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Nicola Gratteri stravince. E’ lui il nuovo Procuratore della Repubblica a Napoli

di PINO NANO – Il dibattito in Consiglio Superiore della Magistratura si è concluso poco prima delle ore 14, ma già dai primi interventi iniziali si capiva che il vincitore di questa sfida istituzionale per la designazione del nuovo Capo della Procura della Repubblica più grande d’Italia sarebbe stato lui, Nicola Gratteri, attuale Procuratore della Repubblica di Catanzaro.

Una partita per niente scontata per lui, e che a tratti di questo percorso tortuoso sembrava anche vederlo perdente. Ma alla fine ha vinto lui e la sua storia. Ma non poteva essere altrimenti. Se non lo avessero eletto, ne avrebbero fatto un martire, riproponendo al Paese la storia di Giovanni Falcone. Con lui questa volta ha vinto il buon senso di Stato, e soprattutto è prevalsa la tesi più ricorrente all’interno di Palazzo dei Marescialli, che lo vuole un simbolo importante della storia antimafia d’Italia.

Che dire oggi del Nuovo Procuratore della Repubblica di Napoli?
Che ha il carattere peggiore che si possa avere. Caparbio, ostinato, testardo, cocciuto, insistente, irremovibile, inflessibile, irriducibile, costante, puntiglioso, duro, incaponito, fissato, a volte anche scontroso e irritante. Ma l’uomo ha una dote rara e unica, che è la modestia. Questo lo mette nelle condizioni ideali per discutere di qualunque cosa e con chiunque. Gli consente di ricevere chiunque bussi alla sua porta, soprattutto i più deboli e i più soli, e di ascoltarli come se non esistesse nulla di più importante al mondo.
Modestia e determinazione, insieme. Ma è proprio questa sua straordinaria capacità dell’ascolto, che fa oggi di Gratteri in Italia un’icona popolare.

Amato, platealmente amato e ammirato, pubblicamente osannato e invidiato, guardato con rispetto quasi sacro da intere generazioni di giuristi, giudicato e moltissime volte anche contestato, ma considerato dalla folla anonima delle nostre città quasi un fratello più grande, additato e giudicato dai filosofi contemporanei come il vero grande innovatore del processo penale in Italia.

L’altra grande dote, che ha contribuito a fare di lui oggi un’icona popolare, è il coraggio straordinario delle sue idee, e questo senso della libertà personale che Gratteri non nasconde mai, anzi che sbandiera e racconta dovunque egli vada, questa fede assoluta nel diritto, questo suo vangelo personale che predica da quando era ancora studente in legge all’Università di Catania, questa sua sfrontata capacità di contraddire i potenti, e di mettere in berlina il “sistema politico”, sbattendo in faccia le mille porte che gli si sono aperte in questi anni e dietro le quali, coccolato e ricoperto di mille lusinghe, aveva probabilmente intravisto o subodorato lo spettro dell’inganno.

Gratteri – gli va riconosciuto – ha un carisma che gli permette licenze mai consentite o mai permesse prima d’ora a nessun altro. È il caso della denuncia pesantissima che un anno fa lo vide protagonista assoluto sui grandi giornali italiani contro il mondo dell’informazione.

«La mafia -si lascia sfuggire Gratteri- ha deciso di investire i suoi enormi capitali anche nell’acquisizione di quote societarie dei grandi circuiti televisivi, dei grandi network privati, dei giornali e delle tv più influenti del Paese». Come dire? La mafia ha deciso di controllare e condizionare anche le coscienze popolari di un Paese civile come il nostro. Ma sarebbe la morte della democrazia.
Ma è proprio dei mesi scorsi un’altra denuncia coraggiosissima, questa volta diretta da lui contro i vertici della burocrazia regionale in Calabria.

«La mafia? Attenti a non sottovalutare il mondo dei grandi burocrati regionali, perché la mafia – tuona Gratteri – è una piovra che ha assediato anche il cuore vero del potere amministrativo regionale».

La mafia, insomma, ci spiega Gratteri, non è più fatta di coppole e lupara come per anni si è immaginato questo fenomeno, ma questa volta è sostanzialmente caratterizzata dalla presenza e dalla volontà di manager e burocrati pubblici di alto lignaggio.

Analisi, denunce e verità pesantissime, a cui però nessuno ha mai trovato il tempo e il coraggio di rispondere o di controbattere.

Questo non fa che accrescere sempre di più il suo carisma e la sua autorità morale. Ma questo fa di lui anche una sorta di profeta laico, di maestro di vita, di saggio del paese, un uomo a cui affideresti senza nessun dubbio ogni problema di sorta della tua vita, qualunque sia il risultato finale.

Questo ed altro ancora è il nuovo Procuratore della Repubblica di Napoli. Ma di lui sentiremo ancora parlare negli anni che verranno. (pn)