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I corpi recuperati in mare a Cutro

L’OPINIONE / Santo Gioffré: Quell’aspetto merceologico del Cdm a Cutro

di SANTO GIOFFRÈ – Tenere Consiglio dei ministri, a Cutro, assume la figura merceologica del carico residuale dentro cui la Calabria, per questo governo, sta. Innanzi all’immensa tragedia dove, oltre ad ogni operazione di polizia, nessun migrante ha status e diritto alla sopravvivenza, la Calabria assume, per la sua condizione di retroterra culturale, di violenze di ‘Ndrangheta e di Giustizia abusata ed eternamente emergenziale, lo spazio eterno dentro cui l’immagine mediatica può saziare le convulsioni comiziali di degenerato potere governativo, nato da ogni manipolazione dei diritti fondamentali all’esistenza, come entità sociale e politica, della Calabria stessa.

Lo fecero già una volta, nel 2019, quando il peggior governo reazionario e razzista del dopoguerra, il Conte-Salvini, venne a Reggio Calabria e, portandosi dietro come dote la farsa, emanarono un decreto sulla Sanità Calabrese, i cui contorni, finalità ed obiettivi, alla luce dei risultati e delle conseguenze, in uno stato di diritto, avrebbe dovuto essere, già da tempo, oggetto di commissione d’inchiesta.

Gridare, con megafono inquinato, che quel Consiglio dei ministri, e quel decreto sulla sanità, avrebbero risolto tutte le ventennali storture, che avrebbero indagato e dato giustizia a chi denunciava furti, nella totale impunità, per 2 miliardi di euro nei 15 anni passati, e dato giustizia ai morti causati dal Piano di Rientro, (il 5% in più dal resto dell’Italia), fu la più colossale operazione di manipolazione del sensorio collettivo, sapendo di aver a che fare con un popolo infestato di qualunquismo e dedito all’ignoranza.

Quella discesa in Calabria, terra considerata non in grado di mettere in campo la ben che minima resistenza ad un abuso di democrazia, servì, solo, per mettere in campo un’operazione di grande effetto mediatico e nulla più, ricordando, in ciò, i venditori di tarocchi quando, per attirare la folla nei mercati, mostravano i pappagalli parlanti che estraevano, col becco, i biglietti per ogni cercata fortuna. Ora, tornano, con la stessa finalità.

Considerarci carico residuale di un’Italia che si sta ingrassando con la nostra economia della miseria e i nostri malati per impossibilita di accesso alle cure e che ci impongono, con violenza e minacce a chi dissente, di accettare la loro miserabile verità. Nelle spiagge di Cutro è accaduta l’ennesima strage di uomini e bambini perché, qui, come si fa con i Calabresi, nessuno ha il diritto di vivere perché è, solo, un fastidioso carico residuale di cui il sistema capitalistico, l’egoismo razzial-globalista e consumistico, non ha alcuna pietà. Solo che in Calabria è nata una forza, nelle coscienze e nelle teste, che non vuol essere, più, passiva e succube di nessuno.

Noi ci rifiutiamo di riconoscere alcuno. La Strage di Cutro e la legge sull’autonomia differenziata, sono un punto di non ritorno. Noi gridiamo vendetta e verità per tutta quella Umanità abbandonata ai pesci, a Cutro e per una Calabria condannata alla retroattività civile.

Noi vogliamo sapere la verità e, cioè, se diventiamo soggetti solo se siamo oggetti di polizia e se il diritto all’esistenza debba essere collocato in un altro contesto dei parametri di lotta futura.

Noi, delle parate in pigiama, non sappiamo che farcene. Noi ascoltiamo, per sempre, la litania di quel bambino morto per il freddo tra le braccia del fratello, dopo che per tre ore agonizzò, in attesa che qualcuno, non solo gli portasse aiuto e gli riscaldasse il corpo, ma, soprattutto, il suo cuore. (sg)