Siano utilizzati i fondi del Pnrr per rafforzare RescEu, in modo «che si possa migliorare sia l’attività di prevenzione che di gestione di eventuali eventi estremi che i cambiamenti climatici, purtroppo, rendono sempre più probabili». È quanto ha dichiarato il consigliere regionale del PD Nicola Irto, nel corso nel dibattito organizzato a Bruxelles in occasione della Giornata Internazionale per la riduzione dei disastri naturali.
«L’estate appena trascorsa è stata molto complicata per la Calabria – ha spiegato Irto – che, a causa degli incendi, ha visto bruciare le proprie montagne e visto scomparire ettari di boschi e tantissime attività produttive».
«L’emergenza – ha aggiunto – ha segnalato la necessità di un cambio di politica regionale che deve tornare a guardare alla prevenzione e alla manutenzione del territorio per evitare o attutire gli effetti delle calamità naturali. Serve però che funzioni anche una governace multilivello con una stretta cooperazione tra il livello regionale, quello statale e quello europeo».
Al dibattito, hanno partecipato Mami Mizutori, rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi (UNDRR), e Janez Lenarčič, commissario europeo responsabile per la Gestione delle crisi, su come aumentare la resilienza alle catastrofi naturali.
Nel condividere le loro esperienze personali in merito all’impatto e alla risposta alle catastrofi recenti, i leader a tutti i livelli hanno sottolineato l’importanza di adottare un approccio coordinato per ridurre i rischi. I leader locali e regionali hanno invitato le Nazioni Unite e l’UE a collaborare con il CdR per monitorare, valutare e rafforzare la preparazione nelle regioni e nelle città. La creazione di una resilienza locale, regionale e nazionale attraverso solide strutture di gestione dei rischi, con il sostegno di misure tecniche e finanziarie, rappresenta una tappa fondamentale per ridurre l’impatto delle catastrofi.
Il dibattito si è svolto dopo un’estate che ha visto un gran numero di regioni, città e piccoli comuni d’Europa gravemente colpiti da catastrofi naturali. Le inondazioni e gli incendi disastrosi che hanno devastato l’Europa hanno dimostrato la necessità d’intensificare la prevenzione, la preparazione e la risposta, oltre ad accelerare l’adattamento ai cambiamenti climatici e la transizione verde.
Gli enti locali e regionali, che di regola sono responsabili della prevenzione e della gestione dei rischi, oltre che della risposta alle catastrofi, hanno chiesto di prestare maggiore attenzione agli insegnamenti appresi sul campo, avvertendo che, data la crescente gravità e frequenza delle catastrofi dovute ai cambiamenti climatici, saranno necessari fondi UE più mirati per l’adattamento e la ricostruzione.
«Dobbiamo ripristinare – ha dichiarato Apostolos Tzitzikostas, Presidente del Comitato europeo delle regioni e governatore della regione greca della Macedonia centrale – il nostro ambiente naturale e costruire comunità più resilienti. Propongo che la Commissione europea, l’UNDRR e il Comitato istituiscano una task force per esaminare la resilienza a livello locale e regionale, individuare le esigenze e valutare il coordinamento tra i diversi livelli di governo nei momenti di crisi. Potremmo istituire una piattaforma regionale per aiutare gli enti locali e regionali a rafforzare la loro resilienza, informandoli in merito agli strumenti di sostegno disponibili e condividendo le migliori pratiche».
Il segretario generale delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi e capo dell’UNDRR, Mami Mizutori, ha dichiarato che «una volta usciti dalla crisi pandemica, dobbiamo ricostruire meglio, rafforzare la resilienza ed evitare di creare nuovi rischi. Per adottare un approccio trasformativo alla riduzione del rischio di catastrofi è necessario lavorare tutti insieme, soprattutto se si considera che le città e le regioni sono in prima linea».
«Le comunità locali – ha spiegato Lenarcic, commissario europeo per la gestione della crisi – sono le prime ad essere colpite dalle catastrofi naturali. Gli enti regionali svolgono un ruolo cruciale nel periodo immediatamente successivo alle emergenze, ma anche nel sensibilizzare al rischio di catastrofi e nel garantire la prevenzione, la preparazione e la protezione».
«È, quindi – ha evidenziato – importante che voi, in quanto enti territoriali, assumiate un ruolo di primo piano nella definizione delle strategie di gestione del rischio di catastrofi. Nell’ambito del meccanismo di protezione civile dell’UE, istituiremo una rete di conoscenze dedicata – uno spazio aperto, condiviso e di proprietà comune per tutti gli esperti al fine di scambiare e condividere i punti di vista. L’Unione europea coinvolgerà attivamente gli attori locali e regionali in questo quadro».
Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto e capo della delegazione italiana del Cdr, ha evidenziato come «solo la forte condivisione di dati, esperienze, modalità di intervento e formazione di operatori e cittadini può rispondere alle esigenze di pronta risposta e resilienza di fronte alle calamità naturali. Bisogna ricordare sempre il ruolo fondamentale delle istituzioni più prossime ai cittadini, gli enti locali, che devono essere considerate come gli attori operativi principali nel coordinamento delle azioni».
leader locali sottolineano inoltre che i finanziamenti per la risposta alle emergenze sono ancora circa 20 volte superiori a quelli destinati alla prevenzione e alla preparazione. Pur accogliendo con favore i fondi aggiuntivi erogati attraverso Next Generation Eu – lo strumento temporaneo concepito per promuovere la ripresa dell’Ue -, essi hanno sottolineato che la prevenzione delle catastrofi e la risposta alle emergenze richiedono un impegno e un rafforzamento a lungo termine.
Poiché le catastrofi non conoscono frontiere, l’eliminazione degli ostacoli alla cooperazione transfrontaliera contribuirà ulteriormente a rafforzare la resilienza delle città e delle regioni. Secondo gli enti locali, un’efficace cooperazione transfrontaliera comporterebbe notevoli vantaggi per il 37,5 % della popolazione dell’Ue che vive in zone di confine. (rrm)