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Scuola in piazza per gli stranieri

Scuola per immigrati in piazza a Reggio: operazione perfettamente riuscita

di GIORGIO FURFARO – Sembra trascorsa un’eternità dal 17 agosto 2020, giorno in cui quattro insegnanti e una ventina di studenti si sono conosciuti nella piazza Mezzacapo (detta anche Sant’Agostino), al centro di Reggio Calabria, realizzando una scuola di italiano per stranieri all’aperto: la Scuola italiana in piazza.

Tutto è partito da uno studio sull’esclusione sociale di bambini, ragazzi e genitori stranieri che stavo conducendo in alcune scuole del comune di Reggio prima e durante il corso della pandemia. Mi sono accorto delle difficoltà di numerose famiglie straniere a partecipare non solo alla vita scolastica, ma anche alla vita socioculturale della città. Per motivi dovuti a problematiche di diversa natura nell’avvicinamento e nell’accesso a strutture per l’apprendimento dell’italiano, molte persone risultavano totalmente o parzialmente escluse dalla società italiana.

Da allora la Scuola italiana in piazza si è evoluta, intraprendendo e sperimentando differenti sentieri nei campi dell’istruzione e della cultura: dalla promozione della lettura alla realizzazione di una piccola biblioteca all’aperto destinata alla collettività; dalla progettazione di percorsi interculturali alla creazione di corsi di lingue straniere, curati da alcuni studenti della stessa scuola. Questi ultimi, per le capacità di apprendimento e insegnamento dimostrate, sono stati invitati a svolgere lezioni della loro lingua madre e della propria cultura e hanno portato avanti lezioni di arabo, portoghese e russo che sono state seguite da studenti italiani. Uno studente italiano particolarmente competente con il tedesco ha a sua volta svolto lezioni della lingua di Goethe.

Si è trattato di un insieme di attività che ha generato i presupposti per offrire, in un luogo pubblico e gratuitamente, opportunità di scambio interculturale e occasioni di conoscenza reciproca mai visti in questa città del Mezzogiorno d’Italia. Del percorso sperimentale della scuola si è parlato dapprima in conferenze e seminari all’Università Mediterranea, all’Università di Messina e all’Università di Siviglia e in un convegno organizzato a Bari dalla regione Puglia e dall’Associazione Italiana Biblioteche. Dopo più di un anno di attività, la Scuola italiana in piazza ha ricevuto i primi riconoscimenti, aggiudicandosi il premio Maria Abenante 2021 dell’Associazione Italiana Biblioteche e l’onorificenza San Giorgio d’oro 2022 da parte del Comune di Reggio di Calabria, conferita a coloro che, mediante la propria testimonianza di vita e professionale, onorano la città, contribuendo alla crescita economica, sociale e culturale del territorio. Inoltre Piazza Sant’Agostino è stata dichiarata Civic place dalla Fondazione Italia Sociale proprio per il lavoro di rivitalizzazione del contesto da parte della scuola, la quale ha contribuito alla trasformazione della piazza da posto ormai malfamato in luogo d’incontro e conoscenza.

La valorizzazione della diversità linguistica e culturale è prioritaria per le scuole come la nostra, che la studiosa Graziella Favaro definisce “scuole di prossimità”. Sono contesti caratterizzati da percorsi di apprendimento che antepongono, alle formalità burocratiche e alla rigidità organizzativa, la cura dei bisogni sociali e formativi e l’attenzione alle vulnerabilità e ai rischi di esclusione degli studenti più svantaggiati sul piano linguistico. Ad esempio, i corsi d’italiano all’aperto della scuola hanno rappresentato un primo punto di contatto per tanti studenti stranieri che non hanno mai iniziato lo studio dell’italiano, favorendo il progressivo avvicinamento alla lingua e alla cultura del Paese d’accoglienza, che rimane il tassello fondamentale per rompere l’isolamento e per favorire l’integrazione sociale.

I volontari hanno svolto un lavoro tanto eccezionale quanto gravoso. Sono persone entusiaste che stanno crescendo, arricchendo considerevolmente il loro bagaglio di conoscenze linguistiche, culturali e di competenze interculturali. Alcuni di loro hanno già un lavoro stabile ma in maggioranza sono precari che svolgono con dignità questo secondo lavoro che purtroppo non gode di retribuzione. La scuola si  finanzia da sempre grazie a piccole donazioni di cittadini e di aziende che hanno creduto nel progetto. Solo così abbiamo potuto acquistare i materiali didattici di base: da lavagne a quaderni, dai libri di qualità per gli insegnanti alle penne per gli studenti. Alcuni materiali però si esauriscono, altri si usurano. 

In ogni caso non si tratta di semplice volontariato: l’obiettivo dello studio connesso alla scuola è stato di individuare la presenza di un significativo vuoto nell’ambito delle azioni d’inclusione sociale che potrebbe essere facilmente colmato, come è stato dimostrato in due anni di attività. Ciò può avvenire non soltanto in una città in cui il rischio di emarginazione è elevato, dovuto anche alle difficoltà da parte della popolazione a trovare un lavoro, ma anche in altri contesti urbani. Basti pensare che il tasso di occupazione della popolazione attiva di Reggio Calabria risulta essere secondo l’Istat del 39,3%, nel 2020. In una città in cui l’emigrazione è un fenomeno che non si è mai fermato soprattutto per motivi economici, diventa di rilevante importanza offrire le condizioni di base ai neoarrivati per poter interagire con la società italiana. Si voglia o no, molti di coloro che ora definiamo stranieri saranno i futuri cittadini di questo luogo. Questi ultimi non riempiranno neppure il vuoto lasciato dagli italiani emigrati, perché il saldo migratorio di Reggio di Calabria (-8 per mille nel 2020) è nettamente negativo ed è il terzo tra i più bassi d’Italia: in altre parole, ci sono più emigrati che immigrati.

Un ringraziamento e riconoscimento doveroso va ad associazioni e realtà culturali che hanno concretamente sostenuto le attività della scuola con significativi contributi originali, nonché alla Rettoria della chiesa di San Francesco per aver fornito un deposito per i materiali didattici e gli arredi scolastici.

A questo punto sento il bisogno ringraziare, insieme ai docenti e agli studenti, due persone che hanno dimostrato un grande cuore e coerenza morale, entrambe trasferitesi a Reggio di Calabria in tempi relativamente recenti: la prima è Padre Sergio Sala, il quale a nome dei Padri gesuiti ha offerto una sede invernale per la scuola, un tetto sotto cui fare lezioni, in maniera del tutto disinteressata, consapevole del carattere aconfessionale della scuola e garantendo totale autonomia organizzativa e didattica; la seconda è una cittadina di origini straniere, che ha finanziato e offerto materiale didattico per la scuola, divenendone la principale benefattrice. 

Sinceramente mi ha fatto riflettere molto l’aspetto che proprio le persone che hanno prestato più attenzione ai bisogni della scuola per la sua sopravvivenza non siano nate e cresciute nel posto in cui la scuola è nata e opera.

Sarebbe bello poter garantire in modo permanente la presenza di questo punto di riferimento per l’istruzione e l’interculturalità in città, ma il rischio di dover abbandonare il percorso rimane dietro l’angolo perché dipende esclusivamente dalla disponibilità gratuita di persone che per vivere svolgono altri lavori. Siamo dunque consapevoli che la scuola, pur essendo un percorso il cui valore è sempre più riconosciuto, non potrà vivere per sempre alle attuali condizioni, ma speriamo che l’esperienza possa strutturarsi meglio un giorno anche da un punto di vista economico.

Intanto desideriamo mantenere il nostro entusiasmo e proveremo a sostenere lo svolgimento delle attività in corso e l’elaborazione di nuovi percorsi. (gf)