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De Bartolo (Idm): Istituzioni facciano fronte comune per i tirocinanti calabresi

De Bartolo (Idm): Istituzioni facciano fronte comune per i tirocinanti calabresi

Emilio De Bartolo, segretario regionale di Italia del Meridione, ha rivolto un appello affinché le istituzioni facciano fronte comune per i 4 mila tirocinanti calabresi.

«Recentemente – ha spiegato – il Parlamento nazionale ha approvato un emendamento in cui si parla finalmente di contrattualizzazione, ma la beffa è che si lega la contrattualizzazione all’espletamento di un concorso in cui ci sia una riserva del 50% dei posti disponibili. Ciò significa, nei fatti, impedire la contrattualizzazione, dal momento che gli Enti che dovrebbero espletare i concorsi, per come stanno oggi le cose, incontrerebbero difficoltà quasi insormontabili dal punto di vista finanziario a espletare le procedure concorsuali».

«In tantissimi Comuni della Calabria –  ha proseguito – queste persone svolgono compiti essenziali per il buon funzionamento degli enti e spesso sostituiscono persino i Dirigenti nello svolgimento del loro lavoro. Privare i Comuni e gli altri Enti dell’apporto di questi tirocinanti ormai storici significherebbe abbassare il livello dei servizi erogati ai cittadini».
«Italia del Meridione in passato – ha ricordato – è già intervenuta rispetto a questa vicenda, ma adesso si tratta di continuare dando seguito concreto a tutte le buone intenzioni espresse e ascoltando il grido di dolore di tanti padri di famiglia e di tanti Sindaci che senza queste figure avrebbero serie difficoltà a mandare avanti la macchina comunale.  Vanno bene le proroghe, per carità, ma non si può procedere però di proroga in proroga. Oltretutto, continuando in questo modo, in regime di proroga, le retribuzioni, come sanno bene i tirocinanti, avvengono ogni tre mesi e non si consente loro di versare i contributi. Si deve allora trovare finalmente una soluzione definitiva e strutturale. Per quanto ci riguarda, come Partito, stiamo già organizzando una o più giornate di mobilitazione pubblica perché questa è una questione troppo importante, che interessa non solo quattromila famiglie calabresi (e anche solo per questo varrebbe la pena di mobilitarsi), ma anche, appunto, il buon funzionamento di tanti Comuni e di tanti enti che senza questi tirocinanti, ormai divenuti insostituibili, sarebbero letteralmente bloccati e non riuscirebbero a erogare servizi essenziali per i cittadini». (rcs)