di SANTO STRATI – Siamo alle comiche finali: mentre si aspetta che la Regione porti a risultato l’operazione Dop per il Bergamotto di Reggio Calabria (avendo bocciato l’istanza di IGP (Indicazione geografica protetta) e che ristori i danni agli bergamotticoltori reggini per i danni del maltempo e della siccità, ecco che dalla Sicilia parte una grande campagna-beffa che svilisce e mortifica ogni tutela fin qui tentata.
La storia è nota: il Bergamotto non è “di Calabria” né tantomeno “siciliano” perché solo nella fascia vocata che va da Villa San Giovanni a Monasterace crescono i frutti che sono il non plus ultra del benessere (per le proprietà nutraceutiche certificate da scienziati di prim’ordine). I vari tentativi di imitazione nel territorio siciliano e anche nel Cosentino sono stati penalizzati da un risultato che beffa i consumatori e i coltivatori: la qualità è scarsa e il frutto coltivato al di fuori del territorio reggino risulta privo di tutte le caratteristiche organolettiche che ne hanno fatto e continuano a fare non una tipicità locale, bensì un’unicità mondiale.
La campagna per la tutela del Bergamotto di Reggio Calabria e del suo marchio (con tanto di nome e cognome) condotta per anni dal prof. Pasquale Amato è riuscita persino a far modificare le etichette di prodotti alimentari e specialità gastronomiche dove veniva indicato genericamente (ingannando l’utilizzatore finale) “bergamotto”.
Adesso, siamo da capo a dodici, come si dice: l’offensiva disinvolta dei siciliani (che vendono persino le pianticelle) e l’utilizzo improprio del termine generico “bergamotto” rischiano di far tornare indietro di anni la comunità produttiva reggina che si vede così non solo “derubata” di un marchio distintivo e univoco, ma persino danneggiata nella distribuzione dell’agrume “principe” e dei suoi derivati. La cui esportazione, per intenderci, copre i grandi numeri dell’intera regione.
Reggio deve insorgere e tutelare a spada tratta la sua unicità mondiale, ma avrà bisogno di avere a fianco tutte le istituzioni, a partire dalla Regione, dalla Camera di Commercio, dal Consorzio, e via discorrendo. Occorre un’accelerazione al processo di estensione della DOP (che già esiste per l’essenza) a tutto il comparto produttivo. Oltre a un’azione di rivalsa e di diffida nei confronti di chiunque tenti di “svalutare” il marchio “di Reggio Calabria”, quasi che si trattasse di una varietà agrumicola ottenuta al pari di altre specialità tentate (con successo, c’è da dire) dai produttori siciliani e dell’Alto Cosentino.
Il Comitato per il Bergamotto di Reggio Calabria, presieduto dal prof. Pasquale Amato, apprezzato storico e docente universitario reggino si è già attivato per studiare le iniziative necessarie per la tutela del marchio, a difesa del “principe mondiale degli agrumi”: è opportuno che l’assessore regionale all’Agricoltura Gianluca Gallo e tutti gli attori reggini trovino una corale intesa per evitare un ulteriore e insanabile “rapina” nei confronti di Reggio e della Calabria tutta. Il bergamotto di Reggio Calabria va difeso e tutelato, senza alcun compromesso e l’estensione della DOP sarà il punto di partenza per una controffensiva seria contro le “imitazioni”. (s)