di DOMENICO PASSARELLI – L’attuale momento storico pone nuove domande a seguito di una trasformazione della città, che ha avuto un’accelerazione con l’emergenza sanitaria covid 19. Non ci sono più i tempi lunghi che hanno caratterizzato l’urbanistica degli ultimi decenni; oggi la Società pretende risposte certe nel breve periodo.
Viviamo una trasformazione epocale, che ci induce a modificare anche gli strumenti della pianificazione, il loro modo di concepirli, di realizzarli e di gestirli attraverso nuove logiche di formazione che non appartengono più alla zonizzazione e al principio autoritativo ma alla logica della pianificazione negoziata e concertata finalizzata alla qualificazione e rigenerazione degli spazi costruiti.
Le sfide poste dall’ambiente urbano sono molteplici: il traffico con le sue diverse forme di inquinamento, la mancanza di fondi per fornire i servizi di base, la scarsità di alloggi adeguati, il degrado delle infrastrutture, etc. Il futuro che vogliamo include città che offrano opportunità per tutti, di conseguenza il ruolo dell’urbanistica e dei suoi piani sarà sempre più importante nel raggiungere gli obiettivi per eliminare la povertà, per garantire l’eguaglianza e la giustizia sociale, per ridurre il cambiamento climatico e tanto altro ancora. Ci sono tante sfide davanti a noi e la città di Cosenza avrà bisogno di un piano urbanistico solido e di supporto scientifico e professionale adeguato per realizzare questi scopi.
Anche per la città Cosenza è giunto il momento di promuovere una strategia innovativa, favorendo la partecipazione e condivisione dei cittadini al fine di affrontare e risolvere le vecchie e nuove fragilità della città contemporanea. I Comuni sono fermi sostanzialmente al PRG.E Cosenza è tra questi.
Non si possono più ignorare i cambiamenti (essenzialmente ambientali) che stanno interessando i valori posti a fondamento delle scelte dei piani e dei progetti e, al tempo stesso, non si possono trascurare le sfide che minacciano le nostre città, con la consequenziale produzione di una domanda collettiva rivolta essenzialmente alla qualità della vita. Il modello della crescita urbana ad oltranza (dell’espansione della città a qualsiasi costo) e di un governo del territorio impositivo e deterministico è ampiamente superato. Manca per Cosenza un progetto di territorio, un progetto sulla città unica: di conservazione, tutela e valorizzazione.
Fra tutti, è il caso della città vecchia. Serve, oggi, una nuova consapevolezza, una nuova responsabilità, una nuova cultura di gestione e di progettazione urbanistica integrata. La risorsa su cui si fonda la proposta è in senso generale “la cultura del territorio”, facendo riferimento al patrimonio di storia e di beni culturali paesaggistici ed architettonici che la nostra città diffusamente possiede. È necessario contrastare un processo di omologazione verso il quale il territorio è stato circoscritto, racchiuso in forme di sviluppo decontestualizzate e insostenibili. Viene ritenuto fondamentale la valorizzazione del centro storico e degli elementi peculiari dell’identità locale, le emergenze architettoniche che narrano la storia del territorio, le tradizioni della cultura materiale, il “saper fare” tradizionale.
Ma, contestualmente, vanno rigenerate ciò che definiamo, impropriamente, periferie, cioè quei luoghi che per Cosenza rappresentano il passato per la ricchezza dei valori identitari e le tante energie umane, il presente per le capacità di interfacciarsi con il contesto dell’area urbana cosentina in prospettiva della città unica e il futuro per le opportunità di sviluppo che tanti spazi ancora incontaminati (o propensi ad una riconversione innovativa) sono in grado di offrire. La scena urbana è ulteriormente cambiata. È necessario promuovere una nuova alleanza tra salute e urbanistica incentrata sulla “qualità dell’abitare” quale esito di un insieme coordinato di azioni integrate. La/e città è in attesa di risposte adeguate alla reale situazione che servirebbero a restituirle quella dimensione sostenibile degna della società del terzo millennio.
È necessario un ripensamento della città in funzione di una maggiore presenza di servizi e di attrezzature “al servizio” della persona e la pianificazione urbanistica deve divenire strumentale ai bisogni della popolazione, dedicando attenzione ai contesti territoriali sui quali si intende intervenire.
Abbiamo, davanti a noi, una grande sfida perché recuperare la fiducia dei cittadini non è cosa semplice e scontata e perché l’urbanistica deve cambiare modo di pensare e ripensare intelligentemente la città e i suoi bisogni. Serve per questo motivo una rigenerazione profonda. Serve una adeguata ed innovativa strumentazione urbanistica, tale da contribuire alla evoluzione della città più sostenibile. L’impegno nel prossimo futuro, sarà quello di rigenerare la città esistente. Come ci ricorda Italo Calvino, le città sono un insieme di scambi non solo di merci ma anche e soprattutto di parole, di desideri, di ricordi ed anche di percezione, di libertà, di sapori: d’una città non godi le sette o settantasette meraviglie ma la risposta che dà ad una tua domanda. Tale assunzione riflette un principio base secondo il quale non è detto che più una città è smart (e cioè risponde ai requisiti tecnologici innovativi) e più è sostenibile.
Una città può aspirare ad essere intelligente se esistono cittadini informati e consapevoli. (dp)