DOPO LE ELEZIONI, QUALE EUROPA SERVE
PER LO SVILUPPO DI TUTTO IL MERIDIONE

di PIETRO MASSIMO BUSETTAQualche anno fa Giorgia Meloni affermava che Roma avrebbe tutte le carte in regola per essere capitale d’Europa. Ma la realtà è invece che il centro dell’Unione si è spostato verso Nord. 

Mentre i centri decisionali dell’Europa sono sempre più in realtà Berlino e Parigi, più che Bruxelles e Strasburgo. Ma forse per il Mezzogiorno che l’asse si sposti verso Nord è pure più conveniente, considerati i risultati acquisiti da 162 anni di governo romanocentrico.  

E infatti al Sud serve una governance meno nordista e disattenta alle sue problematiche. Al di là delle colpe degli scarsi  risultati acquisiti, non vi è dubbio che siamo di fronte a un fallimento delle azioni per il Sud. Di fronte a un Paese spaccato in due, economicamente e socialmente, che si avvia, con l’autonomia differenziata, anche verso una spaccatura normata costituzionalmente. 

Per questo la speranza che rimane è quella di più Europa. Perché accada quello che non si è verificato, e cioè quello  che potrebbe sembrare semplicissimo, di riuscire a dare i diritti di cittadinanza a una popolazione di 20 milioni di abitanti. 

Oggi che il Mediterraneo è ridiventato centrale, l’interesse sull’area diventa sempre più evidente, ma anche il pericolo che venga sfruttato soltanto senza che sul territorio rimanga nulla. 

Il concetto propalato di batteria del Paese va in questo senso. Pale eoliche che deturpano le bellissime colline di vigne, impianti solari che sostituiscono alle verdi colline grigie distese metalliche, impianti di rigassificazione a fianco delle Valle dei templi come nel passato la raffineria di Gela a fianco delle mura puniche. E in cambio il nulla in termini di occupazione. 

Forse l’Europa, ormai bloccata ad Est dalla guerra con la Federazione Russa, può diventare un interlocutore più attento e meno predatorio. 

Ma in realtà cosa chiede il Mezzogiorno alla Europa che sta rinnovando il suo Parlamento. La prima richiesta riguarda il controllo sulla destinazione dei fondi strutturali. Troppe volte essi sono stati utilizzati in Italia per sostituire la dotazione delle risorse ordinarie. 

Anche la destinazione dei fondi del Pnrr, che sembrava avesse l’obiettivo di ridurre i divari economici e quindi dovessero essere destinati ad aumentare la base produttiva, visti gli indicatori utilizzati per la distribuzione delle risorse, tasso di disoccupazione, popolazione complessiva e reddito pro capite, in realtà in buona parte andranno a finanziare l’equiparazione dei diritti di cittadinanza, perdendo di vista il vero problema del Sud che è il diritto al lavoro. Diritti che dovevano essere finanziati con le risorse ordinarie. 

Una seconda richiesta riguarda la sostituzione del disimpegno automatico con la sostituzione dei poteri, in modo da evitare la penalizzazione dei destinatari degli interventi.

È l’approccio utilizzato con il Pnrr che dovrebbe essere esteso a tutti i fondi strutturali. L’opportunità di collegare la erogazione delle risorse al raggiungimento di obiettivi meno aleatori e più quantitativi, come incremento del Pil e aumento del numero di occupati, è un terzo obiettivo. 

Per troppo tempo si è giocato con approcci del tipo sviluppo dal basso o investimenti a pioggia che, più che avere obiettivi di bene  comune, servivano   a soddisfare le clientele fameliche di una classe dominante estrattiva, affamata di risorse pubbliche. Un altro obiettivo importante per non penalizzare i territori delle realtà industrializzate, dove esistono aree a sviluppo ritardato, come in Italia,  é una armonizzazione europea della imposizione fiscale. Perché mentre una tassazione più favorevole può essere adottata più facilmente da Paesi piccoli come l’Irlanda, diventa più complesso per Paesi grandi che se vogliono adottarla solo per aree limitate rischiano di incorrere nell’accusa di concedere aiuti di Stato.      

Un’altra richiesta sarebbe quella di incrementare più possibile gli accordi di cooperazione con il Nord Africa facendo diventare Napoli e Palermo gli avamposti culturali del rapporto con i Paesi Arabi, considerato peraltro gli interscambi che nei secoli hanno caratterizzato le due sponde. 

Magari istituendo una Agenzia Europea per promuovere tali collegamenti e incrementando  i rapporti  nel settore della formazione, della sanità, della collaborazione ai grandi progetti infrastrutturali. 

Se l’idea è quella di evitare di continuare nei rapporti di colonizzazione predatoria, un simile intervento potrebbe essere non solo opportuno ma anzi indispensabile. E certo è più facile che tali collaborazioni possano localizzarsi in realtà frontaliere piuttosto che a Bruxelles o Helsinki. 

Se la vocazione mediterranea dell’Europa vuole diventare azione e non solo sfoghi di vento è necessario che il Mediterraneo ridiventi un lago che unisce e non un cimitero che divide. 

Ma una richiesta su tutte va soddisfatta; quella di chiarire  alla Commissione che i Paesi in Italia sono due, economicamente e socialmente. Allora molti blocchi che sono legittimi quando si parla di Francia di Spagna e oggi persino di Germania, per l’Italia, ancora profondamente divisa in due parti,  non devono valere. 

E per non rimanere nel vago e dimostrare l’assunto, basta verificare con cluster adeguati come le regioni meridionali, al di là di piccole differenze, si raccolgono per quanto attiene la maggior parte degli indicatori, come tasso di disoccupazione, reddito pro capite, export  pro capite, presenze turistiche per km quadrato, km di alta velocità, numero di posti in asili nido per popolazione, e potrei continuare per molte altre variabili, nello stesso nucleo. 

Cosi come accadrebbe per il Centro Nord. Situazione analoga non esiste in nessun altro  Paese europeo. Se viene accettato tale principio di conseguenza potranno essere adottate misure differenziate,  che per altri Paesi sarebbero inconcepibili. 

L’Europa ha un interesse estremo che le differenze territoriali diminuiscano tanto da finanziare con il debito comune il Pnrr, ma lo ha in particolare quando riguarda un territorio che se fosse uno Stato indipendente sarebbe il quinto per popolazione. Dopo solo Germania, Francia, Spagna, Italia del Nord e Polonia.  (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

EUROPA, UN VOTO IMPORTANTE E DECISIVO
MA RISCHIA DI VINCERE L’ASTENSIONISMO

di SANTO STRATI – Anche se i partiti, in via preliminare, hanno volutamente dato una valutazione modesta sull’importanza del voto europeo a cui sono chiamati ben oltre 370 milioni di elettori, in realtà questa consultazione ha particolare rilevanza. Soprattutto per il nostro Paese.

In primo luogo, al contrario di quanto sostiene Giuseppe Conte (M5S), è un test importante per il Governo e – se vogliamo – una misura precisa di distacco tra la Meloni e la Schlein. Difatti, stasera, quando cominceranno gli exit-poll e domani quando avremo le cifre del voto, sarà evidente che il “referendum” destra-sinistra avrà vincitori e vinti.

Il vero problema è, in realtà, un altro. Qualcuno ha sentito parlare di Europa durante questa campagna elettorale? Sì, vagamente, ma soprattutto in chiave partitica con lo spettro dei sovranisti a seminare timori sul trionfo del più becero nazionalismo, quando, in realtà i cittadini avrebbero voluto ascoltare dai leader – quasi tutti impegnati in prima persona a raccattare voti (tanto nessuno, a partire da Giorgia per finire alla Schlein, passando per Tajani, Calenda, Renzi e via discorrendo) ha la benché minima intenzione di andare a Bruxelles.

Non si pensi a una presa in giro dell’elettorato, che è molto più intelligente di quello che credono i politici, e ha immediatamente capito la mossa “acchiappa-voti” dei principali player del quadro politico italiano: la gente non va a votare per tante ragioni, prima di tutto perché delusa dalla politica e stufa di promesse date e poi mai mantenute, in lotta perenne (la stragrande parte) con i soldi che non bastano più e una povertà strisciante che sta insidiando il ceto medio. Hanno un bel dire che l’inflazione si è abbassata, sotto livelli apprezzabili: andassero i nostri amministratori, governanti, ministri a fare direttamente la spesa al supermercato. Da gennaio a oggi il cittadino medio ha visto aumentare i costi del 30-40-50 % (a essere generosi, per in verità qualche volta i prezzi sono raddoppiati). E il Governo in carica – come del resto tutti i precedenti – si trova a fare i conti della serva rosicchiando ove possibile sulla pelle, però, dei cittadini-sudditi (ed elettori), ma dimenticandosi di stanare i veri evasori e tagliare le spese inutili dei tantissimi enti a  loro volta fin troppo inutili.

Non si può giocare con mancette elettorali: una social card da 500 euro, da spendere a settembre, non basta nemmeno a fare una spesa decente di un mese, salvo a tagliare anche i generi di prima necessità. Il pane costa quanto le brioches, la carne è inavvicinabile per molte categorie di pensionati, il pesce nemmeno a parlarne, per non dire poi del latte, dei pannolini dei bambini, persino degli assorbenti intimi (sui quali è ritornata l’iva “pesante”, con buona pace dei buoni propositi di una politica a favore di donne e famiglie).

Se i nostri politici leggessero il Manifesto di Ventotene che un gruppo di intellettuali antifascisti, capitanati dallo straordinario Altiero Spinelli, scrisse nel 1941 con una visione di futuro formidabile, capirebbero che è quella l’Europa che gli italiani (ma non solo loro, bensì tutti i cittadini europei) sognerebbero di avere. Non un monumento stabile alla burocrazia che penalizza produttori e consumatori con ridicole imposizioni su dimensioni, formati, prescrizioni, etc, bensì una federazione di Stati in grado di esprimere, in unità, i valori fondanti del vivere civile, ovvero pace e libertà.

Due concetti in grande affanno da due anni a questa parte: il conflitto russo-ucraino non mostra soluzioni immediate e lo stesso si può dire per la “guerra” Israele-Hamas che ha colpito e continua a colpire palestinesi (e israeleliani)inermi che hanno soltanto capito quanto vale già la parola stessa “libertà”, senza la quale nessuna pace è possibile.

E l’Europa di fronte a questi due drammi che hanno già a dismisura riempito i cimiteri di vittime civili cosa ha fatto, cosa fa, cosa farà? Sarebbe stato utile per gli elettori ascoltare dai “contendenti” idee, programmi, progetti. Invece la campagna elettorale si è svolta nella più triste sceneggiata del voto: “se non vuoi la destra al potere vota a sinistra; se non vuoi far tornare la sinistra al potere vota a destra”. Elementare, direbbe monsieur de la Palisse, scompisciandosi dalla risate. Ma non c’è stato alcun confronto serio sui temi del vivere quotidiano, sulla necessità di affrontare in maniera seria la crisi della sanità (che non è nei guai solo  in Calabria), la crisi del lavoro che non c’è (per i nostri giovani laureati che se ne vanno all’estero o al Nord, per non tornare più), la crisi degli immigrati.

La scelta – discutibilissima – di inviare in Albania a nostre spese gli sventurati che s’avventurano nel Mediterraneo, privi di un qualsiasi permesso di soggiorno è certamente contraria ai principi di accoglienza e fraternità nei confronti dei profughi che la nostra Carta costituzionale, ha previsto. E pensare che con la stessa cifra prevista per la “deportazione” si potrebbero avviare programmi di formazione e avviamento al lavoro dei migranti, il cui numero autorizzato è sicuramente inferiore ai reali bisogni del Paese.

I migranti vanno considerati una risorsa, non un problema, e invece vengono trattati – quelli intercettati prima di poggiare piede in Italia – come carne da macello. Peggio delle infelici storie di schiavitù dei secoli scorsi che aiutano solo a giustificare il senso di pena per quei derelitti del Mediterraneo, ma nulla di più.

E l’Europa cosa ha fatto? Cosa fa, cosa pensa di fare a proposito dei migranti? Al di là delle volgari idee razziste di qualche imbecille che ha persino la faccia tosta di difendere, non c’è alcun piano programmatico, alcuna visione di aiuto.

La Calabria – lo abbiamo scritto tante volte – è stata un modello di inclusione e accoglienza con l’esperienza  (mai sopportata o supportata) di Mimmo Lucano.

Restiamo, come calabresi, un modello di fraterna accoglienza e di aiuto sincero nei confronti dei disperati che tentano la sorte affrontando un Mediterraneo che è sempre più un vergognoso e non più sopportabile cimitero di migranti, ma il Governo centrale malvede questo genuino slancio di generosità e di voglia di inclusione.

L’Europa, quella che uscirà dalle urne, domani mattina, richiede una visione che non pensi soltanto al giorno dopo, ma programmi a lungo termine interventi e iniziative che facciano sentire i cittadini d’Europa, orgogliosi della loro appartenenza.

Ecco perché il voto di ieri e di oggi è importante: andiamo tutti a votare, facciamo sentire questo bisogno di rinnovamento contestando antistoriche posizioni o illusorie e disastrose promesse. La Calabria è Europa, ma l’Europa siamo noi.

ELEZIONI EUROPEE: PROIEZIONI SUI FLUSSI
I PRIMI DATI PREMIANO GIORGIA, M5S E PD

Le prossime elezioni europee dell’8 e 9 giugno che sembravano, inizialmente interessare poco le forze politiche, hanno assunto una valenza importante, visto che tutti i leader cercano di portare a casa, esponendosi in prima persona, il più alto numero di voti possibile. Non potrà essere considerato una specie di “referendum” sul governo: non ci sono le condizioni  per una valutazione politica a tutto tondo, ciò non toglie che il risultato potrà fare chiarezza tra le forze di destra e centro-destra della coalizione.

Come andrà, dunque, a finire in Calabria l’8 e 9 giugno nel voto europeo? Lo studio elaborato in esclusiva per Calabria.Live è in grado di indicare, con sufficiente grado di precisione, le tendenze che potrebbero registrarsi in una consultazione molto importante per i principali partiti, impegnati a “contarsi” anche in vista dei futuri appuntamenti, ma anche per stabilire nuovi equilibri all’interno delle coalizioni.

È opportuno ribadire, ancora una volta, che siamo in presenza di uno studio sui flussi e non di un sondaggio. sulle intenzioni di voto. dei 76 eurodeputati italiani che andranno in Europa, 18 saranno eletti nella Circoscrizione Sud  (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise e Puglia).

Il dato stimato dell’affluenza è del 40% (dovrebbero andare alle urne 600.000-650.000 calabresi) una percentuale più bassa di quella di cinque anni fa (43,99%), di quella delle regionali (44,36%), decisamente inferiore al 50,80% delle politiche.

PROIEZIONI
FLUSSI EUROPEE 2024

Le tendenze 1. Testa a testa per il primato tra Cinquestelle e Fratelli d’Italia

Il Movimento Cinquestelle ha buone possibilità di confermarsi primo partito della Calabria, sia pure perdendo parecchi punti rispetto alle elezioni politiche del 2022. I Cinquestelle dovrebbero attestarsi tra il 21 e il 22%, anche grazie alla presenza carismatica dell’ex presidente dell’Inps, il calabrese Pasquale Tridico, molto attivo in questa campagna elettorale.

A insidiare questo primato è il partito di Giorgia Meloni, distante appena un punto dai Cinquestelle, e che dovrebbe conquistare una percentuale leggermente superiore a quella delle politiche.

Le tendenze 2 – Il PD tallonato da Forza Italia che quasi doppia il suo dato nazionale

Ancora un testa a testa per la terza e quarta posizione, tra Partito Democratico, in leggera crescita rispetto alla Camera, e Forza Italia che in Calabria veleggia quasi al doppio della percentuale attribuita nazionalmente al partito di Tajani. Anche tra questi due partiti la differenza è di appena un punto.

Le tendenze 3 – Incubo Lega che tenta un recupero con le candidature territoriali

Rischia molto la Lega in grande difficoltà in tutto il Meridione. Il Carroccio dovrebbe essere tra il 4 e il 5%, in linea o leggermente in calo rispetto alle politiche. Alcune candidature territoriali, come la cosentina Simona Loizzo e il catanzarese Filippo Mancuso, sposterebbero la lancetta più verso il 5%.

Le tendenze 4 – VerdiSinistra sperano nell’”effetto Lucano”

L’alleanza VerdiSinistra può attestarsi al 4%, risultato di tutto rispetto, fruendo dell’effetto traino della candidatura di Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace. Nelle regionali del 2021, Lucano riuscì a conquistare ben diecimila preferenze in una delle liste a sostegno di Luigi De Magistris.

Le tendenze 5 – Il “derby” Renzi-Calenda vede in leggero vantaggio Stati Uniti d’Europa

La lista Stati Uniti d’Europa, che vede assieme Italia Viva, +Europa e PSI, dovrebbe avere un punto di vantaggio su Azione di Carlo Calenda. Il cartello di Renzi e Bonino può contare anche sul residuo consenso dei socialisti calabresi, valutabile in almeno l’1%, e quindi arrivare con una certa comodità al 4,5% complessivo. Azione, che si è radicata sul territorio, spera nella candidatura del consigliere regionale Francesco De Nisi per alzare l’asticella che dovrebbe fermarsi al 3,5%.

Le proiezioni sui seggi nella Circoscrizione Sud (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria)

Tutti i principali sondaggi  indicano questa possibile ripartizione dei seggi nella Circoscrizione Meridionale con una larga forbice:

Fratelli d’Italia 3-5; PD 3-4; Cinquestelle 4-7; Forza Italia 1-3; Lega 0-2; Stati Uniti d’Europa, AVS, Azione 0-1.

I potenziali eletti calabresi

Sono solo due i candidati calabresi che hanno ottime possibilità di essere eletti direttamente al Parlamento Europeo, senza aspettare il valzer delle opzioni e delle rinunce che interesserà molte liste. Si tratta del pentastellato Pasquale Tridico, ex presidente dell’Inps, e di Denis Nesci, deputato europeo uscente di Fratelli d’Italia. Considerando l’alto numero di seggi che conquisteranno i Cinquestelle, bisognerà vedere quale candidato calabrese si piazzerà nei primi 4-5 posti.

Sperano nel gioco delle opzioni e della ripartizione dei seggi la leghista Simona Loizzo, teoricamente terza o quarta dopo il generale Vannacci e gli uscenti Patriciello e Grant; la forzista Giusy Princi, teoricamente quarta dopo Tajani, Martusciello e Alessandra Mussolini; Luciana De Francesco di Fratelli d’Italia, teoricamente quarta dopo Meloni, Nesci e Sgarbi; Jasmine Cristallo, teoricamente sesta nella lista del PD dopo Annunziata, De Caro, Picierno, Ruotolo e Topo; Mimmo Lucano, capolista AVS che ovviamente attende di sapere se la lista supera il quorum; stesso problema nella lista Stati Uniti d’Europa dove Filomena Greco mira a piazzarsi al terzo-quarto posto dopo Renzi, il socialista Maraio e lady Sandra Mastella e in quella di Azione dove Francesco De Nisi fa la sua corsa su Calenda, Bonetti e soprattutto l’ex presidente della Basilicata Marcello Pittella. (rrm)

OCCHIUTO VUOLE LA CALABRIA AZZURRA ALLE EUROPEE TRA VOTI E ASPIRAZIONI

di CARLO RANIERIIndiscrezioni  varie, dicono che la candidatura di Giusi Princi alle Europee (promossa e rimossa, al posto di Rosaria Succurro) è stato voluta dall’assessore Gianluca Gallo recordman delle preferenze, il quale aspira a ruoli più importanti: vicepresidente e poi Governatore con Occhiuto Ministro. Serve ridimensionare il temuto deputato reggino di FI Cannizzaro, aspirante  governatore della Regione Calabria, stoppato da Occhiuto che per ora “non vuole fare il Ministro”, decadere dalla carica, con successiva rielezione in Regione la Lgs. scade il 4 ottobre 2026. Se eletta la Princi con un buon risultato nel reggino, Cannizzaro potrebbe essere nominato Sottosegretario per il Sud.

Elezioni europee del 7 e 8 Giugno 2024 circoscrizione Italia meridionale composta da: Abruzzo 1.269.963 – Basilicata 547mila – Calabria 1,8 – Campania 5,6 milioni di abitanti (solo Napoli e provincia ha 3,1 milioni di abitanti) – Molise 289.413– Puglia 3,9 milioni.

La scheda elettorale è unica, si vota per una delle liste e si possono esprimere da una a tre preferenze. Si possono dare  da una a tre preferenze, votando, nel caso di due o di tre preferenze, candidati di sesso diverso.

Proiezioni circoscrizioni Meridionali, seggi: 18

Fratelli d’Italia: 26,6%, seggi: 6 (voti 1.561.000)

Partito Democratico: 20.3, seggi: 5 (voti 1.115.000)

Movimento 5 Stelle: 15,6%, seggi: 2 (voti 871.000)

Lega: 8,6%, Seggi: 1 (voti 471.000)

Forza Italia:  8,4%, seggi: 1  (voti 460.000)

Azione 4,2%, seggi: 1 (voti 230.000)

Totale: 16 seggi. Due seggi saranno attribuiti con i resti di cui uno certamente a Forza Italia.

Per Forza Italia, sarà eletto il ministro Antonio Tajani (possibile scatti il secondo seggio), che cederà il posto al secondo,  probabilmente Fulvio Martusciello (nel 2019 voti 47.548) – oppure Lucia Vuolo, ex Lega uscente 2019 voti 41.728 – altra ex M5S Isabella Adinolfi uscente 37.790 o Alessandra Mussolini probabile candidata a Presidente della Regione Campania nel 2025). 

La sponsorizzazione del Presidente Roberto Occhiuto per la sua Vice, ha un duplice scopo: far diventare la Calabria una regione azzurra, mandarla in Europa, cosi esce dalla cittadella dove è diventata potente  e ingombrante, bravissima  a intrecciare relazioni ministeriali, oscurando gli altri componenti della Giunta.

Nei palazzi regionali, si dice che il Presidente della Regione, abbia rinunciato a fare il Ministro a seguito di una riunione politica a Cosenza (un paio di settimane addietro), dove perentoriamente gli è stato detto di non dimettersi (ha smentito le dimissioni attraverso  un comunicato stampa?). Nell’ambiente si vocifera che la precisazione è arrivate per tranquillizzare il centro-desta cosentino e catanzarese, che non vogliono assolutamente  il reggino Cannizzaro prossimo Presidente della Regione Calabria. Via la Princi e gli uomini della sua struttura speciale già nella struttura speciale  del cugino al consiglio regionale,  limitati i collegamenti con la cittadella, di fatto  depotenziate le ambizioni presidenziali del coordinatore regionale.

Giusi Princi potrebbe essere eletta solo se Forza Italia in Calabria prende almeno il 18%? (circa  98.000 voti), con 40.000 preferenze, per essere la  più votata dopo Tajani o nel caso del secondo seggio dopo Martusciello.  Il personale scolastico reggino si sta mobilitando in suo favore, ma gli altri partiti non sono fermi, molto attivo l’uscente è Denis Nesci, pupillo della Meloni (con 51.748 voti non è eletto nel 2019 ma ripescato in seguito), da tempo ha una segreteria nel centro storico di Reggio Calabria molto frequentata e con validissimi collaboratori.

Le elezioni europee precedenti insegnano che con meno di 40.000 preferenze in Calabria non si viene eletti. Laura Ferrara, del M5S, è stata eletta per ben due volte ha preso oltre 40.000 preferenze nella nostra Regione

Unica chance per la Preside è che, il Ministro e leader Tajani la sponsorizzi come seconda preferenza, certamente ci sono pressioni in tal senso, ma i leader viaggiano da soli, non vogliono scontentare nessuno.

Il cugino tenterà di fare l’accoppiata Martusciello/Princi, ma si sa già di un accordo elettorale tra campani Martusciello/ Mussolini (probabile candidata  governatore nel 2025). In politica servono riferimenti territoriali ai vari livelli, non ha senso che un campano faccia votare una calabrese.

Diversa ma simile è la situazione nella Lega calabrese dove viene data al 7,4% nella circoscrizione ma al 5,5% in Calabria, i resti più altri andranno nel Nord-Est. Può conquistare solo 1 seggio con il capolista il generale Roberto Vannacci, che in caso di elezioni in altre circoscrizioni potrebbe cedere il posto ma a chi?

Aldo Patriciello ( 83.546 voti nel 2019) in netto calo di consensi ex di FI nel 2019 il partito ha preso 13,32% di voti. Il deputato ha molte legislature sulle spalle, eletto nel 2009 nelle liste del popolo della libertà al Parlamento europeo. Una lunga carriera politica che ha deluso i suoi elettori, ora transitato nella lega sarà votato? È risaputo che chi cambia partito spesso non viene rieletto.

L’outsider potrebbe essere la cosentina Simona Loizzo, una prima della classe che ha vinto tutte le sfide elettorali: Regione Calabria e Camera dei Deputati. Sarà lei la sorpresa? si dice che sia manifestamente contro l’autonomia differenziata  e che si professa meridionalista, ma dovrà conquistarsi il voto dei calabresi con molte preferenze e dichiarare il suo programma a favore della Calabria .  

Comunque i voti veri si contano nelle urne e  resta un’incognita il numero dei votanti che potrebbe scendere sotto il 50% ed in questo caso la Calabria avrà probabilmente zero eletti al Parlamento europeo (escluso Nesci di FdI).

Nelle europee con il proporzionale  e la preferenza il biscotto, cioè l’elezione, si deve guadagnare meno preferenze meno eletti nella regione di appartenenza.

Regolamento elettorale, sono ammesse all’assegnazione dei seggi le liste che hanno conseguito sul piano nazionale almeno il 4% dei voti validi espressi. I seggi sono attribuiti proporzionalmente ai voti conseguiti in ambito nazionale con il sistema dei quozienti interi e dei maggiori resti. I seggi conseguiti da ciascuna lista sono quindi riassegnati alle circoscrizioni in proporzione ai voti ottenuti in ciascuna di esse. Determinato il numero dei seggi spettanti alla lista in ciascuna circoscrizione, sono proclamati eletti i candidati con il maggior numero di voti di preferenza. (cr)

[Carlo Ranieri è ex funzionari prima della Giunta e poi del Consiglio regionale]

ELEZIONI EUROPEE 2024: COM’È IL VENTO
LE PRIME STIME DEGLI SCENARI DI GIUGNO

Non è un sondaggio, ma più semplicemente l’analisi dei flussi elettorali storici e del più recente andamento dei principali partiti a livello nazionale. Eppure finora gli analisti di Calabria.Live le hanno azzeccate tutte in questi anni, con una precisione quasi chirurgica, sia per le Comunali di Reggio Calabria e Catanzaro, le regionali del 2019 e del 2021, per le politiche del 2023.

Ed ecco le risultanze del più recente studio sulle Europee 2024 in Calabria che ovviamente sono da prendere con le pinze, sia perché il metodo utilizzato non prende in considerazione intenzioni di voto ma solo l’analisi di dati storici, sia perché all’appuntamento con le urne mancano quattro mesi.

Partiamo dall’affluenza stimata. Alle europee 2024 dovrebbero andare alle urne 600.000-650.000 calabresi, con una percentuale intorno al 40%, più bassa di quella di cinque anni fa (43,99%), di quella delle regionali (44,36%), decisamente inferiore al 50,80% delle politiche.

C’è da dire che nonostante queste europee siano percepite dai calabresi come distanti, in realtà ci troviamo di fronte ad un test politico di notevole importanza, soprattutto per il Governatore Roberto Occhiuto che si gioca una doppia partita: la tenuta complessiva del centrodestra e all’interno dello schieramento il risultato di Forza Italia.

Se le previsioni di Calabria.Live saranno confermate, avremmo una sostanziale tenuta del centrodestra, che si assesterebbe intorno al 40%, con una lieve flessione rispetto al 42% delle regionali, un allineamento con la percentuale della Camera, mentre più marcato l’arretramento rispetto alle europee di cinque anni fa (46%).

Anche il secondo dato sembrerebbe arridere ad Occhiuto, poiché la percentuale prevista per Forza Italia si muove tra il 12 e il 14%, praticamente il doppio di quella che i principali istituti di rilevazione assegnato agli eredi di Berlusconi a livello nazionale.

Sempre nel centrodestra, il dato più eclatante è il rischio estinzione della Lega che potrebbe arrivare tra il 3 e il 4%, uno o due punti in meno del 5,7% conquistato alla Camera 2022, ma addirittura 19 punti in meno dell’exploit alle europee del 2019. 

Le polemiche sull’autonomia differenziata e sul Ponte sullo Stretto, nonché l’appannamento del leader Salvini, potrebbero penalizzare molto il Carroccio. A meno di una strategia che costringa tutti i consiglieri regionali leghisti ad entrare in lista per compensare con consensi di natura personale.

Fratelli d’Italia appare in leggero vantaggio (20-22%) sul Movimento 5 Stelle (18-20) per la conquista del primo posto assoluto, primato che i grillini hanno confermato nelle recenti elezioni per la Camera dei Deputati.

Sul fronte opposto, il Partito Democratico calabrese, che è in buona parte ostile al nuovo corso della segretaria Elly Schlein, appare stabile, con una leggera tendenza positiva che potrebbe portarlo ad una percentuale tra il 15 e il 17%. Anche per i democrat si pone il problema di proporre candidature locali per attrarre consensi di natura personale.

Nel “derby” tra Calenda e Renzi appare in vantaggio il primo, che potrebbe portare a casa un 3% anche grazie all’apporto dei consiglieri regionali recentemente transitati ad Azione, mentre l’ex premier non supererebbe l’1,5-2%.

A sinistra del PD si muove una galassia che comprende sia Sinistra Italia/Verdi (stima 1-2%) sia la possibile lista pacifista proposta da Michele Santoro, Luigi De Magistris e forse Mimmo Lucano. Quest’ultima novità potrebbe anche arrivare al 3%, soprattutto se in lista dovesse esserci l’ex sindaco di Riace. (rrm)