LO SCENARIO INEDITO DELLE CITTÀ ROSSE
IN UNA REGIONE GUIDATA DA FORZA ITALIA

DI SERGIO DRAGONE – La Calabria come la Francia di Mitterrand e Catanzaro come Parigi. Se il presidente socialista francese dovette subire la coabitazione con il primo ministro neogollista Chirac, più modestamente il presidente di centrodestra della Regione Calabria Roberto Occhiuto è da oggi costretto a coabitare con i cinque sindaci progressisti dei Capoluoghi di Provincia (a cui aggiungerei anche quello della popolosa Corigliano-Rossano). Uno scenario totalmente inedito, anche se non sorprendente, visto che anche a livello nazionale il “campo largo” progressista ha conquistato quasi tutte le grandi Città, a dispetto del risultato rassicurante per il centrodestra alle Europee.

La “coabitazione” in salsa calabrese si presta a più di una riflessione.

La prima. Come è possibile che un consenso elettorale molto largo a livello regionale non si trasferisca automaticamente nelle Città? Un interrogativo che diventa ancora più intrigante se si pensa che tre candidati sconfitti, rispettivamente a Cosenza, Corigliano-Rossano e Vibo Valentia, sono ascrivibili alla categoria del cerchio magico del presidente della Regione. Eppure, Occhiuto resta più o meno saldamente nelle prime posizioni come gradimento nelle varie rilevazioni sui Governatori delle Regioni italiane. Si pone dunque un problema di classe dirigente sul territorio del centrodestra e in particolare di Forza Italia?

Una seconda riflessione riguarda la futura “contendibilità” della Regione Calabria alle elezioni del 2026. Se ci fermassimo ai risultati delle Europee, dove comunque il centrodestra fa registrare una flessione rispetto alle regionali, non ci sarebbe partita, anche per via della legge elettorale calabrese che non ammette il voto disgiunto ed è ovviamente a turno unico. Vince chi prende un voto in più. Oggi il vantaggio del centrodestra è abbastanza consolidato e rassicurante.

Ma siamo sicuri che lo scenario tra due anni sarà identico a quello attuale? Siamo sicuri che non ci saranno scomposizioni negli schieramenti e, soprattutto, siamo sicuri che questa volta il fronte progressista non indovini il candidato giusto, dopo i flop di due personalità sicuramente eccellenti, ma digiune di politica, come Pippo Callipo e Amalia Bruni? Dal bouquet dei cinque (sei) sindaci potrebbe scaturire un temibile competitor per Occhiuto se deciderà di ricandidarsi. Li cito in rigoroso ordine alfabetico: Franz Caruso, Giuseppe Falcomatà, Nicola Fiorita, Enzo Romeo, Flavio Stasi e Vincenzo Voce. In realtà, il bouquet si restringe ai soli Falcomatà, Fiorita e Caruso, ognuno con le sue caratteristiche e i suoi stadi di gradimento all’interno delle forze politiche di centrosinistra. Iscritto al PD ma in continuo attrito con il suo partito Falcomatà, rigorosamente socialista Franz Caruso, movimentista con buoni rapporti con PD e Cinquestelle Fiorita. Stasi difficilmente abbandonerebbe Corigliano-Rossano dopo appena due anni, mentre il sindaco Voce sembra più concentrato sulla sua Città.

L’idea che il “partito dei Sindaci” voglia dire la sua, è confermata dall’iniziativa, sollecitata da Fiorita, ma sottoscritta da tutti i sindaci delle grandi città,  di incalzare il presidente Occhiuto sull’Autonomia differenziata con un appello a impugnare davanti alla Corte Costituzionale la legge Calderoli, scavalcando a sinistra PD e Cinquestelle (ma anche Adv) e a destra la fin troppo moderata presidente dell’Anci Rosaria Succurro.

La terza riflessione riguarda l’atteggiamento che il presidente Occhiuto e i cinque (sei) Sindaci avranno vicendevolmente nei rapporti tra la Regione e le loro Amministrazioni. Troveranno una coabitazione tranquilla, nell’interesse della popolazione calabrese, oppure inizieranno una sorta di Vietnam istituzionale, fatto di sgambetti e rancori? È del tutto evidente che la prima opzione è quella che ci aspettiamo perché gli interessi personali e di bottega non possono venire prima di quelli delle comunità che si governano.

In ogni caso, lo scenario calabrese è assolutamente inedito e non è difficile prevedere sviluppi anche inattesi nello scacchiere politico della regione più periferica e inquieta d’Italia. (sd)

L’OPINIONE / Antonio Lo Schiavo: Il Csx riparta da un’idea di città che vada oltre le emergenze

di ANTONIO LO SCHIAVO – L’estate dei vibonesi non si può dire si avvii sotto una buona stella, contrassegnata com’è dalle solite problematiche che, nonostante la loro ricorrenza, continuano ad essere definite “emergenze”. Anche se di emergenziale hanno ben poco, apparendo ormai, al contrario, come strutturali.

La città è infatti nuovamente alle prese con il problema di non potabilità dell’acqua che causa enormi disagi proprio quando più sarebbe necessario garantire un servizio efficiente e adeguato. Anni di disinteresse verso la problematica hanno portato a considerare secondario il problema della qualità dell’acqua pubblica, lasciando che si affermasse la convinzione che la sua inidoneità al consumo umano fosse una cosa normale e tutto sommato accettabile.

Non va meglio alle acque di balneazione sul litorale cittadino, dichiarate in alcuni punti non conformi perché contaminate e dunque interdette in piena estate ai turisti e ai cittadini. Tutto questo è estremamente grave, è vero, ma il rischio maggiore è che, alla lunga, prevalgano l’assuefazione e la rassegnazione a questo stato di cose e non si riesca ad intravedere né a progettare un futuro diverso per la città di Vibo Valentia. In altri termini, la politica delle emergenze, con le relative e puntuali polemiche che ne seguono, fa perdere di vista le risposte strutturali che invece andrebbero fornite. Limitando di conseguenza una visione di prospettiva, lucida e coerente, rispetto all’idea di sviluppo di una comunità.

Tra un anno si rinnoverà l’Amministrazione comunale: se le forze progressiste vogliono avere anche una sola possibilità di vincere in una città che per anni si è dimostrata conservatrice anche nei suoi assetti di potere, esse, a maggior ragione oggi, devono avere la capacità di alzare lo sguardo, volare alto, superando l’ordinaria amministrazione e la politica delle emergenze.

Serve puntare su una visione ampia, che abbia la capacità di mettere in campo delle politiche di largo respiro in grado, da un lato, di fermare l’emorragia demografica, in particolare delle giovani generazioni, dall’altro di selezionare merito e competenze necessarie per attrarre risorse della programmazione comunitaria e del Pnrr. Nessuno ovviamente nasconde le difficoltà di una città che deve affrontare un deficit di bilancio enorme, né servono libri dei sogni, ma come già accaduto in altre realtà della Calabria quando ci sono buone amministrazioni si può invertire il declino.

Oggi Cosenza e Catanzaro stanno costruendo il loro futuro intorno alle loro università, a Vibo manca invece ancora un’idea e una visione forte che la possa proiettare nel futuro. Ma senza idee coraggiose e uomini in grado di portarle avanti non si potrà immaginare un futuro diverso per la nostra città. Il centrosinistra parta da questa consapevolezza, senza più dividersi, e inizi a lavorare alla sua piattaforma programmatica se vuole farsi trovare pronto alla grande sfida che ci attende. (als)

[Antonio Lo Schiavo è consigliere regionale di Liberamente Progressisti]

Il centrosinistra riparte da Vibo per «costruire l’alternativa al governo delle destre»

Il centrosinistra riparte da Vibo Valentia per «costruire l’alternativa al governo delle destre». Lo ha fatto con un incontro avvenuto a Palazzo Gagliardi, su iniziativa del movimento Liberamente progressisti del consigliere regionale Antonio Lo Schiavo, in collaborazione con il Coordinamento 2050 civico, ecologista e di sinistra e le associazioni Calabriattiva di Rende, La Strada di Reggio Calabria, Scenari globali e Pensiero libero.

L’unità delle forze progressiste all’indomani della sconfitta elettorale che ha portato alla nascita del governo Meloni; la necessità di tornare a dialogare per costruire un’alternativa basata sulla tutela dei diritti sociali che possa fronteggiare l’egemonia politica delle destre, sia a livello nazionale che regionale; la volontà comune di ricomporre il quadro nel centrosinistra e superare le divisioni che storicamente hanno penalizzato tale area. Sono questi i temi cardini al centro dell’iniziativa che ha visto confrontarsi esponenti del mondo accademico, dei partiti e delle associazioni, accomunati dalla volontà di tracciare prospettive comuni per il rilancio dell’azione politica del centrosinistra.

Al tavolo dei relatori il contributo tecnico di Gianluca Passarelli, docente di Scienza politica della Sapienza Università Roma, e Domenico Cersosimo, docente di Economia applicata dell’Università della Calabria. Quindi il punto di vista politico del consigliere regionale del Partito democratico Raffaele Mammoliti e del deputato del Movimento5 stelle Riccardo Tucci. Al dibattito hanno preso parte ancora Barbara Cartella, presidente dell’associazione La Strada; Mimmo Talarico, consigliere comunale di Rende e già consigliere regionale; Saverio Pazzano, consigliere comunale di Reggio Calabria. Loredana Pilegi, consigliere comunale di Vibo Valentia, ha introdotto e condotto i lavori. In sala molti gli esponenti politici e amministratori comunali presenti.

«Siamo in un cambio di fase epocale – ha dichiarato Gianluca Passarelli –: per la prima volta la destra estrema è al governo del Paese e per la prima volta l’astensione è vicina al 40 per cento. Ed è un cambio di fase che va interpretato a livello sociale: come si muovono i corpi sociali? Cosa fanno i pensionati? Come votano, ad esempio, gli studenti della Bocconi? Ci sono tante solitudini, anche politiche, troppa frammentazione. E in tutte queste divisioni ideologiche, il Paese rischia di non stare più in piedi».

«C’è poi anche un dato geografico nella distribuzione del voto – ha aggiunto – come fa una forza progressista a proporsi come guida del Paese se vince solo nelle aree urbane e metropolitane, mentre la grande maggioranza della popolazione vive nei piccoli centri? Il fattore determinante, tuttavia, è che l’Italia è tornata ad essere un Paese fortemente diseguale e per le forze riformiste ora è fondamentale tornare a parlare di diseguaglianze sociali, territoriali, di genere».

Per Cersosimo «la delusione dell’esperienza parlamentare dei Cinquestelle e la mancanza di un’offerta politica credibile da parte del centrosinistra hanno favorito il quadro politico attuale. A questo si aggiunge l’astensionismo ormai a livello di guardia, specie al Sud, e la mancanza di candidati più autorevoli al Senato che avrebbe impedito al centrodestra di avere la maggioranza. Nessuno – ha proseguito – si è realmente occupato di Mezzogiorno».

«Sono aumentate le diseguaglianze, economiche e civili e si è creato un forte deficit di cittadinanza – ha evidenziato –. Un Paese caratterizzato da simili divari c’è il rischio che si rompa».

Sul piano politico, Cersosimo ha messo in evidenza come il forte astensionismo apra «una prateria sulla quale lavorare. C’è tanto da fare, riunioni come questa servono per raccontarci non solo ciò che va male ma anche ciò che può andar bene. Dobbiamo fare in modo di rigenerare la politica e ridargli dignità».

Anche per il consigliere regionale Mammoliti, il confronto è «politicamente rilevante. Abbiamo ucciso la politica – ha detto –, senza però sostituirla con una politica positiva che desse autorevolezza all’intera classe dirigente. La politica si deve riappropriare di questa funzione: promuovere la partecipazione dei cittadini alla vita attiva della comunità. Il senso di sfiducia ha fatto sì che nel Paese venisse vanti un sentimento qualunquista che, in una certa fase, ha portato i Cinquestelle al successo. Ma questa volta sono dell’avviso che se si fosse fatto l’accordo elettorale Pd-M5S, oggi la Meloni e i presidenti di Camera e Senato non occuperebbero quelle postazioni. La spinta dello stare insieme avrebbe suscitato interesse maggiore nell’elettorato che, al contrario, era fortemente scoraggiato».

«Si è trattato – ha aggiunto Mammoliti – di un errore strategico imponente: sapevamo già la matrice di quell’area politica ed è preoccupante che non siamo stati in grado di impedire che andasse al governo del Paese. Dobbiamo provare in Calabria, e dalla Calabria, a sviluppare un laboratorio di idee per costruire un nuovo orizzonte politico e culturale».

Dal parlamentare Tucci la controanalisi sul risultato elettorale del Movimento Cinquestelle: «Non è sui risultati di governo che gli elettori ci hanno voltato le spalle, più che altro lo hanno fatto sulle alleanze di governo che in certi casi non sono state capite. Nonostante tutti i problemi, tuttavia, il M5S è riuscito a concretizzare il proprio programma, capitalizzando un consenso di qualità. Molti, infatti, in passato, ci votavano sulla scorta di un voto di protesta: il voto del 25 settembre, invece, si è caratterizzato come un voto di qualità che ci ha portato, è vero, una percentuale inferiore, pari al 16 per cento, ma che può però essere considerata una base solida per il movimento e per il presidente Conte».

«È stato un errore andare separati – ha confermato Tucci –, ma senza interrogarsi troppo sulle responsabilità, il dato è che abbiamo consegnato il governo alla Meloni. Ora è necessario ripartire da temi comuni, quelli sui quali ci siamo spesso ritrovati».

A seguire gli interventi di Barbara Cartella, che ha portato il punto di vista delle associazioni, di Saverio Pazzano e di Mimmo Talarico. A trarre le conclusioni il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo: «Di fronte alla sconfitta più pesante della sinistra dal dopoguerra ad oggi, la risposta dei partiti stenta a partire. La classe dirigente delle forze progressiste sembra ancora avvolta in una bolla, in quella mancata sintonia con la società che ci ha fatto ignorare i problemi reali mentre c’era chi parlava a quelle paure con un tratto identitario molto forte».

Quindi Lo Schiavo ha aggiunto: «Anche in Calabria la risposta politica alla sconfitta elettorale delle regionali è stata insufficiente. Lo si vede quotidianamente nell’organizzazione dell’opposizione in Consiglio regionale dove il presidente Occhiuto narra una Calabria che non esiste e che in un anno non ha visto alcun miglioramento delle sue condizioni. È ora di dare una risposta politica organizzata ad Occhiuto, una risposta che però preventivamente dica “basta” ai tatticismi, alle furbizie, alle divisioni interne ai partiti con una convergenza sui temi veri e più urgenti».

«Questa iniziativa – ha proseguito – non serve a mettere cappelli né a prendere le distanze da nessuno, come erroneamente è stato detto. L’unico obiettivo è avviare una ricostruzione, con un primo segnale che parte da Vibo Valentia, dove siamo governati da 20 anni dal centrodestra e dove si comincia a ragionare su un’alternativa credibile al governo della città. Serve impegno, studio, aiuto dai partiti anche a livello nazionale: ma il messaggio è che dalla Calabria si possono creare laboratori nuovi perché qui viviamo disagi gravi che devono tornare al centro dell’azione politica».

«Su tutti l’autonomia differenziata – ha concluso – grande sfida da controbilanciare e che dobbiamo fare nostra. E su questo tema chiederemo con forza al presidente Occhiuto da che parte deciderà di stare: se farà l’interesse dei calabresi opponendosi a tale prospettiva o se obbedirà agli ordini di scuderia avallando questi scellerati tentativi di distribuzione della ricchezza». (rvv)

L’OPINIONE/ Filippo Veltri: La tragedia del centrosinistra in Calabria e a Cosenza

di FILIPPO VELTRI – Quello che in queste ore sta avvenendo nel campo del centro sinistra per le regionali e le comunali di Cosenza è un’autentica tragedia. Che ha un colpevole in primo luogo che si chiama Pd e nella fattispecie il suo segretario nazionale Enrico Letta.

I fatti sono arcinoti: tre candidati alla presidenza della Regione e un numero imprecisato a sindaco di Cosenza. Come dire: sconfitta già certa nel primo caso e assai probabile nel secondo. Ora alla presentazione delle liste mancano tre settimane, poco ma in tempo per cercare di arginare questa slavina annunciata. Ma il pallino è nelle mani di Letta che ha sin qui mostrato di non tenere molto in conto la Calabria.

Un cumulo di errori come se si giocasse per perdere già in partenza, ma in politica questo è un errore capitale. Ovviamente in questa tragedia politica ci sono anche altre responsabilità ma sono tutte riconducibili agli errori marchiani di Letta e dei suoi emissari in Calabria.

Che cosa si può ora fare? Un ultimo appello è quello lanciato da Jasmine Cristallo, che in tempi e condizioni normali non avrebbe fatto perdere altro tempo nell’essere raccolto: Amalia Bruni, Luigi De magistris e Mario Oliverio facciano un atto di generosità politica. Loro tre non portano alcuna responsabilità ma il popolo del centro sinistra (che ancora esiste) sarebbe loro grato sempre, se però da Roma (o da Pisa, non lo sappiamo) Letta dia un segnale chiaro e inequivocabile.

Il centrodestra insegna che alla fine il valore dell’unità paga. In Calabria in assenza di quel segnale Roberto Occhiuto può risparmiarsi anche i soldi per fare i manifesti elettorali di propaganda. Se ci sei caro segretario Letta batti un colpo. (fv)