Francesco Cosentini, direttore di Coldiretti Calabria, ha denunciato, nuovamente, che «la presenza dei cinghiali è una costante e la loro proliferazione è incontrollata», ribadendo la necessità di modificare «le norme regionali che risalgono a venticinque anni fa e che erano state pensate per la tutela e protezione della fauna selvatica, al fine della ricostituzione del patrimonio faunistico e che oggi evidentemente si sono dimostrate non più idonee».
«Da tempo – ha aggiunto – abbiamo chiesto la modifica della L.r. n°9 del 17/5/1996 al fine di ridurre la popolazione del selvatico nelle aree agricole, come d’altronde è stato fatto in altre regioni, ma constatiamo che continua ad esserci un impasse legislativo/amministrativo che non tiene conto che spesso è inutile seminare e che le colture in atto vengono fortemente danneggiate; questo sta accadendo anche nei vigneti e negli impianti di kiwi, dove si registra la perdita di alcune piante, oltre che per le colture estive e estivo/autunnali. Abbiamo potuto constatare che anche le recinzioni che gli agricoltori avevano costruito per difendersi dall’assalto non bastano più! Vengono abbattute dalle orde dei selvatici».
«Non chiediamo – ha proseguito – lo sterminio dei cinghiali, ma un giusto equilibrio tra chi da sempre è vissuto nelle aree rurali, che deve avere la possibilità di continuare a lavorare e produrre cibo. Oggi questo equilibrio è totalmente saltato. Chiediamo che ci venga garantita la possibilità di salvaguardare il lavoro degli agricoltori , soprattutto in questa fase di emergenza sanitaria nella quale la produzione di cibo gioca un ruolo fondamentale».
Oltre ai danni e ai pericoli c’è la beffa degli indennizzi che spettano agli agricoltori che tra l’altro hanno dovuto anticipare le spese a corredo della pratica. La Regione e gli ATC sono state sollecitate più volte alla tempestiva liquidazione dei danni che risalgono anche al 2018.
«Non è più rinviabile la risoluzione del problema – ha concluso il presidente di Coldiretti Calabria, Franco Aceto – è assolutamente necessario assicurare la giusta tutela del lavoro di chi si guadagna da vivere in campagna, la sicurezza delle persone e la vivibilità dei luoghi. Se non si prende atto di questa calamità e non si interviene non stupiamoci poi che ci siano sempre più terreni agricoli abbandonati». (rcz)