di ARISTIDE BAVA – Docente sidernese di materie letterarie trapiantata a Genova ma fortemente attaccata a questa terra da dove i suoi genitori sono emigrati tanti anni addietro. Si chiama Livia Archinà, ed ha una profonda passione per la cultura e la civiltà antica, greca e romana. A 42 anni è particolarmente legata, per le sue radici, al territorio che frequenta fin da bambina e – dice – il suo interesse per la Locride, continua a crescere di anno in anno, cosa che si evince da una lunga nota che ha voluto inviare per esaltare le bellezze del territorio e ringraziare l’Archeoclub di Locri per l’intensa attività che sviluppa per far conoscere ai forestieri i “tesori” esistenti e che “questa terra generosa ci elargisce; tesori alla luce del sole, ma su cui il turista si sofferma troppo poco, travolto com’è dal turbine dell’estate”.
E invece l’estate – dice Livia Archinà – dovrebbe essere soprattutto la stagione del ritmo lento, della riscoperta paziente, della paziente rieducazione dello sguardo alla bellezza. Stimolare gratitudine per gli uomini e per le donne del passato, che nel tempo si sono spesi per riscoprire e conservare un patrimonio immenso, portando avanti con sforzo tenace un lavoro comune che attraversa i secoli. Parla di Paolo Orsi, Alfonso De Franciscis, Umberto Zanotti Bianco, per citare – precisa – solo i più noti. Livia Archinà esprime «riconoscente ammirazione, per chi, nel presente e nonostante gli ostacoli, ancora si adopera per preservare, valorizzare, diffondere la conoscenza di quanto finora è stato riportato alla luce, con sguardo duplice di Giano bifronte, rivolto al passato e proiettato sul futuro; sul futuro perché più del 60 % dei tesori di Locri è ancora sotto terra e molto resta da disseppellire; sul passato per non far dimenticare le storture e i nodi irrisolti».
Si sofferma anche sulla “querelle” sul possibile ritorno in Italia della statua di Persefone, oggi conservata all’Altes Museum di Berlino non mancando di evidenziare la passione di coloro che «coniugando passione e lucido impegno intellettuale, si spendono concretamente, di anno in anno, ciascuno nel proprio ambito di competenza, nell’intento comune di valorizzare il patrimonio culturale locale, in ideale continuità con i grandi uomini del passato e a dispetto degli innumerevoli ostacoli».
Non mancano precisi riferimenti «alla villa romana di Casignana, al museo archeologico nazionale di palazzo Nieddu, al complesso di Casino Macrì, dedicato alla vita di Locri in età romana, al Museo, alla piacevole visita nell’area extraurbana riservata ai culti delle grandi divinità, a ridosso del perimetro dell’antica colonia greca, vero e proprio oppidum, con i suoi 7,5 Km di mura difensive che cingono 300 ettari di terra al santuario di Demetra e il tratto di mura di recente restauro e allo tesso santuario di Marasà». Una nota, per forza di cose sintetizzata dalla quale traspare non solo grande conoscenza di questi “tesori” del territorio della Locride ma anche, e soprattutto, il grande amore verso una terra che anche quando si è lontani rimane sempre nel cuore. (ab)