Caro bollette: la rabbia e lo sfogo dei commercianti in Confesercenti Reggio

Contro il caro bollette esplode la rabbia degli imprenditori e dei commercianti reggini. Tante le problematiche che emrgono ogni giorno di più a totale sconforto della categoria che si è sfogata con la COnfesercenti reggina.

 emerse Spopolamento della città, cali di fatturato, aumento delle spese per la gestione dell’attività e l’acquisto dei prodotti, costi tributari insostenibili a fronte di servizi inefficienti, incertezza per il futuro che impedisce qualsiasi possibile programmazione ma anche una totale mancanza di assistenza ai turisti per quanto riguarda l’incoming alla quale gli esercenti tentano di sopperire sostituendosi con buona volontà ma senza alcun strumento a supporto, ai punti informativi evidentemente insufficienti. 

Queste le maggiori criticità riscontrate durante la “passeggiata” nel centro storico cittadino dalla delegazione di Confesercenti Reggio Calabria che ha voluto incontrare gli imprenditori direttamente presso le loro attività nell’ambito della campagna di ascolto avviata la scorsa settimana. Problematiche che disegnano un quadro preoccupante che va ben oltre la pur gravissima crisi innescata dal caro bollette. Deficit strutturali, acuiti dalle emergenze che tutti conosciamo, che hanno bisogno di risposte immediate, concrete e mirate.

«Abbiamo rilevato innanzitutto la voglia di non arrendersi degli imprenditori – dichiara il presidente Aloisio alla guida della delegazione formata dal vicepresidente Giuseppe Praticò, dal direttore Franco Rogolino, dal presidente della Fiepet Gianfranco Laganà e dal coordinatore della Faib Leandro Fisani – i quali, pur dovendosi scontrare con difficoltà quasi insormontabili continuano ad operare pensando al futuro e senza volersi piangere addosso. È emersa anche una necessità espressa da tutti coloro che abbiamo incontrato: quella di fare rete, di mettersi insieme per trovare sinergie e risorse così da migliorare le performance delle proprie attività valorizzando al contempo gli spazi pubblici dove operano. 

«Proprio per far fronte a questa necessità, imprescindibile per i negozi di vicinato che vogliono continuare a rimanere competitivi in un mercato che subisce continue trasformazioni senza però snaturare il loro ruolo commerciale e sociale, come Confesercenti Reggio Calabria, in perfetta assonanza con gli organismi regionali, stiamo elaborando un progetto che prevede la creazione dei DUC, i Distretti Urbani del Commercio, che presenteremo agli Enti Intermedi: Comuni, Città Metropolitana e Regione perché, come in altri territori economicamente ben più sviluppati di noi, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Puglia solo per citarne alcuni, si emanino norme che li riconoscano e li supportino. Riteniamo anche indispensabile – continua Aloisio – nell’ottica dello sviluppo turistico come concreto volano di sviluppo, la creazione di una DMO, (Destination Management Organization), un organismo pubblico/privato che ha come obiettivo la gestione coordinata di tutti gli elementi che costituiscono una destinazione turistica così da creare le condizioni per una corretta ed efficace gestione non solo della promozione ma anche del coordinamento dei flussi turistici, della rete degli operatori economici e delle risorse naturalistiche, artistiche e culturali, puntando alla valorizzazione delle peculiarità che caratterizzano il nostro territorio e lo rendono appetibile nel contesto di quella che oggi è la tendenza del mercato turistico internazionale: il turismo esperenziale».

Un’iniziativa proficua quindi, un altro tassello che si aggiunge alla campagna di ascolto fortemente voluta dai vertici di Confesercenti Reggio Calabria che, pur confermando la drammaticità del momento e la necessità di interventi immediati che possano fornire maggiore tranquillità e ulteriori certezze, mette le basi per operare pensando al futuro e allo sviluppo di un territorio dalle immense potenzialità ancora inespresse. 

Caro bollette, Confesercenti RC lancia la campagna d’ascolto per aiutare le imprese reggine

Parte il 20 ottobre, a Reggio Calabria, la campagna d’ascolto promossa da Confesercenti Reggio Calabria, per ascoltare le imprese del territorio che stanno lottando contro il caro bolletta.

«Prenderemo nota dei suggerimenti, delle problematiche, delle richieste – ha spiegato Claudio Aloisio, presidente di Confesercenti RC – di tutti coloro che con coraggio e abnegazione ogni mattina aprono la saracinesca continuando tra mille difficoltà a lavorare e dare lavoro essendo il motore pulsante del nostro territorio. Un motore da sempre precario e acciaccato, che da decenni avrebbe bisogno di una messa a punto per essere potenziato e reso competitivo, ma che ora rischia di fermarsi definitivamente per mancanza di carburante».

«Solo una chiara strategia nazionale ed europea – ha evidenziato Aloisio – potrà invertire questa tendenza che ci sta portando dritti verso una catastrofe di proporzioni inimmaginabili ma dovrà essere concreta, incisiva e, soprattutto, immediata. Perché il tempo è veramente finito».

«Telefonate, messaggi, incontri – ha proseguito Aloisio –. In questi ultimi giorni si susseguono frenetici i confronti con gli operatori economici reggini tutti dello stesso tenore, venati di angoscia, preoccupazione, paura: “mi è arrivata una bolletta di 12.000 euro, lo stesso periodo dello scorso anno ne pagavo 3.500. Dove prendo i soldi? Il mio fornitore non accetta rateazioni, o pago subito o mi staccheranno la luce”. “Mi è arrivata un’intimazione di pagamento a cinque giorni da agenzia entrate e riscossione che non ho potuto pagare. Mi hanno pignorato il conto. Adesso come potrò lavorare, pagare le bollette, i fornitori, i dipendenti?”».

«Sono solo due esempi di ciò che io e il gruppo dirigente di Confesercenti Reggio Calabria sentiamo giornalmente – ha spiegato –. Vere e proprie tragedie che accadono ora, sotto i nostri occhi, alle quali non possiamo neanche dare risposte risolutive. Il caro bollette, le cartelle esattoriali, i rimborsi dei prestiti richiesti durante la pandemia, l’aumento delle materie prime e i cali di fatturato dovuti alla crisi e al minor potere d’acquisto, sono alla base di una strage silenziosa ma non per questo meno terribile». 

«Migliaia di aziende, non nei prossimi mesi ma nei prossimi giorni – ha detto ancora – rischiano di chiudere per sempre. Imprese sane, che lavorano, ma non sono più in grado di far fronte allo tsunami prodotto dal combinato disposto di questa serie infinita di eventi avversi. E come se non bastasse a Reggio si aggiungono le intimazioni di pagamento della Hermes contenenti la minaccia di pignoramenti se non si procede al saldo del dovuto». 

«Nulla quaestio sulla legittimità di tali richieste – ha concluso – ma sicuramente ci lascia fortemente perplessi e contrariati l’inopportunità dei tempi e dei modi.  Senza voler ribadire che a fronte di costi altissimi vengono erogati servizi a dir poco scadenti, riteniamo non basti affermare pubblicamente di voler essere vicini alle imprese in questo difficilissimo momento senza dar seguito a comportamenti consequenziali, e non ci sembra proprio che questo lo sia. Una situazione drammatica, quindi, che pur con le dovute differenze riguarda tutti i settori economici dell’area metropolitana ormai allo stremo». (rrc) 

 

Giordano (Confapi Turismo): Con caro bollette a rischio posti di lavoro e il futuro delle aziende

Giovanni Giordano, presidente di Confapi Turismo Calabria, ha denunciato come con il caro bollette non sono a rischio solo i posti di lavoro, ma anche il futuro delle aziende.

«Potremmo snocciolare numeri e percentuali – ha detto – ma il tempo è finito e non rimane che l’intervento della politica per salvare le aziende da chiusure certe e i posti di lavoro che di conseguenza sono a rischio. Il caro bollette, di cui oramai si sente parlare quotidianamente, non è un racconto stucchevole per addetti ai lavori né la solita lagna di qualche imprenditore che attende a ragione un briciolo di ristoro. Qui stiamo parlando di imprese particolarmente energivore, facenti parte del settore più colpito del Paese dalla crisi economica conseguente la pandemia, cioè quello turistico che oggi si ritrova a dover affrontare costi di produzione insostenibili perché quadruplicati e non scaricabili sul cliente finale come vorrebbe la più elementare legge economica».

«Stiamo parlando di imprenditori del turismo – ha spiegato – eroi del Sistema Italia che ha resistito ai colpi mortali inflitti dalla pandemia economica, come medici e infermieri sono stati e sono tutt’oggi gli eroi della nostra sanità. Stiamo parlando di piccole e medie imprese che sostengo la struttura economica e sociale del Paese come la colonna vertebrale sostiene il corpo umano. Questi imprenditori, nonostante le enormi perdite del 2020 e 2021 e grazie ad una interessante ripresa del 2022, hanno portato avanti, guidati da una forte speranza, i loro progetti d’investimento, dando lavoro a chi, potendo lavorare, non si è cullato dalla possibilità di ricevere un reddito di cittadinanza che in molti casi si sta trasformando in “reddito dell’ozio”. Chi sostiene questi imprenditori?».

«Chi si fa carico di centinaia e migliaia di posti di lavoro a rischio? – ha detto ancora –. Chi si preoccupa delle famiglie che vivono grazie alle imprese che investono, producono ricchezza, creano know-how, portano il Made in Italy nel mondo, creano ed esportano cultura, contribuiscono allo spessore sociale del popolo italiano. La Politica con la P maiuscola non può – ancora una volta – restare a guardare, né a costruire slogan di facciata né a fare chiacchiericcio da corridoio o da talk show».

«Noi imprenditori, che crediamo profondamente nella politica ed amiamo – ha aggiunto – oltre le nostre aziende, ancor di più l’Italia che ci fa sentire orgogliosi di essere i cittadini del Paese più bello e invidiato al mondo, chiediamo alla politica regionale calabrese e al nuovo governo nazionale di darsi una mossa, anzi, una svegliata, perché – se ancora la politica non lo avesse capito – l’orologio dell’economia non batte gli stessi ritmi di quello della politica».

«È ora di cambiare registro – ha evidenziato – di cambiare ritmo o saremo tutti travolti da fallimenti a catena. Prima le imprese altamente energivore, poi le altre e a seguire le banche che hanno erogato, con o senza garanzia statale, finanziamenti alle imprese. Servono interventi immediati e senza troppa burocrazia, cancro più maligno che ci poteva capitare all’interno dell’attuale scenario. Serve liquidità immediata che consenta il pagamento delle bollette attraverso un fondo specifico e contestualmente un credito d’imposta tale che permetta alle imprese di trattenere i profitti realizzati nel 2022 e poterli reinvestire nel 2023».

«Le piccole e medie imprese hanno fatto la loro parte, adesso tocca alla politica!», ha concluso. (rrc)

Saccomanno (Lega): Bloccare speculazione e sospendere le bollette pazze

Il commissario regionale della LegaGiacomo Saccomanno, ha chiesto di bloccare la speculazione e sospendere le bollette pazze, un quando, a causa dell’aumento dei costi, a breve «si rischia il default di famiglie ed imprese che non potranno andare avanti per il caro bollette e per la impossibilità di farvi fronte. Con conseguente licenziamento di lavoratori e chiusure attività».

«Il Governo Draghi – ha spiegato – sul punto ha fatto pochissimo e, quindi, è indispensabile intervenire immediatamente non appena ci sarà quello nuovo. I tempi sono strettissimi e, quindi, bisogna avere le idee molto chiare. La prima cosa da fare è, certamente, sospendere, per almeno un anno, il pagamento delle bollette per come accaduto nel periodo covid».

«La seconda cosa – ha proseguito – è ristrutturare il comparto energia eliminando le storture ed i disastri causati dai vecchi Governi della sinistra (riapertura immediata pozzi, creazione di almeno due rigassificatori, intensificazione delle iniziative per energia sostenibili, inserimento del nucleare, ecc.). La terza è, sicuramente – ha concluso – l’eliminazione della esistente speculazione che ha portato il prezzo del gas alle stelle. Interventi che non possono rinviarsi e che devono essere sostenuti da tutti coloro che hanno a cuore le sorti dell’Italia». (rcz)

COL CARO ENERGIA LE IMPRESE CALABRESI
SULL’ORLO DEL COLLASSO SENZA GLI AIUTI

di CLAUDIO ALOISIO – Da oggi, se non ci saranno misure di tutela da parte dello Stato, sono previsti nuovi rincari per famiglie e imprese su gas ed energia tra il 60% e il 100%.

Il tessuto imprenditoriale e i cittadini non riescono a far fronte agli attuali costi che per alcuni sono quadruplicati, figurarsi a sopportare un ulteriore aumento che raddoppierebbe i prezzi attuali. Com’è stato possibile arrivare a tutto ciò? Eppure gli indizi che questo accadesse erano chiari e visibili ben prima dello scoppio del conflitto ucraino. Ma al di là di qualche dichiarazione allarmata nulla è stato fatto, nemmeno iniziato, dal punto di vista sistemico e strutturale.
Per tale motivo oggi ci ritroviamo nel mezzo di uno tsunami economico e finanziario che non solo mette a rischio il tessuto imprenditoriale e produttivo italiano ma il nostro stesso sistema di vita che, molto semplicemente, non è più sostenibile. I costi di tutto: materie prime, produzione, servizi, trasporti non sono più gestibili e stanno aumentando giorno per giorno.
Stante così le cose diviene indispensabile una risposta forte dell’intera Europa che deve intervenire nell’immediato con un’iniezione di liquidità per far fronte agli aumenti senza che questi si ripercuotano su aziende e famiglie e contestualmente operare per calmierare un mercato evidentemente ostaggio di operazioni speculative.
Per ciò che riguarda specificatamente la situazione italiana (ogni membro europeo avrà le sue priorità non per forza uguali alle nostre) a mio parere, tra le altre cose, si devono tassare gli utili extra delle compagnie energetiche del 90% redistribuendo il gettito così ottenuto per abbassare gli importi delle bollette, si deve imporre un tetto sul prezzo del gas che comunque deve essere sganciato da quello dell’energia, si deve eliminare l’Iva sulle bollette o quantomeno ridurla al 4%, si devono ridurre notevolmente tutti i costi che non riguardano la materia energia, si deve portare il credito d’imposta almeno al 50% per tutte le imprese, implementandolo per quelle energivore, si devono semplificare ulteriormente le procedure per installare impianti di energia rinnovabile siano essi fotovoltaici, eolici o di altro genere aumentando e velocizzando l’erogazione di contributi, diretti o indiretti, per sostenerne le spese, si deve intervenire sulla tassazione e le cartelle esattoriali con una vera pace fiscale per dare respiro a chi ha dichiarato ma in questo momento, data la crisi devastante che stiamo attraversando, non può onorare i debiti verso lo Stato, si deve riformare l’intero settore dell’energia attingendo le materie prime da più Paesi produttori per evitare monopoli che creino distorsioni del mercato di questa portata così come oggi sta accadendo.
Inoltre si deve iniziare a ragionare seriamente sulla possibilità di investire, oltre che sulla produzione di energia da fonti rinnovabili, anche sul nucleare di quarta generazione, più sicuro ed economicamente conveniente.
Per far questo servono risorse economiche che l’Europa può trovare sul mercato tramite l’emissione degli Eurobond, titoli di Stato europei garantiti da tutti i Paesi dell’Unione.
In questo momento il debito pubblico europeo è circa il 95% del suo Pil. Ben lontano da quello americano che è al 125% o da quello giapponese che arriva addirittura al 240%.
Per la seconda economia mondiale un aumento di qualche punto del debito, conseguito tramite uno strumento finanziario garantito dell’intera Unione, quindi, non sarebbe certo un problema ma, al contrario, darebbe la possibilità di reagire in maniera unitaria ad una situazione eccezionale che, altrimenti, potrebbe produrre contraccolpi disastrosi anche alle economie dei paesi più floridi, fino a oggi restii ad attuare strategie di questo genere.
Il rischio che corrono questi paesi continuando a mantenere una posizione di chiusura su tale possibilità, però, è di pagare un prezzo ben più alto di quello richiesto dall’intraprendere un percorso unitario di messa in sicurezza dell’economia europea. (ca)

Caro bollette, Lo Papa: (Fisascat Cisl): Non servono più bonus o interventi palliativi

Il segretario generale della Fisascat Cisl Calabria, Fortunato Lo Papa, ha dichiarato che «non servono più bonus o interventi palliativi, ma c’è bisogno di interventi strutturali per salvaguardare l’occupazione e per far sì che le aziende rimangono aperte».

«Ormai si è persa la bussola della sostenibilità sociale e della salvaguardia occupazionale – ha aggiunto –. La politica è disattenta rispetto a quelle che sono le esigenze del mondo delle imprese e del mondo dei lavoratori, ignara del fatto che ormai i piccoli ristoratori o piccole sono diventati al pari delle grandi aziende energivore».

Il segretario Fisascat Cisl Calabria Fortunato Lo Papa ha preso parte alla protesta degli imprenditori della ristorazione e del turismo dell’area di Falerna e non solo. Bollette stratosferiche e una clientela che durante la scorsa estate ha subito una forte flessione hanno già costretto diversi di questi a chiudere, mentre altri faticano o stanno procedendo ad una riduzione del personale.

Il tutto, hanno denunciato, nel silenzio della politica. E proprio a questa si rivolge il sindacalista cislino: «Roberto Occhiuto in un suo intervento a chiusura della scorsa campagna elettorale diceva che desiderava che essere calabrese non fosse un marchio ma un timbro di qualità. Allora deve intervenire miscelando le risorse nazionali con quelle regionali per mettere in sicurezza tutto il sistema economico, produttivo e sociale di questa regione che da qui ai prossimi giorni rischia di collassare».

«Abbiamo già tante imprese che hanno ridotto la produzione, altre che iniziano a chiudere e, soprattutto, non riapriranno più e di conseguenza tanti lavoratori che ritroveremo in mezzo ad una strada. Non possiamo permetterlo –  ha concluso – abbiamo bisogno di sicurezza sulla ripresa economica e dei consumi». (rcz)

Saccomanno (Lega): Su caro bollette nessun intervento serio da Governo

Il commissario regionale della Lega, Giacomo Saccomanno, ha evidenziato come, in merito al caro bollette, «il Governo Draghi non assume nessun intervento serio e adeguato», mentre «le aziende chiudono, le famiglie rimangono al buio e i lavoratori vengono mandati a casa».

«Una mancetta per qualcuno che, però, non cambierà nulla e, anzi – ha proseguito – aggraverà la situazione essendo decorse settimane intere senza alcun provvedimento strutturale. Le aziende cominciano a chiudere la produzione non potendo sopportare aumenti spropositati che, a volte, superano di cinque volte quelle precedenti. Dopo Callipo anche Colacchio, presidente di Confindustria Vibo, assume provvedimenti drastici per evitare che il costo dell’energia possa travolgere la propria azienda. Eppure, la Calabria produce energia che esporta!».

«Sul punto – ha evidenziato – bisogna fare chiarezza e rivedere le concessioni e la mancanza di ritorni per le popolazioni calabresi. Un disastro che, certamente, colpirà l’intero settore e che, a parte la Lega, non ha visto protagonisti attivi gli altri partiti. Bisogna, però, avere il coraggio di iniziative forti come quella di riaprire immediatamente i circa 170 pozzi chiusi dalla sinistra e che potrebbero a breve sollevare l’Italia da tale condizione di estrema gravità».

«Il centrodestra, che vincerà la competizione elettorale – ha concluso – assumerà da subito iniziative forti, che potranno garantire il contenimento dei costi energetici e consentire alle aziende ed alle famiglie di poter sopportare questi. Grazie all’unità di questa coalizione ed a un programma serio e sostenibile l’Italia può avere una speranza di rilancio e, quindi, consentire la ripresa di una dovuta e corretta normalità». (rrm)     

Caro bollette, Di Maio (IC) rilancia l’allarme degli imprenditori calabresi: proponiamo un decreto ad hoc

Il leader di Impegno Civico e ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, è intervenuto il merito all’allarme sul  caro bollette lanciato nei giorni scorsi da Confapi, Confindustria, Cna, Coldiretti e alcuni imprenditori calabresi, tra cui Filippo Callipo e Antonino De Masi, dichiarando al Corriere della Calabria che «proponiamo un decreto ad hoc e l’azzeramento dell’iva sui beni primari».

Con il sostegno «a Impegno Civico, gli italiani – ha proseguito Di Maio – avranno subito un decreto Taglia-Bollette, con lo Stato che copre l’80% dei consumi energetici quantomeno per l’ultimo trimestre dell’anno, accompagnato dal tetto massimo al prezzo del gas a livello europeo che chiediamo da tempo e dall’azzeramento dell’Iva per i beni di prima necessità, farmaci e prodotti per l’infanzia. I nostri candidati stanno dando tutto il supporto possibile, sia per aiutare chi è più in difficoltà sia per spiegare quali sono le iniziative che abbiamo messo a punto per evitare il tracollo economico di imprese e famiglie».

«La destra e gli altri avversari politici – ha accusato Di Maio – ignorano quest’emergenza e preferiscono la propaganda. La ragione è chiara: si sono resi conto di quanti danni stia facendo la loro scelta di causare una crisi di governo in questo difficile momento e cercano di spostare l’attenzione su altro».

«Per i nostri candidati – ha aggiunto Di Maio – parlano i fatti e l’impegno costante nel territorio calabrese. Nel luglio 2016, a Reggio Calabria, da vicepresidente della Camera, intervenni a un’iniziativa di piazza organizzata dalla nostra Dalila Nesci, oggi sottosegretaria per il Sud e la coesione territoriale: denunciammo un potente sistema di potere, di relazioni tra politica e ’ndrangheta. Insieme, in questi anni, abbiamo portato avanti battaglie concrete contro le cosche e per la difesa della legalità, in Parlamento e nelle città calabresi». 

Inoltre, «una volta al governo», anche grazie all’impegno della sottosegretaria Nesci «abbiamo destinato alla Calabria – ha ricordato il ministro Di Maio – circa 330 milioni, tra Pnrr e Fondo complementare, per le nuove strutture dell’assistenza territoriale, per la sicurezza degli ospedali e l’ammodernamento tecnologico. Tra l’altro, siamo riusciti a garantire ai cittadini calabresi 180 milioni in tre anni, con l’obiettivo di agevolare l’uscita della regione dal Piano di rientro dal disavanzo sanitario, per favorire l’assunzione di nuovi medici, infermieri e Oss, soprattutto nei reparti con maggiori bisogni». (rrm)

La sottosegretaria Nesci: Tema caro bollette entri nel confronto elettorale tra i candidati calabresi

La sottosegretaria per il Sud, Dalila Nesci, ha rilanciato l’allarme sugli effetti in Calabria del caro bollette, che nei giorni scorsi hanno lanciato Confapi, Cna, Confindustria, Coldiretti, altri sindacati e diversi imprenditori, tra cui Filippo Callipo e Antonino De Masi, chiedendo che questi siano al centro «del dibattito pubblico, soprattutto nella campagna elettorale in corso».

«È assurdo che nel confronto politico non esista il problema. È urgente evitare il tracollo economico delle imprese e delle famiglie calabresi, le più colpite» ha rimarcato Nesci, aggiungendo che «la nostra priorità è abbattere dell’80 per cento il costo del gas pagato dalle imprese sino a fine anno. Del valore di 13,5 miliardi di euro, la misura è indispensabile per imprese, lavoratori e famiglie, che altrimenti subirebbero lo tsunami dell’inflazione, in grado di disintegrare il sistema produttivo della Calabria e rovinare il futuro di centinaia di migliaia di persone».

«Per aggredire l’emergenza energetica – ha avvertito la sottosegretaria Nesci – serve un governo capace, autorevole e credibile. L’egoismo e i calcoli elettorali di Conte, Salvini e Berlusconi hanno portato il Paese in bruttissime acque, specie il Mezzogiorno e in particolare la Calabria, che non ha grandi strumenti di resilienza in quanto provata dal potere finanziario e militare della ’ndrangheta, dal clientelismo spinto e da decenni di incoscienza politica».

«Il tempo del populismo, dell’illusionismo e della propaganda è finito. Abbiamo il dovere – ha concluso Nesci – di rispondere in fretta e in concreto ai bisogni dei calabresi, che non possono sostenere i costi attuali delle bollette, da ridurre senza indugi». (rrm)

Gugliari (Cna): La Calabria pagherà il prezzo più alto per il caro bollette

Il presidente di Cna CalabriaGiovanni Cugliari, ribadendo come l’Ente «già da diversi mesi aveva lanciato l’allarme sul rischio del caro energia ma è stata inascoltata», ha denunciato come la Calabria, «che notoriamente ha un tessuto socio economico debolissimo ha infatti il reddito procapite più basso d’Italia pagherà il prezzo più alto, determinando un divario sempre più netto tra il Sud ed il Nord Italia».

«A causa del caro bolletta – ha spiegato – da qui ai primi sei mesi del 2023 in Italia saranno a rischio circa 120 mila imprese del settore terziario e 370 mila posti di lavoro. Questo è quanto emerge dalle stime di Cna-Imprese in merito alla continua crescita dei costi dell’energia e a un’inflazione prossima al 9% dovuta per quasi l’80% proprio all’impennata dei prezzi delle materie prime energetiche. Questo dato drammatico è ancora più incidente per le imprese della Calabria».

«Altissimo è il numero dei settori coinvolti – ha denunciato – nessun settore è immune da tale crisi. L’artigianato ed il commercio al dettaglio che a luglio hanno visto quintuplicare le bollette di luce e gas, la ristorazione e gli alberghi che hanno avuto aumenti tripli, il settore dei trasporti che oltre al caro carburanti  si trova a dover fermare i mezzi a gas metano per i rincari della materia prima. È una condizione che da diversi mesi riduce la competitività delle imprese mettendo a rischio ripresa, occupazione e determina una pericolosissima spinta verso l’inflazione».

«Ricordiamo che l’irresponsabilità della classe politica che ha fatto cadere il Governo Draghi in un momento delicatissimo e difficile – ha proseguito – ha portato ad una situazione che si avvertirà dai prossimi mesi sarà ancora più drammatica. La Cna auspica un tetto al prezzo del gas, una priorità del Paese su cui chiediamo un impegno congiunto di tutte le forze politiche al di la degli esiti del voto del prossimo 25 settembre».

«Le proposte che la Cna Calabria indica – ha concluso – al fine di fronteggiare al meglio la crisi sono il taglio dell’Iva e delle accise sulle bollette e sul carburante, che il versamento di tutti gli extra profitti avuti dai grandi gruppi energetici sia utilizzato per intero per abbattere gli aumenti dei costi energetici da parte delle imprese e delle famiglie, ultima proposta di avere dei  ristori come è già avvenuto nell’emergenza Covid». (rcz)