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Piazza De Nava RC

L’OPINIONE / Enzo Vitale: Va avanti il progetto demolitivo di Piazza De Nava nonostante il dissenso

di ENZO VITALE – Una gara bandita e vinta, lavori assegnati e un progetto che va avanti nonostante l’unanime dissenso del Consiglio Comunale. Questa si chiama arroganza del potere, di un potere amministrativo sordo a qualsiasi input che non provenga da suoi interessi, certamente legittimi ma che collidono con l’interesse pubblico. Oggettivi dubbi e incongruenze macchiano il progetto esecutivo, sostanzialmente copia di quello definitivo approvato in conferenza dei servizi, che a sua volta era un copia e incolla di quello preliminare nato all’interno della Soprintendenza a firma dell’arch. Giuseppina Vitetta.

Citiamone solo una di queste incongruenze. La Soprintendenza afferma che (nota stampa del 24 aprile) “Non esistono vincoli diretti sui monumenti presenti nell’Area né su alcuno degli elementi materiali che compongono la piazza” e che “L’Area del Museo e di piazza De Nava, comprese le immediate adiacenze, non è interessata da vincoli archeologici derivanti da appositi provvedimenti di tutela sia diretta che indiretta”. La prima affermazione collide con il vincolo paesaggistico ambientale, certificato dal Comune, e con il vincolo naturalmente presente su ogni monumento storico. La seconda è più grave, anche se meno evidente, perché è la stessa Soprintendenza ad aver posto in passato vincoli di natura archeologica su tutta l’Area.
Soprattutto per questo motivo è abortito un progetto del Comune che nel 2007 avrebbe voluto restaurare la piazza sostituendone la pavimentazione. Addirittura la Soprintendenza ha in quell’occasione imposto: la presenza di un suo funzionario ai lavori di scavo, peraltro superficiali, per il rifacimento dell’impianto di illuminazione; l’effettuazione di rilievi fotografici prima e dopo il restauro dei bordi delle aiuole, in pietra tufacea di nessuna importanza. Tutto questo minuzioso e capillare controllo su un progetto del Comune, derivante da precisi vincoli posti dalla Soprintendenza, si scioglie come neve al sole quando il progetto nasce all’interno della stessa struttura di controllo. Ed è soprattutto a causa di questa inversione di giudizio a 180 gradi che è stato aperto un procedimento penale.
A questo punto è legittimo il sospetto di interessi personali a effettuare comunque e presto i lavori, avanzato sui social dalla cittadinanza? (Peraltro, caso unico in Europa, in Italia le percentuali spettanti agli aventi diritto sull’ammontare del progetto scattano a inizio lavori e non alla loro fine). La posizione della Fondazione Mediterranea è sempre stata chiara: gli interessi vi sono, sono legittimi e tutelati dalle leggi ma collidono con gli interessi della collettività. Cosa fare, quindi? Un passaggio ineludibile è che la Soprintendenza dica chiaramente quanto sarà l’importo che spetterà ai progettisti e ai funzionari interni alla Soprintendenza e alla Segretaria Regionale del MIC.
Da una sommaria analisi delle carte fatte in corso di Conferenza di Servizi, mi sembra di ricordare la cifra di € 270.00 (duecentosettantamila) per il solo progetto, più altre somme (tra il 2 e il 4 per certo) fino ad arrivare a ben oltre il 10% dell’importo complessivo. Si può sbagliare sull’esattezza dei numeri, non certo sul fatto che i numeri comunque vi siano.
È un obbligo etico della Soprintendenza dichiarare i propri legittimi interessi, anche per mettere definitivamente fine a chiacchiere e illazioni. (ev)