di mons. ANTONINO IACHINO*
Sicurezza è libertà è il racconto di una interessante e intensa esperienza di vita, che diventa una provocazione e una testimonianza.
Marco Minniti in questo libro ripercorre gli anni difficili in cui si è trovato a gestire eventi epocali di portata internazionale, come la forte ondata migratoria successiva alle primavere arabe, il consolidamento dello Stato islamico, la stagione degli attacchi terroristici in Europa, ed eventi a carattere nazionale come l’emergenza sicurezza nelle grandi città e la lotta alla criminalità organizzata. Nelle pagine di questo libro Minniti offre anche spunti su quelle che sono le sfide che attendono la sinistra europea rispetto ai temi del terrorismo e dei flussi migratori.
Non ci racconta la sua vita, anche se c’è qualche riferimento autobiografico, ma ci invita a riflettere sul particolare momento storico che stiamo vivendo: viviamo in “un mondo ossessionato”. Ma come arginare questa ossessione? Occorre accettare la sfida rispondendo alle grandi masse che si interrogano sul loro futuro, condizionate da un sentimento che si chiama paura: paura di impoverimento, di perdere i propri diritti, suscitata da un fantomatico nemico esterno, l’immigrato. Su questa paura della gente si sta speculando.
Minniti riconosce che la sinistra, che è nata per farsi carico dei più vulnerabili, cioè dei ceti più fragili, per stare accanto alle persone e ascoltarle per liberarle dai loro timori, ha sottovalutato le paure e le incertezze di parecchi strati sociali, lasciando il campo libero agli speculatori. Occorre reagire, consapevoli che “tutti siamo responsabili di tutti”, tutti siamo chiamati a dialogare con le paure e le domande di senso della gente.
Papa Francesco ci ha richiamati a uscire i recinti ecclesiastici e delle nostre istituzioni per incontrare la gente, per conoscere la gente. Conoscere la gente significa dare risposte a domande essenziali. Il mondo della politica, inoltre, deve dare risposte alle esigenze fondamentali della vita, quelle che riguardano il lavoro, l’istruzioni, la sanità. Deve offrire sicurezza alla gente. La sicurezza, come dice bene Minniti, è anzitutto un bene comune, che si concretizza nel rapporto dell’individuo con l’altro, nel reciproco riconoscimento. Il disagio diffuso va preso sul serio: sempre più sole e con un futuro incerto, le persone si sentono insicure. Chiedono, cioè, che ci sia qualcuno che si metta in mezzo tra la propria vita e gli effetti negativi dei grandi processi globali, perché sia sempre salvaguardata la sicurezza delle persone e la loro libertà. Costruire sicurezza significa garantire libertà.
La sicurezza non può essere ridotta ad ordine pubblico, e quindi di competenza dello Stato. L’autorità pubblica deve assicurare e garantire le condizioni della convivenza, ma nel rispetto della legalità e della libertà delle persone. Scrive Minniti: “La sfida del terrore è quella di spaventare e chiudere le persone dentro casa… La piazza più sicura è quella più vissuta… occorre sì il controllo del territorio da parte delle forze di polizia, ma anche un’alleanza strategica con i suoi abitanti”.
Nella dottrina sociale della Chiesa c’è un importante principio di sussidiarietà che sfida le risorse migliori presenti nella società a lavorare insieme per il bene comune: “È illecito togliere agli individui ciò che essi possono compiere con le forze e l’industria propri per affidarlo alla comunità, così è ingiusto rimettere a una maggiore e più alta società quello che dalle minori e inferiori comunità si può fare”. È frutto di una saggezza cristiana laicamente condivisa e che è bene non dimenticare. È un principio che ci aiuta a capire meglio perché la sicurezza è libertà.
La sicurezza è anche umanità. “Umanità e sicurezza convivono nella stessa persona, sono due momenti nella vita di ciascuno di noi. I tratti fondamentali dell’individuo sono appunto il senso di umanità, il rispetto della vita umana, la capacità di accoglienza e, contemporaneamente, il bisogno di sicurezza e il timore dell’altro, soprattutto se sconosciuto”.
“Se vogliamo che umanità e sicurezza coesistano dobbiamo affrontare una serie di questioni cruciali legate all’accoglienza e all’equilibrio, nelle moderne democrazie, tra i diritti delle due parti in causa, chi accoglie e chi è accolto”.
“L’accoglienza è una prerogativa fondamentale fondamentale di tutte le società aperte. Ma l’accoglienza ha un limite oggettivo e insuperabile nella capacità di integrazione. Non si può accogliere sempre e comunque. Occorre verificare quante persone si possono inserire in un progetto di integrazione. Questo non vuol dire abbandonare nel mare i richiedenti asilo, ma organizzare l’afflusso con interventi rispettosi della dignità delle persone. Occorre governare ma occorre anche separare nettamente la parola ‘emergenza’ dalla parola ‘immigrazione'”.
Papa Francesco insistentemente rivolge l’invito agli Stati, alle società civili e, in particolare, ai cristiani di abbattere i muri e costruire ponti. In molti Paesi si è largamente diffusa una retorica che enfatizza i rischi per la sicurezza nazionale o l’onere di accoglienza dei nuovi arrivati, disprezzando e offendendo la dignità delle persone, che invece deve essere sempre essere rispettata soprattutto quando si tratta di persone deboli e vittime di violenza e sfruttamento.
Quanti fomentano la paura nei confronti dei migranti, magari a fini politici, anziché costruire la pace, seminano violenza, discriminazione razziale e xenofobia, che sono fonte di preoccupazione per tutti coloro che hanno a cuore la tutela di ogni esser umano. Alcuni considerano le migrazioni una minaccia.
Papa Francesco, invece, invita a guardarle con uno sguardo carico di fiducia, come opportunità per costruire un futuro di pace e sintetizza in quattro verbi la risposta da dare al fenomeno delle migrazioni: accogliere, proteggere, promuovere, integrare.
Minniti racconta gli interventi ministeriali per gestire meglio i flussi dei migranti, cercando di far comprendere all’Europa che le relazioni con l’Africa sono un tema centrale non nel senso che ci si deve occupare di questo Continente con un atteggiamento caritatevole, ma per tre ragioni che toccano i nostri interessi e il nostro futuro.
- La sicurezza dell’Europa si gioca in gran parte in Africa anche per la presenza nel suo territorio di gruppi terroristici autoctoni
- L’Africa è cruciale per l’aspetto demografico.
- L’Africa è decisiva per l’Europa per la questione relativa alla gestione delle ricchezze e delle materie prime: se l’Africa sta bene l’Europa starà bene; se l’Africa sta male l’Europa starà male.
Aiutare gli immigrati a casa propria significa investire per lo sviluppo dei Paesi di partenza dei migranti.
Minniti si sofferma ancora sull’apertura dei corridoi umanitari dalla Libia verso l’Italia, con la collaborazione della Comunità di S. Egidio, la Tavola Valdese, la Conferenza Episcopale Italiana e la Caritas, dimostrando la possibilità di tenere insieme il contrasto all’immigrazione illegale e l’apertura di canali legali di arrivo degli immigrati e richiedenti asilo nel nostro Paese. L’Italia ha retto bene alla sfida dell’accoglienza nei momenti più difficili, grazie alla mobilitazione del mondo cattolico e di molte organizzazioni religiose di altre confessioni
Per noi – egli scrive – che ci assumevamo continuamente delle responsabilità sulle questioni relative al governo dei grandi flussi migratori, la forza del messaggio della Chiesa era potente e molto importante. E qui riporta un pensiero di Papa Francesco che conversa con i giornalisti nel viaggio di ritorno dalla Colombia: «Io sento il dovere di gratitudine verso l’Italia e la Grecia, perché hanno aperto il cuore ai migranti. Ma non basta aprire il cuore. Il problema dei migranti è, primo, cuore aperto sempre. È anche un comandamento di Dio, di accoglierli “perché tu sei stato schiavo, migrante in Egitto” (Lev. 19, 33-34): questo dice la Bibbia Ma un governo deve gestire questo problema con la virtù propria del governante, cioè la prudenza. Cosa significa? Primo: quanti posti ho? Secondo: non solo riceverli, ma anche integrarli. Io ho visto esempi – qui, in Italia – di integrazione bellissimi». Ovviamente queste parole del Papa sono state di grande gradimento e incoraggiamento per un Ministro degli Interni che cercava di adoperarsi, in un tempo di emergenza di sbarchi, per assicurare nella legalità un’accoglienza dignitosa dentro precisi progetti di integrazione.
La prima parte del libro, i primi cinque capitoli ci raccontano soprattutto l’azione intelligente del Governo e del Ministro degli Interni per contrastare l’illegalità, per dare un colpo durissimo ai trafficanti di esseri umani, dimostrando che tutto questo poteva essere fatto senza perdere l’umanità. Ritengo che sia la parte più interessante. Le altre due parti sono il racconto di tante esperienze di grande rilievo, soprattutto, per prevenire atti di terrorismo, drammaticamente presenti in altri Paesi europei. (a.i.)
*Mons. Antonino Jachino ha presentato a Reggio il libro di Marco Minniti. Già Vicario generale della Diocesi Reggio-Bova è presidente del Centro per il Diaconato Permanente della stessa Diocesi Arcivescovile.
2 dicembre 2018