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L’Italia è leader europea nel contrasto alle mafie secondo Antonio Nicaso

L’Italia è leader europea nel contrasto alle mafie secondo Antonio Nicaso

di FRANCO BARTUCCIContinuano all’Università della Calabria le lezioni per il Master in Intelligence, diretto dal prof. Mario Caligiuri, con figure di prestigio a livello nazionale ed internazionale. In questo ambito è intervenuto Antonio Nicaso, saggista e docente universitario apprezzato tra i massimi studiosi di mafie a livello internazionale parlando sul tema: La quarta rivoluzione delle organizzazioni mafiose.

Il prof. Nicaso ha delineato  nel corso della sua lezione il percorso di cambiamento storico delle mafie, approfondendo l’attuale capacità di relazionare con le categorie professionali per inserirsi nei mercati finanziari, ma sfruttando anche le opportunità offerte dai social media.

Si è poi soffermato sulla narrazione delle mafie dalle origini: evidenziando che oggi stiamo assistendo ad un coinvolgimento delle mafie in quella che è stata definita la quarta rivoluzione. Oggi, le mafie sono diventate un’holding del riciclaggio sul mercato finanziario, grazie soprattutto ai proventi del narcotraffico. Ha ricordato l’importanza che nell’evoluzione delle mafie ha avuto la cosiddetta borghesia mafiosa, quella che Leopoldo Franchetti aveva ricondotto ai «facinorosi della classe media».

Tra gli esempi citati da Nicaso anche quello del medico pentito Melchiorre Allegra che, durante il Fascismo, ha confessato di aver diagnosticato varie patologie false ai mafiosi detenuti, descrivendo efficacemente la natura interclassista delle mafie. Durante un’esperienza politica, Allegra raccontò di aver incontrato tanti mafiosi che nel contempo, erano proprietari terrieri, professionisti, tutta gente che rivestiva ruoli altamente funzionali. Da questo scenario, emerge come le mafie si siano evolute passando dallo scopo di un’economia di sopravvivenza ad una di accumulo dei capitali.

Pertanto, la necessità primaria consiste nel riciclare nel mercato legale i profitti derivati da numerose attività illecite. Ed è proprio in quest’azione che evidenziano le loro elevate capacità di relazioni e di pieno inserimento nella società, come dimostra il caso di Anderson Lacerda Pereira, noto criminale brasiliano, che aveva investito in oltre 30 cliniche oncologiche ed era in contatto con broker della ’ndrangheta. Le mafie hanno attualmente grandi interessi in ogni continente, utilizzando le dinamiche della globalizzazione. Per tale motivo, il loro contrasto richiede sempre più l’uso di tecnologie avanzate e di spiccate competenze degli operatori del settore, così come sono insostituibili le intercettazioni.

«La quarta rivoluzione – ha sottolineato Nicaso – ha determinato la modifica delle strategie criminali, con l’utilizzo della criptofonia, dei mercati del dark web, dei giochi d’azzardo online”. Anche la più tradizionale delle mafie, la ’ndrangheta da tempo cerca consensi anche sui social per adescare nuova linfa, ma anche esaltare i comportamenti e i tenori di vita di chi si è arricchito con i proventi di attività criminali. Una strategia, comune a tante altre organizzazioni criminali, che in Nord America è stata ribattezzata “cyberbanging».

È errato, però, pensare che le mafie in passato abbiano agito nell’ombra. Infatti, si distinguevano anche nell’abbigliamento, poiché i segni distintivi erano sempre stati ben noti. Le mafie creano legami, avendo alla base la commissione degli stessi reati. È il caso di altre organizzazioni eversive tra cui quelle terroristiche. Dall’estetica della violenza all’uso di sistemi simbolico e gergali, la strategia comunicativa delle mafie è sempre stata molto efficace.

Questo fa capire quanto sia necessario il contrasto, per cui l’intelligence svolge un ruolo assai importante.Con l’estensione dello spazio digitale, le mafie sono sempre più ibride, diffuse, ramificate, pericolose. È necessario quindi anticiparne le mosse, definendo i confini territoriali cancellati dalla globalizzazione e introducendo leggi più incisive, in modo da rimarcare la sovranità.

Il docente universitario ha poi evidenziato che nel contesto internazionale le attività di indagine sulle organizzazioni criminali di stampo mafioso spesso consistono esclusivamente nello scambio di informazioni e dati. È opportuno creare delle task force, come quella messa a punto da Interpol su impulso della polizia di stato italiana per colpire le mafie anche lontano dai loro territori d’origine, dove spesso investono i proventi del narcotraffico. A tal proposito, ha ricordato che l’Italia è stata leader nel contrasto alle  mafie in Europa e nel mondo. Per questo ha auspicato un maggiore coinvolgimento degli altri paesi nella lotta alla mafie, ma soprattutto ai capitali mafiosi. (rcs)