Il Collegio dei geometri di Catanzaro ha avviato e concluso, in collaborazione con il dipartimento Arpacal di Catanzaro, la formazione di sessanta ore che ha certificato la competenza di 30 geometri del Collegio, i primi in Calabria e tra i pochi in Italia, alla verifica e agli interventi di risanamento dal radon di edifici pubblici e privati.
Docenti della formazione, che si è svolta in modalità mista e con sopralluoghi e rilievi dal vero, sono stati i fisici Salvatore Procopio e Fiorello Martire, l’ingegnere Pietro Capone, la dottoressa Valentina Nastro.
«Una prima parte della formazione si era conclusa a settembre 2020 – ha dichiarato il Presidente del Collegio, Nando Chillà – posizionando i nostri tecnici tra i primi ad essere autorizzati alla certificazione del radon presente negli edifici. Ad oggi, concludiamo la formazione diventando tecnici specializzati per il monitoraggio e la bonifica».
«Un traguardo importante – ha continuato Chillà – grazie alla rete virtuosa che coniuga le nostre competenze con quelle dei professionisti del dipartimento Arpacal di Catanzaro, dotata del più importante laboratorio del meridione per l’analisi del radon».
«La salubrità degli edifici – ha concluso il presidente dei geometri – ha una ricaduta diretta sulla salute personale e sociale ed è necessario un continuo processo di monitoraggio per innescare la cultura della prevenzione, grazie all’ analisi di dati e risultati, per questo proporremo di monitorare in forma gratuita almeno due edifici pubblici della nostra provincia».
La transizione ecologica passa anche per le professioni tecniche specializzate e per la bonifica degli edifici dal gas Radon.
La sostenibilità e la sicurezza sono canoni di riferimento che sempre più si accostano alla salubrità dei contesti urbani riconducibili alla salute degli edifici pubblici e privati e ai luoghi di vita e di lavoro.
Secondo uno studio dell’Istituto superiore di Sanità, riportato dalla Fondazione Veronesi nel maggio 2021, il «Radon è responsabile del 10 per cento dei tumori del polmone che si registrano in Italia». Dalla stessa fonte si evince che «Studi effettuati in 11 Paesi europei, tra cui l’Italia, hanno evidenziato un aumento di rischio di tumore del polmone pari a circa il 16 per cento ogni 100 Bq/m3 (Becquerel – unità di misura del radon – per metro cubo) di concentrazione di radon per un periodo di esposizione di 25-35 anni.
Se si è esposti a una concentrazione di circa 600 Bq/m3 si corre il doppio del rischio di tumore del polmone di una persona non esposta» e che «per abbattere la presenza di radon si possono effettuare diversi interventi di risanamento, come aumentare la pressione atmosferica nell’abitazione per contrastare la risalita del gas dal suolo oppure aspirare l’aria dal suolo per poi espellerla all’esterno, possibilmente sigillando le vie di ingresso. Tali azioni di bonifica vanno pianificate e seguite da persone esperte nel settore. Per le nuove costruzioni vanno utilizzati criteri antiradon con un’attenta progettazione dell’edificio per impermeabilizzare l’edificio al radon e favorire la ventilazione naturale del suolo».
Questo dato si incrocia con quello evidenziato grazie alle misure indoor dell’ Arpacal che dal 2008 ha iniziato a studiare e così classificare il territorio calabrese a rischio radon sopra la media nazionale e in linea con le regioni alpine, ricche di granito e rocce uranifere. (rcz)