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L'OPINIONE / Gregorio Corigliano: L'autonomia accresce la povertà, dice l'arcivescovo di Napoli

L’OPINIONE / Gregorio Corigliano: L’autonomia accresce la povertà, dice l’arcivescovo di Napoli

di GREGORIO CORIGLIANO – «L’autonomia differenziata, per quanto la si voglia edulcorare con nuovo innesti terminologici (che la gente non comprende) rompe il concetto di unità, lacera il senso di solidarietà che è proprio della nostra gente, divide il Paese, accresce la povertà già troppo estesa ed estrema per milioni di italiani».

Sono parole queste, dell’Arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, calabrese di Satriano, che guida, con impegno e vigore, la curia più importante del Mezzogiorno. Forte del suo impegno in terra calabra, alla guida del centro calabrese di solidarietà, del quale ha parlato con nostalgia ed entusiasmo, abbastanza recentemente a Catanzaro, non poteva rimanere in silenzio di fronte al disegno Calderoli.

E con una lettera aperta che mi ha inviato per mail, memore di un antico rapporto, negli anni del mio impegno professionale, sempre vivo, in Rai, titolata “Il Vangelo e la Costituzione” si sofferma sul tema dell’autonomia differenziata, che, si spera non diventi mai operativa. Perché? «Cancella d’un colpo quel bagaglio ricchissimo di conquiste democratiche, realizzato dalle lotte popolari, dal Risorgimento ad oggi». Com’è costume dell’alto prelato, con grazia ma anche con fermezza, aggiunge che i promotori del ddl, con in testa il ministro Calderoli, dimenticano che non si tratta dell’attuazione della Costituzione ma, ma che la nostra Magna Charta parla dell’eguaglianza autentica fra tutti i cittadini e prescrive che sia lo Stato a garantirne l’effettiva parità.

E mons. Battaglia arriva a parlare della bellezza della nostra Costituzione che prevede una inscindibile unità tra autonomie e solidarietà, tra libertà individuale ed azione sociale, tra ricchezza individuale e ricchezza complessiva, tra singoli territori ed unità territoriale. Ed ancora: tra Regioni e Paese, tra Comuni e Stato, tra pluralismo e compattezza. Chi ha preparato quel disegno di legge che soprattutto al Sud, in particolare a Napoli e a Reggio Calabria, hanno contestato e criticano aspramente dimenticano che al centro di ogni divenire sociale c’è la persona non il singolo individuo privo del corredo umano che fa l’uomo un essere speciale. Naturalmente, il mio amico Arcivescovo rileva che «da soli non si va da nessuna parte, che anche le zone ricche subiscono il rischio di diventare povere e di incontrare la sofferenza ed il dolore». Ed arriva, mons. Battaglia alla bruciante attualità.

«Il terremoto e la devastante alluvione che subito la nobile e fiera Emilia Romagna hanno visto la straordinaria grandezza del popolo italiano: infatti è partita subito la solidarietà”. Specialmente dal Sud, il cuore della generosità è volato su quelle terre così duramente colpite. nessuno ha fatto i conti della spesa,  sostiene ancora don Mimmo, come ama essere chiamato. «Al Sud si è pregato e tifato, e soprattutto si è gioito quando il governo ha elargito somme considerevoli».

Quelle somme che anche noi consideriamo insufficienti per far rinascere quella parte di Paese. È infatti il territorio la prima ricchezza che hanno i poveri, indebolirglielo è colpa grave, non solo politica e le ferite ai territori in qualsiasi modo inferte, sono ferite sulle carni già aperte dei poveri. Battaglia si dice convinto che ai responsabili della cosa pubblica sfugga il significato della parola gente, della parola popolo, della parola comunità: cioè la persone con tutto il suo carico di diritti inalienabili. Non manca di scrivere che Lui è soltanto un prete che ha toccato con mano – eccome se lo ha fatto – la sofferenza, ogni giorno. Bisogna essere solidali con gli ultimo: lo ha sempre detto ed in questo caso lo ribadisce. 

«Di fronte alle enormi sofferenze di famiglie intere che non riescono a fronteggiare il più piccolo dei bisogni, nessuno osi – nessuno osi- tirarsi indietro. Certamente, com’è noto, la Chiesa non lo farà – basta ascoltare quotidianamente Papa Francesco». La chiosa: non tema alcuno di essere accusato di politicismo: Siamo con i poveri ed i bisognosi. Com’è giusto che sia, grazie Don Mimmo. (gc)