26 luglio – Da non perdere stasera a Reggio, al Museo Archeologico Nazionale, la conversazione del prof. Pasquale Amato, docente dell’Università per stranieri “Dante Alighieri”, sul mito di Scilla e Cariddi, alle 21 sulla terrazza del MArRC. L’evento rientra nella rassegna R…Estate al MArRC. Introdurranno: il direttore del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, Carmelo Malacrino, e la presidente del CIS Calabria, Rosita Loreley Borruto.
«Lo Stretto di Scilla e Cariddi, geograficamente al centro del Mediterraneo, ha originato il più fitto “concentrato di miti” che abbia alimentato l’immaginario collettivo dell’Occidente antico. Gli aspetti che hanno reso unica quest’area spaziano in tutti i settori dello scibile umano: naturalistico, storico, economico, commerciale, artistico, culturale, letterario, paesaggistico», dichiara Amato.
«Lo scenario ricco e variegato dello Stretto per millenni ha soggiogato gli artisti e ispirato i poeti. Altri miti si sono affiancati in epoche diverse a quello principale di Scilla e Cariddi», continua lo storico. Tuttavia, «nell’inconscio collettivo delle popolazioni dello Stretto, ha resistito il primo scenario mitologico, come uno di quei fili sotterranei profondi che costituiscono, nella suggestiva tesi di Fernand Braudel, le “onde di lunga durata” della storia». La conferenza si concluderà con un piacevole assaggio gastronomico offerto da una nota gelateria della città. Gli ospiti potranno degustare il nuovo gelato e il nuovo dolce intitolati al “mito dei miti”, sintesi dei “sapori” della cultura nell’area dello Stretto.
Anche così si festeggia al MArRC il 2018 Anno Europeo del Patrimonio Culturale e Anno del cibo italiano promosso dal MiBAC con il MiPAAF.
«La collaborazione con il CIS è una sinergia preziosa nell’attività di valorizzazione delle tradizioni e della storia della Calabria, componenti importanti dell’identità culturale di questo territorio», afferma il direttore del MArRC Malacrino. «In questa logica di partnerariato con i soggetti attivi della comunità calabrese e con gli istituti della cultura, della formazione e della ricerca, a livello
internazionale, il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria ha stipulato convenzioni e accordi con atenei stranieri, tra cui l’Università di Basilea e l’Università Cattolica di Budapest, per progetti di ricerca che potranno segnare un avanzamento nella conoscenza e nella valorizzazione delle collezioni archeologiche del Museo».
Al MArRC sono attualmente a lavoro due équipe internazionali di ricerca. L’archeologo Francesco Quondam, per l’Istituto di Archeologia classica dell’Università di Basilea, sta conducendo un progetto di studio sui reperti provenienti dalle necropoli protostoriche locresi, coadiuvato dalle archeologhe e disegnatrici Ilenia Gennuso, Sara Marino, Claudia Tomaselli, Paola Vertuanie e dall’archeometra Valentina Cannavò. Lo studioso Quondam è tra i maggiori conoscitori dell’archeologia calabrese dell’età del Ferro ed è stato tra i curatori della sezione Protostoria dell’allestimento permanente del Museo, al livello A. Attualmente è aperta al pubblico in piazza Paolo Orsi l’esposizione “I sapori delle origini. La cultura del cibo nella Calabria protostorica”, curata dallo stesso Quondam insieme al direttore Malacrino e all’archeologa Ivana Vacirca.
L’archeologa Ágnes Bencze, professore associato di Storia dell’arte antica all’Università Cattolica di Budapest, con otto collaboratori, sta proseguendo lo studio sistematico delle statuette di terracotta provenienti da Rosarno, l’antica Medma, precisamente dagli scavi di Paolo Orsi in località Calderazzo. «Il materiale è abbondante e torneremo l’anno prossimo per completare la ricerca»,
dichiara Bencze. «C’è una varietà tipologica molto articolata nella produzione artigianale di soggetti femminili in terracotta a Medma, a Locri e a Hipponion, l’attuale Vibo Valentia, superiore a quella ipotizzata all’inizio dello studio». Dalle analisi condotte al MArRC, la studiosa ipotizza che tra i santuari delle tre città vi fosse una rete stabile di relazioni per il culto di Atena e, in particolare, di Persefone. Erano, insomma, mete degli antichi “pellegrinaggi”, principalmente per propiziare matrimoni.
«Il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria – sottolinea il direttore Malacrino – si conferma quale attrattore culturale della Magna Grecia e polo per lo studio e la valorizzazione della cultura calabrese. È motivo di soddisfazione per me e per tutto il personale del Museo, che si dedica con impegno e con passione, per offrire un luogo vitale e inclusivo, nel quale la custodia della memoria costituisce la base per la costruzione del futuro». (rrc)