Utili, anzi essenziali e preziosi, ma vergognosamente dimenticati. Son i tirocinanti calabresi del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e di quello ai Beni Culturali (Mibact) che si trovano sottopagati e senza alcuna copertura previdenziale ma si scontrano con la costante indifferenza manifestata sia dal Governo che dalla Regione verso i precari. Per tentare di modificare questa situazione ormai diventata intollerabile, i tirocinanti hanno rivolto un accorato appello chiedendo a politici e sindacati di fare luce sul loro futuro.
«Siamo padri e madri di famiglia, – hanno scritto – giovani e meno giovani che prestano servizio presso due distinti comparti ministeriali cioè Miur e Mibact a seguito di manifestazione d’interesse del 2016 e di cui la regione Calabria si è fatta garante. Sopperiamo alla cronica carenza di personale presso gli enti in cui prestiamo servizio con un contributo di 500 euro e senza alcun diritto contributivo e previdenziale. Viviamo le nostre giornate nella precarietà più desolante e il nostro timore più grande è di trovarci un giorno sulla strada nonostante l’impegno che noi tirocinanti Miur-Mibact mettiamo quotidianamente nelle attività che svolgiamo con quella professionalità maturata da ciascuno di noi da proroga in proroga. Esortiamo quotidianamente che la nostra vertenza di precari possa trovare conclusione con quella dignità che solo il lavoro può garantire a qualsiasi essere umano. Quello che chiediamo noi tirocinanti Miur-Mibact è che vengano tutelate le nostre professionalità acquisite e che la nostra dignità non continui ad essere lesa ma
sostenuta da valide prospettive di lavoro future. E bene evidenziare che la nostra vertenza di tirocinanti Miur-Mibact finora ha registrato scarso interesse sia da parte dell’attuale
Governo centrale che da parte della classe politica locale e anche da parte delle principali sigle sindacali. Noi tirocinanti Miur-Mibact chiediamo che sia abbattuto questo muro di indifferenza verso la nostra vertenza di precari e che quelle garanzie promesse in termini di prospettive lavorative future non siano una chimera per ciascuno di noi, padri e madri di famiglia, lavoratori disoccupati e ex mobilità in deroga». (rrm)