Picierno (PD): Al lavoro per una risoluzione su attuazione di ETS e porto di Gioia Tauro

La vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno, ha reso noto che si è al lavoro per una risoluzione per l’attuazione del sistema Ets e per il Porto di Gioia Tauro.

«Ringrazio Assarmatori per l’incontro organizzato dal Segretario Generale Alberto Rossi con gli europarlamentari italiani – ha spiegato – che ci ha consentito di valutare misure concrete riguardo l’impatto del sistema ETS sui porti di trasbordo europei e italiani, in particolare su quello di Gioia Tauro. Si tratta di una questione fondamentale per la competitività del nostro Paese e per numerosi lavoratori, che ha quindi visto una forte attenzione da parte delle delegazioni italiane presso il Parlamento europeo. Obiettivo condiviso è quello di garantire la piena attuazione del sistema ETS e, al contempo salvaguardare, il comparto marittimo-portuale italiano».

«Siamo davanti a una sfida che richiede sforzi congiunti – ha sottolineato – ed è per questo che ho proposto di lavorare, insieme, ad una risoluzione da presentare in sede parlamentare europea per promuovere un messaggio politico chiaro e concorde. Il rischio di una delocalizzazione è concreto, nonostante le misure correttive previste dalla commissione -l’atto di esecuzione, la regola delle 300 miglia- rappresentino un buon punto di partenza, esse non risolvono interamente il problema e richiedono quindi misure aggiuntive». (rrm)

Direttiva Ets, prosegue lavoro delle istituzioni Ue per tutelare porto di Gioia Tauro

«L’incontro di oggi è da considerarsi assolutamente positivo e funzionale alla tutela della competitività e del futuro del Porto di Gioia Tauro». È quanto ha dichiarato la vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno, a margine dell’incontro svoltosi a Bruxelles con il Vicepresidente Esecutivo per il Green Deal dell’Ue Maroš Šefčovič e il presidente dell’Autorità portuale di Gioia Tauro, Andrea Agostinelli, che ha messo al centro il caso del porto calabrese.

L’obiettivo è uno: proteggere i posti di lavoro e garantire i livelli di competitività del sistema portuale, affinché altri snodi, come Port Said (Egitto) e Tangeri (Marocco), non vadano a penalizzare i porti europei, in primis Gioia Tauro.

«La proposta della Commissione per l’atto di esecuzione – ha proseguito Picierno – che dovrà essere adottato entro il 31 dicembre, è già un buon passo avanti poiché prevede l’introduzione di norme anti evasione rispetto ai porti nord africani, e dunque a protezione di quelli europei. Persiste, tuttavia, la criticità legata ai traffici extra Ue che transitano per porti europei. Siamo al lavoro con la Commissione europea per definire risposte comuni, fornire dati aggiuntivi e abbiamo incontrato ampia disponibilità da parte del Vice Presidente Esecutivo Šefčovič».

«Per noi la proposta della Commissione rappresenta un primo passo soddisfacente per la soluzione della problematica – ha detto Agostinelli – che dovrà poi essere affrontata nel corso di successivi incontri con le Istituzioni europee e le associazioni di categoria. Abbiano presentato, anche, un documento, elaborato nel corso della riunione che si è svolta a Barcellona lo scorso 10 novembre con i porti spagnoli, che potrebbe rappresentare una futura soluzione nell’interesse di tutti i porti europei di transhipment».

«Da canto nostro ci siamo, altresì, impegnati – ha concluso – a fornire alla vicepresidente del Parlamento, Pina Picierno, e al vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Maroš Šefcovic, la documentazione relativa alla movimentazione dei traffici da oggi a tutto il 2024». (rrm)

Il PD Calabria: Bene provvedimento di Ue per salvaguardare operatività Porto Gioia Tauro

Il Pd Calabria ha evidenziato come «va  nella direzione giusta la bozza del provvedimento a cui sta lavorando l’Unione Europea per salvaguardare l’operatività e lo sviluppo degli scali europei e quello di Gioia Tauro».

«Fin dal primo momento e in pieno accordo con il partito regionale e l’europarlamentare Picierno – ha spiegato il consigliere regionale e capogruppo dei dem, Mimmo Bevacqua – abbiamo sostenuto che la direttiva poteva e andava corretta con l’obiettivo di contemperare sia la tutela dell’ambiente che lo sviluppo dello scalo di Gioia, fondamentale per l’economia della Calabria. La misura che prevede il pagamento della tassa sulle emissioni anche per le navi che fanno scalo nel Nordafrica, ma hanno come destinazione finale l’Europa, tiene insieme la necessità di ridurre i gas nocivi senza sfavorire i porti europei».

«Con la bozza elaborata al termine dell’incontro odierno al quale ha partecipato anche Andrea Agostinelli, oltra a Pina Picierno e al Commissario Sefcovic, si è intrapresa la direzione giusta –  ha detto ancora Bevacqua – e abbiamo dimostrato come gruppo consiliare l’incisività nel rispondere all’appello lanciato dal Consiglio regionale e dal presidente Occhiuto non “abbaiando alla luna”, ma mettendo in campo ogni azione utile e coinvolgendo tutti gli attori possibili, tra cui la vicepresidente Picierno che ringraziamo per la sua operatività e lo staff del commissario Gentiloni che aveva manifestato  la disponibilità a favorire   una interlocuzione  con i commissari interessati». (rcz)

L’OPINIONE / Giacomo Saccomanno: Direttiva Ets escluderà l’Europa dal commercio marittimo mondiale

di GIACOMO SACCOMANNO – La direttiva Ets (Emission Trading System) è stata oggetto di dibattito e controversie sin dalla sua introduzione. Mentre alcuni sostengono che sia un passo importante verso la riduzione delle emissioni di gas serra, altri temono che possa avere conseguenze negative sul commercio marittimo europeo. In questo articolo, esploreremo la prospettiva critica secondo cui l’introduzione della direttiva Ets potrebbe portare all’esclusione dell’Europa dalle nuove rotte commerciali, favorendo porti nord africani e inglesi.

Il commercio marittimo mondiale e l’Europa

È innegabile che l’Europa abbia giocato un ruolo significativo nel commercio marittimo mondiale nel corso dei secoli. Tuttavia, negli ultimi anni, la sua quota di mercato è diminuita, con un numero sempre maggiore di armatori che preferiscono fare scalo in porti al di fuori dell’Europa. Questo fenomeno può essere attribuito a diversi fattori, tra cui la competitività dei porti, i costi operativi e le infrastrutture portuali.

La direttiva Ets e le nuove rotte commerciali

Secondo la prospettiva critica, l’introduzione della direttiva Ets potrebbe accelerare questa tendenza, escludendo l’Europa dalle nuove rotte commerciali. La direttiva prevede infatti l’imposizione di limiti alle emissioni di gas serra per le navi che attraccano nei porti europei. Questo potrebbe comportare costi aggiuntivi per gli armatori, che potrebbero preferire fare scalo in porti al di fuori dell’Europa, dove tali restrizioni non sono in vigore.

Porti nord africani e inglesi come alternative

Secondo gli oppositori della direttiva Ets, i porti nord africani e inglesi potrebbero beneficiare di questa situazione. Questi porti potrebbero diventare attrattivi per gli armatori, offrendo loro una maggiore flessibilità e minori costi operativi. Ciò potrebbe portare a un cambiamento significativo nelle rotte commerciali, con l’Europa e di conseguenza il porto di Gioia Tauro che verranno gradualmente esclusi dal commercio mondiale.

Critiche all’approccio degli europarlamentari PD e 5Stelle

La prospettiva critica attribuisce l’esclusione dell’Europa dalle nuove rotte commerciali all’incompetenza e all’arroganza degli europarlamentari appartenenti al Partito Democratico e al Movimento 5 Stelle. Secondo questa visione, invece di rendere attrattivo il commercio in Europa, le politiche adottate da questi partiti produrranno solo povertà e avrebbero messo l’Europa sulla strada del non ritorno.

È di vitale importanza contrastare la direttiva Ets  per evitare conseguenze devastanti sul commercio marittimo europeo. (gs)

[Giacomo Saccomanno è commissario regionale della Lega]

Assarmatori: Accelerare analisi degli impatti dell’Ets e lanciare Marebonus europeo

Accelerare l’analisi degli impatti dell’Ets da parte della Commissione Ue e lanciare un Marebonus europeo. È quanto ha chiesto Assarmatori al termine della tre giorni a Bruxelles in occasione di un’importante riunione congiunta tra l’Associazione, la Rappresentanza Permanente d’Italia presso la Ue e la Commissione europea per discutere soluzioni alle sfide più pressanti per il trasporto marittimo e la portualità nazionali ed europee, a partire dalle possibili vie per rimediare alle criticità della direttiva Ets.

Il segretario generale Alberto Rossi, insieme al responsabile della sede di Assarmatori a Bruxelles Dario Bazargan, ha presentato alle Istituzioni europee le proposte del cluster marittimo nazionale per salvaguardare i traffici, gli investimenti negli hub continentali, in linea con la lettera inviata di recente da ben sette Stati membri dell’Unione ai vertici della Commissione. Salvaguardia dei traffici di transhipment ma anche Marebonus Europeo per scongiurare il back modal shift e rinnovo delle flotte con i fondi generati dal regime Ets tra i temi discussi nel corso di fruttuosi colloqui tra l’Associazione e il Rappresentante Permanente Aggiunto d’Italia presso la Ue, Ambasciatore Stefano Verrecchia, la Rappresentanza del Regno del Belgio (Presidenza Entrante del Consiglio UE), la Vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno, gli eurodeputati Denis Nesci, Marco Campomenosi e Lucia Vuolo, i dirigenti della DG MOVE e DG CLIMA e i vertici delle associazioni europee di categoria.

«Abbiamo avviato con la Commissione europea un percorso congiunto di confronto franco e costruttivo volto all’analisi delle criticità dell’attuazione del regime Ets e all’individuazione delle soluzioni più efficaci per tutelare i traffici nei porti europei – ha commentato Alberto Rossi –. Abbiamo dato massima disponibilità per supportare con dati concreti, come abbiamo sempre fatto, il lavoro di valutazione degli impatti dell’Ets che la Commissione deve compiere ai sensi delle clausole di monitoraggio e revisione previste dalla stessa Direttiva. Valutazione che siamo lieti la Commissione abbia deciso di accelerare rispetto alle tempistiche iniziali previste, e all’interno della quale si inserisce il nostro incontro».

«Abbiamo riscontrato – ha spiegato – una grande attenzione alle preoccupazioni di Assarmatori anche nei numerosi colloqui avuti con le rappresentanze diplomatiche degli altri Stati membri europei a Bruxelles, a partire dal Belgio che avrà la Presidenza Semestrale Europea dal 1° gennaio. In occasione dell’Espo Award 2023 a Bruxelles, abbiamo notato sintonia di vedute anche con alcuni rappresentanti dei porti nordeuropei oltre che con il Presidente Zeno D’Agostino».

«Sempre ieri, inoltre, in occasione della pubblicazione della proposta di revisione della Direttiva sul Trasporto Combinato – ha proseguito – abbiamo proposto una forma di incentivo coordinato a livello europeo per il modal shift, su cui l’Associazione lavora da anni, ricordando gli impatti avversi delle norme Ets sulle Autostrade del Mare. A tale riguardo, notiamo che le preoccupazioni e proposte di moratoria esposte da tempo dalla nostra Associazione hanno ricevuto finalmente, sebbene purtroppo tardivamente, pieno sostegno anche dallo European Short Sea Network in un comunicato stampa da questa pubblicato durante la nostra Mission a Bruxelles».

«Abbiamo infine riscontrato la consueta massima attenzione – ha detto ancora – della nostra Rappresentanza italiana a Bruxelles e quella da parte della Commissione sulle criticità del Decreto Rinnovo flotte determinate dagli stringenti criteri dettati dalle regole UE sugli aiuti di stato per la transizione ecologica, ribadendo la necessità di una loro revisione». (rrm)

Antonio Parenti (Commissione Ue): In corso discussione per soluzione per porto di Gioia Tauro

«la Commissione è conscia delle specificità della situazione calabrese e la discussione su questa come altre simili situazioni in Europa è in corso e vedrà una soluzione con l’adozione dell’atto esecutivo indicato nel testo dell’intervista», ha dichiarato Antonio Parenti, capo della rappresentanza della Commissione Ue, rettificando su X (ex Twitter) quanto riportato dalla Gazzetta del Sud.

Sempre sul social, il rappresentante ha sottolineato: «è importante precisare che l’articolo non corrisponde al contenuto delle risposte fornite dal portavoce della Commissione europea» e che «le risposte dal portavoce si riferivano all’applicazione del sistema ETS all’industria dei trasporti marittimi in generale e non alla situazione specifica di Gioia Tauro».

Un plauso, per il chiarimento, è arrivato dalla vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno, sottolineando – sempre su X – come «tutte le istituzioni europee sono al lavoro per mettere al sicuro il presente e il futuro del porto di Gioia Tauro». (rrm)

L’OPINIONE / Giacomo Saccomanno: La sinistra europea e italiana dichiarano la morte dei porti italiani

di GIACOMO SACCOMANNO – Tante parole, proclami, visite, passarelle, impegni, promesse, ma nessun risultato! La notizia ultima è: l’Ue non torna indietro, l’Ets non verrà abrogata o modificata. La conseguenza è la morte dei porti italiani e, in particolare, di quello di Gioia Tauro. Va sottolineato che la sinistra europea non ha fatto alcun passo indietro sulla direttiva Ets (Emission Trading System), dimostrando così la precisavolontà di danneggiare l’economia italiana.

La direttiva Ets, infatti, è un sistema di scambio di quote di emissione di gas serra nell’Unione Europea, che mira a ridurre le emissioni di CO2 e ad affrontare il cambiamento climatico. Questa direttiva sta mettendo a rischio tutto il sistema portuale italiano e, in particolare, Gioia Tauro, che è uno dei principali porti del Mediterraneo per il trasporto di merci. Dopo una votazione folle da parte del PD e di 5Stelle, che hanno consentito all’Ue di approvare la direttiva, senza alcuna riflessione e difesa degli interessi italiani, pur in presenza di una negazione da parte della Lega, oggi, dopo la “scoperta” tardiva degli effetti devastanti della stessa, si sono riversati a Gioia Tauro tanti esponenti della sinistra, promettendo interventi e cambiamenti, ma, allo stato, non sembra che si sia fatto qualcosa ed, anzi, l’Ue fa sapere che non assumerà nessun provvedimento!

Vi è, pertanto, oggettiva preoccupazione da parte della Lega nei confronti delle politiche ambientali dell’Unione Europea e del loro pesante impatto sull’economia italiana. Specialmente dinnanzi alla evidenza che a pochi chilometri i porti sulla costa africana continuano a operare senza alcuna limitazione e, quindi, consentono l’utilizzo degli stessi senza alcun divieto. Emissioni che continueranno ad aggravare la situazione climatica e che, comunque, con l’applicazione della direttiva Ets si verrà a penalizzare solo le nazioni dell’Europa che hanno dei porti nel mediterraneo.

Una Ue che ha agito senza alcuna visione strategica e che, grazie anche al PD ed ai 5Stelle, porteranno alla possibile distruzione del sistema portuale italiano. Condotte gravi che non si possono dimenticare e che devono far riflettere sulla anomala rappresentanza italiana di tali partiti in Europa: invece di difendere la propria nazione consentono e partecipano all’emissione di provvedimenti in danno dell’Italia! (gs)

[Giacomo Saccomanno è commissario regionale della Lega]

Direttiva Ets, l’europarlamentare Nesci incontra la presidente del Parlamento Ue Metsola

L’europarlamentare di Fdi, Denis Nesci, ha incontrato la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, per parlare della direttiva Ets.

Nesci, ringraziando la presidente per la disponibilità a prestare attenzione al problema relativo all’impatto della misura sui porti del Mediterraneo, «le ho evidenziato come sia necessario rinegoziare la direttiva, in quanto, il suo effetto sarà dirompente sulle infrastrutture strategiche dell’intero bacino. In particolare – continua Nesci – ho esposto la mia preoccupazione per il porto di Gioia Tauro, per cui è di vitale importanza un intervento che scongiuri il depotenziamento dell’hub portuale più importante d’Italia e del sud Europa in termini di transhipment».

«Ho informato la Presidente – ha aggiunto – del fatto che il porto calabrese ha un indotto occupazionale di oltre 4000 posti di lavoro, con una capacità di sviluppo notevole con un retro porto che può consentire di sviluppare il territorio e attrarre investimenti».

«L’auspicio è che, attraverso anche una sinergia istituzionale con tutti gli altri Paesi del Mediterraneo – ha concluso – si possa trovare il modo di revisionare la direttiva già nella fase iniziale della sua applicazione come previsto dalla stessa direttiva». (rrm)

GRANDE MOBILITAZIONE PER GIOIA TAURO
TUTTI A DIFENDERE IL PORTO E IL FUTURO

di RAFFAELE MALITOOggi la Calabria avrà, a Gioia Tauro, un appuntamento con la storia del suo passato e con quella del suo futuro: al centro di questo straordinario evento, come mai è accaduto, tutte le sue espressioni e  rappresentanze istituzionali, sociali, economiche e culturali si ritroveranno, nel grande piazzale antistante il porto, per difendere e dare un senso ai sacrifici del passato e alle prospettive di sviluppo della regione e dello stesso Paese.

Tutti insieme, i sindaci della Piana, il presidente con gli assessori della Giunta Regionale, i dirigenti di Cgil, Cisl e Uil, della Confindustria calabrese: senza dubbi e incertezze, tutti, nei giorni scorsi, si sono alzati a difendere, con documenti e osservazioni politico-economiche, il futuro del grande Porto, indicato da più parti a rischio di drastici ridimensionamenti o, addirittura, della fine della sua eccezionale crescita di questi ultimi anni.

L’allarme è suonato dopo l’emanazione della direttiva comunitaria, 2023/959, che estende, nel sistema Ets (Emission Trading System) le misure restrittive per le emissioni di gas a effetto serra  anche al settore marittimo nella misura del 62% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2030. Una mannaia che taglia con un colpo le attività portuali e destina alla chiusura o quasi dei programmi di sviluppo del grande Porto di Gioia Tauro facendo a pezzi una storia che viene da lontano e destina al fallimento ogni prospettiva di sviluppo della Calabria. L’idea del porto di Gioia Tauro, nasce quando l’Italia democratica risponde ai tentativi della destra di fare della rivolta di Reggio l’occasione per un golpe fascista, quello fallito di Junio Valerio Borghese e Licio Gelli, con un programma di sviluppo industriale destinato a Reggio e provincia. È il famoso “Pacchetto Colombo” annunciato, nel 1971: Il V Centro siderurgico a Gioia Tauro con la previsione di 7.500 addetti, la Liquichimica e le Officine di grandi riparazioni ferroviarie a Saline Joniche, gli stabilimenti tessili a S. Gregorio di Reggio di Reggio Calabria.  

Di quel vasto e suggestivo programma sul quale spese la sua vita politica il leader socialista Giacomo Mancini, resta solo il Porto previsto a servizio del polo siderurgico.  A innalzare la barriera della democrazia contro ogni tentativo eversivo che si era materializzato a Reggio, in quegli anni, si era aggiunta la grande manifestazione dei cinquantamila, venuti da tutt’Italia con ogni mezzo, treni, navi, pullman e auto, con lo slogan “Nord e Sud uniti nella lotta”, voluta dalla potente e prestigiosa federazione dei metalmeccanici, guidata dai carismatici leader Bruno Trentin della Fiom-Cgil, Pierre Carniti della Fim-Cisl, Giorgio Benvenuto della Uilm-Uil.  Bruno Trentin, tornerà nella Piana di Gioia Tauro per guidare una grande manifestazione di popolo contro i ritardi di attuazione delle decisioni del governo e  delle Partecipazioni statali sulle quali gravava l’impegno di realizzazione del Centro siderurgico.                                                                                                                     

Qualche anno dopo, la pietra gettata, simbolicamente, in mare, per l’inaugurazione dei lavori, la lanciò il ministro alla Cassa per il Mezzogiorno, Giulio Andreotti, nel 1975, criticato, poi, anche per alcune battute ironiche che si lasciò sfuggire sulle sorti del polo siderurgico che, del resto, l’Iri già cominciava a mettere in dubbio facendosi forte della crisi del settore metalmeccanico e automobilistico. A fine anni 80 il porto, fallita l’ipotesi siderurgica, cambia destinazione, da porto industriale  a polifunzionale: vengono rimodulati i programmi di infrastrutturazione, l’assetto operativo, i piani di sviluppo.

La posizione geografica mediana lungo la direttrice Suez- Gibilterra e baricentrica nel Mediterraneo ne fanno un’occasione d’oro, uno scalo privilegiato per il transhipment di contenitori e di merci. La svolta avviene nel 1994 con l’attività operativa  per iniziativa  di Angelo Ravano che con la sua  Contship dà inizio all’era d’oro del porto Gioia Tauro nel sistema  nazionale dei trasporti marittimi  catturando l’interesse e la scelta di approdo da parte  delle maggiori compagnie  internazionali di navigazione.   

Oggi l’ l’attività portuale di trasbordo è gestita dalla Med Center Container Terminal della MSC che dispone  di piazzali per lo stoccaggio e la movimentazione dei container che si sviluppano per un milione e 500mila metri quadrati e di un terminale destinato al trasbordo di auto lungo il lato nord del canale che si estende per 280 metri quadri. Un grande porto con profondità fino a 18 metri consentendo l’approdo delle grandi navi, banchina che si estende per 3,4 Km, con una larghezza  di 200 metri, 250 nel tratto iniziale, l’ imboccatura  larga 300 metri, un bacino di evoluzione di 750 metri. L’area portuale esterna si estende per 440 ettari.  Completano i dati di massimo rilievo della  complessa struttura operativa portuale  22 gigantesche gru: sei delle quale, enormi, arrivate dalla Cina dopo un periplo dell’Africa per l’impossibilità di attraversare il Canale di Suez, sono alte 87 metri, con uno sbraccio di 54 metri in grado di arrivare fino a 24 file di container sistemati sulle grandi navi.  

Sono dati eccezionali che spiegano il traguardo raggiunto dal porto di Gioia Tauro: primo in Italia per traffico di merci, decimo in Europa.     La partita in gioco è, si diceva, di importanza storica per la Calabria che non può far svanire una straordinaria opportunità di sviluppo che è costata, a partire dal 2007 , 118 milioni di euro di fondi pubblici: 74  milioni relativi alla programmazione europea 2007-2013 e 44 per l’attuale programmazione. Dei 44 milioni investiti per il 2014-2020, 33 milioni derivano dal Fers regionale e si riferiscono alla risorse della politica di coesione europea: i progetti riguardano il completamento della viabilità del comparto Nord, l’adeguamento della banchina nord e la realizzazione del gateway ferroviario. Altri interventi sono previsti con la disponibilità dei relativi, cospicui finanziamenti per gli accessi diretti alla ferrovia e abbattere l’emissione di co2.  

Insomma ci sono tutte le condizioni attuali e future perché l’hub portuale di Gioia Tauro diventi corridoio intermodale comunitario e nodo di rilevanza nazionale e crocevia di diverse modalità di trasporto. La strategia è quella di incrementare l’utilizzazione di una modalità ambientale sostenibile. Ridurre i tempi di percorrenza delle merci, ridurre i costi di trasporto, ridurre l’inquinamento ambientale prodotto dal trasporto su gomma, massimizzare le ricadute economiche e territoriali legate alla logistica nazionale.
È semplicemente tragico che tutto questo non conti nulla e si avanzi la funesta prospettiva di un destino di ridimensionamento o chiusura del porto: di questo possibile evento si sono fatti interpreti con una nota di drammatica consapevolezza, oltre a tutti i sindaci della Piana di Gioia Tauro, i rappresentanti e i dirigenti della Confindustria e Ance di tutte e cinque le province calabresi in una riunione plenaria nei giorni scorsi. E hanno lanciato un vero e proprio grido d’allarme: c’è il rischio – hanno scritto – di scrivere l’ultimo e il più triste capitolo della storia di  un’infrastruttura  logistica il cui apporto funzionale è strategico non solo per la Calabria ma per tutto il Paese.

E aggiungono: i temi della sostenibilità ambientale, importantissimi e strettamente connessi alla strategia di sviluppo per la Calabria, non devono essere utilizzati in maniera strumentale e ideologica per condannare al declino lo scalo portuale di Gioia Tauro.                                      

In effetti stando ai dati diffusi dall’autorità portuale lo scalo determina quasi il 50% del Pil privato, è la più grande piattaforma logistica dell’Italia e dell’Europa meridionale e uno dei più grandi hub del Mediterraneo. Verrebbero meno con il suo declassamento gli investimenti dei player internazionali del transhipment, che sarebbero riversati nei porti extra-europei, magari Tangeri già pronta ad accoglierli; gli insediamenti produttivi della Zes soffrirebbero dei vantaggi e delle agevolazioni connesse, scomparirebbe la possibilità di attrarre investimenti nazionali e internazionali. Confindustria aggiunge, infine, che svanirebbe anche la possibilità che l’area del porto sia scelta quale sito ottimale per il rigassificatore, destinando la Calabria a diventare centrale nella stessa strategia energetica nazionale.                 

Ma accanto e strettamente legate allo sviluppo del Porto sono le grandi e dolorose questioni sociali della sorte che toccherebbe agli oltre 1.600 addetti  dell’attività portuale e  ai 4.000 lavoratori dell’indotto: una vera e propria sciagura che condannerebbe o all’emigrazione che, per tanti, con lo sviluppo e la crescita del Porto si è fermata o alla ricerca disperata del lavoro precario e, con essa, alla condanna di una vita senza certezze.                                                                              

La vicenda tristissima di Gioia Tauro non può che essere assunta  dal governo come un impegno  primario: la richiesta, che viene avanzata da più parti, è di una moratoria che rinvii nel tempo la direttiva comunitaria 2023/959 sulle emissioni del gas serra estesa anche al settore marittimo. 

Diversamente, fermare lo sviluppo del Porto e dei progetti ad esso connessi significa, molto semplicemente e drammaticamente, come ha scritto Confindustria Calabria, troncare di netto il futuro della Calabria, del Mezzogiorno, dell’Italia intera. (rm)

Tramontana (Unioncamere): Abbandono del Porto di Gioia avrebbe conseguenze per intero Paese

«Le conseguenze di un eventuale, anche solo parziale, abbandono del porto di Gioia Tauro sarebbero rilevanti sul piano economico, occupazionale e logistico non solo regionale, ma dell’intero Paese». È l’allarme lanciato da Antonino Tramontana, presidente di Unioncamere Calabria, unendosi all’appello di rivalutare la norma Ets «in funzione della concorrenza, cui l’UE è pure sempre molto attenta».

«Non occorre ricordare le difficoltà della regione – ha aggiunto Tramontana – quando si valuta l’impatto di mettere a repentaglio un’occupazione diretta che attualmente conta 1.600 lavoratori portuali e che produce un indotto di circa 4.000 unità. La lotta ai cambiamenti climatici è un impegno doveroso e imprescindibile, che deve interessare però tutti i soggetti in ugual misura, evitando di introdurre norme che vanno ad alterare le regole che disciplinano gli equilibri tra domanda e offerta di un intero settore economico».

«L’introduzione di questa nuova tassa potrebbe colpire duramente il nostro porto, esponendolo concretamente alla possibilità di venir scavalcato a favore degli altri porti di transhipment al di fuori dell’ambito europeo, presenti ad esempio sulle coste del Nord Africa, in cui non sarebbe applicata la nuova tassa», ha detto ancora Tramontana.

In particolare, la tassa – in questa prima formulazione – andrebbe conteggiata al 100% se la nave viaggia tra due paesi europei, al 50% se ne tocca solo uno e addirittura azzerata se, pur attraversando il Mediterraneo, non sosta in porti dell’Ue.

È quindi un sistema di tassazione relativa alla transizione green, che riguarda però solo i porti europei e rischia – se introdotta senza correttivi – di porre le basi ad una grave disuguaglianza tra i paesi europei e i loro competitor extra Ue, pregiudicandone la concorrenza leale, rendendo più conveniente bypassare i porti europei per evitare la tassazione, con gravi conseguenze sull’economia del continente.

In tale contesto, il sistema camerale calabrese ha espresso particolare preoccupazione per il futuro del porto di Gioia Tauro, che vive dell’attività di trasbordo dei contenitori e del transito delle grandi navi portacontainer: 3,4 milioni di Teu transitati nel 2022, primo porto di transhipment in Italia e sesto nel Mediterraneo. 

Il porto di Gioia Tauro è una realtà emergente molto positiva, che ad oggi presenta un’ottima dotazione infrastrutturale e offre importanti servizi, anche rispetto all’intermodalità (80 treni al giorno). La situazione attuale deriva da ingenti investimenti (per citarne alcuni: commesse pubbliche negli ultimi 20 anni 179 mln euro; investimenti dei terminalisti negli ultimi 10 anni 230 mln €), mentre sono in corso altrettanti finanziamenti per migliorare ulteriormente l’accessibilità stradale e ferroviaria dello scalo, nonché ad esempio per la sostenibilità ambientale, mediante l’elettrificazione della banchina RO-RO, per ridurre l’impatto delle navi in sosta nel porto. (rrc)