di GIUSY STAROPOLI CALAFATI – “Per uno che torna e ti lascia una rosa, mille si sono scordati di te”. (g.n.)
Ho sempre guardato, e soprattutto vissuto la mia terra con gli occhi con cui oggi, Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, la descrive dopo averla incontrata. Ho sempre invitato la gente a venire in Calabria, consapevolmente pervasa dal beato orgoglio della padrona di casa.
La meraviglia di cui parla Lorenzo, arrivando a Scilla, mi fa tanto piacere, ma non mi meraviglia affatto. Li conosco bene io questo splendore e questo incanto di cui è dotata la mia terra. Tanto bene da essere consapevole che finchè i calabresi non la riconosceranno anch’essi così sbalorditivamente bella la Calabria, anche ad avere 10, 100, 1000 poeti in più di Jovanotti, a cui mozzare il fiato, quaggiù non cambierà mai nulla. Il forestiero ha sempre riconosciuto “il giorno della Calabria”, noi no.
Eccola la nostra colpa!
Facciamola finita, calabresi, con il voler interpretare sempre ostinatamente la parte del giullare o dello sciocco, usciamo fuori dalla favoletta burlona di Jofà, e sentiamoci finalmente protagonisti in questa opera viva che è la Calabria. Noi per primi sentiamoci meravigliosi. Dall’Aspromonte al Pollino, dalla Ionio al Tirreno, da Alvaro a Repaci.
La grande bellezza è tutta qui: […] Era teso in un vigore creativo, il Signore, e promise a se stesso di fare un capolavoro. Si mise all’opera, e la Calabria uscì dalle sue mani più bella della California e delle Hawaii, più bella della Costa Azzurra e degli arcipelaghi giapponesi. […](L.R.)
A Jovanotti si stanno dedicando intere pagine di giornale per aver detto la verità sulla Calabria. Aver confermato il suo splendore. A Repaci, che della Costa Viola colorò infinite pagine di letteratura, non dedichiamo mai neppure un titolo, noi calabresi. Che sfigati!
La stortura nostra è proprio in questo che sta. Nella mancanza di riconoscenza verso ciò che siamo e nei confronti di ciò che, per grazia di Dio, possediamo, dimenticandoci che nulla è scontato in questo mondo, e che il capolavoro fatto dal Creatore, quand’è che si volle cimentare con questa terra, può non durare per sempre. I riflessi dell’argilla viola, potrebbero spegnersi e noi scomparire all’improvviso, se non sapientemente, subito pronti, a custodire e onorare la nostra Magna Grecia.
Non mi meraviglia la mia terra, no. Conosco bene il sapore delle sue labbra, il profumo della sua pelle, l’azzurro intenso del suo mare. È l’assenza di tanti calabresi “refrattari alla propria origine”, “contestatori della propria identità”, che non intendono partecipare alla sua bellezza e stravolgono la sua storia, che “mi lascia senza fiato”.
Possiamo recuperare? Se lo vogliamo, Sì!
Allora pronti. Uno, due, tre: “Alla salute” della Calabria; alla salute dei calabresi come Giacomo Triglia, orgoglio lazzarese, i ‘Rriggiu, regista del nuovo videoclip di Jovanotti: “Alla salute delle cose vissute / Delle giornate che non sono ancora arrivate / E ci raggiungono così come fa l’estate / Con la promessa che le cose poi saranno cambiate (J.)”. (gsc)