Come non condividere e segnalare il bellissimo editoriale di oggi di Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera? I nostri governanti dovrebbero farne un ingrandimento e posizionarselo in bella evidenza sul tavolo e rileggerlo ogni qualvolta gli scappa di dire le solite cavolate sul Sud che arretra e di lanciare inutile e vacue promesse.
Il noto politologo non le manda a dire, offre un quadro disarmante di come quest’Italia, il nostro Paese senza il Sud vada «ineluttabilmente incontro a una drammatica perdita di rango destinata a riflettersi pesantemente anche a nord del Garigliano: come diceva Gaetano Salvemini, essa viene solo “un Belgio più grande” (sia detto con tutto il rispetto per il Belgio). Non si tratta solo di questo però. C’è di peggio. Infatti, il resto dell’Italia può benissimo disinteressarsi del Mezzogiorno, fare come se non ci fosse: il fatto è che in ogni caso è comunque il Mezzogiorno che dimostra di non avere intenzione di disinteressarsi del resto d’Italia. Lo sta facendo da anni trapiantando nel cuore dell’Emilia-Romagna, della Lombardia, del Veneto, nel cuore dell’opulento Nord, le succursali delle sue potenti organizzazioni criminali».
«Sembriamo sapere così bene che cosa è il Mezzogiorno – scrive Galli Della Loggia – che da tempo, paradossalmente, non vogliamo però saperne più nulla. Sono anni e anni che il resto del Paese ha cessato di occuparsene. Il Sud è scomparso dall’agenda politica di qualsiasi partito così come dall’informazione. Nessuno più ha voglia di interessarsi ai suoi problemi. La sua condizione drammatica non fa più notizia se non per qualche clamoroso fatto di sangue». E prosegue, implacabile: « comunque e a dispetto di tutto, il Sud esiste e sta lì. E l’Italia deve decidere una volta per tutte che cosa vuole farci, perché forse non ha davvero capito che cosa significa abbandonarlo a se stesso. Il Sud sta lì con la mole della sua arretratezza ma anche con le sue sparse oasi di sviluppo talora di altissima qualità tecnologica. Con il suo mercato di consumatori non proprio indifferente per tanta industria del Nord, e con i suoi milioni di cittadini elettori che possono decidere da chi e come deve essere governato il Paese».
L’editoriale prende spunto dalla sconcia esibizione in RAI di due modesti pseudo artisti della canzone neo-melodica (Napoli e dintorni) che hanno oltraggiato la memoria di Falcone e Borsellino. Galli Della Loggia si chiede anche perché l’Italia non pensa, vista la posizione geografica del Mezzogiorno, a cosa fare del Mediterraneo ritenendo il futuro si giochi solo tra Berlino e Bruxelles, «al massimo con un occhio a Pechino».
Non c’è – conclude il politologo – «che una risposta: ricominciare a occuparsi di quella parte decisiva del nostro Paese. Con intelligenza e con passione; non con indulgenza ma con generosità: perché alla fine è di noi tutti che si tratta». (rrm)