Camera di Commercio, Mediterranea e agricoltori uniti per il riconoscimento Dop del Bergamotto di RC

Al Bergamotto di Reggio Calabria sia riconosciuto il marchio Dop. È la ferma presa di posizione del presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria, Antonino Tramontana, del Rettore dell’Università Mediterranea, Giuseppe Zimbalatti e delle Confederazioni agricole Borruto (Cia), Basile (Coldiretti), Canale (Confagricoltura) e Lentini (Copagri) espressa nel corso di un recente incontro.

La ragione di tale posizione, espressa dai componenti del tavolo per il riconoscimento del marchio Dop per il frutto fresco del bergamotto già dal lontano 2019, è semplice: il riconoscimento della Dop è l’unico in grado di garantire la massima tutela dell’agrume nella sua globalità al fine di valorizzarne tutti i derivati, legando indissolubilmente il prodotto al proprio territorio in tutte le fasi della produzione; nonché il solo in grado di agevolare la nascita di una filiera produttiva d’eccellenza.

La normativa vigente della Dop stabilisce che debba essere comprovato non solo un legame tra storia, tradizione, “reputazione” o caratteristiche del prodotto e l’origine geografica, bensì che debba sussistere un legame tra la qualità, le caratteristiche del prodotto e lo stesso ambiente geografico di produzione.

Un legame, quest’ultimo, non sempre presente e dimostrabile nei prodotti tutelati, soprattutto nei prodotti agricoli, ma che nel caso del bergamotto è accertabile in quanto le caratteristiche qualitative richieste dal disciplinare sono legate proprio all’areale di produzione, come provato negli anni dai numerosi studi condotti anche dall’Università Mediterranea di Reggio Calabria che ha condiviso il percorso di tutela attraverso il riconoscimento Dop.  

In altre parole, sarebbe limitativo puntare ad un riconoscimento basato solo un elemento, ad esempio di notorietà, e non ambire invece alla maggior tutela della Dop, trattandosi di un prodotto dalle peculiarità uniche, anche rispetto ad altre produzioni analoghe.

Il “Bergamotto di Reggio Calabria”, le cui qualità aromatizzanti costituiscono l’elemento identitario, qualificante e caratterizzante dell’agrume reggino, è già meritatamente protagonista nei mercati nazionali e internazionali. Oggi è dovere delle Istituzioni e delle Associazioni di categoria (ovvero gli organismi deputati a rappresentare i produttori) credere fermamente che le caratteristiche di unicità ed inimitabilità dell’olio essenziale debbano essere riconosciute anche al frutto. 

Tale risultato, se raggiunto, produrrà un enorme vantaggio competitivo per l’intera filiera anche in termini di crescita delle quote di mercato, considerato che tutte le fasi produttive dovranno svolgersi nella zona geografica di riferimento della produzione. 

L’iter di estensione anche al frutto della Dop esistente è stato seguito dalla Camera di Commercio fin dall’inizio, accompagnando i principali attori, ossia i produttori, per tutte le fasi procedimentali, che come dichiarato recentemente dal Governatore Occhiuto e dall’Assessore regionale Gallo dovrebbe concludersi in sei mesi.

Il mondo agricolo e produttivo, che doverosamente e, soprattutto, orgogliosamente rappresentiamo, potrà contare sul prosieguo del nostro impegno in questo percorso di dignità e sviluppo a favore dell’intera filiera agricola e delle attività di trasformazione. (rrc)

REGGIO – Al via i lavori per il Giardino delle Esperidi a San Giovanni di Pellaro

Sono partiti i lavori per realizzare il Giardino delle Esperidi a San Giovanni di Pellaro, un parco botanico che vuole celebrare il Bergamotto di Reggio Calabria e gli altri agrumi dell’area Mediterranea.

Si tratta di un progetto innovativo, finanziato dall’Amministrazione comunale, guidata dal sindaco Giuseppe Falcomatà, con i fondi React-Pon Metro, che punta alla creazione di un’area verde destinata alla coltivazione ed allo studio di alcuni frutti identitari del territorio reggino.

Il sindaco Falcomatà, assieme ai consiglieri comunali delegati ai Parchi e Giardini, Massimiliano Merenda, ed allo Sport, Giovanni Latella, ha fatto visita al cantiere dove un bergamotteto di proprietà dell’Ente diventerà una distesa verde in cui studiare, conoscere, approfondire o semplicemente apprezzare i colori ed i profumi di una vasta gamma di alberi d’agrume. Oltre alle specie di bergamotto già esistenti, infatti, verranno messe a dimora una moltitudine di varietà di mandarino, limone, lime, pomelo, pompelmo, chinotto e arancio tra una fitta sequenza di siepi e piante ornamentali.

«Un’oasi verde», l’ha definita il sindaco Falcomatà riflettendo su come «l’amministrazione comunale stia continuando il percorso, intrapreso da tempo, di valorizzazione del Bergamotto di Reggio Calabria proprio in una fase in cui è forte il dibattito intorno alle tutele da assegnare al nostro “oro verde” attraverso il riconoscimento del marchio Igp o Dop».

«Ampliamo un bergamotteto – ha spiegato Giuseppe Falcomatà – realizzando il “Giardino delle Esperidi”, un vero e proprio parco pubblico tematico orientato alla valorizzazione delle biodiversità grazie alla creazione di un agrumeto polispecifico in cui promuovere le filiere connesse al frutto tipico reggino. In una seconda fase, lo spazio si presterà ad ospitare iniziative con finalità didattiche, sociali e culturali attraverso la rivalorizzazione di alcuni immobili da adibire a centro studi e ricerca sulla storia straordinaria del Bergamotto di Reggio Calabria o esclusivi punti ristoro».

«Le piante d’agrume che verranno messe a dimora – ha proseguito il sindaco – saranno davvero di ogni tipo, seguendo una filosofia precisa che aiuterà a comprenderne l’importanza delle diversità quale fonte di assoluta ricchezza. Il “Giardino delle Esperidi” rientra fra i progetti realizzati attraverso i fondi Pon Metro – React Eu, seguiti dal consigliere Massimiliano Merenda, dal Settore Ambiente e dal dirigente Giuseppe Richichi. A loro va il mio ringraziamento».

Per il consigliere Merenda, questa attività «racchiude molteplici aspetti positivi che vanno dalla rigenerazione urbana dei luoghi, alla tutela e valorizzazione ambientale fino alla promozione e salvaguardia delle specificità agrumicole del nostro territorio». «Quest’area di San Giovanni di Pellaro – ha detto Merenda – diventerà un giardino popolato da alberi di ogni specie. Verrà creato un campo scuola, grazie al lavoro del settore Ambiente ed alla collaborazione con l’Università “Mediterranea”, dove studenti e studentesse potranno visitare e conoscere i nostri agrumi».

«L’intervento – ha concluso – finanziato all’interno del React Eu, risponde appieno alle linee d’indirizzo dell’amministrazione Falcomatà che promuove e rilancia la cultura botanica mantenendo fede alla vocazione dei luoghi ed alle tradizioni incarnate dai nostri preziosi agrumi». (rrc)

LA GUERRA DEL BERGAMOTTO DI REGGIO C.
SU DOP (DA ISTRUIRE) E IGP (APPROVATA)

di SANTO STRATI – Quando scopriranno i reggini (ma vale per tutti i calabresi) che il tempo dei guelfi e ghibellini è finito? Ogni giorno, qualsiasi pretesto è buona per fare lotte intestine, tra i capoluoghi, i borghi, le piccole realtà rurali o cittadine. Al centro di tutto la gelosia e l’invidia e l’impossibilità di essere felici del successo del vicino, che in realtà dovrebbe invece significare motivo di orgoglio per l’intera comunità. Tant’è, c’è sempre qualcosa su cui litigare, dimenticando che solo facendo rete questa terra potrà trovare crescita e sviluppo: bisogna smetterla con le “Calabrie” (di antica memoria) e pensare in modo unico in nome e per conto della Calabria e dei calabresi.

L’ultima guerra, in ordine di tempo, riguarda il Bergamotto di Reggio Calabria. un’unicità mondiale, non una tipicità – attenzione! – che cresce solo lungo la fascia jonica reggina. La “guerra” riguarda il marchio di qualità che dovrebbe contraddistinguere il re degli agrumi: Dop  (denominazione di origine protetta) o Igp (Indicazione geografica protetta)?

C’è un confronto, per ora solo di dichiarazioni, tra il Consorzio del Bergamotto, guidato dall’avv. Ezio Pizzi, che difende l’esigenza che il marchio Dop  (allo stato attuale fino a oggi attribuito esclusivamente all’olio essenziale) sia esteso anche al frutto, e il Comitato spontaneo dei coltivatori dell’agrume, molti dei quali rappresentano storiche e consolidate aziende che coltivano, raccolgono e commercializzano non solo l’essenza ma anche i frutti.

Questi ultimi avevano fatto richiesta al Ministero delle Politiche Agricole di ottenere l’indicazione geografica protetta (Igp) per il Bergamotto di Reggio Calabria, preoccupandosi di salvaguardare la zona vocata con uno specifico disciplinare che – di fatto – impedisce di utilizzare “finti” bergamotti cresciuti in maniera avventizia in Sicilia e in altre parti della Calabria. Questi bergamotti, secondo il parere scientifico, non contengono le qualità specifiche del “vero” Bergamotto di Reggio Calabria. In altri termini, peggio della Settimana Enigmistica, il Bergamotto reggino conta “innumerevoli tentativi di imitazioni” ma il microclima e le particolari condizioni del territorio gli hanno conferito caratteristiche salutari uniche, certificate da una corposa letteratura scientifica. Anticolesterolo naturale e antiglicemico, per citare solo qualcuna delle proprietà nutraceutiche di questo straordinario agrume che tutto il mondo ci invidia e di cui l’industria profumiera non può fare a meno.

Il 90% dei profumi che si producono al mondo ha bisogno dell’olio essenziale del Bergamotto di Reggio Calabria: i francesi che sono i maggiori produttori di profumo hanno provato, molti anni fa, a produrre sinteticamente l’essenza, ma è stato un fiasco totale. Così come hanno provato i cinesi, ma anche coltivatori di Calabria e Sicilia di far crescere l’agrume nei propri territori. L’albero, in qualche caso, ha attecchito, ma i frutti sono risultati di scarsissima qualità, come se mancasse qualcosa, l’elemento principe (l’aria di Reggio?) e la scienza ha accertato che non sono confermate le qualità protettive dell’agrume “originale”, ovvero di quello che cresce nella fascia vocata (da Villa San Giovanni a Monasterace).

La disfida sembra una beffa: da un lato c’è il conferimento da parte del Ministero dell’Igp (mentre la pratica della Dop  va ancora istruita) e viene a mancare la conferma e l’accettazione da parte della Regione del marchio, con un inaspettato ribaltamento delle posizioni.

L’assessore regionale all’Agricoltura Gianluca Gallo alla notizia del conferimento dell’Igp aveva espresso soddisfazione, ma il Presidente Occhiuto ha preso in mano la vicenda e ha bocciato la pratica, a sostegno del Consorzio che vuole la dop, ignorando la volontà e le aspettative di centinaia di coltivatori favorevoli all’Igp. Coltivatori che oggi si recheranno davanti al Consiglio regionale per esporre il proprio disappunto.

In realtà, c’è un retroscena che non si può sottacere. Quando è stata approvata in via preliminare l’Igp dal Ministero, Occhiuto ha convocato le parti (chi voleva la Dop e chi accettava la Igp) tentando di trovare un punto di incontro: missione impossibile e posizioni di discutibile intransigenza da entrambe le parti, da cui è derivato il blocco della Regione sulla delibera di approvazione dell’Igp. La lettera preliminare del Ministero indica la necessità di sottoporre a pubblico accertamento la richiesta di Igp: poiché era prevedibile l’opposizione del Consorzio si rischiava di finire davanti al Tar, con il conseguente blocco da parte di Bruxelles fino all’esito finale della probabile vertenza giudiziaria.

«Il mio Presidente – ha detto a Calabria.Live l’assessore Gallo – mi ha detto che di fronte al rischio di perdere un importante riconoscimento era opportuno prendere una decisione apparentemente impopolare. Occhiuto porterà avanti ed è convinto di ottenere in sei mesi la Dop dal Ministero. Qual è il riconoscimento di tutela migliore? Quando abbiamo ottenuto la Dop per il Cedro di Santa Maria del Cedro – dice Gallo –  ho pensato che anche per il Bergamotto di Reggio Calabria fosse necessario pensare ad avere la denominazione di origine protetta.

«Dopo vent’anni persi in discussioni, ci siamo trovati con l’approvazione dell’Igp quando, l’Università Mediterranea e i principali rappresentanti degli agricoltori hanno avanzato la richiesta di estendere la Dop dell’essenza al frutto. Abbiamo studiato la cosa a Bruxelles ed è fattibile.

«Il rischio, approvando la Igp, era che, a fronte del dovuto dibattito pubblico, la lotta con i fautori della Dop si inasprisse e finisse in tribunale: questo significherebbe, ove accadesse, che Bruxelles bloccherebbe qualsiasi pratica in attesa dell’esito giudiziario (e sappiamo i tempi della giustizia civile…). Allora la scelta che può sembrare insensata, in realtà, tradisce un autentica attenzione al territorio reggino, sia da parte mia che del Presidente Occhiuto. Viste le produzioni di bergamotto siciliane e pugliesi che potrebbero insidiare la qualità nell’autentico Bergamotto di Reggio Calabria era necessario stoppare la pratica Igp e mandare avanti (con le rassicurazioni sui tempi che Occhiuto ha certamente preteso da Roma) la denominazione protetta. Basterà – secondo Bruxelles – una semplice modifica del disciplinare dell’essenza per estendere la tutela Dop  anche al frutto. Quindi, bisogna avere fiducia nelle scelte della Regione e smetterla di litigare, per il bene  di questa terra».

È davvero così importante la differenza tra Dop  e Igp? Secondo il Consorzio guidato dall’avv. Pizzi il marchio Igp è dequalificante e cita, a conforto della sua tesi, i grandi marchi che sono contraddistinti dalla dop: Parmigiano reggiano, la mozzarella di bufala campana o il Prosciutto di Parma. Hanno scelto la Dop  – afferma l’avv. Pizzi – il Cedro di S. Maria del Cedro o la liquirizia di Rossano per qualificare e valorizzare il prodotto, dunque perché non pretenderlo per il Bergamotto di Reggio Calabria?

La prima assemblea dei Comitato spontaneo di 307 produttori che si è tenuta domenica a Roghudi – a favore dell’Igp – ha confutato la tesi che la Dop sia meglio dell’Igp, sostenendo che sarebbe una sciocchezza, adesso che l’istruttoria è chiusa a favore del marchio Igp rinunciarvi in attesa della nuova istruttoria relativa alla denominazione protetta.

Chi ha ragione, il Consorzio o il Comitato?

Col sostegno della Camera di Commercio di Reggio e dell’Università Mediterranea, oltre che dei rappresentanti di Confagricoltura, Coldiretti  e altre categorie, il Consorzio lo scorso autunno aveva presentato a Reggio l’iniziativa per estendere al frutto la Dop già esistente sull’essenza. Una posizione chiara, dichiaratamente contro il Comitato spontaneo di 307 coltivatori, che faceva forza sulla necessità di tutelare la lavorazione da riservare esclusivamente nell’area vocata. Piccolo particolare: nel disciplinare dell’Igp approvato dal Ministero dell’Agricoltura è specificamente indicato che coltivazione, raccolta e successive lavorazioni devono essere condotte esclusivamente nel territorio, con esclusione di qualsiasi eventuale accorgimento spesso utilizzato ai danni dei consumatori. Si comprano le clementine in Sicilia o si importano dalla Tunisia e si lavorano, per esempio, nel territorio di Corigliano (Igp): il consumatore non conosce l’origine e immagina siano frutti maturati nell’area  geografica protetta. Un po’ come avviene per il capretto sardo Igp che in realtà viene, molto più spesso di quanto si possa immaginare, allevato e macellato altrove e poi commercializzato come se provenisse dalla Sardegna

Nel caso dell’Igp del Bergamotto di Reggio Calabria, approvata dal Ministero, questa pratica (ingannevole e da condannare) non è fattibile: «Possono ottenere la denominazione “Bergamotto di Reggio Calabria IGP” – si legge al punto 8.1 del disciplinare – solo i bergamotto prodotti, condizionati e confezionati nell’area di riferimento… poiché i frutti destinati al consumo fresco e alla trasformazione devono essere lavorati in prossimità della raccolta e dei luoghi di raccolta». Quello di cui il Consorzio aveva fatto il suo punto di forza.

Stesse indicazioni che emergono nel disciplinare della Dop. Quindi, se veramente, in sei mesi Occhiuto riesce a farsi dare la Dop, bisogna convenire che la scelta di stoppare la “contestata” Igp non è poi così peregrina. L’intento dovrebbe essere quello di salvaguardare non gli interessi di singoli, bensì della Città Metropolitana di Reggio (che con l’esportazione dell’essenza incide in misura notevolissima sul pil regionale) e dell’intera regione. L’obiettivo è quello di valorizzare con un marchio di qualità il Bergamotto di Reggio Calabria. Dop o Igp, scelga la Regione e se ne assuma la responsabilità: qualunque azione di distrazione (tipo causa civile da parte del Comitato contro il Consorzio farebbe seri danni a tutta la Calabria. Non credo ce lo possiamo permettere. (s)

A Roghudi in più di 150 all’Assemblea sulla problematica della filiera bergamotticola

Sono stati più di 150 i partecipanti all’Assemblea indetta dal Comitato Spontaneo dei Bergamotticoltori reggini per discutere della problematica della filiera bergamotticola  e dell’inversione della scelta regionale che chiede di fermare l’Igp a favore degli interessi di poche persone ovvero della proposta Dop.

All’incontro, svoltasi all’Access Point di Roghudi, partecipato agricoltori, trasformatori, sindaci, consiglieri metropolitani, associazioni di categoria, il Comitato promotore dell’Igp “Bergamotto di Reggio Calabria”,  hanno affrontato varie tematiche anche grazie ai numerosi interventi. È stato illustrato, inoltre, il disciplinare dell’Igp ed è stato spiegato perché non c’è differenza tra il valore della Dop e dell’Igp e come il Disciplinare dell’Igp prevede che tutte le fasi della filiera dalla coltivazione alla trasformazione e non una, si svolgano all’interno dell’area vocata dei 50 comuni.

È stato esposto tutto l’iter dell’Igp dalla presentazione del 2021 fino all’approvazione di dicembre da parte del ministero. Quindi, è stato introdotto il tema del blocco da parte della Regione il 28 febbraio col ritiro del parere favorevole di tre anni prima, e i dubbi sono emersi visto che  in data 20 febbraio lo stesso Dipartimento Agricoltura scriveva all’Unci Calabria che la Regione aveva operato alacremente per l’ottenimento dell’Igp e che nulla aveva in contrario alla Riunione di Pubblico accertamento, ultima fase di ratifica dell’Igp.

È emerso, inoltre, che a gennaio il Ministero ha sospeso l’iter della Dop considerandolo non utile vista l’approvazione dell’Igp dalla triennale istruttoria. Ecco la necessità dunque di un intervento apparentemente risolutivo da parte del governatore ma contro la volontà degli agricoltori e del territorio. Tra gli interventi quello di Giuseppe Mangone, presidente regionale di Ampa-Liberi agricoltori Calabria, di Giuseppe Arone di Copagri Calabria, del consigliere metropolitano Giuseppe Marino, di sindaci ed assessori del territorio e di numerosi bergamotticoltori.

È emerso che un gruppo di potere e finte rappresentanze sindacali non tutelano la base agricola e non tollerano che qualcun altro possa prendere le redini della tutela, quella vera in questo caso del bergamotto. Le conclusioni sono state tratte da Giuseppe Falcone e Aurelio Monte, organizzatori dell’evento, tutti i presenti hanno dato disponibilità a partecipare alla protesta dei trattori di domani pomeriggio in occasione del Consiglio regionale.

«Gli agricoltori – si legge in una nota – vogliono interloquire con il governatore e l’assessore gallo che essendo cosentini probabilmente non hanno la piena conoscenza delle vere dinamiche  e degli attori del territorio e vogliono chiedere informazioni sull’inversione ad “u” della Regione Calabria rispetto all’Igp ormai obiettivo ottenuto». (rrc)

L’OPINIONE / Ezio Pizzi: Perché il Consorzio è contro l’igp e vuole la Dop (Denominazione protetta)

di EZIO PIZZI – Il bergamotto di Reggio Calabria è stato riconosciuto DOP già dal 2001, accettare oggi un riconoscimento per il frutto come Igp sarebbe dequalificante per un prodotto che merita quel grado di valore che solo i prodotti più pregiati, le cosiddette eccellenze italiane, meritano.

Un grosso merito, infatti, va riconosciuto, anche,  a tutti gli Enti che hanno sostenuto e sostengono senza mezzi termini questa iniziativa convinti che sia l’unica e la migliore percorribile per garantire un futuro sempre migliore al bergamotto di Reggio Calabria ed ai suoi produttori: La Camera di Commercio che, come promotore, ha coordinato gli incontri e i lavori, l’Università degli studi Mediterranea, le Organizzazioni di categoria Confagricoltura, Coldiretti, Copagri Provinciale, Stazione sperimentale, Consorzio del bergamotto e Unionberg Op.

Provate a chiedervi o meglio ancora farvi spiegare perché il parmigiano reggiano, il grana padano, la mozzarella di bufala campana, il prosciutto di Parma hanno scelto come marchio per la propria tutela quello Dop. È stato affermato molto superficialmente che per i prodotti ortofrutticoli è preferibile il marchio Igp, anche questo non risponde al vero, si vadano a vedere nel settore dell’ortofrutta quanti e quali sono i prodotti tutelati a marchio Dop. C’è da chiedersi anche come mai i produttori Calabresi sia per il Cedro di S. Maria del cedro che per la Liquirizia di Calabria abbiano scelto il marchio Dop piuttosto che quello Igp per la loro valorizzazione e qualificazione.

La risposta è semplice, con questo marchio (Dop), si garantirebbe per ora e per sempre, non solo la territorialità ma anche il rispetto dei metodi di produzione, grazie a cui si ottiene un prodotto inimitabile al di fuori dell’area vocata. Riteniamo che questa sia la massima aspirazione ed ambizione di ogni produttore di bergamotto che potrebbe nel corso degli anni vedere riconosciute nuove Igp per il frutto prodotto in Sicilia piuttosto che in Puglia ma mai una nuova Dop che adoperi il termine Bergamotto la cui origine e storicamente dimostrabile solo in quella ristretta fascia Jonica della Citta Metropolitana di Reggio Calabria.

Quale prodotto costituisce un legame identitario maggiore con il proprio territorio di origine, storicamente e culturalmente riconosciuto, più del bergamotto di Reggio Calabria? Possibile che nessuno capisca che c’è qualcosa di strano, senza demonizzare le opinioni di nessuno, secondo noi produttori costituisce un dato innegabile, che la tutela mediante un marchio Dop sia assolutamente quella più appropriata per garantire e meglio tutelare il prodotto. Attenzione anche ai facili proclami circa i tempi di ottenimento del marchio Igp che dal Comitato promotore venivano considerati come molto brevi e quasi scontati, non tenendo in alcuna considerazione che l’approvazione Ministeriale avrebbe solo costituito un primo passo, che avrebbe dovuto consolidarsi con una adunanza pubblica, senza opposizioni, e solo successivamente sottoposta al parere della Commissione Agricoltura a Bruxelles, che in presenza di una Dop preesistente avrebbe, quasi sicuramente, rigettato la pratica o quanto meno prolungato l’iter con tempistiche non più prevedibili, certamente di alcuni anni.
Per il Consorzio l’allargamento della tutela al frutto di bergamotto di Reggio Calabria richiesta già dal mese di agosto 2023, è molto più semplicemente ottenibile sia in termini temporali che di fattività, mediante la semplice modifica del disciplinare esistente per la Dop, da circa venti anni, nel quale viene allargata la tutela oltre che all’olio essenziale anche al frutto e ai suoi derivati, che ripeto, potranno fregiarsi del marchio Dop alla stregua delle migliori eccellenze italiane. A queste determinazioni i produttori sono giunti mediante i numerosi contatti avuti con esperti in materia agroalimentare a livello comunitario, con interlocuzioni Ministeriali e Regionali.
Ma la chiave di volta è stata quella dell’acquisizione di documenti forniti dalla Commissione agricoltura a Bruxelles la quale ha fornito suggerimenti sul percorso più rapido e lineare da seguire per l’allargamento della tutela già esistente per l’olio essenziale sia al frutto che ai suoi derivati. Percorso- dice Ezio Pizzi- già intrapreso nel mese di agosto che senza intralci potrebbe giungere al suo recepimento nel giro di pochi mesi. Comunque con tempi più brevi e senza gli ostacoli ai quali fisiologicamente sarebbe andata incontro un nuovo riconoscimento come quello dell’Igp. Queste motivazioni hanno indotto la Regione a ritenere che la Dop estesa anche al frutto sia la strada unica per meglio sostenere l’economia e lo sviluppo del territorio interessato alla produzione del bergamotto di Reggio Calabria. Oggi chi veramente è chiamato ad assumersi le proprie responsabilità è proprio il produttore che intende conferire il maggiore valore aggiunto al suo prodotto e non chi da commerciante del prodotto con interessi confliggenti con il produttore, da buon imprenditore, pensa ad un proprio e giusto ritorno economico.
Ed infine ci si chiede come sia possibile che i produttori storici di bergamotto di Reggio Calabria si siano dimenticati come solo 12 anni fa il prezzo del bergamotto fosse di 18 euro al Q.le, e che si fosse sottoposti a tutte le vessazioni da parte di chi commercializzava il prodotto. Come dimenticare chi ha lavorato per ottenere il riconoscimento come agrume, il lancio dell’utilizzo del frutto fresco nei mercati, gli studi condotti per il riconoscimento delle proprietà salutistiche che hanno aperto la strada alla commercializzazione anche del succo di bergamotto, il cambio dei parametri Iso che erano aggiornati al 1998 e ormai non più rappresentativi dei valori reali e delle caratteristiche chimico fisiche stesse del Bergamotto. Di lavori e di azioni intraprese a favore del bergamotto se ne potrebbero ancora citare tante.
Proprio in considerazione di tutto il lavoro fatto e, soprattutto, dei risultati ottenuti che sono noti a tutti di cui è difficilmente smentibile la paternità. Un compatto e numeroso gruppo di “produttori di bergamotto” che ha sempre agito per il raggiungimento degli indiscutibili risultati ai quali si è arrivati. Dove erano questi soggetti che oggi si ergono a difesa del bergamotto o, meglio, che hanno fatto fino ad oggi. (ep)
[Ezio Pizzi è presidente del Consorzio del Bergamotto di Reggio Calabria]

Saccomanno (Lega): Fare chiarezza su vicenda dell’Igp del Bergamotto di Reggio Calabria

Il commissario regionale della Lega, Giacomo Saccomanno, ha chiesto di fare immediatamente chiarezza sulla videnza dell’Igp del Bergamotto di Reggio Calabria.

Una vicenda, per Saccomanno, che «lascia molto perplessi», tanto da rendere necessario capire «perché il presunto passo indietro della regione e le ragioni di tali condotte».

«Da quanto si legge sui media la definizione del percorso per il riconoscimento dell’Igp Bergamotto di Reggio Calabria era quasi concluso – ha spiegato – dopo anni di attesa. Improvvisamente, e sembra senza alcuna concreta ragione, si segnala che la regione ha avuto un ripensamento! Ci chiediamo il perché e, comunque, la Lega non è su questa posizione. Non possiamo affermare, allo stato, altro, non conoscendo cosa sia successo, ma faremo di tutto per comprendere gli accadimenti e rendere il percorso il più trasparente possibile». (rcz)

Mantegna (Metrocity RC): Riconoscimento Igp per Bergamotto di RC risultato che riscatta l’oro verde

Il consigliere delegato della Città Metropolitana di RC, Domenico Mantegna ha salutato «con grande gioia, entusiasmo e soddisfazione l’approvazione, da parte del Ministero dell’Agricoltura, del riconoscimento di indicazione geografica protetta (Igp) – e del relativo disciplinare di produzione – per il bergamotto di Reggio Calabria».

«È un successo che riscatta l’oro verde della Città Metropolitana, dopo anni di abusi e indebite appropriazioni. Il bergamotto, ufficialmente, è solo di Reggio Calabria», ha detto Mantegna, commentando la decisione del dicastero di via XX settembre che «dopo un’istruttoria durata oltre due anni, si è espresso in favore di un diritto legittimo».

«In questo contesto – ha precisato Mantegna – va sottolineato il lavoro, costante, infaticabile e certosino, del “Comitato promotore per il Bergamotto di Reggio Calabria Igp e la sua tutela e valorizzazione”, presieduto dall’agronomo Rosario Previtera, cui va il mio ringraziamento che si estende agli oltre 300 operatori tra coltivatori, trasformatori e associazioni, che fanno parte di questa splendida realtà».

«Dentro l’Igp – ha continuato il delegato metropolitano – rientrano anche quanti sono stati esclusi dal riconoscimento “Dop” per l’olio essenziale del bergamotto, grazie ad un disciplinare che ne contempla produzione e trasformazione solo all’interno dell’area geografica individuata, compresi i derivati del ciclo agroalimentare e del food. L’area di produzione, dunque, arriva a 50 Comuni della Città metropolitane per un’estensione territoriale che va da Villa San Giovanni ed arriva fino a Monasterace. È, dunque, un successo di tutti e per tutti».

«La filiera reggina – ha concluso Domenico Mantegna – in forza del riconoscimento da parte del Ministero e dell’opera lodevole e fondamentale portata avanti dal Comitato, è ora ampiamente tutelata. Sulle etichette dei prodotti che si comporranno di elementi derivati dal bergamotto comparirà il riferimento a Reggio Calabria ed al suo comprensorio, salvaguardando il consumatore da ogni produzione diversa e che abbassa prezzi e qualità sul mercato. La strada è quella giusta. Adesso, bisogna continuare a spingere per rilanciare un’unicità che è fatica, sudore e stigma della nostra gente e dei nostri bergamotteti». (rrc)

Il ministero dell’Agricoltura ha approvato l’Igp Bergamotto di Reggio Calabria

Dopo due anni di istruttoria complessa, il ministero dell’Agricoltura ha approvato l’Igp Bergamotto di Reggio Calabria e il relativo disciplinare di produzione. Il presidente del Comitato promotore per il Bergamotto di Reggio Calabria Igp e la sua tutela e valorizzazione Rosario Previtera parla di un vero e proprio «Regalo di Natale apprezzatissimo dall’intero comparto agricolo e da tutto il territorio».

Il Comitato si compone di più di 300 operatori della filiera tra coltivatori, trasformatori e associazioni.
«È stato un iter faticoso – dice Previtera – che si è protratto più del dovuto per diversi motivi di vario genere. Ma adesso è il momento di festeggiare e di guardare avanti puntando alle successive fasi amministrative e burocratiche previste dagli specifici regolamenti comunitari che intraprenderemo con la Regione Calabria. Attendiamo infatti la convocazione dell’assessore all’agricoltura Gianluca Gallo, al fine di coordinare insieme i tempi e i luoghi per la prossima tappa, che consiste nella cosiddetta “riunione di pubblico accertamento”, nell’ottica della collaborazione e della concertazione che ha sempre caratterizzato il percorso di riconoscimento dell’Igp».

La domanda di riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta per il Bergamotto di Reggio Calabria venne presentata il 5 giugno 2021 in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente e in meno di un mese il Dipartimento agricoltura della Regione emanò il necessario parere favorevole, che consentì l’avvio dell’iter ministeriale.

Aggiunge Previtera: «Mi auguro che entro pochi mesi si riesca a ottenere la cosiddetta “protezione nazionale transitoria” ovvero il riconoscimento e la possibilità di commercializzare il prodotto Igp entro i confini nazionali per poi passare successivamente al riconoscimento definitivo comunitario per come previsto dalla normativa europea. Sono fiducioso che nessuno si avvarrà del principio di “opposizione” al disciplinare, almeno in Italia: significherebbe essere nemici del territorio e rinviare ulteriormente gli effetti di questa opportunità che oggi l’Igp offre a tutti i produttori, i quali finalmente si sganceranno dal giogo secolare del “prezzo dell’essenza” e potranno finalmente entrare nel mercato italiano e internazionale del fresco e dei derivati con un agrume identitario che finalmente si può fregiare di un marchio di qualità, ovvero l’Igp che è destinato proprio ai prodotti ortofrutticoli».

«Il disciplinare dell’Igp “Bergamotto di Reggio Calabria” – continua il presidente – è di fatto stringente come un disciplinare Dop: prevede la produzione e la trasformazione del prodotto esclusivamente all’interno dell’area geografica individuata e si estende ai derivati dell’industria agroalimentare e del food. Abbiamo ampliato l’area di produzione fino a 50 comuni da Villa San Giovanni a Monasterace, inserendo tutti quelli che precedentemente erano stati esclusi dal vecchio disciplinare dell’essenza di bergamotto di Reggio Calabria Dop, che di fatto non è mai esistita. L’Igp finalmente tutelerà la filiera reggina da quelle produzioni bergamotticole che da alcuni anni si sono diffuse nelle altre province e regioni meridionali e che vengono immesse sul mercato a prezzi stracciati; e da questo punto di vista siamo in forte ritardo, purtroppo, e occorre recuperare in fretta».
«L’ottenimento dell’Igp – aggiunge ancora Previtera – è il risultato di un lavoro sinergico e molto articolato e che diremmo, con il senno di poi, lungo e faticoso, soprattutto nel reperimento della bibliografia e delle evidenze documentali d’epoca, per le quali ci sono stati di grande supporto tra gli altri il Museo del Bergamotto di Reggio Calabria con la sua ricca biblioteca tematica e gli archivi di varie associazioni e di produttori e famiglie storiche di produttori tra cui Francesco Crispo, il barone Francesco Macrì, Pierdomenico Lucisano, Ugo Sergi nonché le pubblicazioni storiche e quelle tecniche ed economiche di autori reggini a partire dal 1800 e della nostra Università. Numerosi sono stati i privati che si sono prodigati a offrire documenti interessanti e reperti utili che certamente faranno parte di una specifica prossima pubblicazione».

«Oggi la Calabria conta ben 21 prodotti tra Dop e Igp – conclude Rosario Previtera – ai quali vanno aggiunti i vini Doc e Igt. Al di là dell’ottenimento dell’Igp, il nostro Comitato promotore, che si trasformerà come previsto dalla normativa in specifico Consorzio di tutela anche secondo i nuovi dettami del nuovissimo regolamento comunitario sulle Indicazioni Geografiche, sta già lavorando ad alcuni progetti di valorizzazione del sistema prodotto-territorio che coinvolgerà la filiera, i comuni e il turismo esperienziale con un occhio alla sostenibilità e soprattutto alla promozione per un mercato tutto da scoprire e a salvaguardia dei produttori dalle crisi di settore e dalla concorrenza sleale». (rrc)

L’OPINIONE / Rosario Previtera: Le verità e le menzogne sul “Caso Bergamotto”

di ROSARIO PREVITERA – È giunto il momento di rispondere alle menzogne continue e reiterate da parte della governance dei vari “consorzi del bergamotto” che nella realtà dei fatti si riduce ad un unico soggetto da almeno un ventennio. Menzogne che vengono diffuse con l’intento chiaro ed evidente di screditare il percorso di riconoscimento dell’Igp “Bergamotto di Reggio Calabria” iniziato il 5 giugno 2021, che ha ottenuto il parere favorevole della Regione Calabria e che è in attesa di riconoscimento da parte del  Ministero dell’Agricoltura. Un percorso intrapreso nel massimo della trasparenza (http://www.bergamia.org) e cominciato dal basso, che vede protagonisti centinaia di operatori del settore (agricoltori e trasformatori) i quali hanno finalmente deciso di uscire dal quel giogo industriale e dal gioco al ribasso degli oligopolisti dell’essenza di bergamotto che operano indisturbati da decenni, a discapito della filiera agricola, quella vera.

Con l’Igp (Indicazione Geografica Protetta) è possibile valorizzare finalmente il prodotto fresco e i suoi derivati rimanendo in linea con gli orientamenti recenti della comunità europea che spinge i prodotti ortofrutticoli verso la certificazione di qualità Igp e i prodotti trasformati e di nicchia verso la Dop, anche alla luce del nuovo regolamento comunitario in discussione e di prossima approvazione. Menzogne ne sono state dette e scritte tante e troppe con uno scopo: evitare l’eventuale scomparsa dell’inefficace  “giocattolo” costituito dal Consorzio di tutela della essenza Dop che dal 2001 è fonte di introiti ovvero di contributi soprattutto regionali dovuti alla presunta valorizzazione di un prodotto che sempre meno ha a che fare con la filiera agricola, ovvero l’olio essenziale di bergamotto: una Dop (Bergamotto di Reggio Calabria – Olio essenziale) che nasce e muore lo stesso giorno  visto che si è rivelato un marchio inutile e per niente utilizzato dal momento che la certificazione Dop dell’essenza non avviene se non simbolicamente e minimamente.

Infatti  l’essenza si inserisce nei profumi e nei cosmetici che non si mangiano e non si bevono  a differenza di tutti gli altri prodotti Dop italiani! Il Consorzio stesso è stato più volte sospeso dal Ministero dell’agricoltura proprio “per mancanza di certificazione”. Ma ormai il danno era compiuto e l’inutile riconoscimento era stato ottenuto con grandi  celebrazioni nel 2001: peccato che il relativo Consorzio  non ha apportato alcun vantaggio per gli agricoltori: si producono 150 mila kg di essenza di bergamotto all’anno ma se ne commercializzano 4 milioni di kg nel mondo.

Alla faccia della tutela! Pertanto oggi è comprensibile che chi lo gestisce, rischiando adesso di perderne il controllo dopo decenni di silenzio e di inerzia assoluta, veda nel percorso dell’Igp un vero e proprio rischio alla propria sopravvivenza se non un vero e proprio “nemico” da abbattere. Un “nemico”, ovvero il Comitato promotore per il Bergamotto di Reggio Calabria IGP,  che si è attivato ed è operativo con centinaia di bergamotticoltori, che ha fatto suonare la “sveglia“ per chi fino a qualche tempo prima dichiarava pubblicamente che il bergamotto inteso come prodotto fresco non avrebbe avuto futuro e che era quasi blasfemo allontanarsi dalla produzione dell’essenza. 

Tra le tante menzogne periodicamente dichiarate sulla stampa, vi è quella del  presunto “rischio dell’Igp” a causa del quale, si potrebbe usare bergamotto che proviene da fuori il territorio vocato. Niente di più falso, visto che il disciplinare IGP presentato al Ministero e conosciuto da tutti, prevede l’ottenimento e la trasformazione solo e soltanto di bergamotto proveniente dal territorio storico vocato individuato in 50 comuni da Villa San Giovanni a Monasterace.

E alcuni produttori ci fanno notare: proprio chi si erge a “paladino del territorio” si fa produrre il proprio succo in bottiglia da concentrato di bergamotto dalla pregiata ditta Spadafora, che però è  in provincia di Cosenza. Una contraddizione? Una tra le tante visto che tutto questo interesse a modificare ovvero ad integrare il disciplinare della essenza Dop al fine di estendere la Dop anche al frutto, nasce solo perché la cosiddetta “borghesia del bergamotto” si è sentita minacciata in quello che è il suo potere consolidato tant’è che ci avrebbero potuto pensare prima. Minacciata da chi? Probabilmente da quanto potrà accadere quando il Comitato promotore per il “Bergamotto di Reggio Calabria IGP” otterrà ciò che essa stessa avrebbe dovuto e potuto fare venti anni or sono e che nulla ha fatto negli anni se non nell’ultimo, “stimolata” dal “rischio Igp”.

E quindi ecco il via a manifestazioni, promozioni, attività sostenute a spron battuto da enti pubblici e istituzioni che finanziano senza batter ciglio coloro che sono stati dormienti per decenni e che negli anni hanno lasciato letteralmente e vergognosamente vuoti gli stand presso le fiere di settore. Ben vengano certamente le iniziative che intendono seriamente promuovere il territorio e il Bergamotto di Reggio Calabria e auspichiamo che se ne continuino a svolgere finalmente tante altre, una dietro l’altra e in continuo oltre a quelle che alcuni privati e associazioni da decenni e a spese proprie, per fortuna, svolgono a Reggio, in Italia e all’estero. 

Ma è pur vero che quando la paura di perdere il potere o il monopolio diventa vera, allora ecco la costruzione di strategie “contro” e attività di boicottaggio a tutti i livelli. E ci deve far riflettere come alcune istituzioni e una certa politica faccia finta di essere cieca davanti alla realtà; ecco un classico che ritorna purtroppo: pochi soggetti che difendono interessi consolidati da favorire a tutti i costi, rispetto ad una popolazione agricola che vuole emergere per poter finalmente entrare con il prodotto fresco e di qualità nei mercati italiani ed europei. E ciò non riguarda solo le centinaia di agricoltori del Comitato Promotore dell’Igp, ma anche più di cento agricoltori che un paio di mesi or sono hanno costituito un comitato spontaneo e hanno sottoscritto una petizione inviata al ministro dell’agricoltura Lollobrigida e al governatore Occhiuto in merito alla crisi bergamotticola e alla necessità di ottenere l’Igp al più presto, in quanto in fase di iter di riconoscimento avviato e concluso, per fronteggiare la nota situazione critica in cui si trovano.

Ma certamente, a quanto pare, è meglio favorire pochi “intimi” che tanti liberi agricoltori. E tra le menzogne che si ascoltano e sono state scritte è comparsa anche la presunta indisponibilità da parte del  nostro Comitato promotore a  voler arrivare ad un confronto e a una sintesi “unitaria” per un percorso comune. Niente di più falso. È il caso del “si mente sapendo di mentire”. Numerosi infatti sono stati gli incontri con la Regione, le associazioni di categoria, l’università, la camera di commercio, il rappresentante del “Consorzio del bergamotto” nonché del “Consorzio di Tutela del bergamotto” (ovvero dell’essenza Dop) nonché dell’OP Unionberg ed altri, per raggiungere una soluzione comune. E addirittura si era giunti a marzo 2023 ad un accordo, presso il Dipartimento Agricoltura regionale con tanto di strette di mano e fotografie con in testa l’assessore, il dirigente e tutti i presenti.

In sintesi: dopo interlocuzione col ministero ci siamo resi disponibili a far entrare tutti nel Comitato promotore per chiedere al ministero stesso, con l’integrazione dei documenti necessari, di passare dalla richiesta della IGP a quella DOP! Ciò per dimostrare che se davvero l’obiettivo fosse quello di ottenere la Dop (e non altro…) ci saremmo spogliati delle nostra convinzioni a favore del territorio e i nostri documenti sarebbero stati utili a far si che in soli due o tre mesi si sarebbe ottenuto il marchio di qualità per il frutto, anziché attendere un anno o forse più, tempo necessario per integrare e modificare a favore del frutto il disciplinare esistente dell’essenza Dop. Ma i conti non si fanno senza l’oste.

E lunedì 24 aprile in una lunga ed estenuante ultima riunione pomeridiana alla Cittadella tutto viene incredibilmente dimenticato: viene negato e azzerato l’accordo del mese precedente nell’indifferenza delle istituzioni e delle associazioni di categoria (ad eccezione del presidente di Copagri Francesco Macrì). Per  il bene del territorio e ottenere il risultato in pochi mesi anzicchè in più di un anno e per giungere alla soluzione unitaria,  abbiamo anche proposto la nostra rinuncia in termini di rappresentatività, con la proposta di conferirla proprio alla cosiddetta “controparte” (proprio così!): al consorzio della Dop ovvero all’avvocato Pizzi.

Quale è stata la risposta ad una proposta logica, risolutiva e servita su un piatto d’argento per il raggiungimento dell’obiettivo primario? Naturalmente è stato un secco no, perché a detta della governance dei “Consorzi vari del Bergamotto” solamente  “un consorzio di tutela della Dop può essere titolato a fare ciò e non un Comitato promotore”. 

Altra menzogna, utile per non mollare il comando, sostenuta da ulteriori ipotetiche e fantasiose “mutate condizioni” e nell’incomprensibile (ma poi non tanto) silenzio generale. Il giorno dopo su una tv privata regionale in una intervista all’avv. Pizzi egli parlava già della presentazione della Dop e della inutilità dell’Igp. Ma l’intervista era stata registrata 4 giorni prima della “riunione-farsa” del 24 aprile a testimonianza che tutto era stato già deciso! E che tutti erano stati presi in giro. E così nella confusione volutamente indotta, si concretizza quanto era già stato deciso nelle “segrete stanze”: anche se passerà un altro anno o più anni non importa; l’importante è puntare a mantenere il Consorzio esistente, insistendo sulla Dop del frutto la cui richiesta di riconoscimento verrà presentata dal Consorzio di tutela dell’essenza Dop autonomamente.

Non solo: addirittura viene illogicamente richiesto al Comitato promotore dell’Igp di ritirare la documentazione dell’Igp e di abbandonare l’idea di presentare una Dop, come da accordi presi il mese prima, nonostante essendo già “in corsa” per l’Igp l’avrebbe fatta ottenere in due mesi integrando i documenti. Anzi si chiede al Comitato di fornire i documenti presentati anche dietro corrispettivo. Sembra incredibile ma è così. Come già sospettato e con l’occasione confermato definitivamente, l’interesse vero non è mai stato l’ottenimento della Dop per il frutto ma invece l’obiettivo è sempre stato mantenere lo status quo, ovvero garantire quella  governance storica e quegli  interessi esistenti, consolidati e intoccabili da decenni.

Il silenzio assordante dei rappresentanti di associazioni e di altre istituzioni che erano presenti (e che in qualunque momento potrebbero testimoniare quanto avvenuto), è a dir poco imbarazzante anche se comprensibile: è la solita storia ovvero quella di salire sul carro ritenuto vincente ovvero maggiormente “appoggiato dalla politica”. Il tutto giustificato banalmente con spot e menzogne utili solo a chi non è del settore o a chi non vuol sentire o fa finta di non capire e presenti in interviste ed articoli: “la Dop è meglio dell’IGP”, “l’Igp è un rischio”, “gli unici titolati siamo noi”, “lo stupido Igp”, ecc.

Le chiavi di lettura che ci offrono persone informate e attente unitamente a quei produttori che operano nel settore da generazioni, sono molteplici e interessanti. Innanzitutto l’Igp del bergamotto e relativo potenziale Consorzio di tutela aperto a tutti, inciderebbe su quello esistente della essenza Dop essendo questo un consorzio limitato negli associati (una ventina) e ben finanziato.

Noi crediamo che le due realtà sarebbero potute coesistere trattandosi di prodotti diversi. Probabilmente il fatto che l’Igp aprirebbe le porte dei mercati al frutto fresco e ai suoi derivati con azioni promozionali e commerciali da realizzare nel massimo della trasparenza e nel libero mercato, potrebbe danneggiare il cartello dei monopolisti del comparto operante da decenni.

L’Igp del prodotto fresco non necessariamente influenzerebbe il mercato dell’essenza (che è industriale e non agricola) poiché essa si già produce e si continuerà ad ottenere tranquillamente con bergamotti che provengono regolarmente anche dalla Sicilia dalla Basilicata, dalla Puglia, visto che la certificazione Dop è letteralmente inesistente: per cui la componente industriale potrebbe continuare ad operare come ha sempre fatto. Certo è che l’agricoltore potrà invece scegliere finalmente a chi conferire il proprio prodotto Igp per i “cartelli” dell’essenza esistenti potrebbe costituire un potenziale problema di approvvigionamento vicino. 

Ci suggeriscono, ma non vogliamo crederci, che si fa appositamente confusione tra lo storico Consorzio del bergamotto e il Consorzio di tutela dell’essenza Dop (chiamato Consorzio di tutela del bergamotto che annovera solo una ventina di soci formali) i quali consorzi vengono opportunamente finanziati per il loro mantenimento e funzionamento: si parla di 500 mila euro per il primo fino a dicembre 2022 al fine di pagarne i debiti consolidati. È noto a tutti chi è che li gestisce entrambe, ma non è chiaro cosa facciano o cosa abbiano fatto negli scorsi decenni in termini di promozione e valorizzazione concreta e reale. Al di la degli ipotetici e probabili conflitti di interesse esistenti di cui potrebbe o dovrebbe occuparsi altro soggetto pubblico di controllo.

Nel 2020 all’inizio di questa avventura ci dissero che stavamo toccando interessi che non immaginavamo, si pensava ad una esagerazione. Sbagliavamo.  Al di la del “caso bergamotto” in atto, se ne deduce che i cosiddetti “poteri forti” in generale fanno ancora il loro corso, visto che sono in grado di modificare decisioni assunte e sono in grado di rallentare e boicottare iter amministrativi in corso. E lo diciamo con cognizione di causa.

È triste pensare che in Calabria, terra dove è risaputo che la meritocrazia non conta,  ancora oggi non solo bisogna operare per fare le cose per bene e seguendo norme e regolamenti come è giusto che sia (e in piena giungla burocratica resa ostica dall’incompetenza generalizzata), ma bisogna adoperarsi anche per pararsi dai colpi bassi da parte di coloro che invece dovrebbero sostenere legalità e sviluppo del territorio. Il Comitato promotore del Bergamotto di Reggio Calabria Igp, forte del sostegno di centinaia di agricoltori che vogliono sentirsi liberi in un libero mercato, proseguirà l’iter intrapreso al Ministero fino al raggiungimento dell’obiettivo o fino all’estremo contenzioso legale.

Il Comitato sta approntando un interessante e particolareggiato dossier con date, nomi, numeri, storie, fatti e antefatti, con specifico riferimento ai numerosi incontri e confronti svolti nel 2022 e nel 2023, ufficialmente richiesti dalla Regione per cercare di addivenire ad un presunto “percorso unitario”; un percorso che apparentemente e pubblicamente era desiderato da tutti ma che nella realtà non lo era visto che il redditizio “giocattolo” esistente non può essere toccato o rotto da nessuno. Sarà un interessante dossier pubblico che vorrà testimoniare come in Italia e in Calabria certe “caste” esistono e come sia rischioso toccarne il potere consolidato, sia esso economico che politico. Se poi si rivelerà anche un “Vaso di Pandora”, certamente non sarà stata nostra intenzione scoperchiarlo. (rp)

[Rosario Previtera è del Comitato Promotore per il Bergamotto di Reggio Calabria]

Con Bergarè la città di Reggio “invasa” dal profumo del Bergamotto

La città di Reggio si è stata invasa dal profumo del Bergamotto di Reggio Calabria grazie a Bergarè, la quattro giorni voluta dalla Camera di Commercio di Reggio Calabria insieme al Consorzio di Tutela del Bergamotto di Reggio Calabria, agli amministratori locali ed a tutte le associazioni di categoria.

Il più eclettico degli agrumi, il Bergamotto di Reggio Calabria, straordinario frutto che cresce solamente in una ristretta fascia di costa reggina, nei secoli utilizzato in profumeria per il suo aroma, oggi è uno degli ingredienti più amati e apprezzati da chef, pasticceri, barman, appassionati di cucina ed anche dai salutisti per le sue proprietà nutraceutiche. L’evento unico, oltre che una festa, è stata l’occasione perfetta con cui il Bergamotto di Reggio Calabria, protagonista della cucina e dell’olfatto, è stato apprezzato in tutte le sue sfumature.

Un appuntamento che ha registrato il sold out. I reggini, ma soprattutto i tanti turisti accorsi in città, hanno attraversato le porte del Castello Aragonese, allestito splendidamente da bergamotti ed illuminazioni tematiche, per immergersi nella festa, tra i profumi ed i sapori. I pasticceri delle associazioni di categoria coinvolte  – Confcommercio, Confartigianato e CNA – hanno svolto laboratori molto seguiti e fatto degustare dolci al bergamotto, senza eguali, preparati al momento.

Hanno sposato il progetto anche gli chef dei ristoranti stellati calabresi sempre particolarmente attenti alla valorizzazione e al recupero dell’identità territoriale nei loro piatti. Luca Abbruzzino, Antonio Biafora, Luigi Lepore, Nino Rossi e Riccardo Sculli hanno deliziato, per il secondo anno consecutivo, i palati degli ospiti presenti con piatti unici.

Così come i tre cuochi della città: Filippo Cogliandro, Felice Cuzzola e Marco Maltese che hanno utilizzato il bergamotto nei loro piatti, riscuotendo apprezzamenti e strette di mani.
Un focus importante è stato incentrato sulla comunicazione, costruita e coordinata da Giovanna Pizzi, comunicatrice di settore impegnata da anni a promuovere e valorizzare tutto il bello che c’è in Calabria, che è riuscita magistralmente nell’intento di coinvolgere i cittadini e portare in città importanti giornalisti di settore ed ospiti nazionali d’eccezione. La numerosissima presenza anche ai talk pomeridiani ha testimoniato la bontà delle scelte e dell’iniziativa.
Sui divanetti dei vari “talk” ospiti importanti.  Giovedì, Tiziana Di Masi, alias La Signora in dolce, Vittorio Caminiti, presidente del Museo del Bergamotto, Claudio Aloisio, presidente Confesercenti, Lorenzo Labate, presidente Confcommercio e Alessandro Laganà, direttore Cna. Venerdì è la volta di Ezio Pizzi, presidente del Consorzio del Bergamotto, lo storico Pasquale Amato, il professore Rocco Mafrica, Elvira Leuzzi, vicepresidente Coldiretti, Vincenzo Lentini, presidente Copagri e Diego Suraci, direttore Confagricoltura.
Sabato spazio al talk forse più coinvolgente, con la partecipazione di Luciano Pignataro, tra i più importanti giornalisti enogastronomici, Marco Colognese critico enogastronomico e Peppone Calabrese, conduttore di Linea Verde; al quale hanno preso parte anche il presidente della Camera di Commercio Ninni Tramontana e Vincenzo Vozzo, presidente del Consorzio Terre di Reggio Calabria.
Domenica, chiusura con il professore Filippo Arillotta, il dottore Vincenzo Montemurro, il professore Marco Poiana, e ancora Confagricoltura e Coldiretti con Angelo Politi e Federica Basile.
Particolare momento significativo di Bergarè è stato poi il bellissimo giro con oltre 30 giornalisti, digital creator e addetti ai lavori tra i bergamotteti e le aziende del bergamotto. Dai profumi, alla terra alla tavola, un tour de force di scoperte e degustazioni, visitando la storica azienda Capua. Un tuffo profumato nel mondo dell’essenza di bergamotto e nei segreti del suo utilizzo in profumeria. Poi nella sede dell’UnionBerg, accolti dal presidente Ezio Pizzi, con la raccolta e il confezionamento dei frutti destinati alla vendita sui mercati. Ed infine, sull’Amendolea, per un pranzo immersi nel verde, con pasta e crostata al bergamotto e altre delizie locali.
I più seguiti digital creators calabresi si sono sbizzarriti sui social con una comunicazione istantanea che ha invaso Facebook, Instagram e Tiktok: Giuseppe Scuticchio, Noemi Spinetti, Mariarita Sciarrone e Giuseppe Talarico nonché Salvatore Borzacchiello, Lorenzo Vazzana, Federico Falvo e Ylenia Presto con tutto il network delle communities Igers Italia, Igers Calabria e Igers Reggio Calabria, comprese le incursioni di Raffaele Galimi e Wlady Nigro, hanno raccontato a colpi di post, foto, video, storie e reel la grande bellezza del bergamotto di Reggio Calabria, inondando i social network di una vera e propria “tempesta” promozionale che raccolto certamente milioni di visualizzazioni.
Il workshop sulla profumeria, con François Demachy, maestro profumiere già Maison Chanel e Christian Dior; Alexandrine Demachy – Direttore Generale Cosmo International Fragrances; Ambra Martone, Presidente dell’Accademia del Profumo ed il patron Gianfranco Capua, ha fornito uno spaccato internazionale sul Bergamotto apprezzato in tutto il mondo ed ha aperto le porte ad una collaborazione futura che vede Bergarè esportato nei futuri eventi dell’Accademia del Profumo.
Hanno suscitato molta attenzione anche le diverse mostre proposte. L’entrata emozionale nelle vecchie carceri, con il profumo intenso del bergamotto, il succo offerto ed un video esperienziale, realizzato dal Consorzio di Tutela del Bergamotto di Reggio Calabria, è stata apprezzatissima dai visitatori. Stessa cosa per l’altro video che ha illustrato alcune funzioni svolte dalla Stazione Sperimentale Le industrie delle essenze e dei derivati dagli agrumi tra il 1918 e il 1981, tratto dall’archivio storico dell’ente riordinato e inventariato dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Calabria.
Nonché l’altro video – oltre che gli splendidi pannelli della mostra allestita dal Comune di Reggio Calabria – che illustravano l’attività di ricerca triennale che si è appena conclusa dal Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea in collaborazione con la Stazione Sperimentale di Reggio Calabria (riguardanti l’evoluzione della maturazione del frutto per l’individuazione degli indici di raccolta e la valutazione di portainnesti per i nuovi impianti di bergamotto).
Infine, ma certamente non per importanza, le casette in legno degli artigiani, nel villaggio creato ad hoc dalla Camera di Commercio e dalle associazioni reggine Cna, Coldiretti, Confagricoltura, Confcommercio, Confesercenti, Confindustria e Copagri, prese d’assalto per assaggiare i prodotti ed acquistare le meraviglie del bergamotto: profumi, gelati, liquori, biscotti, essenze, manufatti, birre, dolcetti e quant’altro.
E infine i concerti serali, Sugar Free e Kalavrìa, a cura della città Metropolitana, che hanno fatto ballare e cantare tutti.
La consapevolezza del presidente Tramontana: Bilancio oltremodo positivo dunque e piena consapevolezza espressa dal presidente della Camera di Commercio di Reggio, Antonino Tramontana, che ha ringraziato tutti gli attori in campo per la riuscita di Bergarè.
Dal segretario generale Crea a tutti gli uffici camerali, dalle associazioni della città che hanno risposto “presente” all’invito, dalla Città Metropolitana al Comune di Reggio Calabria, fino al Consorzio di Tutela del Bergamotto ed al presidente Ezio Pizzi che, grazie al supporto fondamentale di Giovanna Pizzi e della squadra creata, ha potenziato la comunicazione intorno ad un progetto che ormai è maturo per divenire l’appuntamento più atteso a Reggio Calabria. (rrc)