Al liceo Pertini-Santoni di Crotone si celebra il Giorno del Ricordo. Grande emozione tra gli studenti delle classi quinte del Pertini–Santoni che hanno accolto presso la loro scuola, insieme ai loro docenti, il prof. Claudio Perri, profugo di prima generazione dell’esodo giuliano dalmata, per ascoltarne il racconto, venato di grande tristezza, sulle vicende di quei terribili anni postbellici in cui la propria famiglia e tante altre famiglie furono costrette ad abbandonare la terra in cui avevano vissuto da sempre per trovare rifugio in Italia e sfuggire alle violenza cieca e alle barbarie dei partigiani titini.
L’incontro, introdotto e moderato dai proff. Elisabetta Barbuto e Roberto Rossitti che hanno anche portato i saluti della dirigente, dott.ssa Annamaria Maltese, nonché dalle referenti del progetto, proff. Stefania Barbuto e Annamaria Nudo, ha ripercorso le vicende storiche e i giorni di terrore che precedettero e seguirono il drammatico esodo.
Coloro che riuscirono a fuggire, che trovarono riparo in Italia, si lasciarono dietro le spalle l’orrore delle foibe che avrebbero potuto inghiottire anche loro come tante donne, tanti uomini, bambini, anziani spariti nel nulla e i cui miseri resti, dopo qualche anno, furono restituiti alla luce del sole dalle cavità carsiche in cui erano stati precipitati con modalità agghiaccianti.
Furono forse più fortunati coloro che riuscirono a fuggire? Sicuramente salvarono la loro vita e quella dei loro cari, ma parlare di fortuna non sembra davvero appropriato. Il prof. Perri, con voce a tratti rotta dall’emozione nel ricordare le vicissitudini della propria famiglia, di tanti amici e parenti e di tutti coloro che vissero la tragedia dell’esodo, è riuscito a tramettere al giovanissimo uditorio il dolore dell’abbandono della propria casa, delle proprie radici, della propria attività con la speranza di andare incontro ad un futuro diverso e migliore. Speranza che si infranse miseramente contro un muro di diffidenza e indifferenza che venne riservato agli esuli visti non già come italiani, ma come stranieri nella loro terra. Fuggiti come nemici e accolti come nemici, quante difficoltà dovettero affrontare per ricostruire una vita dignitosa…
Il dolore di tutta quella gente è ancora palpabile concretamente a Trieste nel Magazzino 18 del porto, oggi un museo dell’esodo giuliano dalmata, ove sono raccolti e ammassati tutti gli arredi, gli utensili, le fotografie, gli oggetti più cari che gli esuli dovettero abbandonare nella loro fuga verso la libertà e la salvezza e costituisce una testimonianza di una tragica vicenda per tanto , troppo, tempo, ignorata dalla storia del nostro paese. Solo nel 2004, infatti, dopo oltre mezzo secolo, il Parlamento italiano istituì il 10 febbraio come Giorno del Ricordo delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata.
«A distanza di due settimane dal 27 gennaio, Giornata della Memoria, ci ritroviamo per ricordare un’altra tragedia che scuote la coscienza di tutti. Possibile che l’Umanità non riesca proprio ad imparare dal passato? Possibile che si continuino a costruire barriere tra gli uomini e non ad abbatterle ? Tra qualche giorno ricorrerà il primo anniversario della strage di Cutro ed il pensiero vola a tutti coloro che nel mondo tendono una mano per essere aiutati e si sentono respinti nel buio più nero e profondo come quello delle grotte carsiche o del mare che hanno soffocato per sempre la vita di tanti innocenti». Così ha commentato, al termine dell’incontro, una studentessa del Pertini–Santoni mentre ancora l’emozione scuoteva gli animi di tutti e più di qualcuno ricacciava indietro furtivamente una lacrima, silenziosa testimone della sensibilità dei nostri giovani studenti. (rkr)