di UGO BIANCO – La contribuzione volontaria è un istituto previdenziale che consente di continuare a versare in contributi in caso di perdita del lavoro. Potrebbe accadere a qualsiasi lavoratore, dipendente pubblico o privato, autonomo o parasubordinato, smette di lavorare senza raggiungere il minimo contributivo per accedere alla pensione.
In questa circostanza, per evitare che tutti i contributi rimangono dormienti, si può fare richiesta di prosecuzione volontaria all’Inps e farsi carico del costo di tutta la contribuzione mancante. Ai sensi dell’art. 9 del Dpr 1432/1971 sono equiparati ai contributi obbligatori, validi per raggiungere il diritto alle prestazioni, all’anzianità contributiva e la base retributiva pensionabile. Il decreto legislativo 184/1997 ha dato la possibilità, originariamente prerogativa dei lavoratori dipendenti privati e autonomi, di versare i contributi volontari anche ai dipendenti pubblici e agli iscritti alla gestione separata.
Quali sono i requisiti per essere autorizzato ai versamenti volontari?
Il richiedente deve possedere una delle seguenti condizioni: 3 anni di contribuzione nei 5 anni antecedenti la domanda di autorizzazione; 5 anni di contribuzione, a prescindere dal posizionamento temporale dei versamenti.
Qual’è la contribuzione valida ai fini dell’autorizzazione? I contributi obbligatori previsti per il lavoratori dipendenti o autonomi; i contributi derivati dal riscatto; contribuzione figurativa da CIG, da TBC o da aspettativa;
Sono esclusi tutti i contributi (c.d. periodi neutri) riferiti al servizio militare, alla maternità o alla disoccupazione indennizzata.
Chi non può versare i contributi volontari?
Non è consentito versare i contributi volontari alle seguenti categorie:
- Lavoratori iscritti a qualsiasi forma di previdenza obbligatoria;
- Lavoratori titolari di pensione diretta erogata da qualsiasi gestione previdenziale obbligatoria;
- Lavoratori autonomi iscritti all’Inps;
- I liberi professionisti iscritti alla casse professionali.
A chi va presentata la domanda di autorizzazione dei versamenti volontari?
Si trasmette all’Inps in via telematica, completa dei dati anagrafici, del codice fiscale e dell’indirizzo di residenza. Fondamentale è la compilazione della sezione dove si effettua la gestione di accantonamento dei versamenti e la condizione lavorativa alla data della domanda. Nel caso la domanda di pensione viene respinta per carenza contributiva, la stessa richiesta viene trattata come autorizzazione per i versamenti volontari.
Quanto si pagano i contributi volontari?
Per l’accredito di un anno contributi, nel 2023, occorre versare una somma minima di € 3870,00. La circolare Inps n. 22/2023 ha stabilito i nuovi parametri di calcolo dei versamenti volontari per categoria. Ovviamente, per ogni tipologia di lavoratore esiste un metodo diverso di determinazione dell’importo annuale. Oltretutto, a fare la differenza è anche la decorrenza dell’autorizzazione, prima o dopo il 31 dicembre 1995.
Un esempio si può fare con gli ex dipendenti, per i quali l’ammontare del contributo volontario settimanale si ottiene applicando alla retribuzione dell’ultimo anno di lavoro, l’aliquota del 27,87 %, se autorizzati fino al 31 dicembre 1995, e del 33 %, per quelle successive. Se consideriamo la retribuzione base minimale, pari al 40% della pensione minima (€ 563,74), con una retribuzione minima di € 225,50, il contributo settimanale vale € 62,84 per le autorizzazioni prima del 31 dicembre 1995 e € 74,41 per le successive. (Contributo settimanale € 74,41 x 52 settimane = € 3870,00)
[Ugo Bianco è residente dell’Associazione Nazionale Sociologi – Dipartimento Calabria]