di MICHELE CONIA – L’Italia una e indivisibile nata dalla Resistenza si avvia a diventare il Paese delle disuguaglianze, con distanze sempre più marcate tra Nord e Sud, tra aree interne e aree urbanizzate. L’idea di autonomia regionale differenziata rischia di compromettere in modo irreparabile il principio di universalità dei diritti accentuando le enormi differenze oggi esistenti nelle diverse aree del Paese e soprattutto il divario in termini di ricchezza, infrastrutture e servizi.
Nella mia audizione del 14 marzo scorso in Commissione Affari costituzionali della Camera, nell’ambito dell’esame del ddl Calderoli, ho espresso un deciso dissenso individuando le criticità su un progetto che frantuma territori e diritti, incrementando i divari. Convintamente ho illustrato come l’autonomia differenziata possa scardinare il funzionamento del sistema d’istruzione nazionale ma anche di altri servizi pubblici, dalla Sanità alle infrastrutture, dai porti agli aeroporti, e poi strade e autostrade, giustizia di pace, protezione civile, facendo venir meno la tenuta del Paese ed emarginando i più vulnerabili e indifesi. Delle 23 materie, ben 9 potranno essere devolute alle Regioni che ne faranno richiesta: Organizzazione della giustizia di pace, Rapporti internazionali e con l’Unione europea, Commercio con l’estero, Disciplina delle Professioni, Protezione civile, Previdenza complementare e integrativa, Coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, Casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale, Enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale. Da queste derivano 184 funzioni che saranno immediatamente operative senza dover attendere il percorso della determinazione dei Lep.
A tal riguardo ho sempre sostenuto che sia più opportuno parlare di Livelli Uniformi in quanto i Lep ( livelli essenziali di prestazione) sarebbero un’eguaglianza costruita sul minimo, che lascerebbe invariate le attuali e gravi diseguaglianze. Con orgoglio rivendico che, avendo presagito i gravi rischi per la democrazia e la vita economica e sociale del Paese, Cinquefrondi è stato il primo comune in Italia che, nel dicembre 2018, ha adottato una delibera contro l’attuazione del federalismo fiscale e nell’aprile successivo ha avviato il ricorso contro il sistema di perequazione del Fondo di solidarietà comunale, invitando gli altri comuni a fare altrettanto e raccogliendo 600 adesioni.
È sconcertante di come la maggioranza sia rimasta sorda di fronte a bocciature eccellenti al Ddl Calderoli pervenute da ex presidenti della Corte Costituzionale come Paolo Maddalena, Giovanni Maria Flick e Ugo De Siervo, dal Dipartimento Affari Legislativi della Presidenza del Consiglio all’Ufficio Parlamentare di Bilancio, dalla Banca d’Italia alla Confindustria e persino dalla Conferenza episcopale.
L’impegno dei sindaci, su questa partita è essenziale: non bisogna dimenticare che, una volta ratificate dal Parlamento, le intese governo-regione avranno durata decennale e non sono reversibili, se non per un recesso da parte delle regioni stesse.
Degne di nota le parole del Presidente della Repubblica, recentemente in visita in Calabria, che ha sottolineato come la separazione tra territori recherebbe gravi danni e che il rilancio del Mezzogiorno sarà di beneficio per tutto il territorio nazionale e auspico che non promulghi la legge in quanto, secondo me, in contraddizione con i diritti costituzionali di cui è garante.
I tempi sono strettissimi, c’è poco più di un mese per la raccolta delle firme che andranno consegnate entro settembre. Non appena il testo della legge sull’autonomia differenziata verrà inserito in Gazzetta Ufficiale le Regioni, ai sensi dell’articolo 127 della Costituzione, entro 60 giorni dalla pubblicazione, potranno fare ricorso alla Corte costituzionale ed esperire la via referendaria. In tal caso è necessario o che cinque regioni lo richiedano oppure che 500 mila elettori firmino un quesito referendario abrogativo della norma (a condizione che il referendum sia dichiarato ammissibile in quanto il Ddl Calderoli, come è noto, è stato collegato alla Legge di Bilancio e ciò escluderebbe il ricorso al referendum abrogativo).
Giudico ignobile lo scambio tra Premierato e Autonomia differenziata – il cui iter di approvazione sta procedendo parallelamente – e ritengo che il combinato disposto tra Premierato, Autonomia differenziata e riforma della giustizia, sovverta alle basi la nostra Costituzione. (mc)
[Michele Conia è sindaco di Cinquefrondi]