16 dicembre 2018 – Oggi pomeriggio alle 18 a Reggio, al Circolo Culturale “Guglielmo Calarco” Gianluca Orsini presenta il libro di Gianfrancesco Turano Ragù di capra (edito da Città del Sole) con letture di Cinzia Messina. Sarà presente l’autore.
La nuova edizione di questo romanzo (pubblicato la prima volta 2005) porta la postfazione di Alberto Ziparo e riconferma l’estro narrativo di Turano che ha conquistato un’ampia platea di lettori col suo Contrada Armacà (Chiare lettere, 2013). Anche in questo romanzo viene tracciato un profilo della Calabria che tradisce l’affetto dell’autore per la terra che gli ha dato i natali, senza, però, alcuna indulgenza.
Turano, inviato speciale de L’Espresso, è nato a Reggio nel 1962. Ha pubblicato diversi romanzi e saggi. Come si legge nel risvolto di copertina del libro «Ragù di capra è un romanzo che spesso assume le caratteristiche di un acuto saggio analitico dei rapporti fra società, ambiente, economia e politica nella Calabria e nel Sud di oggi.
«La vicenda del giovane faccendiere milanese Stefano Airaghi, che dopo alcune speculazioni “eccessivamente disinvolte” è costretto a chiedere aiuto, rifugio e anche un po’ di clandestinità a suoi “colleghi faccendieri”, che però operano prevalentemente nel profondo Sud dello stivale, è infatti solo un pretesto per scatenare in forma scritta i sentimenti nutriti e i valori evidentemente riconosciuti dall’autore alla sua terra di origine.
«Il piano di Airaghi è semplice: truffare la compagnia di assicurazione, fingendo di annegare per l’affondamento del suo yacht nelle acque del mar Jonio e aspettare di riscuotere il consistente premio, nascosto in un defilato paesino della Locride. Il piano è supportato da Sammy Morabito, nipote del capobastone locale, suo socio d’affari a Milano. Ma Airaghi non riesce a gestire la fase di “morte presunta” con la discrezione necessaria, comincia a frequentare un gruppo di giovani sgarristi e addirittura decide di fondare una ‘ndrina tutta sua. L’impresa si rivela ovviamente velleitaria, Airaghi proviene dalla scuola della “Milano da bere” ma le regole ferree della malavita sono tutta un’altra cosa».
Un libro “gustoso” (come appunto il ragù di capra, tipico di Bova Superiore) il cui racconto scorre e rende apprezzabilissima la lettura, avvincendo il lettore con grande maestria. Da leggere tutto d’un fiato (ma del resto, se si comincia la lettura non si riesce a fare pause fino all’ultima pagina), ma rispetto al ragù del titolo è facilmente digeribile e non rischia di restare sullo stomaco. (rrc)