Giovanni Giordano, presidente di Confapi Turismo Calabria, ha denunciato come con il caro bollette non sono a rischio solo i posti di lavoro, ma anche il futuro delle aziende.
«Potremmo snocciolare numeri e percentuali – ha detto – ma il tempo è finito e non rimane che l’intervento della politica per salvare le aziende da chiusure certe e i posti di lavoro che di conseguenza sono a rischio. Il caro bollette, di cui oramai si sente parlare quotidianamente, non è un racconto stucchevole per addetti ai lavori né la solita lagna di qualche imprenditore che attende a ragione un briciolo di ristoro. Qui stiamo parlando di imprese particolarmente energivore, facenti parte del settore più colpito del Paese dalla crisi economica conseguente la pandemia, cioè quello turistico che oggi si ritrova a dover affrontare costi di produzione insostenibili perché quadruplicati e non scaricabili sul cliente finale come vorrebbe la più elementare legge economica».
«Stiamo parlando di imprenditori del turismo – ha spiegato – eroi del Sistema Italia che ha resistito ai colpi mortali inflitti dalla pandemia economica, come medici e infermieri sono stati e sono tutt’oggi gli eroi della nostra sanità. Stiamo parlando di piccole e medie imprese che sostengo la struttura economica e sociale del Paese come la colonna vertebrale sostiene il corpo umano. Questi imprenditori, nonostante le enormi perdite del 2020 e 2021 e grazie ad una interessante ripresa del 2022, hanno portato avanti, guidati da una forte speranza, i loro progetti d’investimento, dando lavoro a chi, potendo lavorare, non si è cullato dalla possibilità di ricevere un reddito di cittadinanza che in molti casi si sta trasformando in “reddito dell’ozio”. Chi sostiene questi imprenditori?».
«Chi si fa carico di centinaia e migliaia di posti di lavoro a rischio? – ha detto ancora –. Chi si preoccupa delle famiglie che vivono grazie alle imprese che investono, producono ricchezza, creano know-how, portano il Made in Italy nel mondo, creano ed esportano cultura, contribuiscono allo spessore sociale del popolo italiano. La Politica con la P maiuscola non può – ancora una volta – restare a guardare, né a costruire slogan di facciata né a fare chiacchiericcio da corridoio o da talk show».
«Noi imprenditori, che crediamo profondamente nella politica ed amiamo – ha aggiunto – oltre le nostre aziende, ancor di più l’Italia che ci fa sentire orgogliosi di essere i cittadini del Paese più bello e invidiato al mondo, chiediamo alla politica regionale calabrese e al nuovo governo nazionale di darsi una mossa, anzi, una svegliata, perché – se ancora la politica non lo avesse capito – l’orologio dell’economia non batte gli stessi ritmi di quello della politica».
«È ora di cambiare registro – ha evidenziato – di cambiare ritmo o saremo tutti travolti da fallimenti a catena. Prima le imprese altamente energivore, poi le altre e a seguire le banche che hanno erogato, con o senza garanzia statale, finanziamenti alle imprese. Servono interventi immediati e senza troppa burocrazia, cancro più maligno che ci poteva capitare all’interno dell’attuale scenario. Serve liquidità immediata che consenta il pagamento delle bollette attraverso un fondo specifico e contestualmente un credito d’imposta tale che permetta alle imprese di trattenere i profitti realizzati nel 2022 e poterli reinvestire nel 2023».
«Le piccole e medie imprese hanno fatto la loro parte, adesso tocca alla politica!», ha concluso. (rrc)