Internazionalizzazione, l’Aba di CZ avvia agli scambi formativi per studenti e docenti con la Cina

Il direttore dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, Virgilio Piccari, ha firmato un accordo che avvia gli scambi di docenti e studenti con la Cina.

Il protocollo è stato sottoscritto con la Beijing Zhongyikun Technology Training, società di formazione cinese che cura i rapporti di interscambio tra l’Europa e la Cina e che ormai da anni collabora con diverse accademie e istituti di formazione italiani nel contesto del progetto “Turandot”. A curare l’attuazione del progetto per l’Aba di Catanzaro sarà Luca Sivelli, artista e docente Aba.

Il protocollo sottoscritto è prodotto sulla base dell’impianto formativo cinese articolato in un percorso 3+1. Lo scambio, da e verso la Cina, sia nel caso del triennio che in quello del solo ultimo anno di specializzazione, permetterà agli studenti di ottenere un doppio titolo di studi valevole sia in Europa sia in Cina.

«Oggi – ha detto Piccari dopo la sigla sull’accordo – aggiungiamo un ulteriore tassello a quella strategia di internazionalizzazione che ho inteso promuovere sin dal primo giorno del mio insediamento alla direzione dell’Accademia di Catanzaro. Nel tempo, abbiamo prodotto diverse collaborazioni e scambi con decine di Paesi, nella ferma convinzione che queste siano occasioni di crescita e formazione molto importanti per i nostri studenti e per i nostri docenti».

«Ma lo sono anche per la città di Catanzaro – ha evidenziato – che proprio grazie all’interscambio di docenti e studenti con l’estero si fa conoscere sui circuiti artistici e culturali internazionali. Inoltre, con la sottoscrizione di questo accordo, diamo un ulteriore impulso alla ricerca artistica che si conduce all’interno dell’Accademia inscrivendola in un contesto internazionale da cui potrà trarre nuove influenze e definire nuove competenze in capo ai nostri docenti e ai nostri studenti. Parallelamente, ci auspichiamo di saper portare nella cultura cinese un po’ del nostro sapere».

«Attraverso questo accordo promuoviamo l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro in Cina e proponiamo la collaborazione alle Università e alle Accademie cinesi consentendo così lo sviluppo di rapporti di formazione e professionali stabili tra le realtà coinvolte», ha aggiunto Yuntao Wang, referente per l’Italia della Beijing Zhongyikun Technology Training.

«Sono entusiasta per l’avvio di questo percorso di scambi formativi con la Cina – ha commentato Sivelli –. Si tratta di un progetto che ci permette di collaborare con diverse realtà cinesi operanti sia nella didattica che nell’organizzazione e promozione di eventi espositivi. Si tratta di una bellissima occasione perché dal confronto tra due culture così distanti ma altrettanto radicate in millenni di storia, possono nascere spunti formativi e artistici più che interessanti». (rcz)

La Cina è di casa all’Università della Calabria

di FRANCO BARTUCCI – Proseguono le lezioni del Master sull’intelligence all’Università della Calabria, diretto dal prof. Mario Caligiuri.

A tenere l’ultima lezione dell’ampio programma è intervenuto il dott. Giuseppe Rao, professore a contratto dell’Università di Sassari e dirigente generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha parlato sul tema: Scontro Usa – Cina, multilateralismo e ordine mondiale.

Per l’Università della Calabria la conoscenza della Cina, in ambito politico, economico, sociale e culturale, assume un valore di estrema importanza dato il rapporto ultra quarantennale che la nostra Università intrattiene con la Repubblica Popolare Cinese e con diverse Università di quel Paese, ospitando per prima in Italia, nel mese di dicembre del 1979, un nucleo di sedici studenti arrivati a seguito di un’apposita convenzione sottoscritta nel mese di ottobre del 1979 dal Rettore Pietro Bucci e dall’ambasciatore cinese a Roma, su contatto del prof. Francesco del Monte, delegato del Rettore al settore Orientamento laureati e loro inserimento nel mondo del lavoro, seguiti nel compito assistenziale all’interno dell’Università dal prof. Giovanni Mazzetti, delegato del Rettore Bucci per il settore di Educazione permanente.

Gli argomenti trattati dal prof. Giuseppe Rao, introdotto dal prof. Mario Caligiuri, hanno, quindi,  avuto un significato importante per capire, come comunità universitaria dell’UniCal, il primato della  politica sull’economia, nonché  le strategie del Paese del Dragone e la relativa cultura. 

Giuseppe Rao, che ha lavorato per otto anni presso l’Ambasciata d’Italia a Pechino, ha ripercorso la storia della Cina partendo dal “Secolo dell’umiliazione straniera”, iniziato con la prima Guerra dell’Oppio nel 1939; la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1949 e i primi trenta anni della leadership di Mao Tse-tung caratterizzati dalla chiusura del Paese.  Nel 1978 sale al potere Deng Xiaoping, che avvia le quattro modernizzazioni: agricoltura; industria;  scienza e tecnologia; apparato militare. 

Il leader introduce la nuova strategia: un’economia socialista di mercato, con graduale apertura dell’economia ai privati, soprattutto stranieri. A partire dagli anni ’90, la leadership del Paese viene affidata a dirigenti del Partito Comunista laureati in ingegneria e discipline tecniche e scientifiche.  Si afferma il concetto della “visione scientifica dello sviluppo”, con l’obiettivo di trasformare la Cina in una potenza tecnologica e industriale, processo favorito dalla presenza delle maggiori multinazionali occidentali, che trasferiscono tecnologia e metodologie organizzative. 

«La Costituzione – prosegue il prof. Giuseppe Rao nel suo intervento – affida al Partito Comunista il compito di elaborare le direttive per i Piani di sviluppo a medio e lungo periodo, mentre gli organi dello Stato devono trasformare le direttive in azioni concrete. Il 15 novembre 2012 Xi Jinping viene eletto Segretario Generale del Pcc e il 14 marzo 2013 l’Assemblea Nazionale del Popolo lo elegge Presidente della Repubblica. Nel suo primo discorso Xi Jinping traccia la linea politica: parla di riscatto dal Secolo dell’umiliazione straniera; di ringiovanimento della Nazione e di costruzione di un Paese moderno, prospero, forte, democratico e sopratutto “armonioso”».

«Xi Jinping – afferma ancora Rao – sa che la stabilità del Paese è minacciata dalla corruzione dilagante, e avvia una campagna contro i grandi (“le tigri”) e i piccoli (“le mosche”) funzionari del Partito e dello Stato corrotto. Promette di combattere l’inquinamento. Introduce la Rule of Law, ovvero leggi contro gli arbitrii delle autorità. Infine si rivolge all’Esercito Popolare di Liberazione per rinvigorirne l’orgoglio e promettendo la modernizzazione dell’apparato militare.  Xi Jinping comprende che sta iniziando una nuova epoca in cui la Cina si propone come una superpotenza, sia pure rivendicando un mondo multipolare. Questa sfida, “la nuova era”, richiede la coesione attorno ai principi del “socialismo con caratteristiche cinesi” e allo stesso pensiero del Presidente, che viene inserito tra i capisaldi della Costituzione. Ciò comporta un maggiore controllo sull’opinione pubblica e sulla libertà di espressione».

Proseguendo il suo intervento, il docente sottolinea che la Cina può essere definita – lo scrive anche il New York Times – un sistema autoritario e non una dittatura.  Xi Jinping – ricordiamo che è stato rimosso il vincolo dei due mandati – non è un uomo solo al comando e risponde alla nomenclatura del partito: i 7 membri del Comitato Permanente; i 25 del Politburo e i 370 del Comitato Centrale. Lo Stato è rappresentato innanzitutto dal Consiglio di Stato (il governo, guidato da Li Keqiang), i Ministeri, le Province, le Municipalità.

«In Cina – dice ancora il prof.  Rao – vige il primato della politica sull’economia. Anche le imprese private devono rispettare gli indirizzi macroeconomici del governo e subiscono limitazioni nelle attività internazionali: per esempio gli investimenti all’estero devono essere autorizzati dallo Stato.  Il sistema produttivo ha subito una metamorfosi: è migliorata la produzione manifatturiera, alimentata da una moderna industria dei servizi vi sono stati massicci investimenti – anche grazie alla ampia disponibilità di un capitale umano, sia qualificato che altamente specializzato – nei settori tecnologici emergenti e nelle piattaforme digitali.  La crescita della classe media, la presenza di un “ascensore sociale” efficiente e le aspettative positive per i giovani costituiscono la forza del “patto sociale” che lega il Partito con la Nazione». 

«Lo studioso americano Daniel Bell – ricorda ancora Giuseppe Rao – nel suo libro “Il modello Cinese”, spiega alcuni fattori alla base del successo economico: classi dirigenti selezionate su base meritocratica; la formazione permanente; il ricambio generazionale. Nel 2020, anno della pandemia, il PIL è cresciuto del 2%, destinato a diventare, secondo il Fondo Monetario Internazionale, il + 6% nell’anno in corso. La Cina è un Paese complesso, al cui interno convivono 56 comunità etniche».

Nel concludere la sua relazione, il prof. Rao ha particolarmente rimarcato il  percorso politico, economico e culturale attuato negli ultimi anni dalla Repubblica Popolare Cinese. «Giada Messetti – ha detto Rao – nel libro Nella testa del dragone, spiega la distinzione tra “l’American dream”, che è un sogno sostanzialmente individuale, ed il “sogno cinese”, che è, invece, un sogno in cui si intersecano aspirazioni individuali e collettive».

«La Cina ora si trova ad affrontare le sfide internazionali: i difficili rapporti con i Paesi confinanti; la propria influenza in Africa e in numerosi Stati in via di sviluppo; il rapporto complesso con i Paesi Brics. La geopolitica è ora condizionata dall’Amministrazione Biden, che invoca una alleanza con l’Europa per fermare lo strapotere economico, finanziario e commerciale e il soft power di Pechino. Inoltre, l’Occidente, in particolare dopo lo scoppio della pandemia, ha compreso che la delocalizzazione dell’industria manifatturiera da una parte ha favorito la produzione di beni a basso costo, mentre dall’altra ha consentito il trasferimento tecnologico e la perdita di posti di lavoro e lo ha reso dipendente dalle importazioni persino di beni a basso valore aggiunto, come l’eclatante caso delle mascherine ha dimostrato». 

«La vera sfida è ora rappresentata  da una nuova governance del pianeta, che necessita di un riequilibrio dei fattori produttivi, degli scambi commerciali e di una competizione basata su regole più eque, come quelle alla base del Comprehensive Agreement on Investment firmato lo scorso 30 dicembre fra Cina e Unione Europea, che introducono criteri per una maggiore competitività delle imprese europee in Cina».

Il prof. Giuseppe Rao ha concluso la sua lezione sostenendo che per conoscere, comprendere e interpretare la Cina di oggi  occorre abbandonare  i paradigmi culturali, istituzionali ed economici dell’Occidente perché occorre studiare e immedesimarsi con la storia di un Paese con una cultura millenaria. 

Questo è quanto sta accadendo nell’Università della Calabria, con l’esperienza ultra quarantennale di scambi culturali e di formazione giovanile, nonché di ricerca scientifica nell’ambito degli studi chimici, farmacologici, ingegneria informatica ed alte tecnologie, avendo come riferimento i professori Enrico Drioli e Sebastiano Andò, nonché il prof. Giancarlo Fortino, che ha la delega del Rettore, prof. Nicola Leone, nei rapporti con le Università cinesi e con quelle dell’Australia. (rcs)

In copertina, il prof. Giuseppe Rao

Un ponte con la Cina: prestigioso riconoscimento al prof. Giancarlo Fortino di Unical

di FRANCO BARTUCCI – Il prestigioso riconoscimento internazionale al prof. Giancarlo Fortino, docente dell’Università della Calabria è una di quelle notizie che riempiono d’orgoglio tutti i calabresi e mettono in evidenza la qualità e la competenza dei nostri ricercatori, apprezzati e valorizzati da tutto il mondo.
Il prof. Fortino è professore Ordinario di sistemi di elaborazione delle informazioni del Dipartimento di Ingegneria Informatica, Modellistica, Elettronica e Sistemistica (DIMES), delegato del Rettore, prof. Nicola Leone, alle azioni di internazionalizzazione extra UE, come la Cina

e l’Australia, nonché direttore del Master di II Livello INTER-IoT, ch’è stato inserito nella lista degli Highly CitedResearchersTM 2020, stilata annualmente da Clarivate/Web of Science, nell’area Computer Science.  È attualmente l’unico professore d’informatica di una università italiana nella lista tra i 124 presenti,  provenienti dalle università e centri di ricerca più prestigiosi del mondo (Harvard, Accademia Cinese delle Scienze, Stanford, Berkeley, Tsinghua, Oxford, Cambridge, Imperial College London, Max Planck Society tedesca, ecc).

La lista di Highly CitedResearchers è guidata dagli USA con il 41.5% di propri ricercatori e seguita dalla Cina con 12.1%, mentre l’Italia è appena fuori le top 10 con l’1,4%. Nell’area Computer Science (Informatica), la prima in classifica è la Cina con il 37% di propri ricercatori seguita dagli Stati Uniti con il 9,7%.

La lista identifica I ricercatori che hanno dimostrato una influenza significativa nel proprio campo attraverso la pubblicazione di molteplici articoli altamente citati durante l’ultimo decennio. La lista quindi celebra quei ricercatori eccezionali che stanno avendo un enorme impatto sulla comunità di ricerca misurato sulla base del tasso al quale il loro lavoro è citato dagli altri ricercatori nel mondo.

Negli ultimi dieci anni ha instaurato, quale figura istituzionale dell’Università della Calabria, un rapporto stabile con delle Università Cinesi: Huazhong University of Science and Technology, Huazhong Agricultural University, Shanghai Maritime University, l’istituto SIAT dell’Accademia Cinese delle Scienze e per ultimo con la Wuhan University of Technology, con le quali durante la fase iniziale della pandemia del Covid-19 si è instaurato un reciproco rapporto di solidarietà e collaborazione scientifica e sociale.

Un rapporto che ha delle radici profonde grazie ad un accordo instaurato nel mese di ottobre del 1979 tra l’Università della Calabria e la Repubblica Popolare Cinese che consentì l’arrivo nel campus universitario di Arcavacata, per primi in Italia, di un nucleo di sedici studenti cinesi, che hanno ancora oggi una folta rappresentanza e contatti sviluppatisi, a livello anche scientifico, dai professori, Enrico Drioli (Ingegneria chimica) e Sebastiano Andò (Farmacia), oltre ovvio allo stesso prof. Fortino, che da dieci anni ne coordina e cura, con prestigio, tale canale di rapporti. Per ritornare alla complessità delle sue conoscenze e rapporti internazionali ed in particolare al riconoscimento sopraggiunto in questi giorni gli abbiamo rivolto delle domande:

– Che significa per lei aver raggiunto questo prestigioso traguardo?

«L’ingresso dentro la lista Highly CitedResearchers di Web of Science/Clarivate è senza dubbio il riconoscimento bibliometrico più importante a livello internazionale per un ricercatore. Non le nascondo la grande soddisfazione che provo come ricercatore per le ulteriori “porte” che si apriranno a me personalmente ed al mio gruppo di ricerca sul panorama nazionale e internazionale, ma penso anche alla mia Università della Calabria (Unical), che beneficerà significativamente di questo risultato ad esempio nelle classifiche internazionali quali la prestigiosa ARWU (ShanghaiRanking’sAcademic Ranking of World Universities) che premia le università che hanno ricercatori “altamente citati».

– Quali sono le sue ricerche che reputa essere le più importanti nella sua carriera?

La mia carriera ormai è lunga più di 25 anni. Ho iniziato a fare ricerca durante la mia tesi di laurea nel lontano 1994. Senza dubbio le ricerche che mi hanno portato maggiore visibilità e quindi “molte citazioni”, oltre che soddisfazioni scientifico-tecnologiche, da parte dei colleghi internazionali, sono quelle relative ai sistemi di computazione indossabili basati su reti di sensori corporali. In particolare, le pubblicazioni prodotte nell’ambito del progetto open-source “SPINE (Signal Processing In Node Environment)”, che ho fondato con i Telecom Italia Lab, l’Università californiana di Berkeley, la UT Dallas, e di cui ho la responsabilità scientifica dal 2007, le quali hanno avuto un impatto notevole sulla comunità scientifica internazionale in termini sia di nuove metodologie che di sistemi innovativi.

– Qualcuno dice che lei è quasi uno “straniero”, cosa risponde?     

«Effettivamente nella mia carriera ho viaggiato molto e lavorato con molteplici ed importanti università ed istituti di ricerca internazionali, dagli Stati Uniti all’Europa, dalla Cina all’Australia. Ma ci tengo a precisare che mi sono laureato presso l’Unical in Ingegneria Informatica, ho preso un dottorato di ricerca presso l’Unical in Ingegneria dei Sistemi ed Informatica, sono diventato ricercatore presso l’Unical in sistemi di elaborazione delle informazioni, poi professore associato ed infine ordinario. Direi proprio di essere un figlio dell’Unical, oltre che calabrese e paolano, e ne vado molto “orgoglioso”. Credo fortemente che la Calabria abbia nell’Unical il suo più grande potenziale«.

– Che progetti ha per il futuro? Ha qualcosa in cantiere?

«Mi ha fatto sorridere! Solitamente ogni volta che ho raggiunto un traguardo importante, qualcuno mi ha detto: “ma adesso ti calmi?” Beh, a questo giro, nessuno me l’ha chiesto. Chi mi conosce sa che io rilancio sempre. Soprattutto perché il mio lavoro è il mio “hobby” da sempre, da quando avevo dodici anni e “smanettavo” con il mio primo computer, il mio caro Sinclair ZX Spectrum 48K, programmandolo in linguaggio Basic. Memorie a parte, sto attualmente preparando un progetto proprio sui sistemi di calcolo indossabili collettivi e cognitivi (ma non posso dire altro), con cui spero di poter dare un ulteriore contributo sia alla comunità scientifica che a quella tecnologica che alla società tutta. Infatti, proprio questi sistemi potrebbero permettere di realizzare una piattaforma per il monitoraggio in tempo reale di pandemie quali quella che purtroppo stiamo vivendo e per la quale non esistono ancora sistemi di monitoraggio e controllo automatici davvero efficaci». (fb)