«Aver intervistato Maradona nel 2005 è stato un sogno diventato realtà». Così il giornalista reggino Emilio Buttaro collaboratore di diverse testate nazionali e straniere. Calabria.Live gli ha chiesto un ricordo, di raccontare un autentico mito, uno dei personaggi più incredibili degli ultimi decenni.
«Lo avevo visto giocare dal vivo più volte negli anni ’80 – ha spiegato Emilio Buttaro – quando il campionato italiano era davvero il più bello del mondo. Allora sicuramente il rapporto con i grandi campioni era più ‘a misura d’uomo” ma intervistare Maradona era sempre un’impresa. Qualche volta insieme ad altri colleghi riuscimmo ad avvicinarlo ma la mia vera intervista è stata a Cesenatico in occasione di un evento benefico. Lui ovviamente era il protagonista assoluto, deliziando i presenti prima sul campo in una partitella a cui partecipavano anche alcuni ex giocatori del Napoli come Bagni, Pecci e Giordano, e dopo in una serata nel locale del figlio di Alberto Zaccheroni. Ho visto Maradona palleggiare a pochi metri di distanza, lui con un atteggiamento rilassato e soddisfatto e noi che gli stavamo vicino, lì a guardarlo con grande emozione. Il pallone quasi lo pettinava e sembrava diventare una parte del suo corpo che si spostava. Poi la sera una cena tutti insieme, eravamo circa 70 persone e lui naturalmente l’ospite d’onore.
Un giovane collega mi disse: ‘Ti rendi conto che stiamo mangiando con Maradona?!’ Vederlo da vicino, poterlo intervistare e ringraziarlo per tutto quello che ci ha regalato sul campo è stata un’emozione autentica, difficile da dimenticare soprattutto adesso. Mi ritengo fortunato – prosegue ancora Buttaro – per aver raccontato da giovanissimo alcune sue perle, perché a lui bastava un guizzo per rendere spettacolare una partita apparentemente monotona. Ho iniziato a fare il giornalista negli anni in cui Diego diventava la stella del Napoli, l’uomo dei sogni. Sinceramente collego quel periodo alla parte migliore della mia vita, alla meglio gioventù ed anche per questo mi sento particolarmente affezionato a Maradona. Lui non poteva giocare nell’Inter, nel Milan o nella Juve, lui doveva riscattare qualcosa ed ecco il legame straordinario e indissolubile con Napoli. Era già popolarissimo al suo arrivo in Italia per poi diventare un personaggio trasversale, i compagni di squadra lo adoravano, gli avversari lo ammiravano. Da ragazzo del Sud ero affascinato da questo campione capace di ribaltare le gerarchie e i poteri calcistici mettendo Napoli al centro del mondo. Tutti oggi conoscono Maradona, dai bimbi alle persone più in età e sicuramente ognuno di noi da pochi giorni ha perso qualcosa. Certo – conclude il giornalista e presentatore reggino – i suoi 60 anni di eccessi tra lampi di classe e debolezze umane non saranno ricordati come un esempio di vita. Senza di lui però il calcio sarà davvero un’altra cosa».