di PINO NANO – In anteprima nazionale domenica prossima presso il Santuario del SS. Ecce Homo di Mesoraca il lancio del film che racconta una delle realtà più iconiche della storia della pietà popolare in Calabria, molto più di un semplice evento cinematografico.
«Raccontare la storia dell’Ecce Homo di Mesoraca è stato un viaggio emozionante e profondo – dice il regista Ettore Bonanno –. Questo documentario è nato dal desiderio di condividere non solo la storia e la bellezza artistica della statua, ma soprattutto l’anima di un luogo e delle persone che vi trovano conforto, fede e speranza. Spero che ogni spettatore possa percepire la stessa intensità e devozione che abbiamo vissuto durante la realizzazione di questo progetto».
Mesoraca. Siamo in Calabria. La bellezza di un luogo – dice ancora Ettore Bonanno – non si misura solo nella maestosità dei suoi paesaggi o nell’antichità delle sue strutture, ma anche nella profondità della fede che per secoli ha tenuto unite le sue comunità.
«Questo è il caso di Mesoraca, un borgo calabrese che custodisce un tesoro di immenso valore spirituale: la sacra effige del SS. Ecce Homo». E ora, questa storia ricca di spiritualità, speranza e tradizione prende vita nel docufilm “Ecce Homo”, realizzato da Emira Digitale e Fili Meridiani e diretto dallo stesso Ettore Bonanno.
Padre Francesco Bramuglia, custode del Santuario SS. Ecce Homo ci ricorda che «il Santuario è molto più di un edificio; è un luogo dove la fede si trasforma in vita, dove le persone trovano la forza per affrontare le difficoltà e rinascere. Il docufilm di Emira Digital e Fili Meridiani riesce a trasmettere questa essenza con un’accuratezza e un rispetto profondi. Siamo onorati di ospitare l’anteprima di un’opera che racchiude il cuore della nostra comunità e della nostra fede».
L’anteprima nazionale, dunque, in programma domenica 24 alle ore 19 presso il Santuario del SS. Ecce Homo, rappresenta molto più di un semplice evento cinematografico: è un ritorno alle radici, un momento di raccoglimento collettivo, un tributo al senso di appartenenza che ha animato generazioni di mesorachesi e fedeli provenienti da tutto il mondo. Un viaggio nella fede e nella tradizione calabrese.
Il docufilm ci porta indietro nel tempo, al 1630, anno in cui Fra Umile da Petralia, scultore di straordinario talento, realizzò la celebre statua dell’Ecce Homo. Rappresentante Gesù nel drammatico momento in cui è presentato al popolo da Pilato, la scultura di legno è diventata simbolo di sofferenza e di speranza, un oggetto di venerazione che è sopravvissuto ai secoli come testimone silente di fede incrollabile.
“Ecce Homo” non si limita a raccontare la storia dell’opera e del santuario; esplora anche le celebrazioni settennali che richiamano fedeli da ogni angolo del globo. Ogni sette anni, le vie di Mesoraca si riempiono di pellegrini che, tra preghiere e canti, vivono un momento di intensa spiritualità e raccoglimento. Questo rito, radicato nella storia del paese, è raccontato con profondità e rispetto nel documentario attraverso immagini suggestive e testimonianze toccanti.
Le interviste raccolte nel docufilm – si legge nelle note di regia – rivelano storie di miracoli, conversioni e legami profondi con la fede che, spesso, cambiano per sempre la vita dei devoti. È un viaggio spirituale, intimo, che dimostra come il santuario sia stato per molti un rifugio di pace e un luogo di rinascita
«Coordinare un progetto di questa portata sottolinea – Roberto Tesoriere, responsabile dell’organizzazione – è stato tanto stimolante quanto toccante. La risposta della comunità e il coinvolgimento di tutti coloro che hanno partecipato dimostrano quanto l’Ecce Homo sia parte integrante dell’identità di Mesoraca. È un onore poter presentare un’opera che rappresenta la nostra storia, la nostra cultura e la nostra fede in un modo così autentico».
Una squadra di talenti al servizio della comunità. Il successo di “Ecce Homo” è il risultato di un lavoro appassionato e condiviso. Alla regia Ettore Bonanno, con lui Fabio Spadafora, Alessandro Frontera e Francesco Cortese, la voce narrante di Francesco Pupa, mentre i testi sono curati dallo stesso Bonanno e da Ursula Basta. Un evento sotto il profilo antropologico e sociologico davvero imperdibile. (pn)