alla comprensione della storia italiana ed europea».

«Nativo di Bagnara Calabra, lo storico – ricorda il senatore Nicola Irto, segretario del Pd Calabria – ha nel tempo conservato un legame forte con la nostra terra, portandone con sé la ricchezza culturale e la capacità di interpretare il passato con sguardo lucido e aperto. Con la sua attività accademica e divulgativa, ha formato generazioni di studiosi e cittadini e, ancora oggi, i suoi libri rimangono strumenti fondamentali per comprendere il presente e per guardare al futuro attraverso la memoria storica».

«Con la scomparsa di Lucio Villari, il mondo della cultura perde una voce autorevole e il nostro Paese un pensatore di primo piano in grado di raccontare la storia con passione e rigore autentici. Alla famiglia – conclude la nota del Pd Calabria – rivolgiamo le più sincere condoglianze da parte della comunità democratica calabrese». (rrm)

L’ADDIO / Pasquale Laurito, il decano della stampa parlamentare

di FILIPPO VELTRIÈ  morto la scorsa notte a Roma, all’età di 97 anni, Pasquale Laurito, il decano della stampa parlamentare.

A fine anni ’70 diede vita alla Velina Rossa, foglio di notizie ufficiose nato su impulso di Tonino Tatò, il capo segreteria di Enrico Berlinguer, che oggi sarebbe una ‘newsletter’ quotidiana, foglio di informazioni parlamentari dedicato a raccontare scena e retroscena del Pci e della sinistra. Il contraltare della Velina bianca di Vittorio Orefice, l’altrettanto celebre nota quotidiana – allora dattiloscritta, entrambe rigorosamente dettate, poi inviate per fax, in tempi in cui Internet e smartphone erano di là da venire – che dava invece conto delle vicende della Dc e della maggioranza di governo.   

Laurito aveva cominciato nel 1947, per seguire i lavori dell’Assemblea costituente, cronista ventenne della “Democrazia del Lavoro”, giornale di matrice socialdemocratica, diretto da un amico di famiglia, il senatore calabrese Enrico Molè. Pasquale veniva infatti da Lungro, nel cosentino, sede dell’Eparchia albanese di rito cattolico, arbëreshë, figlio di un medico socialista nenniano, Giosafat.

«Io ero l’unico comunista in famiglia, presi la tessera a 17 anni e 8 mesi. Ma sono stato battezzato per volontà di mia madre Emma. E sono rimasto cattolico e comunista. Mi sono fatto le ossa in politica accanto ai lavoratori della Società operaia di Lungro, i salinari, che andavano giù in miniera per duemila gradini a buscarsi il pane. Coi giovani del paese mettemmo su un circolo del partito con 200 iscritti, avevamo anche la sezione femminile. La sera facevamo scuola per insegnare a leggere e scrivere. E avevamo un giornale, “La riscossa”, che affiggevamo ai muri del paese…».

All’alba dei vent’anni il bivio: continuare con l’attività politica o provare col giornalismo? “Grazie a Molè potevo seguire i lavori della Costituente. Palmiro Togliatti, Nenni, Saragat, Benedetto Croce… erano nomi che avevo seguito alla radio. A 20 anni a fare il resoconto dei lavori parlamentari. E chi se lo poteva immaginare? (fv)

L’ADDIO / Nunzio Lacquaniti, un fine intellettuale e un galantuomo

di BRUNELLA GIACOBBE – Da più parti politiche si sono espressi in ricordo di Nunzio Lacquaniti, i cui funerali si terranno oggi lunedì 27 gennaio alle 15 presso la chiesa di San Giovanni a Catanzaro.

Originario di Palmi, ha fatto del suo amore per Catanzaro un motivo di orgoglio per i cittadini tutti.
Si è spento a causa di una lunga malattia che è degenerata negli anni, ma non è mai stato lasciato solo dal figlio Luigi Lacquaniti, che da sempre ha vissuto con lui e che di lui si è sempre occupato come fosse lui “un padre”. Quindi oltre al professionista e all’intellettuale, è la dimensione più umana che ci preme sottolineare, una dimensione talmente grande e coinvolgente che lo ha fatto amare e accudire per anni dall’immenso amore del figlio, non senza rinunce e sacrifici, consentendo al grande uomo di lasciare questa vita terrena con serenità e circondato dall’affetto del suo “bambino” ormai grande.
Oltre al sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita: «É stato anche un fine intellettuale, che si è speso nel mondo dell’associazionismo lasciando tracce tangibili nel capoluogo e non solo. Insomma, un cittadino a tutto tondo, di cui oggi onoriamo la memoria e piangiamo la scomparsa», e all’onorevole Wanda Ferro: «Un galantuomo nel senso più pieno del termine, brillante e ironico, capace di arricchire chiunque avesse il privilegio di incontrarlo. Ha amato Catanzaro con una passione viscerale, diventando per scelta e sentimento più catanzarese di tanti altri, senza mai dimenticare il legame profondo con la sua amata Palmi».
Molti altri personaggi pubblici e non si sono uniti al cordoglio, diversi tra loro per orientamento politico e pensiero, ma uniti nella constatazione che un grande uomo resterà sempre universalmente riconosciuto come un grande uomo. (bg)

L’ADDIO / Vincenzo Carbone, lo scienziato che predicava la fede

di PINO NANOSi celebrano questa mattina nella Chiesa di San Paolo Apostolo  – la parrocchia dei Padri Dehoniani di Rende – i funerali del prof. Vincenzo Carbone, Professore Ordinario di Fisica del sistema terra e del mezzo circumterrestre, uno dei punti di riferimento assoluti della ricerca all’Università della Calabria nel campo della geofisica. Ma già il giorno della sua laurea – naturalmente in fisica e naturalmente con 110 e lode, era il 15 aprile 1982 – il professore che gli fece da relatore gli aveva anticipato che la sua vita sarebbe rimasta legata per sempre alle colline di Arcavacata. Così poi è stato.

Di Vincenzo Falcone ho un ricordo tenerissimo e del tutto personale, lo incontravo la domenica in Chiesa a Rende e lui tutto sembrava tranne che lo scienziato che in realtà era. Un uomo di una modestia senza pari, di una semplicità quasi disarmante, sembrava fosse rimasto studente-forever, e soprattutto un testimone del nostro tempo attentissimo e scrupoloso verso tutto e verso tutti, con questa sua capacità e disponibilità all’ascolto e alla preghiera che facevano di lui uno degli intellettuali cattolici più seguiti e più rispettati del campus. Forse anche tra i più amati dagli studenti. 

I suoi figli e sua moglie ne vadano fieri, perché il ricordo che lui lascia nelle varie generazioni di studenti che hanno attraversato il campus è il ricordo di una persona perbene, pulita, trasparente, e soprattutto libera da tutto e da tutti. Mai asservito a nessuno, mai schiavo del sistema, lontano anni luce dal potere delle lobby, mai in ginocchio. Lui era parte integrante del Campus, pur non volendolo essere, e non a caso nel 2015 diventa Membro del Senato Accademico, Direttore del Dipartimento di Fisica, e Delegato del Rettore a Coordinatore del Presidio di Qualità di Ateneo. Un’autorità accademica in tutti i sensi, e di primissimo ordine. 

Di lui rimangono oggi oltre 200 lavori pubblicati e in corso di stampa su libri e riviste internazionali, almeno 35 lavori pubblicati su atti di congresso con Referenze internazionali, ed oltre 100 Comunicazioni a Congressi Nazionali e Internazionali. È il 2011 quando viene chiamato a guidare come Responsabile scientifico il progetto Marie Curie dal titolo Cascade rates of magnetohydrodynamic turbulence in the solar wind, e dal 2009 al 2014 diventa Valutatore esterno dei Programmi della NASA: Heliophysics Guest Investigators (2009), Heliophysics Theory (2010), Heliophysics Supporting Research (2013), Heliophysics Living with a Star (2014).

Tutto questo suo lavoro tra il Campus e il resto del mondo non gli impediva però di seguire direttamente i suoi studenti, relatore di 17 tesi di laurea in Fisica per il vecchio ordinamento, di 24 tesi per il corso di laurea triennale in fisica, di 11 tesi per il corso di laurea specialistico in fisica e di ben 13 tesi di Dottorato di Ricerca in Fisica. La sua perdita -sottolinea una nota ufficiale del Dipartimento di Fisica dell’Università della Calabria “rappresenta un dolore immenso per tutta la comunità accademica, non solo per il suo inestimabile contributo scientifico ma soprattutto per il suo ruolo centrale come guida e ispirazione per generazioni di studenti e colleghi. La comunità accademica perde oggi non solo uno scienziato eccezionale, ma anche un uomo di grande umanità e integrità. Il suo ricordo resterà indelebile nei cuori di tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e lavorare al suo fianco”.

Il prof. Vincenzo Carbone-precisa invece la nota ufficiale dell’Unical- “è stato una figura di spicco nel campo della fisica dei plasmi e dei sistemi complessi, riconosciuto a livello internazionale per i suoi studi pionieristici sul vento solare, lo space weather, la turbolenza e i sistemi complessi. Nel corso della sua illustre carriera, ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui la Medaglia Lewis Fry Richardson, un prestigiosissimo premio assegnato dall’European Geosciences Union (EGU) “a studiosi di fama internazionale per i contributi eccezionali nel campo della geofisica non lineare”.

L’EGU aveva sottolineato proprio in questi giorni “l’apporto innovativo del professore Carbone nella fisica dei plasmi spaziali, nello Space Weather, nei cambiamenti climatici e nella fisica dei sistemi complessi. I suoi studi pionieristici hanno tracciato nuove direzioni di ricerca, con importanti ricadute nella comprensione di fenomeni complessi che caratterizzano sia l’ambiente terrestre che quello spaziale”. 

Il conferimento ufficiale della ‘medaglia allo scienziato paolano sarebbe dovuto avvenire durante la prossima Assemblea Generale dell’EGU, in programma a Vienna dal 27 aprile al 2 maggio 2025. Spero davvero che ora ci vada la moglie, Maria Carmela Diana, insieme ai suoi figli, Francesco e Lucia, a ritirare il Premio, perché è anche questo il modo per tenere viva la fiamma del ricordo di chi come lui ha dedicato tutta la sua vita alla ricerca e alla comprensione dei mille segreti del pianeta.

Ma c’è ancora di più. Oltre al suo straordinario impegno scientifico, il Professor Carbone si è distinto per il suo spirito collaborativo, la sua dedizione alla formazione, e il suo profondo senso di umanità.

«Come docente e ricercatore – raccontano i suoi colleghi di Dipartimento – ha sempre creduto nel valore della conoscenza condivisa e ha ispirato innumerevoli studenti a intraprendere percorsi di studio e ricerca con passione e curiosità».

Vincenzo Carbone – lo ricorda così invece Giampiero Brunetti – «esempio perseguibile per le nuove generazioni, ha dimostrato, con impegno certosino, che si può fare tanto, anche da qui. Basta volerlo. La sua storia è una traccia per tutti. Ecco perché la Calabria perde un figlio illustre: un uomo che ha dimostrato, con determinazione e passione, come si può essere a servizio del bene comune da ogni ambito e luogo ciascuno operi. La sua storia, tra ricerca e conoscenza, resta un dono prezioso di Dio per le future generazioni come lo è l’uno per l’altro quotidianamente. È quanto – per altro – ha dedicato per comprendere cosa sostanzia lo spazio e cosa suscita l’apprendimento della geofisica utilizzando quella curiosità effervescente che lo connotava e lo faceva essere particolare».

«La sua eredità scientifica e umana resta, così, come dono prezioso, misterioso e affascinante per i tanti e per gli amici che lo hanno avuto a fianco – anche per un attimo – in quella semplicità, discrezione ed umiltà giocose, impastate con un pizzico di rigore da studioso che lo rendevano unico come ciascuno lo è, tra carattere e temperamento, per i talenti ricevuti». La cosa che più ci deve in qualche modo confortare invece è che da oggi Vincenzo sarà molto più vicino al mondo dello spazio che, prima di sentirsi male  –un malore improvviso di notte nella sua casa- studiava e osservava dai laboratori del suo Dipartimento. Che amava più di ogni altra cosa al mondo. Buon Viaggio professore. (pn)