di FRANCESCO ARILOTTA* – In data 29 gennaio 2007, l’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria presentò agli uffici competenti un progetto per «lavori di riqualificazione di piazza de Nava».
Con la nota qui riprodotta, datata 29 marzo 2007, la Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio per la Calabria, che all’epoca aveva sede a Cosenza, con specifico riferimento al Decreto Legislativo 22. 1. 2004, n.42, “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, esprimeva il proprio parere su quel progetto. La nota è inviata al Comune di Reggio Calabria, Dipartimento ‘promozione e progettazione lavori Pubblici’, e per conoscenza alla ‘Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici’, a Borgia (CZ), alla ‘Soprintendenza Bap per la Calabria, Sezione staccata di Reggio Calabria’, e al sindaco di Reggio Calabria.
In essa, dopo una prima parte relativa alle precisazioni di rito, si comunica che il progetto è approvato, ma con tre prescrizioni. La prima stabilisce che «è fatto tassativo divieto di operare interventi non autorizzati che snaturano la piazza dal punto di vista della sua identità e valore».
La Soprintendenza non vuole correre rischi e si cautela adeguatamente, e con la seconda prescrizione chiede che «durante l’esecuzione dei lavori sia realizzata una accurata documentazione fotografica che alla fine degli stessi dovrà essere consegnata a quest’Ufficio». Ultima prescrizione: «che sia comunicata la data di inizio dei lavori con congruo anticipo, tale da permettere un costante e costruttivo controllo dell’intervento».
Firmato: L’architetto direttore Dario Dattilo; Il Soprintendente, architetto Francesco Paolo Cecati.
Il Soprintendente, dunque, nel definire la consistenza dei lavori realizzabili sulla piazza, non usa mezzi termini: proibisce “tassativamente”, che, nel corso degli stessi, si possano effettuare interventi che “snaturino” – cioè: sconvolgano, stravolgano, modifichino i caratteri propri – “l’identità ed il valore” della piazza. Preciso e categorico: identità architettonica della piazza, cioè come essa si presenta; valore della piazza – con evidente riferimento non solo al contenuto storico, ma anche ad eventuali danni all’Erario dello Stato italiano… -. E, per evitare sotterfugi, esige una accurata documentazione fotografica dello stato dei luoghi interessati. Il dovere che incombe sulle Soprintendenze Abap: tutela del bene culturale e sua conservazione, è perfettamente osservato.
Considerato l’attuale stato di fatto, ne discende che, a suo tempo, l’Amministrazione Comunale si attenne scrupolosamente alle prescrizioni ricevute.
Ricapitolando: l’Associazione “Amici del Museo Nazionale di Reggio Calabria” sostiene che laPiazza Giuseppe de Nava sia un «bene culturale materiale e immateriale». Come tale essa, ai sensi del “Codice dei beni culturali”, va “tutelata e conservata”. Questa sua considerazione è confortata dall’ordinanza della ‘Soprintendenza ai beni culturali e paesaggistici per la Calabria’, che qui è stata richiamata. Il progetto di cui trattasi non sembra, per l’Associazione, che, al suo stato attuale, garantisca né la tutela né la conservazione. Si ha, quindi, motivo di ritenere che, restando così le cose, non possa essere presa altro che una valutazione conforme a quella che fu assunta quattordici anni fa.
«Ma non si devono perdere i 5 milioni». In proposito, ’Associazione “Amici del Museo Nazionale di Reggio Calabria”, si permette di avanzare tre ipotesi di impegno finanziario, che potrebbero avere un notevole ritorno culturale: area archeologica romana di Pellaro, ricca di sorprese; area del monastero bizantino di Santa Maria di Trapezzomata, nella vallata della Fiumara Sant’Agata, per la quale ci sono anche €. 450.000 sul progetto “Diga del Menta” da parte della Sorical; terzo tratto del muro magnogreco esistente in Contrada Mati, in mattoni crudi, imponente, originale, che arricchirebbe incommensurabilmente il patrimonio archeologico della Città di Reggio Calabria.
Si lascerebbe, finalmente, in pace Giuseppe de Nava e la sua “gentile ”piazza; che non è una dependance, né uno slargo davanti il Museo Archeologico Nazionale. Essa è stata voluta per celebrare la ricostruzione della Città – come ricorda l’artistico bassorilievo del complesso monumentale –, ed il suo principale artefice. E, come tale deve, continuare ad essere interpretata. (rrc)
*Presidente Associazione Amici del Museo Reggio Calabria