DOPO 20 GIORNI DI IMBARAZZANTE VUOTO ISTITUZIONALE, UNA PERSONA PERBENE CHE CONOSCE IL TERRITORIO;
Il prefetto Guido Longo nuovo Commissario Sanità in Calabria

IL RITORNO IN CALABRIA DI GUIDO LONGO
IL PREFETTO COMMISSARIO DELLA SANITÀ

di SANTO STRATI – Una persona perbene, un funzionario integerrimo, un fedele servitore dello Stato: l’ex prefetto Guido Longo ha accettato la nomina di Commissario ad acta per la sanità calabrese, ponendo fine a un imbarazzante vuoto istituzionale non più sostenibile. È un ritorno: il prefetto Longo conosce molto bene il territorio, quasi da essere considerato calabrese d’adozione. Catanese, è stato Capo della Mobile a Reggio e poi questore, per poi diventare questore a Palermo e chiudere il suo servizio come prefetto a Vibo Valentia, che ha lasciato, per raggiunti limiti d’età, il 1° giugno 2018. Il presidente Giuseppe Conte ha twittato, subito dopo la nomina – fatta «su indicazione del ministro dell’Economia Gualtieri, di concerto con il ministro della Salute Speranza e sentito il parere del ministro per le Regioni Boccia –: «un uomo delle istituzioni».

E dopo 20 giorni di di una desolante telenovela tra licenziamento (Cotticelli) proposte, dimissioni obbligate (Zuccatelli), rifiuti con varie motivazioni, qualcuna persino risibile (Gaudio), s’è trovata la quadra su un nome che nessuno può mettere in discussione. È finito il vergognoso balletto della lottizzazione partitica (avviata da Speranza, proseguita con Zingaretti, apparentemente avversata ma in realtà sostenuta dai Cinque Stelle) e c’è un uomo del fare che da oggi non avrà tempo di pentirsi di aver accettato. Prima di tutto perché, da fedele servitore dello Stato, il prefetto Longo non è abituato a tentennamenti e, se chiamato, risponde senza il minimo indugio; poi perché, per la sua natura di uomo del fare, accetta sempre di buon grado ogni tipo di sfida. Non sarà un Commissario seduto dietro una scrivania e già da stamattina in parecchi cominceranno a tremare sulle metodiche che da superpoliziotto ci ha abituato ad aspettarsi da lui: nessuna esitazione e rispetto assoluto delle istituzioni, con lotta spietata a ‘ndrangheta, malaffare e corruzione (cosa che ha fatto da questore, sempre in prima linea).

L’ultimo candidato a Commissario, Agostino Miozzo, in atto coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico antiCovid – incarico che sta svolgendo con competenza e assoluta capacità – aveva chiesto per accettare che gli fossero concessi “poteri straordinari”. In altri termini, aveva – secondo alcune voci – chiesto garanzie sull’azzeramento del debito pregresso o quantomeno su un suo congelamento. Non glieli hanno concessi.

E allora, ci si chiede, il prefetto Longo è destinato a una missione suicida? Visto che dovrà affrontare un debito spaventoso da ripianare e, allo stesso tempo, rilanciare la sanità calabrese, garantendo pari opportunità di accesso alle cure e diritto alla salute ai calabresi, al pari di tutti gli altri italiani? Beh, l’ex prefetto di Vibo non è un incosciente e sa perfettamente quali saranno le criticità più forti e che incontrerà ostacoli a non finire, soprattutto per la sua modesta conoscenza del comparto sanitario. Ma, se a un superpoliziotto si affianca una squadra di tecnici e scienziati, la strada è sicuramente in discesa. È, difatti, fondamentale che il prefetto Longo possa disporre (è nei suoi poteri) delle migliori eccellenze disponibili sul territorio, sia dal punto di vista medico-scientifico che da quello dell’amministrazione sanitaria. I nomi li abbiamo fatti più volte e circolano da diverso tempo, da quando si è entrati nel grottesco di una nomina che sembrava impossibile: il prof. Franco Romeo, cardiologo di fama internazionale e direttore della Cardiologia al Policlinico Tor Vergata (e attualmente consulente scientifico della Giunta regionale calabrese per l’emergenza Covid), il prof. Giuseppe Nisticò, farmacologo di fama internazionale, già presidente della Regione Calabria nel 1995-1998, il Rettore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro Giovambattista De Sarro, farmacologo e ricercatore, il prof. Massimo Martelli, chirurgo toracico di elevato spessore al Forlanini di Roma, per la parte medico-scientifica; il dott. Rubens Curia, medico virologo ed esperto di amministrazione sanitaria, il dott. Gianfranco Luzzo, memoria storica della Sanità in Calabria. Tutti e sei hanno due caratteristiche in comune: sono eccellenze nel loro campo e sono calabresi. Il prefetto Longo li convochi, li coinvolga nel progetto di rilancio (oltre che di risanamento) della sanità calabrese, ne faccia una task force invincibile che avrebbe a cuore solo il benessere dei calabresi. L’impegno di queste sei eccellenze sarebbe appassionato, quanto competente, per dare una definitiva svolta al crack della sanità in Calabria. Impegno al pari di quello – siamo certi – che ci metterà il prefetto Longo che è profondamente legato alla Calabria e ha a cuore il benessere dei calabresi.

Un disastro, quello della sanità, che ha origini lontane e, probabilmente, una rete di connivenze e di complicità che dovranno interessare l’autorità giudiziaria. Con il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri il nuovo Commissario ad acta Guido Longo condivide un’antica amicizia e una stima reciproca che sono la garanzia migliore per un ottimo lavoro sul territorio, per fare “pulizia”, far uscire allo scoperto imperdonabili dimenticanze e cancellare l’orripilante abitudine della “contabilità orale” che se non fosse vera potrebbe anche indurre al sorriso. Certo, è difficile rilanciare la sanità se si deve pensare di risanare prima di tutto i debiti. Quindi l’impegno vero del Governo, se vuole veramente dimostrare che l’Italia non è vero che s’è dimenticata della Calabria, dovrebbe essere quello di azzerare o, almeno, congelare il debito pregresso. Debito di cui, peraltro, non si hanno notizie certe: ci sono state fatture pagate più volte, mentre altri (sfortunati) fornitori ancora attendono fino a 800 giorni per vedersi saldate le spettanze, ma soprattutto ci sono i crediti ceduti a società di recupero che hanno costruito una fortuna sul debito della sanità. La cosa più inquietante – e sarà la prima mossa, immaginiamo del Commissario – è che a fronte di decreti ingiuntivi e precetti di pagamento mai nessun avvocato delle varie aziende sanitarie chiamate a pagare si è mai presentato a proporre opposizione alle richieste. Così, è stato facile, soprattutto per le società di collecting avanzare richieste di pagamento attraverso la via giudiziaria, senza mai trovare alcun ostacolo, indipendentemente se il debito fosse vero e accertabile o inesistente.

L’azzeramento del debito della sanità non significa un condono penale per quanti hanno lucrato sui guasti del sistema sanitario calabrese, ma equivale a offrire ai calabresi la possibilità di ricostruire un apparato che offra servizi adeguati ai cittadini. E l’emergenza Covid giustifica e autorizza un’eventuale azione di azzeramento del debito: sarebbe il minimo del risarcimento dovuto da uno Stato incapace – attraverso le sue scelte commissariali durate dieci anni – di rendere la Calabria una regione “normale”, almeno dal punto di vista del diritto alla salute.

Intendiamoci, non farà certo piacere alle regioni del Centro-Nord un vero risanamento del sistema sanitario calabrese: significa dire addio a circa 300 milioni all’anno di ricavi dal cosiddetto “turismo sanitario”, ovvero le prestazioni a tutti quei calabresi che vanno a curarsi o farsi operare fuori dalla regione, per mancanza di strutture e, soprattutto, per l’assenza di un sistema funzionante. Un calabrese per la sanità dispone a malapena di 15 euro, contro gli 89 di un emiliano: come vogliamo chiamarla questa disparità? Divario? Sarebbe un’offesa all’intelligenza: è il risultato dell’atteggiamento furbo di chi ha dragato a fondo le risorse del Mezzogiorno (uomini, quattrini, investimenti mancati) per far crescere il Centro-Nord, dove peraltro i migliori specialisti della medicina (e non solo) hanno tutti l’accento calabrese.

La Calabria ha il triste record dell’export delle eccellenze e delle migliori risorse umane: questo il nuovo commissario ad acta Guido Longo lo sa perfettamente e siamo sicuri che il suo impegno sarà proprio rivolto per invertire – almeno nell’ambito sanitario – questo trend. È un uomo dello Stato: «Il presidente del Consiglio mi ha contattato oggi pomeriggio (ieri per chi legge) proponendomi l’incarico. Quando lo Stato mi ha chiamato non ho mai detto di no. E la cosa non mi spaventa: non ho mai avuto incarichi facili». (s)


I COMPITI DEL COMMISSARIO

Il dott Guido Longo è stato nominato commissario ad acta «per l’attuazione del vigente Piano di rientro dai disavanzi del Servizio sanitario della Regione Calabria”.

Spetta anche al Commissario ad acta «il monitoraggio delle procedure per la realizzazione dei Nuovi Ospedali secondo quanto previsto dalla normativa vigente e dalla programmazione sanitaria regionale», «la definizione dei tetti di spesa e dei conseguenti contratti con gli erogatori privati accreditati per l’acquisto di prestazioni sanitarie in coerenza con il fabbisogno assistenziale, con l’attivazione, in caso di mancata stipula del contratto e ridefinizione delle tariffe delle prestazioni sanitarie, nel rispetto di quanto previsto dalla normativa vigente». È anche prevista l’attuazione «dei nuovi compiti assegnati al Commissario ad acta dal decreto legge 10 novembre 2020, n. 150 e tra questi l’adozione del Programma operativo per la gestione dell’emergenza Covid-19 previsto dall’articolo 18 del decreto legge 17 marzo 2020». (rrm)