Si è parlato di Gioventù e vecchiaia nel mondo antico: teatro, scienza e iconografia, nell’incontro svoltosi nei giorni scorsi nella ala Conferenze del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria e organizzato dal Centro Internazionale Scrittori della Calabria e dal Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.
Ha coordinato l’incontro Loreley Rosita Borruto, presidente del Cis della Calabria. Con il contributo di slides ha relazionato Paola Radici Colace, già professore ordinario di Filologia Classica, Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne, Università di Messina, presidente onorario e direttore scientifico del Cis della Calabria.
Intervento di Maria Caccamo Caltabiano, già prof. ordinario di Numismatica greca e romana, Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne, Università di Messina, Componente del Comitato Scientifico del Cis. Della tematica gioventù e vecchiaia nel mondo antico si parla a partire dall’Eracle di Euripide. In questa tragedia Anfitrione, padre di Eracle, è un povero vecchio, così come sono vecchi i membri del Coro, suoi commilitoni nella guerra contro i Tafi. Ad un vecchio, Anfitrione, è affidato il prologo dell’Eracle di Euripide ed è l’unico personaggio della tragedia a rimanere sulla scena dall’inizio alla fine, a misurare l’inadeguatezza totale della sua età con il progressivo accadimento degli eventi. Lo strumento di analisi è la ricerca, per la prima volta realizzata sul vocabolario, sulla grammatica e sulla sintassi dei vecchi, ed anche sulla metrica e la musica che accompagna le loro espressioni.
Tale percorso ha permesso di identificare la tragedia euripidea come il romanzo totale della vecchiaia, in cui un’antropologia costretta ad un’esistenza effimera è costretta a misurarsi con l’incapacità dell’età, l’insignificanza fisica e sociale, l’indifferenza degli dei e l’utopia di una nuova, impossibile gioventù, rivelando per la prima volta puntuali contatti di Euripide con le teorie che si sarebbero ritrovate nei libri biologici di Aristotele. Recentemente, ha concluso la relatrice, la letteratura medica ha definito col nome di sindrome di Titone un quadro clinico, cui il mito del figlio del re di Troia innamorato di Eos, dea dell’aurora, offre la ‘narrazione’ di una serie di aspetti storici e psicopatologici del processo di invecchiamento.
Il vecchio vive su due piani temporali: il passato glorioso che contiene tutto (forza, vigore, vittoria), ed è irrevocabile; il presente squallido, in cui dopo l’abbandono della fortunata giovinezza non è rimasto niente. Gioventù e vecchiaia, quindi, temi complessi che venivano studiati nel mondo antico offrendo una visione analitica delle diverse condizioni della vita e dell’esperienza umana. (rrc)