La stagione turistica non è compromessa e si può recuperare, secondo le ottimistiche previsioni degli operatori del settore. Ma servono interventi e iniziative della Regione per sostenere il comparto ricettività su cui pesano i tre mesi di chiusura durante il lockdown e che è praticamente allo stremo. La risposta della Regione Calabria si chiama “Accogli Calabria”, ovvero un bando da 20 milioni di euro riservato agli operatori turistici che gestiscono alberghi, villaggi turistici, aree di campeggio, ostelli della gioventù, rifugi di montagna, colonie marine e montane, affittacamere, case per vacanze, B&B, residence, e persino gli alloggi annessi alle aziende agricole e gli alloggi per studenti e lavoratori con servizi di tipo alberghiero. CI sono, purtroppo, molte aziende turistico-alberghiere che stanno ancora valutando se rischiare l’apertura o rinunciare per non accaparrare altre passività ingestibili con una clientela ridotta o, peggio, contingentata.
Le prospettive, diciamo la verità, non sono brutte, anzi, i numeri dei contagi pressoché rimasti fermi ormai da svariate settimane lasciano intendere che non sarà difficile “vendere” la Calabria come meta turistica covid-free. Questo non significa riempire le strutture alberghiere e le casa vacanza, ma decisamente la situazione è molto meno inquietante di come si era immaginata giusto pochi mesi fa. E allora, ben vengano gli interventi a sostegno, che si scontrano, naturalmente, col solito ostacolo della “regolarità” contributiva delle aziende: chi ha pendenze col fisco o con gli istituti di previdenza (perché non è riuscito a pagare tasse e contributi, non perché è un evasore professionale) si deve scordare di poter accedere alle provvidenze previste per il settore.
I conti sono presto fatti: la Regione darà i contributi basandosi sulle presenze turistiche del 2018. Da uno a quattro euro (per strutture alberghiere da una a cinque stelle) che sarà calcolato per le presenze registrate nel 2018, fino a un massimo di 160mila per struttura, a seconda della tipologia o classificazione della struttura stessa. Per fare un esempio, un villaggio turistico 3 stelle da 250 posti letto, equivale a una presenza/mese di 7.500 persone che moltiplicate per tre euro equivalgono a 22.500 euro di contributo per ogni mese di attività che dovrà risultare dai report generati dal sistema Sirdart/Ross 100 che gli operatori conoscono bene. È una boccata d’ossigeno, sia chiaro, però è un primo apprezzabile passo verso un aiuto non fatto di sole parole o di crediti d’imposta. Si tratta, in buona sostanza di soldi veri, a fondo perduto, cioè che non devono essere restituiti, e che se, ovviamente, non copriranno le perdite serviranno da incentivo a riaprire le strutture e stare sul mercato.
L’aiuto – secondo quanto afferma il bando regionale – è finalizzato alla “ricostituzione del capitale circolante. L’obiettivo della politica turistica regionale è quello di scongiurare la chiusura delle strutture ricettive”. Naturalmente, la procedura è alquanto complicata (sennò i burocrati a Germaneto che ci stanno a fare) e in alcuni casi sarà necessaria la certificazione di un professionista abilitato sulle perdite reali di fatturato tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2020, in quanto l’aiuto non potrà superare l’importo delle perdite documentate.
Ma non è solo questo, la Regione si è inventata anche un buono-spesa da destinare ai giovani residenti in Calabria da utilizzare per spese relative all’acquisto di beni e servizi turistici, ricreativi e/o culturali offerti da strutture ubicate sul territorio regionale e che aderiranno all’iniziativa. Il buono ha un valore di 200 euro ed è riservato ai giovani calabresi di età compresa tra i 18 e i 24 anni, con un Isee non superiore a 9.000 euro. Il meccanismo di assegnazione è quello solito del click-day: occorre fare la domanda telematica e i buoni saranno assegnati fino ad esaurimento in base all’ordine di arrivo delle richieste. Il buono, comunque, andrà speso entro il 30 ottobre presso le strutture turistiche che verranno quanto prima indicate. E siccome la presidente Jole ha a cuore il diritto alla vacanza delle famiglie calabresi, ha ideato con la Giunta un voucher-famiglie da 320 euro per l’acquisto di soggiorni di almeno tre notti in strutture ricettive della Calabria. L’obiettivo dichiarato è di “scongiurare la scomparsa delle microimprese del settore turistico-ricreativo, la perdita di posti di lavoro e il conseguente aumento della disoccupazione”. Le famiglie che possono beneficiare del buono spesa devono avere un Isee non superiore a 20mila euro ed essere ovviamente residenti in Calabria. Il buono parte da 80 euro per i single e viene moltiplicato fino a un massimo di 4 componenti la famiglia, appunto fino a 320 euro.
Qualsiasi iniziativa di carattere “sociale” che aiuti il comparto turistico va accolta benevolmente, però viene spontaneo osservare che gli importi sono abbastanza modesti per garantire un’importante risposta di vacanzieri regionali che già hanno accantonato l’idea di fare vacanze quest’anno, salvo qualche toccata e fuga, vista la poco allegra situazione economica che investe moltissimi lavoratori. E che il bonus giovani non riuscirà a incentivare, e soddisfare in maniera adeguata, la voglia di vacanza dei ragazzi che, alla voce turismo, dipendono quasi esclusivamente dai genitori. Si poteva fare di più? Non sappiamo rispondere. Intanto, è già un buon segnale di attenzione verso i calabresi. Gli altri, i turisti del resto d’Italia, forse bisognerò incentivarli in maniera più convincente. Lanciamo qualche suggerimento: buoni benzina e rimborso dei pedaggi autostradali (solo l’A2 da Salerno a Reggio non si paga). Un invito dalla più bella regione d’Italia, da scoprire o riscoprire, con un piccolo incentivo in quattrini veri. E buone vacanze a chi verrà in Calabria. (s)