di SALVATORE MARRARI – Adesso sono già trascorsi sei anni da quando qualcuno ha distrutto
questo fiore all’occhiello che abbelliva, senza alcun dubbio, parte della nostra martoriata città. 4mila cittadini, da più di cinquant’anni, hanno usufruito di questo locale villaggio balneare e tutti noi, di una certa età, ci abbiamo anche cresciuto i figli la dentro.
Nessuno ci ha mai torto un capello, tutto scivolava bene con serate di musica, di cultura, di sport e di animazione; frequentato da tutti i ceti sociali senza alcuna discriminazione, dal magistrato, al
professionista, all’impiegato e all’operaio. Quanto ci manca questa zona balneare… quanto mancano a Reggio, città sul mare, posti come L’Oasi… Il lido Comunale: zero, i lidi posti sulla battigia del lungomare: solo per giovani, le spiagge libere (poche): piene di fogne, dove sbattere la testa ? Chiudere L’Oasi di Pentimele è stato
l’equivalente di un abominio, un assassinio. Una città senza sbocchi su cui si è infierito senza senso pratico anche per autodistruzione.
Ci hanno tarpato le ali, ci hanno fatto “barba e capelli”, dai politici alle, così dette, istituzioni. Una volta, qualcuno, in risposta ad un articolo simile e per la stessa causa, mi scrisse “Cìangiri un mortu su lacrimi persi”, no, non è così, bisogna combattere per tutto ciò che ti “appartiene”, per ciò che ritieni sia giusto prendere posizione e, santo Iddio, rivendichiamo tutti noi reggini i diritti sottratteci. Mi autodefinisco, uno dei
rappresentanti di quei quattromila ex soci dell’Oasi reggina e, senza peli sulla lingua, né offendere alcuno, dico e ripeto che chiudere questo locale è stato un assassinio. Più di 70 famiglie ( di lavoratori fissi e in regola) alla fame, oltre agli addetti alla ristorazione, allo spettacolo, ai fornitori, all’indotto, ai bagnini, ai falegnami, ai muratori… si signori, per mantenere in ordine e pulito il villaggio era necessaria tutta questa gente e noi tutti ne vedevamo e godevamo di quel frutto.
Che io sappia, pare che non ci sia stato alcun reato, ma per la legge del “sospetto”, normativa antimafia, il locale fu chiuso dal sindaco su segnalazione del Prefetto. Penso che prima di distruggere un esercizio si debbano fare
degli accertamenti, il buon senso lo vuole. Per sentito dire, ho capito che, prima che ai proprietari arrivasse questa tegola sulla testa, per alcuni mesi, gli organi di polizia hanno operato dentro quella amministrazione societaria senza che apparisse nulla di illecito (dicono così i proprietari e che tale documentazione l’hanno
allegata agli atti della causa in corso, credo, nell’ambito del Tar).
A conclusione di questo mio sfogo, e non mi voglio dilungare, desidererei che ci fossero date notizie, ripeto che siamo in 4.000 (diconsi quattromila) persone per bene, benevole e speranzose di una prossima apertura. Il grande attore Totò avrebbe detto: “Tar, Prefettura, Comune, comunali tutti, popolo vigile, popolo di vigili
urbani, svegliatevi tutti”». (sm)